Sembrava impossibile, ma eravamo riusciti a raggiungere la fine del '95.
Divertente e sfigato, assurdo e irripetibile, in questo cazzo di anno nulla era cambiato: ci ritrovavamo ancora un gruppo di coglioni disperati che andavano in giro a fare schifo per le vie di Torino, ogni notte scoprendo un nuovo locale e ogni volta giurando di non rimetterci più piede.
Almeno una volta al mese ci giocavamo qualcuno, almeno una volta al mese arrivava qualche coglione a prendere il suo posto, e almeno una volta a serata chiamavamo il caro vecchio Napalm, perché ci potesse fare pacco! Pareva proprio che il tempo si fosse fermato.
E adesso, come l'anno scorso in questi giorni, si poneva il consueto tragico interrogativo: "Che cazzo facciamo a Capodanno?"
Sabato 23 dicembre 1995 - L'ALLEANZA ANTI-RONCO
Andy,
Spud
e
Begbie il Porko erano fottuti:
erano già saliti a Ronco Canavese, il paese pacco
del
Capodanno scorso... ed erano così coglioni da pensare che li avremmo seguiti anche noi!
Non conoscevano il nostro asso nella manica: l'ineguagliabile
ZIO FA.
Era un amico di
Attila
e
Jena,
una gran personcina a modo che
telefonava quasi tutti i giorni a Radio Reporter 93 ed inventava rosari di parolacce, sempre col medesimo incipit:
"Minchia, sono ZIO FA!".
E alla gente questo piaceva, tantissimo.
Comunque, l'essenziale era che Zio Fa
aveva la casa libera per Capodanno: una casa vera, a Torino, con il riscaldamento... e non si pagava un cazzo!!!
Così, l'ultimo sabato prima di Natale uscimmo tutti assieme a Zio Fa... e Attila disse:
"Allora, a Capodanno facciamo CALABRIA a casa tua?"
La risposta fu chiara e concisa:
"CAZZO DICI? VAFFANKULO!"
Perfetto.
Domenica 24 dicembre 1995: IL PACCO DELLA VIGILIA
L'indomani mi risvegliai come sempre a mezzogiorno, ma avrei fatto meglio a continuare a dormire:
avevo la febbre e
mi chiamò
Beat.
"Voi quindi andate a RONCO!" esclamò, come fosse una cosa bella.
A Beat, Ronco piaceva tantissimo: era l'unico che ogni estate saliva lassù senza averci dei nonni al cimitero. Tutte le creature viventi del paese lo mandavano affankulo perché non beveva, non fumava, non diceva parolacce né in dialetto né in italiano e soprattutto non c'entrava un cazzo, ma lui comunque ci avrebbe passato la vita... avevamo rinunciato a capire il perché.
"Spero di no... - risposi -
A parte che adesso ho la febbre e..."
"Beati voi, io ho l'appendicite! Che nervi. Passerò Capodanno in ospedale..."
Era uno dei pacchi migliori della storia dell'umanità.
Lunedì 25 dicembre 1995: IL PACCO DI NATALE
Con la febbre, ma anche senza, il mio sogno sarebbe stato passare il Natale a letto o al cesso, facendo finta che fosse un qualunque altro giorno dell'anno.
Purtroppo, questo lusso non era concesso alla seconda professione più antica del mondo: quella del mantenuto fancazzista.
Come per gli avvocati, non c'era mutua nel giorno dell'udienza: al
pranzo con gli zii era richiesta la presenza di quel nipote mite, parsimonioso e rispettoso dell'autorità, che prometteva di studiare come l'anno passato, poi laurea, lavoro, mutuo, casa, matrimonio in chiesa, figli eccetera eccetera eccetera...
Al solo pensiero, mi veniva da sboccare... ma non c'era tempo: si andava in scena.
Da qualche tempo, i miei zii si erano autonominati
Famiglia reale di Savoia
ed io facevo l'impossibile per convincerli che era stata un'ottima idea!
Nonostante la febbre, anche quest'anno dipinsi con dovizia di particolari la sobria operosità delle mie giornate da umile suddito, scandite da sveglie all'alba e perenni fatiche universitarie; e quella luce fioca che, notte dopo notte, illuminava le pagine dei miei libri, unica compagnia delle mie notti solitarie e mute, in attesa dell'unico svago della settimana: la Santa Messa della domenica mattina.
Come sempre, mia madre mi teneva il gioco, perché era divertente e perché il privilegio di mantenermi era una di quelle gioie che vanno condivise: mangiavo meno di un sorcio nel deserto e non spendevo un cazzo in vestiti, però non costavo mica poco, c'erano gli
accessori del computer,
i dischetti per salvare i giochi che copiavo da GM, i rullini per fotografare le cazzate, lo scanner, l'affitto dei cd, la carta e le cartucce d'inchiostro per le copertine ed i racconti, tipo quello che state leggendo, gli occhiali per avere 11/10 per copiare gli esami, sempre da GM, l'antenna per Videomusic, le cassette vergini... e, tra l'altro, io non le compravo mai di bassa qualità, ci mancherebbe!
C'erano spese una tantum, come la finestra isolante per tenere caldo anche di notte, perché dovevo stare sveglio a cazzeggiare. Altre erano fisse, come le tasse della scuola... un capitolo irrilevante, che però sarebbe andato avanti per tutta la vita, sempre che non fossi partito per Naja. E va be', finora era andata bene: continuando con due esami l'anno, che era il minimo per il rinvio, ero a posto a fare un cazzo fino al 2003!
