Senza che me ne fossi accorto, era passato un anno dall'ultimo Capodanno; ed ero ancora vivo.
Cosa ancor più grave, stavano per scoccare i dieci anni dal mio primo racconto: Capodanno a Ronco!
Ed ero ancora vivo.
Andando avanti di questo passo, avrei seriamente rischiato di arrivare vivo al mio trentesimo compleanno! Non avrei mai potuto sopportare una simile vergogna, occorreva assolutamente architettare una soluzione.
Progettai un suicidio epico, tipo entrare a nuoto nella pancia di un CanadAir e farmi sganciare su Laigueglia durante l'incendio. Oppure entrare al raduno del collettivo femminista di Askatasuna "Rosso Fuoco", travestito da Berluskoni! Niente: ogni idea che mi saltava in mente implicava fatica.
A sorpresa, il primo programma intelligente che mi venne proposto fu la strategia di Minitony: rimanere ognuno a casa propria, da soli, e fare un cazzo fino all'epifania, per battere il record di non frequentazione di esseri umani. E/o handicappati.
Mi aveva praticamente convinto, finché non ricevetti la comunicazione dall'autistico
Grumo: "Questo Capodanno vado al mare ad
Andora. Con i miei amici!"
Non era possibile: per la prima volta nella storia, persino Grumo a Capodanno usciva di casa!!! Ok che Andora è il paese dei disperati, ma non potevo assolutamente vivere un Capodanno più autistico di quello dell'autistico Grumo, dovevo a tutti i costi organizzare anch'io qualcosa. Mi feci un paio di birre, mi fumai una canna, feci tre o quattro rutti, una scorreggia, alle cinque mandai l'sms al
Favone Grassone che si alzava per aprire l'edicola e andai a dormire: per oggi avevo pensato troppo.
La seconda alternativa mi venne proposta qualche giorno più tardi, dalle due menti elette per eccellenza: Ivan Piombino e KASTROX! "Facciamo Capodanno in piazza a Bergamo con Elio ed
Alan Magnetti!"
Capodanno in piazza.
A Bergamo.
Con Alan Magnetti, Ivan Piombino e KASTROX!
Generai un filtro che ad ogni sua nuova email rispondesse "FANKULO!", mi feci un paio di birre, fumai una canna, feci tre o quattro rutti, una scorreggia e, mentre aspettavo le cinque per mandare l'sms di "Buongiorno!" al Favone Grassone che si alzava per andare a lavoro, entrai in chat su #affanc1: per oggi avevo pensato troppo
"Marok - mi disse
l'anale Pelodia
- JJ mette la casa per Capodanno!!!"
L'IMPREVISTO
JJ, alias JJFlash, alias Giggi Fottone,
è un bizzarro individuo partenopeo con il quale negli anni abbiamo coltivato un ottimo rapporto via chat: non appena arriva mezzanotte, ci dice che è stanco e vuole andare a dormire.
Allora, si fa a gara a chi lo tiene online più a lungo, bombardandolo con cazzate, link porno, link nerd, link pornonerd, finché... non si accorge che ce ne andiamo persino noi, perché si son fatte le cinque; quindi, inizia a cristonare in partenopeo stretto, dicendo che non si può andare avanti così e che vaffankulo lui il giorno dopo deve blablablablagnègnègnègnè.
Tutte le notti così. Sono soddisfazioni.
Adesso, però, eravamo a un gusto superiore: JJ avrebbe messo la casa a Capodanno!
Nella vita ero inciampato nelle più svariate categorie di psicolabili, maniaci schizofrenici astemi vegani e anche casi più gravi, tipo i Nerd, ma non mi era mai capitato di trovare qualcuno che spontaneamente mettesse casa sua per il Capodanno.
Le poche volte che eravamo riusciti a fare Capodanno a casa di qualcuno avevamo dovuto torturarlo per giorni, prima di convincerlo a farci entrare. E la devastazione che ne era seguita era rimasta scolpita in maniera indelebile nelle menti dei presenti... o in ciò che ne faceva le veci.
Lì per lì, speravo molto nella casa Fottone® originale, a Napoli: Capodanno a Napoli poteva rappresentare una delle più sublimi forme di suicidio.
Invece, l'handicap avrebbe sacrificato la casa di Roma, ma andava benissimo lo stesso, anzi!
Già che eravamo a Roma, perché non chiamare tutti i diversamente figati romani che conoscevo, per sapere se volessero agglomerarsi al nostro handicap?
La risposta che ottenni fu un fankulo generalizzato. "Però magari ci vediamo la sera dell'1 per una pizzata!" mi dissero le Fave Romane.
Annotai la proposta sul Libro Mastro dei Pacchi.
"Tieni forte, Marok! - mi rincuorò l'anale - Ci sarà anche pheega, perché ci sono Serenity e Simpamina e... portano le loro amiche!!!"
Non avevo mai visto né Serenity né Simpamina, né dal vivo né in foto né in acido, ma non era il caso di andare per il sottile: feci le valigie per la Capitale, mi attaccai alla birra fino alle cinque del mattino, poi mandai l'sms al Favone Grassone e andai a dormire. Per oggi avevo avuto troppe emozioni.
GODAI
La sera successiva indicemmo un raduno handicap in chat su #affanc1 per fare il punto della situazione. Mancava solo JJ, ma era normale: ormai quando gli dicevano: "Oh, sta arrivando Marok!" scappava e barricava il computer, pur di non fare le cinque.
Comunque, il consenso per occupare casa Fottone fu unanime, con l'unica eccezione di
Gnapppo la formica di merda che ci disse che lui era di Grottaglie, provincia di Taranto, quindi a salire a Roma si sarebbe sentito troppo terrone e vaffankulo.
"Sapete la novità? - eruppe la giovane Serenity - Viene anche GODAI!"
Godai.
