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Ballate bastardi!

Dopo anni di Percfest avevo imparato che a Laigueglia tutto è possibile, tranne una cosa: dormire.
Un tempo furono i treni, Verdemela che russava, il Favone Grassone che russava e bestemmiava, il meccanico che mi trapanava le marmitte davanti alla finestra... quest'anno invece sembrava tutto tranquillo.
E poi, all'improvviso, un rumore assordante, tra lo scoppio ed il boato, che si ripeteva ad intervalli regolari. Nel dormiveglia ci misi parecchio a capire cosa fosse, prima la visione di una raffica di fuochi di artificio che mi esplodevano nel culo, poi un petoforo gigante che viaggiava a reazione e solo dopo ore di sogni interrotti realizzai che il bordello veniva dall'ascensore che ESPLODEVA ogni volta che apriva le porte. E questo capitava in media una volta ogni due-tre minuti.

Alle undici decisi di arrendermi ed aprii gli occhi...
"Meno male che è gratis!" pensai.
Uscii dalla camera, salutai i vecchi schifosi dell'albergo e m'incamminai verso la spiaggia. Sembrava incredibile ma le circostanze avevano vinto: per una volta avrei visto il Fitness.

FITNESS TIME!

L'appuntamento era ai bagni Massa, ma sulla strada incontrai Angelo che mi disse che era tutto cambiato, che quello che dicevano la sera prima non contava un cazzo, di seguirlo e vaffankulo.
Luca Capitani ed Ellade Bandini Vedere i più grandi batteristi esibirsi in spiaggia in mezzo ad ignari villeggianti che si chiedono "perché sti qua fan tanto rumore?" fa sempre il suo porco effetto, quasi quanto osservare il kompagno Gillette saltare come un grillo al ritmo della batteria: quando è normale avere sonno lui è sveglio, e viceversa.

Il premio della mattinata andò ad una vecchietta sulla sessantina, che mi si avvicinò per dirmi: "Ma come l'è che sta roba la fan a quest'ora?"
"Ah, non me lo dica - risposi - fosse per me..."
"A quest'ora il sole è già alto, fa caldo! - continuò - Dovrebbero farla prima... al mattino!"
La guardai con odio e le dissi: "Il mattino NON È ANCORA INIZIATO!"
Non so se capì, ma non disse più una parola.

Superati lo shock della sveglia ed il fascino dello spettacolo arrivò l'ora del buon senso e così, prima che arrivasse chiunque al mondo ad inventarmi del lavoro da fare, mi precipitai in acqua, assaporando l'attimo di pace, totale fancazzismo e libertà.

PILLOLE DI GILLETTE

Uscito dall'acqua, vidi il Kompagno Gillettekompagno Gillette che fissava l'infinito... era in piena crisi mistico filosofico creativa, uno dei suoi momenti migliori.

Avevo scoperto la sua vena filosofica ai tempi della Missione Euskal. Allora era un fan accanito della lotta armata proletaria e delle Brigate Rosse, perché tutto il resto era di destra. Subito dopo si era comprato un'automobile ed era nata la sua vena iperlegalista: non si passava col giallo e non si potevano superare i 50 all'ora, perché era pericoloso. Poi trovò una tipa, e nacque il suo filone logicomatematico applicato al sesso, un esempio tra tutti la teoria degli spazi vettoriali come ritardanti per l'eiaculazione.

Quando la tipa finalmente l'ebbe scaricato ficcandogli una scopa nel culo, ebbe inizio l'era moderna ed il kompagno diventò TALEBANO: rivalutò e fece suoi i precetti etici del Vecchio Testamento, delle leggi nuziali dell'Arabia Saudita, e delle società arcaiche contadine, e passò giorni, mesi, anni ad elaborare teorie raffinatissime, che analizzavano la storia dell'uomo dall'alba dell'evoluzione, passando per organismi monocellulari, felinidi, canidi, uomo di Neanderthal, referendum, Sessantotto, scioperi, okkupazioni, acquisendo una padronanza storica degna di un accademico plurilaureato e tutto sempre e solo ad un unico scopo: TROVARE UNA GIUSTIFICAZIONE SCIENTIFICA AL FATTO CHE LUI NON TROMBA.

Tutto aveva inizio con l'osservazione del regno animale, nel quale, secondo il Kompagno Gillette, spicca il sistema matriarcale: il padre tromba e poi scappa, la madre sforna il figlio, diventa capofamiglia e cazzi suoi.
Al contrario, la civiltà umana si è evoluta in senso patriarcale: i figli sono allevati da entrambi i genitori e quindi crescono più sani e più belli.
Entrambi i sistemi hanno pro e contro: nel matriarcale l'uomo è libero e fa il cazzo che gli pare, nel patriarcale l'uomo si deve sorbire per tutta la vita una troia che nel frattempo è diventata un cesso e dei marmocchi schifosi che gli scassano i coglioni, però in cambio gli viene dato potere assoluto su moglie e figli, e tanto basta ad accontentarlo.