Adesso, però, c'era il dibattito... dovevo essere concentrato.
"Certo che i giovani non hanno più valori..."
"Puff. Sgrunt. Colpa della scuola, che dal '68 è in mano a quelli là..."
"Umpf. Si siederebbero con le gambe incrociate di fronte a un re!"
"Ma poi, vedi, manca la voglia di arrivare. La competizione..."
"Snorf. Pensano che la roba piova dal cielo... mancano di iniziativa..."
"Pfui. Finché hanno la pagnotta assicurata a fine mese..."
"Ah, ci fosse ancora Lui!"
"Eh, infatti. Almeno i treni arriverebbero in orario..."
Quando parlavano tra loro, la
difficoltà vera non era rimanere serio... ma
fingere che me ne potesse fottere qualcosa.
Di solito dirottavo sulla tavola: odiavo l'eccesso di cibo, ma sapevo parlarne bene! Peccato che, con la febbre, la mia scheda gustativa fosse fottuta: vitel tonnato, bagnetto verde, albese, asparagi, peperoni, zucchine ripiene, agnolotti, arrosto e panettone sembravano plastica, il vino acqua, lo spumante Sprite. Però potevo usare il mio superpotere, la memoria a lungo termine: ricordavo odori e sapori di tutti i Natali passati e questa cosa piaceva moltissimo!
Ad ogni Natale, i miei zii
vedevano in me, il giovane Marok, l'orgoglio della famiglia: sognavano che un giorno avrei parlato di loro al mondo ed
avrei tramandato la NOSTRA voglia di lavorare, la NOSTRA serietà ed il NOSTRO spirito di sacrificio a tutti i miei discendenti, che mi avrebbero adorato alla follia... proprio come io adoravo loro! Ed alla fine i fessi avrebbero svuotato il portafogli ed io sarei campato di rendita, fino al prossimo Natale.
Questi, in sintesi, erano i piani... finché
i fessi mi consegnarono la busta.
Ringraziai, ricambiai quello strano sorriso, salutai... e
dentro c'era praticamente UN CAZZO.
Proprio così: ero fottuto.
Lo dicevo: Natale è una merda.
Passai una mezz'ora a cagare molle seduto sul mio cesso, poi mi buttai sotto le coperte, con
Nerina
sulla pancia ed i
"Blues Brothers" in tv, finché non mi chiamò Jena il rollatore e sbuffando disse:
"Minchia, cioè, vaffankulo... che Natale di merda..."
Fu un bel momento.
Anche Jena si era dedicato al lavoro: era passato dal fornitore di fiducia, perché l'unico modo per sopravvivere al Capodanno era imbottirsi di fumo, e non aveva trovato nessuno... a parte un gruppetto di zarri flashati, che l'avevano salutato con testuali parole:
"Minchia, cerchi il tipo? Minchia, l'hanno BLINDATO!"
Era incredibile QUANTA gente avrebbe passato un Capodanno peggiore del nostro... che comunque si preannunciava un pacco.
"E quindi una di queste sere andremo ai Muri... - mi spiegò Jena
- E speriamo bene. Che fai, vieni con noi?"
"Fankulo! - risposi
- Ho la febbre e si gela..."
"Be', ma se hai la febbre ti veniamo a trovare!"
"Bravi, così almeno ve la beccate anche voi e facciamo Capodanno in ospedale con Beat, nel repartino degli handicappati. No, dai, non disturbatevi... andate dritti ai Muri, tanto ci vediamo domenica!"
"Col CAZZO! Devi CALARE I SOLDI!"
Sorrisi... ero anch'io il parente fesso di qualcun altro.
E, per inciso: merda, piscia, figa e vaffankulo.
Mercoledì 27 dicembre 1995: I RIFORNIMENTI
Alle dieci in punto del primo giorno dopo Santo Stefano, proprio quando Italia1 trasmetteva
"I Quattro dell'Ave Maria", una delegazione formata da Jena, Attila,
Lyde
e Zio Fa si presentò alle porte del PalaBorghezio!
Nerina
li annusò e si rassicurò: facevano cagare.
Era la prima volta a casa Marok per il giovane Zio Fa e quindi, com'era normale, puntava verso la libreria... ma la domanda era: mi avrebbe chiesto musica, giochi o film?
"Minchia, Marok! - disse
- Ma te sei quello che ha scritto il Compleanno di Andy?"
"Eh??? Sì... perché?"
"Cazzo, è una figata, sei troppo il CAPO! Ma che cazzo fai nella vita? Scrivi?"
"Ma che c... Certo!"
Dicembre non era ancora pronto, ma lanciai sulle palle di Zio Fa la
cartellina rossa con tutti gli arretrati: undici storie, una al mese dall'inizio del '95.
Seduto sul letto che sapeva di malattia, contagio e morte,
Zio Fa iniziò a leggere a voce alta, partendo dal
Capodanno a Ronco.
Aveva un timbro gracchiante e grezzo... ci stava da Dio.
"Dai, vaffankulo, non possiamo passare qua tutta la notte! - sbottò Jena il rollatore
- Caccia fuori i soldi e ripartiamo!"
Calai due deca per alcool e fumo ed accompagnai gli esattori all'uscita, salutando con affetto Zio Fa, che si era fottuto i miei racconti e continuava a leggerli al palazzo mentre scendeva le scale... poi mi risalì la febbre, chiusi gli occhi, ed il telefono squillò. Era mezzanotte.