Da qualche parte avevo già letto questo nome, sempre e rigorosamente in locuzioni dispregiative.
"Anzi! - continuò Serenity - Perché non gli facciamo una bella sorpresa e non andiamo tutti da lui? Tanto ha la casa a Roma!"
La mozione "sfasciare due case al prezzo di una" fu approvata all'unanimità. In un raro picosecondo di silenzio mi permisi di muovere solo una piccola obiezione: "Scusate ma... secondo voi a Capodanno, a casa Godai, dobbiamo continuare a parlare facendo finta di sapere chi cazzo è Godai?"
Attimo di gelo.
"Io direi di sì! - rispose Serenity - Comunque, è IL MIO RAGAZZO!"
Perfetto.
Delle tue tipe promesse da Pelodia, quella in carne e ossa era già accoppiata, mentre l'altra, nella migliore delle ipotesi, l'avremmo visualizzata in jpeg.
Nella peggiore, in Ascii Art.
Mi sparai qualche ora di MTV a volume zero per memorizzare com'era fatta la pheega, visto che non ne avrei più vista fino al 2005, poi feci le valigie, mandai gli auguri di
"Buon Anno Handicappato!" alla
niusletter dei Diversamente Figati,
alle cinque mandai l'sms "BUONGIORNO!" al Favone Grassone e finalmente andai a dormire.
L'indomani mi aspettava un lungo viaggio.
Giovedì 30: SI PARTE!!!
Appuntamento alla stazione di Roma alle ore 18:15.
Prendere il treno che parte da Torino e va al Sud è sempre un'esperienza stupenda: per tutto il tempo si sentono pensionati che, con spiccato accento napoletano o palermitano, ribadiscono che i marocchini devono tornare a casa loro, gli immigrati fottono il lavoro agli italiani, fanno schifo, ci hanno i pidocchi, la droga e l'aiddse, e io è tutta una vita che lavoro e a questi con la mia pensione non li mantengo, in Italia ci devono stare gli Italiani e i negri devono stare in Negria e soprattutto "A mia nipote se u ggiorn' 'a ved' assieme a 'u strunz' 'e vu cumprà la crép 'e mazzate!". Sono cose che fanno bene.
Chissà cosa diranno i pensionati albanesi, russi, rumeni e vu cumprà nel lontano futuro...
Comunque, iniziai un nuovo gioco: mandai a Pelodia sms di insulti nel dialetto delle regioni che stavo via via attraversando.
"Balengu 'd crin 'd cujunàss! Andè a caghè an Tani, e peu ant-la carbunin-a che quandi a casca la strùns at vèn al cù nèir!!! Andevlu piè 'nt el cù!!!"
"Galuscio blucerchiato!!! Buliccio!!! Testa di belìn!!!"
"A Pisani bui di culi buhaioli sudici caapranzi spaccascurregge tegàmi i budelli delle vostre ma'!!! Vi si piantan dugénto fave su pe' i' culo... che almeno servite pe' qualcosa: a concimalli!!! Meglio un morto in casa che un Pisano all'uscio! E, se la merda fosse oro, a Pisa c'è il tesoro!!!"
"Ahòòòò! Sto ad arrivà, all'anima de li mortacci vostra! Se nun ce state ve piglio a calci ne' 'r culo finché la mmmerda non v'è salita alli denti! Ma vaaaaffankuloooo!".
Il viaggio mi sembrò incredibilmente breve.
L'INCONTRO
Salutati a malincuore i miei allegri compagni di viaggio terroninazifascioleghisti, mi accorsi di essere arrivato a Roma Termini in perfetto orario.
Credevo che non avrei trovato nessuno ad aspettarmi, come da tradizione... e invece... la giovane Serenity era là, in tutto il suo splendore!
Dopo anni di chat per la prima volta ci vedevamo dal vivo!!!
"Sì vabbe' però fai la faccia più handicappata! - mi disse - Se no, non ti riconosco!"
Il bello di essere popolari su Internet.
Serenity invece non gradiva essere fotografata! Tuttavia, per rimediare a questo grave inconveniente, mi spiegò che aveva fissato l'appuntamento con gli altri handicappati all'Assistenza Disabili della stazione,
così ci saremmo sentiti come a casa!!!
Lo sportello in realtà lo trovammo chiuso, come Lourdes, e
JJ Flash
arrivò solo dopo dieci minuti. Evaristo e l'anale Pelodia dopo una mezz'ora. I terroni puntuali, i polentoni in ritardo. Non c'è più religione.
Evaristo ostentava un look anni settanta stupendo, un misto tra un musicista etnico e un ambulante delle vie del centro, ma la cosa più inquietante era che continuava a ricevere telefonate intercontinentali alle quali rispondeva sempre in una lingua diversa e, soprattutto, con una voce diversa. Era fantastico.
"E la pheega?" chiesi all'anale Pelodia. "Non c'è ancora... Simpamina e amiche arrivano domani..."
"Ah... e il mio caro amico Godai?"
"Non viene! - mi rispose Serenity - Perché ieri gli è USCITA UNA SPALLA!"
"Ah... da dove?"
La risposta si perse nel frastuono del metrò, che, rapido e puntuale come un'inculata, ci scaricò nel pozzo nero dei nostri destini: eravamo a casa Fottone.
CASA FOTTONE
La dimora romana di JJ Fottone era discretamente in culo ai lupi, però davanti a casa non c'erano troie. Peccato.
In compenso, JJ era ossessionato dai ladri, così barricava le tapparelle ogni volta che metteva il culo fuori di casa e le sbarricava ogni volta che lo riportava dentro. Una per una, tutte.
Siccome il culo barricante che si spaccava era il suo, eravamo d'accordo.
La casa era molto più ordinata di quanto me l'aspettassi: Pelodia notò qualche traccia di merda in cucina, però non c'erano tracce di cibo nel
cesso.