Questo equilibrio meraviglioso che per anni ha assicurato la sopravvivenza della razza umana, è stato mandato a troie dal femminismo, dalla rivoluzione sessuale e dal progresso nelle cosiddette libertà sociali: ora l'uomo ha ancora lo sfracellamento di coglioni di dover sopportare per lungo tempo una donna troia skifosa e, se è sfigato, persino i figli cagacazzo, ma non ha più un cazzo di potere: non conta un cazzo, la donna è libera di non dargliela o, peggio ancora, di ricattarlo e dargliela solo dopo estenuanti umiliazioni e mortificazioni. Non ci si può adattare a tutto questo! Quindi se lui non tromba è normale.

MANOVRE LOGISTICHE

Le teorie del kompagno Gillette avevano fatto terra bruciata di tutta la pheega presente in spiaggia, così alle tre feci una breve Sosta alimentare sosta alimentare da Pacàn, mi vidi l'inizio del seminario di Gilson e poi andai direttamente in magazzino, in modo da levarmi il pensiero.

Là incontrai il Pastrano, completamente obliquo nonostante fosse fermo.
"Marok, cazzo, ci devi dare dentro con questi dvd! Quanti ne hai venduti finora?"
"Nessuno, come preventivato!"
Il Pastrano se ne andò imprecando in genovese, mentre Angelo & Friends gli camminavano dietro obliqui a mo' di candid camera e Re Federico assisteva alla scena sconsolato.

In realtà c'era poco da stare allegri: quella sera iniziava il concorso Percfest, anche noto come l'Apocalisse.
Il responsabile ero io, quindi fin dall'inizio era ovvio che sarebbe andato tutto a troie. Soprattutto, avevo mandato al suicidio gli ultimi classificati: il primo avrebbe sfidato il sesto (quindi vittoria netta) ed il secondo avrebbe sfidato il quinto (anche qua, vittoria netta, senza ombra di dubbio).

Se suspence ci dovesse essere stata, l'avremmo avuta quella sera: il quartetto di Francesco La Rosa (terzi) avrebbe affrontato il duo di Danilo Visco (quarti). Era meglio avere un po' di margine per il soundcheck, così imposi a tutti di arrivare subito dopo pranzo...

Ore tre e mezza, unico presente un tizio che non c'entrava un cazzo, tale Marco Iannetta. Era il sesto classificato, sarebbe dovuto passare giovedì, ma era venuto un giorno prima per curiosare e sapere di che morte morire.
Angelo Albani, capo dei backline, non era semplicemente incazzato, era oltre.
Quello che si divertiva di più invece era Uollano, unico a non avere responsabilità di niente mentre tutti stavano sclerando: ad intervalli regolari andava dall'autistico Grumo al banchetto, gli diceva SOKA e, per evitare che per sbaglio qualcuno lo scambiasse per uno che lavora, girava con un foglio con scritto: "Sorry, I don't work here!Sorry, I don't work here!".

Avevo una sincera ammirazione per tutto questo.

Poco dopo arrivarono Riccardo Lombardo e Stefano Incani, due valenti batteristi che si erano esibiti gli anni passati e che invece quest'anno non avrebbero fatto nulla.

Rimanemmo un po' a parlare del più e del meno fin verso le quattro e mezza, quando finalmente giunse il quartetto di La Rosa.

Il batterista si era portato da casa una scala per suonarci sopra e rischiò seriamente che i backline gliela ficcassero su per il culo.


Francesco La Rosa Stefano Ronchi
Danilo Visco Giulio Porega

Il duo Visco/Porega invece arrivò con tutta calma alle sette meno cinque. Montarono tutto in quattro e quattr'otto, fecero dieci minuti di soundcheck e tutto si risolse nel migliore dei modi: alla cazzo.

I PRESAGI

Ormai non c'era tempo di sedersi a mangiare in modo decente, così mi feci fare un panino da Zazà e me lo Il mondo mangia il mio panino mangiai mentre andavo avanti e indietro dal palco al mixer, contemporaneamente distribuendo i volantini e compilando i fogli per la giuria. Finché non me ne cadde uno per terra e mi chinai per raccoglierlo.