"Ohu! - risposi
- Cazz'è?"
"Abbiamo un problema! - disse Jena
- Nessuno vuole tenere la roba a casa..."
Sospirai.
"Vi aspetto. Handicappati!"
Per fortuna, mia mamma aveva il sonno pesante... comunque, per evitare altri squilli, scesi in strada, così il passaggio di consegne avvenne in un posto sicuro: di fronte alla
targa di BORGHEZIO.
"Ma di che CAZZO avete paura tutti quanti, si può sapere?"
"Eh... - disse Jena
- Mia mamma è un cane poliziotto... ogni domenica mattina mi fa l'ispezione dentro la macchina, figuriamoci se porto roba in casa!"
Mandai affankulo, chiusi la porta, ritornai di sopra, posizionai in alto il cioccolato perché non ci giocasse Nerina e mi rimisi a dormire.
Sabato 30 dicembre 1995: PESSIMISMO E FASTIDIO
Fino alla fine, avevo sperato in un colpo di scena: qualcosa che ci salvasse dal ritornare a Ronco. Che ne so, spuntava una casa a Torino... o anche cose più semplici, tipo che finiva il mondo: in quei giorni Chirac stava sganciando
bombe atomiche sul Pacifico,
alla faccia del sindaco che vietava i botti di Capodanno.
Accesi la tv, su TMC davano
"Asterix il Gallico"... era già qualcosa! Ed il mondo si mise d'accordo per non farmelo vedere.
Il primo fu Spud: mi telefonava da Ronco, tanto pagava Andy, per dirmi che il paese esisteva ancora, non era bruciato... e la sua voce tradiva
un solo sentimento: disperazione.
Subito dopo, mi
richiamò Jena il rollatore... e sembrava stranamente agitato.
"Ohu - disse
- Tutto bene?"
"Ma sì, grazie, la febbre sta passando..."
"NON ME NE FOTTE UN CAZZO DELLA FEBBRE!!! Sai di cosa sto parlando..."
"Ah, sì, Ronco! Tutto bene, ci aspettano a braccia aperte!"
"No, va be', vaffankulo, Ronco non è grave, ho la macchina. Quando ci rompiamo, torniamo a Torino e ci sediamo sui nostri cessi. Oh, però, mi raccomando... tutto bene? Non fare scherzi!"
"Proprio non capisco..."
"Marok! Quello che ti ho dato mercoledì... è a posto?"
"Mercoledì? Non ricordo... non mi hai dato niente, mi sembra! Ci siamo visti?"
"Minchia, Marok! Guarda che..."
"Lo sai cosa dice Beat, no? Se ti droghi vai all'inferno!"
"A NOI DELL'INFERNO NON CE NE FOTTE UNA SEGA!!! NOI TI MAZZULIAMO ABBESTIA EBBASTA!!! CAPITO??? MINCHIA, VAFFANKULO, CIOÈ GUARDA CHE ADESSO VENIAMO LÌ E..."
In sottofondo, si sentivano delle risate inconfondibili: erano Attila e Lyde, che presero il telefono.
"Minchia, Marok! Allora si va a Ronco?"
"Eh, ci tocca. Dai, comunque avete preso da bere?"
"Minchia, sì, siamo stati a Porta Palazzo, dai Nègus... siamo carichi. Dai, ci becchiamo domani. Peccato che non hai più il fumo... faremo senza!"
Alle loro spalle, esplodeva un growl da fare invidia a Possessed, Immolation, Deicide, Suffocation, Cannibal Corpse e Dying Fetus, ed erano quasi tutte bestemmie... poi qualcuno mise giù.
Era il riassunto della nostra vita.
Domenica 31 dicembre 1995: IL MIRACOLO NUMERO UNO
La mattina del 31 mi alzai, come sempre, a mezzogiorno. Mi sentivo bene, la febbre era andata affankulo e
fuori dalla finestra era tutto bianco,
un velo di neve aveva sborrato la città... era BELLISSIMO!
Poi
mi chiamò Jena e mi disse testuali parole:
"Marok, siamo nella merda!"
"Che succede?"
"Minchia, hai visto fuori?"
"Eh, ha nevicato... e allora?"
"Minchia! I miei hanno chiamato i carabinieri di Pont... gli han detto che è un disastro. Col CAZZO che mi lasciano la macchina!!! Dici che le corriere partono?"
Chiamai il
signor Satti:
i genitori di Jena avevano ragione, le strade erano impraticabili e NESSUNA corriera saliva...
Ronco vaffankulo!!!
A quel punto,
telefonai a casa Beat: visto che saremmo rimasti a Torino, potevamo andare da lui in ospedale a brindare con la Seven Up.
Mi rispose Beat in persona: disse che
gli avevano rimandato l'operazione... quindi,
neve o non neve, sarebbero saliti a Ronco, lui e Mingo, con la
126,
la stessa che
era già morta a Ronco il Capodanno scorso!
"Certo, dovrò stare digiuno... - aggiunse Beat -
e spero che non mi venga niente, se no devo chiamare l'elisoccorso... ma ci voglio andare, Ronco mi mancherebbe troppo!"
Era completamente pazzo!!!
"Però, ti avviso che c'è un problema..."
"Dimmi tutto, Beat!"