Era anche grande, a differenza dei vostri cazzi: ben tre camere oltre la cucina; però, attenzione: una non si poteva sfasciare, perché ci abitava il coinquilino gay, che ora però non c'era: in quella casa a Capodanno non poteva transitare nulla di sessuale.
E va be', però il frigo era pieno di birre!!!
Solo che noi non le potevamo bere, perché erano del coinquilino gay! Sempre quello che ora però non c'era.
Avevo il vago sentore che l'inculata ce la saremmo presa lo stesso.
Cogliendomi interessato all'architettura, l'anale Pelodia
mi portò a fare il giro turistico di casa Fottone, mostrandomi come tutti i mobili fossero marroni; e, secondo Pelodia, una casa in cui il colore dominante è il marrone è un classico segno di coprofilia e/o coprofagia latente.
"La coprofagia latente è ovunque - diceva l'anale Pelodia - perché l'uomo è per natura attratto dalle cose marroni. La cioccolata è come una droga, la carne cotta assume un colore marroncino, come del resto anche il pane... insomma, tutti amano le cose marroni, perché tutti ambiscono a mangiare la merda!"
Subito dopo, stappò una Pepsi Twist.
Marrone.
Ma solo perché fa ruttare.
Su una cosa, l'anale Pelodia aveva ragione: casa Fottone era un'universo da scoprire. Menzione d'onore per il bellissimo
calendario della Padania
ed
un accrocchio assurdo a forma di pedana lampeggiante che si collega al computer e ci balli sopra.
Non vedevamo l'ora di filmare l'immensa quantità di pheega che ci sarebbe saltata sopra: Simpamina e le sue amiche (che nessuno aveva mai visto) venivano di volta in volta dipinte come divinità della gioventù, in un vasto campionario per tutti i gusti, che comprendeva l'Avril Lavigne del primo video, la Stefania Rocca di "Viol@", Shakira, l'Angelina Jolie di "Lara Croft" e tutte le Letteronze di "Mai dire Gol", al gran completo.
Nell'attesa, da buon cuoco e da buon emiliano, Pelodia ci promise anche che a Capodanno avrebbe assolutamente cucinato il cenone di Capodanno, perché l'aveva fatto tutti gli altri anni! Ed erano tutti stati anni di merda.
Dopo varie massime di circostanza, tipo "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior", facemmo notare all'anale che si erano fatte le otto e in casa non c'era un cazzo da mangiare.
Optammo per un kebab, ma non da prendere in un locale come fanno gli umani: JJ telefonò al posto più vicino e gli disse di portarci un po' di kebab a domicilio.
I kebab sarebbero arrivati un'ora e mezza dopo.
Freddi.
E sapevano di merda: la coprofagia latente si manifestò, vittoriosa e felice.
LA SPERANZA
E va be', non di solo kebab vive l'uomo, anche di pheega! Per fortuna, c'era l'anale
Pelodia,
che passò la sera a contattare una lista infinita di pseudo-giovani donne nella speranza di trovarne qualcuna che gliela mollasse a Capodanno (usando ogni canale: telefono fisso, telefono cellulare, forum, chat su Irc, mancavano solo i segnali di fumo e il piccione viaggiatore). Solo dopo l'ennesimo vaffankulo, chiamò finalmente la sua famosa amica Simpamina, solo per sapere a che ora sarebbe arrivata.
Con le amiche fotomodelle, naturalmente!
Simpamina rispose che era appena salita sul treno, ma poi per combinazione si era accorta di avere la febbre ed era tornata indietro. Con tutte le amiche pornostar.
Era uno dei pacchi più epici che avessi mai ricevuto nella vita.
Per celebrare l'evento, Evaristo tirò fuori la maschera dei "Tre Allegri Ragazzi Morti", che era un TESCHIO, da indossare in segno di lutto.
Piacque molto a
JJ Flash
e, in effetti, lo migliorava parecchio, meglio di Fotosci&ografve;p.
Decidemmo che esisteva un solo finale possibile, cioè telefonare a...
Sanfru.
"Pronto - esclamai -
Sei Sanfru? Sono Max Kava!"
"Oh, buongiorno!" rispose Sanfru, serissimo.
Buongiorno. Alle dieci di sera.
"Ti volevo salutare per Capodanno... - continuai - Sono con Marok... adesso te lo passo!"
Sussurrai alla giovane Serenity: "Digli fottiti fottiti fottiti fottiti fankulo fankulo!"
"Ciao! - ripeté la giovane serenity - Fottitifottitiftiaodjfisadiadoijolkjljnkulo!"
"Ciao! - ribatté Sanfru, senza fare una piega - Dove siete?"
"A Roma! Aspetta, ti passo Rese!"
Serenity passò il telefono ad Evaristo, che nell'arco di un minuto si qualificò come Rese, Gnapppo, Pelodia, Godai, Lindo e il Colonnello Nunziatella, senza mai cambiare nè lingua nè voce, e poi attaccò il telefono.
Fu allora che ci venne in mente l'unica frase intelligente di Sanfru, digitata l'ultima sera in chat: "Io vi ho conosciuti nel 2001 e avete passato tutto il 2001 a rimpiangere il 2000, il 2002 a rimpiangere il 2001, il 2003 a rimpiangere il 2002, il 2004 a rimpiangere il 2003... ci sarà un giorno in cui rimpiangeremo il 2004?"
Come tributo a Sanfru, dedicammo quella sera del 2004 al rimpianto del 2004.
Di fronte a tanto sfacelo, l'anale Pelodia estrasse dal suo zaino
una tastiera giocattolo con ben otto tasti di cui uno scordato, e tenne un concerto in nostro onore! Commossa da tutto ciò, Serenity (che, ricordiamo, sarebbe rimasta l'unica donna di tutta la festa di Capodanno!) ci concesse finalmente di farle due foto (non di più!) da pubblicare nel racconto... però con in faccia la maschera dei "Tre Allegri Ragazzi Morti".