Chinarsi a novanta gradi ha sempre una piccola percentuale di rischio, però di solito l'eventuale sorpresa arriva da dietro... invece sentii una strana fitta sotto il torace, sulla destra.
Mi sedetti e decisi che chissenefotte.
Il dottor Marok risolve.

L'ORGANIZZAZIONE

Nessuno, intanto, si era ancora degnato di dirmi chi fossero i giurati di quest'anno... La giuria occupai la prima fila per la giuria ed aspettai che tutto andasse a posto da sè.
Così fu, il dottor Marok risolve.

In giuria ebbi il piacere di scorgere alcune vecchie conoscenze come Dado Sezzi, Gilson Silveira e Pippo Panenero.
Tra le new entry, Luca Capitani, un batterista che mi sembrava molto simpatico ma che accolsi con un po' di diffidenza: il kompagno Gillette me ne aveva parlato bene, e la cosa un po' mi preoccupava. Mi ripromisi di farci un salto il giorno dopo ed appurare la verità.

CONCORSO

Quando Rosario poté dare il via alle danze, eravamo in ritardo di una mezz'oretta scarsa. Inezie. Intervista "Oggi pomeriggio - raccontava - un signore mi ha detto: 'Vorrei che lei venisse una di queste sere a casa mia!' Io l'ho ringraziato e lui ha aggiunto: 'Sì, perché così si rende conto del CASINO che si sente per colpa di voi altri!'"
Perfetto, anche quest'anno la pacifica cittadina di Laigueglia si ammutinava contro il Percfest.
Avrebbero impalato anche me? Lo sapremo solo vivendo.

I ragionamenti del kompagno Gillette mi stavano contagiando, anch'io iniziavo a vedere con occhio critico il progresso e l'anarchia.
Un esempio tra tutti, il regolamento del Percfest: i primi anni era assolutamente minimale, poi a qualcuno venne la bella idea di suonare con una base in playback e nel 2004 fu introdotto il primo divieto nel regolamento: playback soka.
Nel 2005 il Danilo Visco Duo era arrivato tre ore in ritardo ed il percussionista, Giulio Porega, non era lo stesso del demo: nel 2006 divieto di arrivare in ritardo e di cambiare il percussionista.
E nel 2007? Divieto di fare cover di Nek al Percfest? Divieto di proiettare video karaoke? Divieto di salire sul palco, fare vedere il culo e tornare a casa? Si stava meglio quando si stava peggio.

Intanto il DANILO VISCO DUO a me non dispiaceva, specie il suono del bassista.
Ma ora era la volta del La Rosa QuartetLA ROSA QUARTET : Francesco La Rosa alla batteria, Fabio Gremo al basso, Stefano Ronchi alla chitarra e Francesco Scariti alle tastiere. Il ritornello di tastiera era una roba tipo videogame Scacciapensieri, ma il batterista aveva un tiro niente male... specie quando suonava sulla scala... strano individuo, però bravo.

Prima che RICCARDO ZEGNA finisse il suo solo, i giurati si erano espressi ed il verdetto fu netto: per 50 centesimi contro 30 vinceva il quartetto di La Rosa.

Consegnato il responso tornai al banchetto a tenere compagnia all'autistico Grumo ed osservare l'andirivieni dei clienti, sempre uguale.

"Questo è un dvd? Lo vendete? Cosa c'è sopra? C'è Bollani? C'è Elio? C'è Ellade Bandini? C'è questo? C'è quello?"
"Sì!Sì!Sì!Sì!Sì!Sì!Sì!"
"Splendido! E quanto costa?"
"20 euro!"
"Fankulo!"

Intanto lo show proseguiva con PSYCHO DRUM, ovvero Dado Moroni al piano, Riccardo Fioravanti al contrabbasso, Enzo Zirilli alle percussioni, Stefano Bagnoli alla batteria ed Andrea Dulbecco al vibrafono. Fu un gran bel sentire.
Handicaps

AFTERHOUR

Chiuso il banchetto con le pive nel sacco e i dvd in scatola, facemmo un salto sul molo a contemplare la pheega, la luna rossa, ma soprattutto la pheega, e poi da Mayflower per le Jam.
Il kompagno Gillette ce la mise tutta per rimanere sveglio fino all'una, bisogna dargli atto di determinazione e coraggio. L'esito però fu catastrofico e, allo scoccare del fatidico rintocco, smise di dormire sul tavolo del Mayflower e se ne andò a dormire in campeggio.

Nemmeno la Jam fu longeva: c'era un po' di Gillette in ognuno di noi. Tempo un'ora e seguimmo tutti l'esempio del kompagno, mandandoci inequivocabilmente affankulo.