"Non c'è posto per voi, mi spiace, è una 126..."
"Ce ne faremo una ragione. Addio!"
Passai l'ora seguente al telefono con Andy, Begbie e Spud, a mandarli affankulo.
IL MIRACOLO NUMERO DUE
Stavo stampando l'ultima pagina della storia di dicembre, quando il telefono squillò... era Jena il rollatore.
"Marok! - disse - Siamo salvi, ZIO FA METTE LA CASA! Sul serio!!!"
"GRANDE! Ma come cazzo avete fatto a convincerlo?"
"Non ci crederai mai... ha letto i racconti, è impazzito e vuole che ambienti una storia a casa sua!"
"EH??? MA È COGLIONE???"
"Minchia, Marok, TI GIURO!!!"
"Ma... non ha senso... tra l'altro, non so neanche se scriverò qualcosa, dipende che succede... poi il '95 è finito e..."
"Ma che CAZZO te ne fotte!!! Minchia, ma sei più handicappato di lui? Digli che scrivi, no? Poi se non scrivi si attacca al cazzo! Oh, noi ti teniamo il gioco! Tanto, chi cazzo lo rivede, dopo che ha messo la casa a Capodanno? Comunque, tranquillo, non passiamo tutta la serata da Zio Fa!"
"Ah sì? E dove andiamo? Affankulo?"
Jena mi spiegò che casa Zio Fa era un'ottima base per fare fuori la roba... ma era solo l'inizio!
Attraverso i tentacolari vincoli di sangue che lo legano alle narcomafie di tutto il mondo, il nostro rollatore professionista aveva già trovato altre due feste al nostro livello: la prima era in un negozio vicino a piazza Massaua, e bisognava calare 20 carte!
La seconda era a casa di un tipo di cui nemmeno Jena sapeva il nome; questo pazzo aveva appena comprato un appartamento e ci faceva dentro la festa di Capodanno invitando gente da tutto il mondo, tanto non c'era niente da sfasciare perché non c'erano ancora i mobili; l'unica raccomandazione era di non sboccare sui muri perché erano appena stati verniciati! E, per dimostrare di aver fatto veramente le cose in grande, Jena rivelò anche di essere in possesso della password per entrare: "Salve, siamo gli amici di Flavio!"
Era il culo di Zio Fa: ne avrei scritte davvero di storie... anche nel '96.
PEACE BETWEEN LIGHTERS AND SHADOWS
Alle ore 21:30, Jena passò a raccattare Attila ed il sottoscritto, verificò con analisi microscopica l'integrità del fumo e ci portò da quel fesso di
Lyde, che
aveva fatto la Cena di San Silvestro all'Istituto Missionario di Maria Consolata, in corso Ferrucci, perché nemmeno i suoi lo volevano più tra le palle.
Le strade in città erano pulite, alle ore 22 eravamo già da Zio Fa ed
Attila, con fare gentile, gli urlò nel citofono:
"Minchia facciamo CALAAAABRIA!".
Nonostante questo, il portone si aprì... un miracolo.
I genitori di Zio Fa non erano tra le palle... e questa era una buona notizia. In compenso c'era la tipa,
Zia Phee,
che aveva il suo bel perché... e bastava un veloce colpo d'occhio per capire quanto velocemente ci avrebbe mandati affankulo: per me non sarebbe arrivata a mezzanotte!
E poi in un angolo c'era anche
Niger,
che però non disturbava, perché tanto era muto.
Riassumendo, eravamo drammaticamente in SETTE: era la festa più pacco della storia dell'umanità!
Se non altro, la cucina era già piena d'alcool, così aggiunsi il fumo ed il regalo per Zio Fa, cioè la storia di dicembre:
il festone a casa di Andy.
E fu così che la voce grezza e gracchiante del mio unico fan riempì l'aria delle nostre ultime cazzate dell'anno, mentre Jena il rollatore celebrava il sacro rito:
l'ultima canna del '95.
Jena era un grande: la canna era venuta da Dio e in un attimo rese felici tutti... tranne uno, Lyde, che non può fumare perché è handicappato.
Nel frattempo,
Zia Phee ci chiese se avessimo voglia di telefonare da qualche parte nel mondo, perché
col suo cellulare potevamo chiamare gratis chiunque, urbane e interurbane, tanto lei
era figlia del signor Telecom.
Nello stupore generale, il primo ad approfittarne fu Attila, che fece gli auguri ai suoi nonni in Sicilia... che, com'era logico, lo mandarono affankulo.
Poi
decidemmo di chiamare casa Andy,
a Ronco Canavese... e fu allora che ringraziammo davvero il cielo di essere a Torino.
All'inizio, sentimmo solo versi e qualcuno in lontananza,
che urlava:
"CHE SCHIFO!!!".
Poi a prendere la parola fu
Spud, per dirci che,
mentre alzava la cornetta, aveva SBOCCATO SUL TELEFONO... ma comunque sono cose che capitano, perché
"Qui si va di ventre!" e
"Qui si va di cazzo!".
Poi, non parlò più nessuno.
Si sentivano solo voci di sottofondo, tra cui spiccava quella di
Andy, il padrone di casa:
"Così non va!",
"Vaffanculo, fuori da casa mia!",
"Amici un cazzo!" e
"Adesso che gli dico ai miei?"
Naturalmente, non attaccammo il telefono, perché tanto era gratis: lo lasciammo sul tavolo, mentre andavamo avanti a fumare, a ridere e a bere.