Subito dopo, lei andò affankulo... e noi ce ne andammo a dormire.
Venerdì 31: I RIFORNIMENTI
All'alba, verso mezzogiorno, il telefono di casa Fottone squillò: era l'unica donna di Capodanno, la giovane Serenity! Yeeee!!!
Ci disse che il mio caro amico Godai non sarebbe mai potuto venire da noi, perché la spalla che gli era uscita non era ancora ritornata e lui era preoccupato.
Quindi, lei sarebbe rimasta con lui, saremmo dovuti andare noi da loro, la casa era fuori Roma, avremmo dovuto fare la cena con i suoi, l'ultima metro passava alle undici e mezza e, una volta là, non c'era un cazzo da fare.
La mandammo coralmente ed improrogabilmente affankulo, ma non prima di averle promesso che il pomeriggio dell'uno saremmo sicuramente passati a trovare lei, Godai e la spalla di Godai, così non si sarebbero sentiti soli.
"Ma veniamo di fisso, eh! Tranqui!!!"
Ce l'avevamo fatta: ci eravamo giocati l'unica giovane donna della serata.
Guardate bene le foto qua sopra: era praticamente ovvio che, in tutta la vita, non l'avremmo rivista mai più.
Per dimenticare tutto ciò, da quando ci eravamo svegliati, non avevamo smesso un attimo di bere.
Il brillante risultato fu che la birra era finita e questo è l'unico stimolo che può portare un uomo di razza bianca caucasica ad uscire ed andare a fare la spesa!
Ce ne andammo affanculo all'ipermercato.
La distanza da casa JJ non appariva proibitiva, soltanto una fermata di metrò linea B, però... per arrivare al binario, occorreva superare un durissimo test preselettivo attitudinale: la macchinetta obliteratrice.
In tutti i posti normali, la macchinetta ha un solo foro e timbra il biglietto, a prescindere dal verso in cui è inserito.
A Roma NØ.
A Roma, la macchinetta ha più fori, dei quali sono uno è quello giusto; e il biglietto non solo va inserito nel foro giusto e nel verso giusto, ma anche con precisione millimetrica, perché la macchinetta è intelligente!
Inoltre, se la macchina si accorge che uno è il webmaster di marok.org, risponde "SOKA!" a prescindere, anche se tutti i restanti parametri sono corretti. Così, dopo mezz'ora di tentativi, me lo feci timbrare da JJ: alla sua qualifica di "collaboratore di marok.org" non aveva creduto nemmeno la macchinetta obliteratrice.
Guardandomi attorno, notai con piacere che il
look di Evaristo migliorava giorno dopo giorno, inseguendo l'impresentabilità infinita: sopra la tenuta da ambulante peruviano, ora spiccava la maschera dei "Tre Allegri Ragazzi Morti"! In altre parole, teneva in faccia un teschio.
L'accoglienza dei passanti e dei clienti dell'ipermercato fu ipercalorosa, si passò dal classico: "Anvedi quello!" al più colorito: "Ahò, quello sta a morì!" al più internazionale: "Ma vaffankulo!".
Bei momenti.
E va be', una veloce capatina nel reparto giocattoli perché l'anale Pelodia voleva esibirsi in una session di chitarra
(e abbiamo il video!) e poi ritornammo a casa, con OTTO borse piene di generi alcoolici più qualche chilo di carne suina, perché lo chef Pelodia sostiene che da lui, in Emilia, non c'è vita senza il maiale.
VACANZE ROMANE
JJ non era solito usare la sua cucina, a differenza del coinquilino gay, che ogni tanto ci versava sopra porcate, senza mai pulire un cazzo, col risultato che era ridotta a un'unica grande discarica di merda. Però incrostata.
Passammo un po' di tempo a contemplare il Pelo che puliva, con le mani dietro la schiena, e poi decidemmo di andare a fare in culo per la Capitale.
Tutti tranne JJ, perché gli sapeva troppa fatica.
Il look etno-death di Evaristo creava perplessità solo nei passanti autoctoni: i turisti stranieri pensavano che girare con un teschio in faccia prima di Capodanno facesse parte del folklore locale e quindi non dicevano nulla.
Eva ripeteva che non avrebbe avuto pace finché non avesse trovato una copia del
"Manifesto"
dell'ultimo giorno del 2004. La trovò abbastanza in fretta, quindi smise presto di rompere i coglioni.
Il Pelo invece voleva a tutti i costi visitare tutti i negozi di dischi di Roma entro la fine del 2004, e tutti quelli in cui arrivavamo avevano appena CHIUSO. Si calmò solo quando vide che, girando a cazzo, eravamo capitati di fronte a palazzo Chigi, realizzando un suo grande sogno.
La vista di tanta meraviglia creò scompensi nella già provata mente di Evaristo, che prima iniziò a fare telefonate in lingue sconosciute e poi mi intimò di fargli una foto, che avrebbe intitolato: La morte insidia il potere.
"Giovane! - urlò una voce alle nostre spalle, parafrasando "Alfonso 2000" per chi ama la cultura - Ehi tu, giovane!!!"
Io non mi voltai, perché ormai, ahimé, non era più il mio caso.
Evaristo nemmeno, perché stava telefonando in norvegese.
Si voltò invece il Pelo: "Eva! Vieni qua subito!!!".
Ci voltammo e vedemmo che un amico poliziotto stava aspettando Evaristo e la sua carta di identità.
"Lei non ha un nome italiano..." commentò l'agente analista. "Eh no...".
Avevo il terrore che Evaristo gli scoppiasse a ridere in faccia da un momento all'altro: ero sicuro che, oltre a lui, avrebbero blindato anche me.
