I patti erano chiari, l'amicizia lunga: entro le ore 10 avrei dovuto lasciare la camera dell'ottimo hotel Corallo per trasferirmi al "tre stelle" pagato dal Percfest.
Mossi il culo alle undici e mezza... ed il cielo mi ricompensò: nella nuova camera si allagava il cesso.
Sono soddisfazioni.
A mezzogiorno lasciai l'albergo per buttarmi in acqua e mi accorsi che, per puro caso, stavano ancora facendo il "Fitness, che ritmo!", proprio di fronte a me.
Era incredibile: c'era il fitness ed io ero sveglio!!!
Stavo davvero invecchiando... dovevo assolutamente fare qualcosa di giovane... per questo mi tuffai in acqua con MASSIMO e GRUMO.
Il giorno prima, non avevo preso un cazzo di sole... ma forse era stato un bene: meglio un inizio graduale.
Prendere il sole è un'arte, una scienza! Nulla va lasciato al caso!
Il primo anno di Percfest, il FAVONE aveva usato una crema del cazzo ed era diventato VIOLA, però con i segni bianchi degli occhiali... era bellissimo.
Il secondo anno, la stessa identica cazzata l'aveva fatta GRUMO... però si era levato gli occhiali.
Io, invece, da quando avevo scoperto la crema a protezione 30, stavo al sole anche delle ore, senza scottarmi mai. Era fenomenale!
Come sempre la applicai dappertutto, con precisione maniacale, tranne che in faccia, perché per fortuna non ne ho bisogno: in faccia la mia pelle è abituata al sole. Diventa magari un po' rossa, ma non brucia mai.
"Andiamo a mangiare? - disse Grumo - Sono le due!"
Cazzo... già le due... mi ero addormentato.
"Ok! - dissi - Facciamo un salto in albergo e poi andiamo! Però diamoci una mossa... se no va a finire che becchiamo il Capo e non mangiamo più!"
LA FUGA DAL LAVORO
Anche la fuga dal lavoro è un'arte, una scienza! Nulla va lasciato al caso!
Occorre sapere che alle due il Capo dorme.
Quindi non è in giro, non ti può beccare a fare un cazzo e non ti può mandare a lavorare.
E fu allora che si udì una voce: "MAROK! GRUMO!"
Era il CAPO.
"Ciao! - risposi - Tutto bene?"
"Ehi ma quanto sole hai preso? - mormorò il Capo - Hai la faccia VIOLA!"
"Oh, non ti preoccupare - risposi - Tutta scena, in faccia non mi brucio mai!"
"Fate attenzione... " commentò il Capo, preoccupato.
Chissà, magari avrei potuto usare l'abbronzatura per mettermi in mutua...
"Ragazzi! - continuò - Potete fare un lavoretto per me? Ci sarebbero da appendere dei poster...
"Va bene!" risposi
"Devo solo andarli a prendere in macchina e..."
In quell'istante, un perfetto sconosciuto distrasse il Capo.
E noi SCHIZZAMMO via.
L'imperativo era uno ed uno solo: SCAPPARE DAL LAVORO!
Almeno fin quando non avessimo mangiato... ma possibilmente anche dopo.
Per essere sicuri di non ribeccare il Capo, imboccammo l'aurelia dal lato privo di marciapiede.
Rischiammo la vita, ma ne valeva la pena.
"Ma secondo te... - disse Grumo - dov'è che dobbiamo appendere i poster?"
"Sulla parete più GRANDE DEL MONDO! - risposi - E saranno i poster PIÙ PICCOLI DEL MONDO!!!"
Quest'immagine ci avrebbe accompagnati per tutta la vita.
DIVERSAMENTE MARIASOLE SETS MODE +B
Per mangiare, scegliemmo ancora Diversamente MariaSole... era l'unico frammento di costa in cui il Capo non passava mai.
E Diversamente MariaSole era CHIUSO.
Per disperazione, facemmo un salto al bar del bastione saraceno.
Non ero sicuro che facesse da mangiare... ma bastava chiedere.
Entrai con fare sicuro... e dentro c'era IL CAPO!!!
Per fortuna era di spalle.
"VIA! VIA!" dissi agli altri.
"Che succede?"
"C'è il CAPO!!!"
"Oh cazzo!"
Ci rifugiammo in un buco che faceva pizza al taglio... lì sembrava sicuro, ma sapevamo che non sarebbe durata.
CUSTODI PER CASO
Alle tre e mezza decidemmo di uscire allo scoperto... e sentimmo una voce.
"Marok! Grumo!"
Tirai un sospiro di sollievo: non era il Capo, era Angelo.
"A chi mi devo rivolgere per le magliette? - disse - Mi servono dieci XL e..."
"Il Capo non mi ha ancora detto niente! - rispose Grumo - Prova a chiedere a lui..."
"Ok... lo vado a cercare..." mormorò Angelo, allontanandosi pensieroso.
Da quel momento, oltre che scappare dal Capo, saremmo dovuti scappare anche da Angelo & Friends... era sempre più difficile... e sempre più divertente.