Dopo parecchi minuti, finalmente, qualcuno ricominciò a parlare: era la voce limpida dell'innocenza e della castità,
il giovane Beat!
"Ma... c'è qualcuno ancora in linea?" esclamò, stupito.
"Beat! - risposi
- Siamo noi, da Torino! Nessuno ci caga, Beat!!! Parlaci!!!"
Beat scoppiò a ridere e ci spiegò che
Spud si era addormentato col telefono in mano... e non riusciva a credere che noi fossimo ancora là ad aspettare come handicappati.
"Ma... avete chiamato voi? Da Torino??? Starete spendendo un mucchio!"
"No, Beat, tranquillo. Telefoniamo gratis, in tutta Italia!"
"Sul serio? Ma... è pazzesco! Poi mi spiegherai... Comunque, qua sono tutti ubriachi, non vedo l'ora di andarmene. Fortuna che non posso mangiare niente, tanto non c'è niente da mangiare. E meno male che mancano solo nove ore alla prima corriera per Torino! Dai, tra poco vado a dormire... e voi che fate?"
Il dettaglio della corriera era interessante: implicava che la 126 di Mingo fosse andata affankulo, come l'anno scorso, e la notizia ci rese felici... quindi troncammo la comunicazione,
perché il rapporto qualità prezzo stava diventando sfavorevole anche se era gratis.
Da bravo architetto, Niger intanto studiava la planimetria della casa, per trovare i posti dove sboccare inosservato.
Così, da bravo informatico, accesi la tv, per vedere come fosse orientata l'antenna sul tetto e come fossero programmati i canali. Tra l'altro, non avevo mai guardato la televisione a Capodanno ed ero proprio curioso di sapere che cazzo mandassero in onda.
Sull'UHF 31, Videomusic si vedeva di merda, come in tutto il resto di Torino a parte camera mia, ma
c'era il Roxy Bar... e C'ERA ELIO!
Non ci potevo credere... era ritornata la musica su Videomusic ed Elio stava facendo di nuovo qualcosa, dopo un anno che era sparito!!!
"ZIO FA!!! - urlai -
Registra da Videomusic, SUBITO!"
Zio Fa mi guardò un po' perplesso... poi obiettò:
"Registrare con cosa?"
"Eh? Col... videoregistratore..."
"Vedi videoregistratori in questa casa?"
Porca troia, non era possibile... c'erano due probabilità su un milione di beccare
a Torino un coglione che non avesse in casa un videoregistratore, perché Torino ha un milione di abitanti e l'altro era Niger!
Mi sfogai alzando il volume a palla:
la canzone era in una specie di inglese e
chiedeva a Chirac, che è francese, di non lanciare le sue bombe atomiche, perché era Natale! E lo dicevano a Capodanno.
Tra l'altro, non era neanche Elio a cantare: lui si era messo alla batteria, per togliere ogni dubbio sul fatto che fossero in playback! Alla voce c'era un personaggio che sembrava un incrocio tra Pappalardo e Ligabue e, senza eccessivo sforzo, riusciva a cantare meglio di tutti e due.
Non avevo mai visto Elio in un contesto così trash: quelli della band
si erano coperti gli occhi con un'assurda mascherina di carnevale,
come le comparse nei film porno amatoriali di serie Zeta... ma, soprattutto,
alla fine era spuntato fuori anche VASCO!
Quindi, Attila lo vide ed impazzì... nonostante non stesse facendo assolutamente un cazzo, anche perché tanto erano in playback.
"Minchia VAAAASCO! Minchia VASCO ed ELIO assieme! Minchia che Capodanno CALABRESE!!!"
Per la cronaca, a parte le bombe atomiche, della canzone non si capiva granché... l'unica frase che riuscii a decifrare con certezza fu:
"Christmas with the yours, Easter what you want. Peace between lighters and shadows!"
Al termine della canzone, spensi il televisore e vaffankulo.
E '96 FU!
A mezzanotte in punto, Jena e Zio Fa decisero di seguire le antiche e consolidate regole delle feste tradizionali e
stapparono la classica bottiglia di champagne per festeggiare degnamente l'anno nuovo. Non l'avessero mai fatto.
Eravamo già saturi di alcool fino al culo e le bollicine furono la mentina dei Monty Python.
Jena e Zio Fa si misero a sparare petardi dalla finestra, cercando di centrare la macchina di Niger... purtroppo senza successo; Lyde vagava per la casa con un fucile ed una sciarpa legata alla testa e continuava a ripetere:
"Minchia, troppo yes!"; il caso più grave però fu lo stesso
Attila,
che
prese una bottiglia e iniziò a saltellare per la casa battendola sui coglioni alla Tafazzi ed urlando: "CALABRIA!". Era bellissimo.
Capimmo che, se fossimo rimasti ancora a casa di Zio Fa, ci saremmo rincoglioniti del tutto... così schizzammo fuori, pronti per le nuove e imperdibili avventure di cui Jena ci aveva tanto parlato.
La festa nel negozio da 20 carte venne scartata a priori: l'unanimità approvò l'altra, in cui si sboccava sui muri!
Ancora non sapevamo quanto fosse inculata: era in
Lungo Dora Firenze ed era l'unico palazzo di civile abitazione tra corso Verona e corso Novara; tutt'intorno, sui tre lati, c'erano chilometri di fabbriche abbandonate, mentre il culo dava sul Cimitero Nord:
ad ogni Capodanno, facciamo visita a un cimitero! E questo spiega molte cose.