Il poliziotto confrontò la fotografia del documento con il teschio che Evaristo aveva in faccia,
lesse: "Nato ad Alexandria (GB)", mormorò tra sè e sè: "Chissà che cazz' di provincia è Gibbì..." e poi partì con la paternale.
"Sent' - disse - Qua siamo in Italia, e in Italia non si può andare in giro TRAVISATI!"
"Capisco..." commentò Evaristo, togliendosi la maschera. "Perché a Capodann' mmi shta bbene che un' si prend' 'na bella figliola eccètera, ma shtar' in cella è bbrutt'..."
"Eh sì..." commentò Evaristo, con aria seria e responsabile. "Pensat' che pur' a Carneval' noi andiamo in gir' tra i travisati, a controllar'..."
"Ah, ma, anche voi travisati?" chiese Evaristo, serissimo.
Giuro, per non ridere mi toccò pensare alle cose più tristi del mondo, tipo il lavoro.
"Eeeeeeh... quest'un te lo poss' dire..."
"Lo prendo come un sì!" rispose il travisato, con un ovvia citazione ad un bel film di
Michael Moore
che lo zelante ufficiale non avrebbe colto nemmeno dopo un corso di cultura generale lungo qualche migliaio di anni.
Ce ne stavamo già andando, quando il nostro amico ci salutò, dicendoci: "...e fate i brav', perché non è ccosa, guardat' che chi va in carcer' a Capodann'..."
"Va in carcere tutto l'anno?" chiese il Pelo.
Di fronte al gelido silenzio del nostro pericoloso interlocutore, optammo per una coraggiosa ritirata. Così, con pive nel sacco, cuore in fiamme, maschera in mano e uccello in letargo, rinunciammo a continuare la passeggiata verso piazza Navona e tornammo alla base.
Non avremmo mai immaginato che pochi minuti dopo, in piazza Navona, un giovane mantovano chiamato Roberto Dal Bosco avrebbe tirato un treppiede contro Berlusconi.
Tutto vero: un istante più tardi, ci sarebbe stato il primo ATTENTATO a Berluskoni della storia... quello col CAVALLETTO!
E io me l'ero perso.
E quindi non ho fatto il filmato.
E quindi non l'ho messo su marok.org.
Sarebbe rimasto il più grande rimpianto di tutto il 2004!!!
Vaffankulo.
DISAGIO ALIMENTARE
Senza che ce ne fossimo accorti, stava finendo il 2004 (ed eravamo ancora vivi!).
Il più fortunato era sicuramente l'anale Pelodia, perché gli era rimasto uno scopo nella vita: preparare il
cenone di Capodanno.
Così, s'incollò ai fornelli in modo ermetico e iniziò ad armeggiare con il maiale.
Erano immagini forti ma belle, da contemplare con le mani dietro la schiena, tenere diapositive di vita poetiche quasi quanto l'ottima bottiglia di vino magistralmente stappata da JJ.
Con un cacciavite.
Dopo aver chiesto un cavatappi ai vicini di casa, che l'avevano mandato affanculo perché stavano trombando.
Il loro sarebbe stato un bel Capodanno.
L'ULTIMO BICCHIERE DEL 2004...
Il cenone tirò avanti per le lunghe, anche perché le radici emiliane dell'anale Pelodia l'avevano spinto a tarare le porzioni sul fabbisogno alimentare di una divisione intera di porci da combattimento.
Come se non bastasse, tra una portata e l'altra ci leggevamo le statistiche delle parole di accesso di marok.org del 2004 (menzione speciale a "mandrie di troie" e "sborra sugli occhiali") ascoltando in sottofondo gli "SBORROH!" del Favone Grassone e le stronzate dei cd di Radiophiga.
E così, a mezzanotte, eravamo ancora a casa, a mangiare e bere come disperati.
...E BUON 2005!
Salutammo il nuovo anno con un soave fottitifottitifottitifottitifankulofankulo e, non appena finito il brindisi, JJ ci ricordò che, prima di uscire, avremmo ancora dovuto mangiare il pandoro che avevamo comprato all'ipermercato.
Lo prendemmo a calci (il pandoro, ma un po' anche JJ) e ricominciammo a bere.
Contro ogni previsione, il primo a soccombere al suo stesso cenone fu lo chef Pelodia, che ad un certo punto si alzò da tavola, si accasciò sul letto,
mormorò: "Minchia, io non ho il fegato, ho solo l'intestino!" e poi si spense nel coma.
Evaristo rimase un po' a fissarlo con l'aria perplessa di uno scienziato scettico, poi si alzò e se ne andò.
Pensavamo si fosse ritirato per deliberare al cesso ed invece, ad un più attento esame, JJ mi confermò che Evaristo era sparito!
Peccato.
Lo ritrovammo soltanto un quarto d'ora dopo, in cima alle scale del palazzo, che guardava verso l'alto, barcollando, e ripetendo: "Volevo vedere se la casa aveva il tetto!".
Nonostante fosse in coma, il Pelo si precipitò su per le scale perché voleva vedere Evaristo ubriaco con i suoi occhi prima di leggerlo su marok.org. Poi decise che era meglio morire in casa: c'era un fottio di roba da bere. E potevamo telefonare gratis.
Per ovvie ragioni ne approfittammo subito e chiamammo per primo l'artista Alan Magnetti, a cui proponemmo "Il volo della fenice drunk remix", una riedizione della sua hit per voce ubriaca e tastiera sminchiata, che lui commentò con: "Bravi! L'avete abbastanza fatta bene..."
Era Capodanno per tutti.
"In quanti siete?" mi chiese Alan.
Gli elencai i partecipanti al megafestone, ovvero JJ, Pelodia ed Evaristo, alias l'extracomunitario che a Padova gli aveva chiesto: "Tu sei Alan Magnetti del sito di Marok?"