E va be', girovagando tra i seminari beccammo il Pastrano, ancora più obliquo di quando l'avevamo lasciato. E poi, dal Pignuin, Marco Sempione.
"Oh, ciao! - disse - Ho proprio bisogno di voi!"
Perfetto.
"Che succede?"
"Mi serve qualcuno che stia qua a guardarmi i pezzi smontati di batteria, perché io devo andare a montare il palco in piazza!"
Riassumendo: chiunque avessimo incontrato, avremmo potuto rispondere che eravamo OBBLIGATI a stare là svaccati a guardarci il seminario bevendo e ruttando, perché dovevamo custodire le batterie, per ordine degli Angelo & Friends.
Era l'ANTINAJA PERFETTA!!!
"Conta pure su di noi!" risposi.
"Grazie... davvero!" disse Marco Sempione... e si allontanò.
Il dottor Marok risolve.
GRUMO AT WORK
Le batterie che avremmo dovuto guardare erano posizionate sotto una serie di centraline della luce sfondate, coi fili scoperti... era il
premio 626
di Laigueglia, il posto più sicuro del mondo.
Neanche a farlo apposta, dopo pochi minuti arrivò il Capo.
"Ciao ragazzi! - disse - Avete da fare? Mi servirebbe qualcuno per il banchetto!"
Avevo già pronta la risposta AntiNaja, ma Grumo mi bruciò sul tempo: "Se vuoi, ci sono io!"
Rimasi senza parole... a Grumo piaceva davvero stare al banchetto... era incredibile... e, soprattutto, era un gran botta di culo.
"Allora seguimi - disse il Capo - Andiamo in magazzino!"
"Ok!"
Finito il seminario, Massimo ed il sottoscritto si piazzarono a bere birra davanti a Grumo che lavorava.
"Tutto bene?" gli dicemmo.
"Bene un cazzo! Le magliette sono in disordine, mi chiedono delle taglie che non ci sono, adesso il magazzino è chiuso e le chiavi ce le ha Angelo che è sparito..."
Il mondo, ogni tanto, sa essere meraviglioso.
IL CONCERTO DELLA SERA
Un buon Percfest si vede fin dal primo vagito... infatti, alle nove in punto, salì sul palco un essere mostruoso, che incarnava il bastione saraceno vestito alla marinara.
Era la cosa più orribile che io avessi mai visto.
"Signore e signori - disse il Capo - Ecco a voi
LA MASCOTTE DI LAIGUEGLIA!!!
Sono cose che fanno pensare.
E va be', primo gruppo della serata gli
IGUAZÙ, cioè Alex Battini de Barreiro alla batteria, Fabio Gianni al piano e Marco Mistrangelo al basso.
Dopo di loro il
QUARTETTO SAX ACCADEMIA,
gruppo jazz formato da quattro sassofonisti: Gaetano Di Bacco, Enzo Filippetti, Giuseppe Berardini, Fabrizio Paoletti.
Ed infine,
GROOVINATOR,
progetto formato da GeGè Telesforo alla voce ed alle percussioni, Mia Cooper alla voce, Fabio Zeppetella alla chitarra, Alfonso Deidda al pianoforte ed al sax, Max Bottini al basso e Marcello Surace alla batteria.
Se quelle erano le premesse, il festival sarebbe stato una gran figata: belli e bravi tutti quanti.
JAM
Ci sono cose che riescono bene solo di notte... e tutti noi abbiamo sempre praticato solo quelle che annullano la pheega... almeno fino all'anno scorso.
Quest'anno però era diverso: qualcosa era cambiato.
Mi riferisco, ovviamente, al fatto che tutti i locali delle jam erano CHIUSI!
Tutti tranne uno, mai visto prima: si chiamava "L'osteria della Bunassa".
Il nome prometteva bene ed anche il locale era carino... solo che l'avevano organizzato in modo assurdo.
Dall'ingresso si accedeva alla prima stanza, in cui non c'era un cazzo.
Una porta sulla sinistra dava accesso alla seconda stanza, molto lunga e stretta, al fondo della quale c'erano un pianoforte a coda, una batteria ed un contrabbasso.
Il caldo era soffocante, perché non c'era nessuna finestra che si affacciasse sull'esterno... solo una vetrata chiusa.
A meno di non essere davanti, non si vedeva un cazzo: cinque persone in piedi bastavano per coprire tutta la visuale. Anche l'audio era pessimo... si sentiva solo la batteria.
"Ma come mai si sente così male? - disse Massimo - È strano..."
"Eh... il locale è piccolo... la gente mormora..."
"Sì, ma dovrebbero essere amplificati, ci sono le casse..."
"Sai che hai ragione? - disse il Pastrano - Fammi vedere!"
Effettivamente, le casse erano staccate... ma i tentativi del Pastrano di collegarle ebbero effetti catastrofici.
Prima che accadesse l'irreparabile, schizzammo fuori... ed era esattamente come stare dentro: non si vedeva un cazzo e non si sentiva un cazzo.
Così optammo per l'unica soluzione possibile: ce ne andammo affankulo.