Arrivati al numero che ci era stato indicato, seguimmo fedelmente le istruzioni: suonammo al campanello
"G7", come la
canzone dei Bisca99Posse,
e pronunciammo la parola d'ordine:
"SIAMO GLI AMICI DI FLAVIO!"
Avevamo trascurato un dettaglio... la casa aveva un videocitofono, tipo Gialappa's Band, e piovvero i commenti:
"Ma questi chi cazzo li conosce?" "Chi cazzo sono?" "Minchia, ma fanno CAGARE!" "Ma vadano affankulo!".
E il portone rimase chiuso.
Il freddo, l'umidità e lo schifo avrebbero invitato al teletrasporto, però Niger iniziò a pisciare sul portone... e non si può interrompere Niger.
Così, ne seguimmo l'esempio ed il portone si riempì di caldo balsamico e di fumo... era bellissimo.
L'unica esclusa, la giovane Zia Phee, fece in tempo a notare
un vecchio che
scendeva per kagare il kane. Così, con la massima calma, rifoderammo i cazzi, salutammo il signore anziano con rispetto, lasciammo che aprisse il portone, chiedemmo cortesemente permesso, scavalcammo il lago di piscio lasciando che ci sguazzasse il suo cane, chiudemmo il portone, urlammo al veeekkio:
"CALABRIAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!" e penetrammo nel cortile.
Il palazzo aveva diverse scale e orientarsi non era facile, ma comunque, dopo un po' di giri a vuoto in cui Attila ripeteva che
"Minchia se non ci aprono metto la casa a ferro, fuoco, carne e pesce!", riuscimmo a trovare l'appartamento G7... finalmente!
Suonammo il campanello, ci aprirono due ragazze e un tipo strano, forse il famoso Flavio, e ci dissero:
"Dovete pagare 10 carte!"
Ci pensammo un po' su, li mandammo affankulo e ce ne andammo da quel posto di merda, per sempre.
Fu il primo pacco del '96.
SCELGO LA LIBERTÀ!
Tutto convergeva verso la soluzione finale: il primo Puttan-Tour del '96!
Un tempo saremmo andati alla Pellerina, tipo nel '95, ma adesso la nostra meta era un'altra: via Palma di Cesnola, 8 chilometri in direzione sud, il buco del culo dell'angolo più sfigato di Mirafiori, il vicolo lurido in cui le puttane saltano addosso alle macchine e le prendono a calci, senza alcun motivo logico... e a noi piace.
Quella sera, però, tutta la nebbia del mondo si era accumulata laggiù. I casermoni quadrati e tristi di via Onorato Vigliani erano spariti e sembrava quasi un bel posto: al di là della strada, ci poteva persino essere il mare!
O qualunque altra cosa.
Naturalmente, via Palma era DESERTA: non c'era neanche una zoccola... ci avevano fatto PACCO le PUTTANE, non c'era una cazzo di troia in tutta Mirafiori! Eravamo i primi nella storia dell'umanità ad aver trovato le TROIE CHIUSE PER NEBBIA!!!
Ed eravamo già a DUE PACCHI dall'inizio del '96.
Ritornammo in zona Zio Fa, anche perché stavolta toccava a Zia Phee il diritto di pisciare e diceva che in via Palma non era bello. Così rivedemmo la luna, tra corso Lepanto e corso Unione, assieme ai colori della civiltà... cioè i semafori, che erano tutti rigorosamente rossi.
"È dall'inizio del '96 che becchiamo solo semafori rossi! - disse Jena - Vorrà dire qualcosa?"
"Beh... - risposi - Pensa a chi vorrebbe vederli e non può: guarda là, c'è la caserma di Naja!"
Ci voltammo tutti verso il culo della Caserma Dabormida, quella della visita di leva. E laggiù, nella semioscurità, vedemmo una delle scene più belle della nostra vita: delle reclute stavano EVADENDO dalla NAJA, scavalcando il muro di cinta!
Fankulo il verde, restammo là, incantati dagli sfigati che cadevano come sacchi di merda sulla neve e si toglievano la divisa: sotto, erano in giacca e cravatta ed iniziarono a correre a perdifiato, per raggiungere non si sa chi, né cosa, né dove.
Era la corsa verso la libertà!
E così, le nostre piccole sfighe volarono via e ringraziammo il cielo di avere evitato Naja anche quest'anno... anche perché un muro del genere nessuno di noi sarebbe riuscito a scavarcarlo mai.
LA RESISTENZA UMANA
Zio Fa e
Zia Phee si erano sparati tutto il viaggio sulla macchina di Niger, il muto. Così, per sopravvivere,
avevano passato il tempo a telefonare a numeri a caso, svegliando sconosciuti nel cuore della notte e mandandoli affankulo, tanto era gratis... e il risultato fu che
un coglione aveva invitato Zia Phee ad una festa al Grand Hotel Majestic!
Zio Fa era entusiasta, voleva assolutamente andare dallo sfigato a pisciare sul tappetino della hall... e ci rimase davvero male quando si accorse che tutti noi, invece, preferivamo sfasciare casa sua.
Non fu una buona idea: una volta dentro, fumammo
la prima canna del '96, che era fatta con lo stesso identico pezzo di fumo di prima... e
sapeva di merda.