Alan insistette per salutarlo, così prendemmo Eva, gli mettemmo il telefono davanti alla bocca, lui urlò: "FANKULOOOOOO!!!" e ritornò in cucina a bere.
Ero ammirato da Evaristo che vagava per la casa completamente sverso, ridendo e suonando l'armonica, e mi venne in mente che era il mio primo Capodanno vissuto a casa di qualcuno che, passata la mezzanotte, non era ancora sclerato, non aveva cercato di sbatterci fuori, né aveva chiamato la polizia.
Fu più o meno allora che JJ si destò dal suo naturale torpore ed iniziò a borbottare qualcosa sul fatto che lui non aveva mai avuto a che fare con gli ubriachi, che non sapeva come comportarsi con gli ubriachi, di pensarci noi che era amico nostro e che l'anno prossimo blablablagnégnégnégné.
Subito dopo, raccolse tutto l'alcool che trovava in casa e lo nascose in cima a un mobile.
ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA
Il bello di un poliglotta è che, quando è ubriaco, non si ricorda mai in quale lingua deve parlare, così nel dubbio mescola tutte quelle che sa.
Così, Evaristo andò avanti una buona mezz'ora a dialogare con amici immaginari in un misto di sloveno, spagnolo, inglese e rumeno, finché non sentenziò in perfetto italiano: "Ho voglia di pisciare!".
Subito dopo uscì sul balcone, estrapolò il cazzo fuori dalla ringhiera ed aprì i rubinetti.
Lo zampillo ebbe davvero un che di artistico, così come la pozzanghera sul terrazzo di quello di sotto, che lentamente assunse la forma di un piccolo lago giallo salato.
"Non hai un po' di sonno?" gli chiese l'anale Pelodia. "Effettivamente sì... - commentò l'extracomunitario mentre si rimetteva il cazzo nei pantaloni - Quasi quasi vado a dormire..."
Dopo un paio di fallimenti di navigazione, riuscimmo finalmente a condurre Evaristo nella camera giusta,
per poi vederlo adagiarsi elegantemente sul letto matrimoniale, raggomitolato perpendicolarmente al verso del materasso.
Ogni tentativo del Pelo di fargli alzare il culo dal suo sacco a pelo si esaurì nel vuoto, così decidemmo di abbandonarlo al suo destino e ce ne ritornammo in cucina. A bere.
IL RISVEGLIO
Aprii gli occhi di buon mattino: era appena passata l'una.
Ed Evaristo stava ancora bevendo.
"Oh, che cazzo ho fatto ieri sera?" mi chiese, supponendo che avessi ripreso tutto con la fotocamera per metterlo su marok.org.
La supposta era giusta, gli feci vedere i filmati, commentò: "Fico!" e si stappò un'altra birra.
Obiettai che, secondo me, se fin dal mattino fosse andato avanti a bere senza mangiare nulla, prima o poi avrebbe sboccato l'impossibile.
Solo dopo, notai le tracce delle sue sboccate sul pavimento, sul letto e sulla sua copia del "Manifesto", che venerava come la Sacra Scrittura.
Nel frattempo, aveva aperto la busta del panettone che avevamo preso a calci il giorno prima e se n'era cacciata in bocca almeno metà. E non masticava.
"Tutto a posto?" gli chiese l'anale Pelodia. "Mmmm mmmm!" rispose Eva. "Secondo me non ce la fai a masticarlo tutto..."
"Mmmmm!"
"Dai, prima di soffocare vai a sboccarlo fuori dal balcone sul terrazzo di quello di sotto!"
"Dai, sbocca sul piscio dell'altra sera! - aggiunsi - Così facciamo l'arcipelago!"
L'idea piacque, il consenso fu immediato.
Persino il padrone di casa non disse nulla, ormai si era rassegnato.
LA MEMORIA DEL PELO
Verso le tre di pomeriggio, facemmo colazione con una bistecca ai ferri, perché secondo il nutrizionista Pelodia faceva bene.
Non avevo mai visto nessuno così disperato da fare spam del suo sito via sms! Mi ripromisi di farlo anch'io nel 2006.
In ogni caso, gli ultimi accadimenti avevano proiettato l'anale Pelodia nella fase Nerd, così disse che voleva aggiornare il suo blog da casa Fottone.
Sfortunatamente, senza il suo editor visuale, non era capace a fare un cazzo, così mi chiese di dettargli l'html e poi, dopo tre secondi, urlò: "Questo lo dicevi anche nella tua tesi!!! La so a memoria!!! E so a memoria Vaffankula e Scorreggina! E so a memoria il Favone Grassone! E so a memoria tutti i tuoi mp3 del cazzo! E so a memoria tutti i tuoi racconti del cazzo che hai scritto sul tuo sito del cazzo! E di quello che devo studiare a scuola non mi ricordo un cazzo!!! Vaffankulo! Vaffankulo! Vaffankulo!!!"
Anche questo è amore.
MESSAGGI SUBLIMINALI
Minuto dopo minuto, le condizioni di Eva peggioravano esponenzialmente. Alternava brevi momenti di lucidità (in cui, non appena mi vedeva, urlava:
"Fankulo Marok punto org!")
a lunghe pause di lirismo melodico in cui ricantava Frank Zappa tradotto in babilonese.
Per la maggior parte del tempo però fissava il vuoto e gli faceva domande.
In albanese.
Il vuoto non ha mai risposto.
Razzista.
A un tratto, però, l'Anale Pelodia ebbe un'idea geniale, abbassò le tapparelle in tutta la casa ed esclamò: "Basta! Sono le tre, è ora di andare a dormire!"
"D'oh!" rispose Eva, e si sdraiò con noi in camera da letto, cercando di mandare gli sms della buona notte senza capire da che parte si tenesse il telefonino.