"Quest'anno è un PACCO! - diceva Jena il rollatore
- Me lo sento, è un pacco!
"Minchia ma non dire cazzate! - rispondeva Attila
- Vedrai che sarà un anno CALABRESE!"
Quello messo peggio era sicuramente
Lyde:
siccome
non può fumare perché è handicappato, iniziò un lungo viaggio solitario verso la disperazione.
Prima si attaccò alla bottiglia e prese a bere a velocità smodata, poi si mise a romperci i coglioni con la chitarra, proprio come aveva fatto Mingo l'anno scorso alla stessa ora. Poi si alzò di scatto, prese una cintura e, con lo sguardo perso nel vuoto,
si mise a frustare il pavimento dicendogli:
"Perché non parli?".
Infine, si stese a terra, con la bottiglia vuota in mezzo alle gambe, e morì.
La giovane Zia Phee, intanto, continuava a sorprenderci: sembrava felice.
Era tutta la sera che di lei ce ne sbattevamo il cazzo, avevamo bevuto, ruttato, fumato, pisciato sul portone, l'avevamo trascinata al puttan-tour in via Palma che poi era chiuso per nebbia,
avevamo persino letto i miei racconti... e lei NIENTE: ci guardava e rideva!
E adesso che Lyde giaceva cadavere sul pavimento, lo prendeva per il culo, senza rompere i coglioni!
Non avevo mai visto una tipa così: se non sapessi che era impossibile, avrei quasi potuto pensare che si divertisse con noi... cazzo dovevamo fare? Sboccarle davanti?
Ad un tratto, la sentimmo urlare:
"RAGAZZI, VENITE A VEDERE, PRESTO!"
"MINCHIA CAZZO VUOI?" urlò Zio Fa.
"CORRETE! TUTTI QUANTI!!! C'È LYDE CON LA TESTA DENTRO AL CESSO!
FATEGLI UNA FOTO!"
Solo in quel momento, notammo che Lyde si era spostato dal pavimento.
Adesso sboccava alla grande, quindi non era ancora deceduto: si trovava in uno stadio intermedio tra la vita e la morte chiamato
"Zona Andy", che era peggio rispetto a entrambe le cose.
E zia Phee rideva: era la donna perfetta!!!
Però si erano fatte le tre; per ingannare il tempo, decidemmo di ritelefonare a Ronco, tanto era gratis.
Anche stavolta, rispose Spud... era incredibile che fosse ancora vivo. Ci disse che Andy era uscito da due ore,
in mezzo alla neve, e nessuno sapeva dove cazzo fosse finito... e la cosa lo divertiva tantissimo! Poi mi passò una ragazza completamente sversa che mi voleva fare una pompa per telefono, incurante delle limitazioni pratiche del mezzo, mentre Spud mi metteva premurosamente in guardia perché era un cesso. E mi raccontava che Begbie il Porko intanto cercava di trombarla da dietro.
Per un po' andarono avanti così, poi
lei spiegò a Begbie che aveva già il ragazzo... ma
lui le assicurò che si sarebbe inculato anche i figli.
La risposta piacque: era una ragazza romantica!
Così, i due si eclissarono e
mi passarono una persona a caso: Beat.
"Ciao... siete voi? - disse Beat, sussurrando a bassissima voce, con tono quasi allarmato
- Ciao... qua... eh... sta succedendo qualcosa di strano... non so, io stavo dormendo, poi sono andato un attimo in bagno e, quando sono tornato, ho trovato la luce spenta... e nella camera tutti si sono messi a limonare... ora sono sceso di sotto, non so che fare.
Cioè... non posso uscire, dove vado? Però non posso neanche tornare su... pensa che schifo..."
Gli altri si tuffarono dietro il divano a ridere, compresa Zia Phee. Io feci l'impossibile per rimanere serio.
"Eh, lo so, Beat... - risposi -
Le abbiamo viste anche noi quelle tipe, fanno cagare..."
"Ma dai, non intendevo quello! Cioè, sì, tra l'altro, è vero anche quello... ma in generale... che senso ha stare con una ragazza per una notte sola? È come andare a prostitute!".
Il problema era che, quando diceva queste cose, Beat era assolutamente serio! Troncammo di nuovo la comunicazione e seguì un lungo applauso, per quella che, probabilmente, sarebbe rimasta la telefonata più surreale di tutto il '96.
A quel punto, anche Lyde risorse... e non era una bella notizia, perché iniziò a parlarci della sua infanzia, del fatto che è nato prematuro e che di giorno gioca ai pupazzi e il suo fratellino gli ordina di fare il cattivo per farlo perdere; e che di notte c'è sua sorella che ha le crisi di epilessia e non lo fa dormire; però ultimamente lei dormiva, perché teneva il walkman a palla... così era Lyde che non riusciva più a chiudere occhio; allora, ogni tanto, la supplicava di abbassare il
volume, e suo padre dalla camera da letto gli gridava:
"LYDE, NON ROMPERE I COGLIONI!"
E lui vegliava tutta la notte, in silenzio.
Sperando di farlo tacere per sempre,
iniziammo un gioco di carte in cui chi pescava dal mazzo il valore più basso doveva bere. Inutile dire che
Attila aveva fatto due mazzi diversi ed a Lyde toccava quello sfigato... in questo modo gli facemmo finire da solo la crema di whisky, la vodka e le bottiglie di spumante che erano rimaste, tanto a fine serata dovevano sparire e nessuno aveva più la forza di berle. Lo scopo venne raggiunto,
Lyde ritornò in coma e rimase stecchito.