"Vuoi una mano?" gli chiese il badante Pelodia. "Jaskhda elettra messaggio oihoiasdelettra jhasd elettra - rispose Evaristo - allora ho jahsid elettra haiuh dasdada elettra, capito?"
"Sì sì! - confermai - hai fatto bene!"
"Grazie!" sospirò Evaristo e, finalmente, si addormentò.
L'HANDICAP CONTINUA!
Esaurita la nostra missione, l'anale Pelodia ed il porko sottoscritto uscirono dalla stanza, tirarono su le altre tapparelle e si dedicarono alle attività per cui ci ritenevamo portati: io scaricai la posta, lui lavò i piatti.
Nel frattempo, Giggi Fottone decise che era ora di smaltire le calorie accumulate durante il cenone ed iniziò a ballare sull'accrocchio nerd che aveva comprato. Vederlo era uno spettacolo, filmarlo per poi metterlo su marok.org un dovere morale: ecco il video!
Tra l'altro era interessante notare come l'argomento "pranzo da Godai" non fosse più nemmeno stato preso in considerazione e, soprattutto, nessuno si era lontanamente preso la briga di comunicarlo a Serenity ed al mio caro amico monospalla, che probabilmente ci stavano ancora aspettando.
Solo allora mi ricordai che a Roma c'erano anche le Fave Romane e che, prima di partire, Duccio e la Cicalona mi avevano detto che, tranquo, ci saremmo trovati affanculo la sera dell'uno
per una pizzata.
Chiamai la giovane donna, che, con fare sicuro, mi disse: "Dai, vediamoci a Lepanto!"
Risposi: "Sìsì!", convinto che mi stesse prendendo bellamente per il culo.
Solo dopo lunghe indagini, scoprii che Lepanto era una fermata della metropolitana.
Linea A.
Ovviamente, da noi passava la linea B.
Calcolammo un paio d'ore per svegliare Evaristo mediante elettroshock testicolare continuo, una mezz'ora per arrivare a Lepanto, e, seguendo la legge di Murphy, raddoppiammo il tutto: "Ok, ci vediamo alle otto e mezza!"
Tanto a Roma si cena alle nove, chissenefotte.
MINORANZE MINORATE
Passammo il resto del pomeriggio ad allestire torture naziste per svegliare Evaristo.
Mancava solo una vite da avvitare col cacciavite di JJ ed eravamo pronti per il collaudo, quando Eva, purtroppo, si alzò spontaneamente e si diresse verso la cucina, per cercare da bere.
A tentoni, perché aprire gli occhi gli sapeva fatica.
JJ aveva imboscato tutto l'alcool che c'era in casa e aveva disseminato i mobili di trappole anti handicap, così Eva si dovette accontentare di leccare qualche briciola dal panettone preso a calci, e si fossilizzò davanti al computer, nel vano tentativo di scrivere giusta la sua password per leggere la posta ed aggiornare il suo blog.
All'improvviso, però, la porta di casa si aprì.
Era lui, l'uomo dei nostri sogni: era arrivato il misterioso coinquilino gay!
Mano nella mano col suo ragazzo, che era ancora più diversamente magro.
Anche questo è amore.
I due si appartarono prontamente nella loro stanza ed Evaristo, cliccando su punti casuali dello schermo, mise a palla l'mp3 della canzone dei Froci (quella che apre i concerti di Elio, per intenderci), senza nemmeno capire cosa stesse facendo.
Il Pelo azzerò immediatamente il volume dello stereo, Eva commentò: "È basso il volume di questo pezzo..."
"Eh, lo so... - spiegai - È un bootleg..."
"Mmmh - mormorò Eva - Peccato però...". E cambiò brano.
JJ osservò tutta la scena ammutolito, finché non fu il coinquilino gay ad uscire dalla stanza: "Ti devo parlare!"
Giggi lo seguì e, dieci secondi dopo, sentimmo urla bovine.
Presi immediatamente la macchina fotografica e mi precipitai nella Gomorra room, seguito a ruota da Pelo, che voleva finire nel filmato di marok.org, ed Eva, che non capiva un cazzo ma sentiva che c'era da divertirsi.
"Questa macchia prima non c'era! - strillò il coinquilino gay, indicando una CHIAZZA DI SBOCCO ENORME in mezzo alla sua stanza- e la finestra era chiusa!"
Evaristo sentì che quello era il suo momento, ed esclamò: "SE C'È QUALCUNO CHE SBOCCA IN QUESTA CASA, QUELLO SONO IO!"
"E soprattutto LA FINESTRA A CASA MIA LA APRO QUANDO CAZZO MI PARE!!!" aggiunse, senza alcuna ragione logica, JJ, che non aveva nemmeno bevuto.
Fu un bel momento.
Sembrava di vedere un reality show in diretta, ci mancava solo un idiota di Forza Italia che ripetesse ossessivamente: "Lei non mi interrompa io non la interrompo. Comunisti!" e l'indice d'ascolto avrebbe raggiunto livelli stratosferici.
Il ragazzo del coinquilino gay osservava tutta la scena con aria impassibile seduto sul letto dell'amore, mentre i due urlavano come handicappati inculati da un montone ed Evaristo ripeteva con aria gioiosa: "SONO IO CHE SBOCCO! SONO IO!!!"
Ad un certo punto l'anale Pelodia pensò di risollevare la situazione, andò dal ragazzo del coinquilino gay e gli disse: "Mi dai una mano a metterli calmi?".
Risposta del coinquilino gay, placido e tranquillo: "Ma vaffankulo!"
Ci volle mezz'ora, prima che il coinquilino gay si rassegnasse e dicesse l'unica cosa sensata... cioè che avrebbe pulito tutto lui.
Gli dicemmo: "Bravo!" e partimmo per Lepanto.
ROTTA VERSO LEPANTO!