Se Lyde fosse partito per Naja, l'avrebbero ucciso già al CAR. Invece, non sarebbe mai partito, perché è handicappato: anche noi lo eravamo, ma ci mancava il certificato medico! E quindi eravamo obbligati ai nostri due cazzo di esami l'anno all'università.
Il più contento era Zio Fa, che nel giro di pochi giorni avrebbe ripreso Medicina. Piuttosto di avere come medico Zio Fa, probabilmente
avrei scelto l'eutanasia...
però la facoltà sembrava divertente, almeno stando ai suoi racconti.
"C'é un mio compagno che nella vita ha un sogno! - diceva
- Vuole aprire il culo alla prof di biologia ed aspettare che le scenda la diarrea. A quel punto, le infila un contagocce sotto il culo e si mette sotto al contagocce. Goccia dopo goccia, la diarrea gli scivola sulle guance e va a finire in due bicchieri. Una volta che sono pieni, se li beve!"
"Minchia, apro la finestra... - esclamò Attila -
Così esce 'sta cazzata!"
Una ventata gelida ridestò i diversamente figati e così, per ritrovare il buon umore, Jena ricominciò a rollare e Zio Fa ricominciò a leggere i nostri vecchi racconti, a partire dal
Capodanno a Ronco,
in cui davamo fuoco ad Andy per controllare se fosse ancora vivo!
Ci voltammo tutti verso Lyde... era più o meno la stessa ora.
"Proviamo?"
"Dai figata! Bruciamolo! Oh, ma se muore?"
"Lo buttiamo dalla finestra sulla macchina di Niger e diamo la colpa ai NAZISTI, tanto è EBREO..."
"Ok..."
Iniziammo a bruciare Lyde, senza alcuna reazione da parte sua: il test stava dando esito negativo.
Ad un tratto, però, si svegliò, perché sentiva un po' di prurito nel punto in cui un tempo c'era un dito, che ormai era un moncone carbonizzato. Così, ci spiegò che
era abituato ad essere arso vivo, perché
suo padre,
quando non stava buono,
gli dava fuoco.
Subito dopo, ritornò a dormire... e lo bruciammo dall'altra parte.
Verso le sette, finimmo l'ultimo tocco di fumo. Volendo, potevamo fumare Lyde... ma
Attila e
Zio Fa iniziarono a scassarci i coglioni che
volevano andare a prendere delle brioche in un bar là vicino,
perché era calabrese. Decidemmo di accontentarli... e,
una volta entrati, nessuno prese un cazzo.
Era troppo persino per noi: decidemmo che era giunta la nostra ora, ci mandammo a fanculo e ce ne tornammo a casa, pronti per l'anno nuovo, che sarebbe stato un meglio, anzi un peggio, anzi una schifezza!
Ancora non sapevo che, per tutto il primo Gennaio, Andy, Begbie e Spud mi avrebbero lasciato messaggi in segreteria, da Ronco! E questo dava l'idea di quanto fosse bello il loro Capodanno.
I POSTUMI
E così, per la gioia di Zio Fa, anche Capodanno '96 divenne un racconto, inutile almeno quanto i precedenti.
Per raggiungere questo risultato, Zio Fa aveva sacrificato casa sua e adesso era ufficialmente un senzatetto... quindi sarebbe andato a vivere sotto un ponte, assieme ai tossici e alla bella
Zia Phee! Ma anche no: pochi giorni più tardi avremmo scoperto che
non l'avremmo rivista mai più, perché vaffankulo. Probabilmente, adesso esce con Sally l'Anoressica e Betty la Cannata... e ci mancherà! Naturalmente, mi riferisco al telefono per chiamare gratis.
In settimana, anche i nostri amici deportati a Ronco avrebbero trovato il modo di ritornare a Torino... non senza mille peripezie, sulle quali per decenza sorvoliamo. E
Beat avrebbe scoperto che
non si sarebbe dovuto operare di appendicite: si era trattato di un falso allarme... però non avrebbe comunque potuto mangiare un cazzo fino a Pasqua, perché glielo imponeva la sua religione.
Jena ed Attila avrebbero continuato a lungo a discutere se il '96 sarebbe stato un anno PACCO oppure un anno CALABRESE... ed era troppo presto per sapere chi dei due avesse ragione. Anche Niger avrebbe tanto voluto dire la sua, ma non poteva, perché è muto.
Infine, nonostante le premesse, anche Lyde sarebbe sopravvissuto... e già sapevo che ad Informatica non ci saremmo visti mai. Peccato.
E adesso, stampata anche l'ultima pagina, cioè questa, nulla mi poteva più distogliere dall'atrocità del presente: non avevo un soldo, facevo cagare e ricominciava la guerra, perché l'AntiNaja ripartiva da zero... con l'orale di Analisi2!
Studiatela anche voi, mi raccomando!!!
Oppure, a scelta, partite per NAJA... o fate CALABRIA... o fate PACCO!
Oppure, anche quest'anno, andate tutti nuovamente affankulo.
PS: Nella versione Internet di questo racconto, si ringraziano il
presidente Cops
per lo spezzone di
"Christmas with the yours" (che nella realtà diceva
"peace between Lino and Cecchetto") e
MeemmoW
per l'invenzione del nick
"Zia Phee". Soooooooka!