Nonostante non avesse più toccato alcool ed avesse dormito tutto il giorno, Evaristo era ancora sverso completo: gli effetti della pozione erano permanenti.
Passammo l'intero viaggio a guardarlo canticchiare in cingalese antico, mentre JJ borbottava invettive partenopee contro il coinquilino gay e Pelodia ci esponeva le sue paranoie in base alle quali tutte le Fave Romane lo odiano, perché quando le aveva incontrate al Panino Day aveva fatto una battuta e loro si erano girati dall'altra parte e se n'erano andati.
"Che battuta era?"
"Non ricordo, però era bella..."
RAPPORTI UMANI
Nonostante avessimo accumulato tutti i ritardi possibili, a Lepanto eravamo i primi. Solo dopo qualche minuto, scorgemmo le deformi fattezze del capofava Duccio, che ci salutò con le testuali parole: "Ma perché Roma???"
Così su due piedi non seppi trovare risposta, per fortuna intervenne Evaristo e disse la sua.
In Turco Cipriota.
Duccio per tutta la sera non ci rivolse altre domande.
Dopo un po' arrivarono tutti gli altri, KraNpo, Tracca, Leesa, Giorgio e, come sempre ultimi, Mumble e soprattutto la Uebmasta Cicalona, abbigliamento fetish included. Sono cose belle.
Una volta a tavola, l'unica nota di colore fu il divieto di alcool ad Evaristo:
il badante Pelodia gli impose la coprofagia latente e gli ordinò una Pepsi Twist. Peccato.
Per il resto, gli argomenti di conversazione furono molto variegati: Favone Grassone, Grumo, Kastrox, Ivan Piombino e Sanfru.
"Non è possibile!!! - urlò Pelodia, disperato - È il 2005, sono fuori dalla chat, sono a ROMA, con gente che non ho mai visto prima... e COMUNQUE SI PARLA DI SANFRU!!!"
Cercammo di consolarlo parlandogli di Lindo ma fu tutto inutile e l'anale affogò il suo malessere in un sms.
Destinatario: Sanfru.
Testo: "Hai vinto!"
L'unico che sembrava immune ai problemi sociali rappresentati da Evaristo, da Pelodia e da Sanfru era JJ, che da quando eravamo partiti non aveva smesso di bofonchiare insulti vari in napoletano stretto contro il coinquilino gay.
Bah. Per vivere in quel modo, tanto vale sposarsi.
E va be', una volta arrivato il cameriere a raccogliere
le ordinazioni, la Cicalona disse che venire a Roma e mangiare la pizza era da handicappati.
E fu così che Pelodia, JJ, Evaristo ed il sottoscritto, ringraziando per il prezioso consiglio, ordinarono la pasta.
Tutte le altre Fave Romane, Cicalona compresa, presero la pizza.
"Volete anche degli antipasti?" ci chiese il cameriere. "Io no - risposi - Sono ancora pieno dal cenone di ieri sera..."
"PERCHÉ??? - sbottò l'anale Pelodia - CHE COSA HAI MANGIATO???"
Fu un bel momento.
IL RITORNO E GLI ADDII (per sempre)
Verso l'una e mezza, JJ si ricordò che l'ultima corsa del metrò di Roma era alle ore 0:30... e adesso avremmo dovuto attraversare la città!
Duccio provò pietà e ci caricò in macchina.
"Che palle Roma! - si lamentava - non fa freddo, è vero, però è umido!"
Pelodia gli raccontò che, nel suo paesino dell'Emilia, quando va a scuola in motorino, deve scendere e camminare nella nebbia fino a cinque millimetri dal semaforo per vedere se è rosso o verde. E, quando finalmente arriva a destinazione, ha le stalattiti di ghiaccio sulla barba. Però in compenso d'estate ci sono afa e zanzare.
Duccio si ammutolì, ci scaricò davanti a casa e se ne andò schifato.
Sospirando, JJ concluse che era una giornata di merda, aveva sonno e se ne andava a dormire. "Vuoi un link?" gli domandai, con aria innocente.
Si barricò in camera sua e non lo vedemmo più.
Ed Evaristo ricominciò a bere.
Dopo un'oretta, mi si avvicinò per chiedermi una cosa importante. "XZKSHXWYZZYY?"
Risposi: "Sì!"
Ed Evaristo piombò in catalessi, sul letto.
Solo a distanza di giorni, Evaristo ci avrebbe raccontato che quella notte gli era arrivata in sogno una delle visioni più straordinarie della sua vita: Alan Magnetti al festival di San Remo.
Nel sogno, Alan saliva sul palcoscenico e poi, tradito dall'emozione, SBOCCAVA.
In mondovisione.
Diventando l'eroe dei giovani.
Non vinceva, perché vincere San Remo non fa tendenza. Però, finito il festival, andava in tournée nazionale con una rock opera in cui sboccava ripetutamente, per fare contento il suo pubblico.
Tutto ciò era bellissimo.
L'anale Pelodia invece passò una mezz'ora buona ad ascoltare nel walkman l'ultima puntata del programma di RadioRai "Notturno Italiano", perché c'era Duccio e sentiva la mancanza della sua voce.
Poi disse una frase incomprensibile che aveva per soggetto il culto di Zarathustra, urlò: "VAFFANKULO!" e si addormentò.
Il mondo non ebbe più sue notizie fino alla settimana successiva, quando mandò a tutti un SMS con testuali parole: "MI HA SCRITTO SANFRU CHIEDENDOMI COSA HA VINTO!!!"
Il 2005 era appena iniziato, e già prometteva bene.
Ma intanto andate tutti quanti affankulo.
...grazie a Giosef, al Pastrano ed al Pelle per le consulenze dialettali, all'anale Pelodia e alla UebMasta Cicalona per le foto filosoficoesistenziali... e adesso guardatevi il filmato!