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CAPODANNO A RONCO - LA TRAGEDIA - CLICCA PER SAPERNE DI PIÙ!
Era il mese di Dicembre e l'anno, come forse le nostre vite, stava per esalare l'ultimo inutile respiro. Ormai rassegnati a passare il Capodanno a casa di Andy a Ronco Canavese, il paese più inculato della Val Soana, avevamo affidato tutti i preparativi per il festone alle capaci mani di Spud, che ad ogni nostra domanda rispondeva con fare sicuro: "Sarà un Capodanno di merda!"

MARTEDÌ 27 DICEMBRE - I RIFORNIMENTI

Per un buon capodanno: alcool, fumo e fighe. Guardandoci negli occhi capimmo subito che il terzo ingrediente non sarebbe stato disponibile, a meno di non abbassarci ai livelli della fame più nera; perciò decidemmo di preoccuparci dei primi due, rassegnandoci all'idea che, se volevamo avere qualcosa, dovevamo comprarla.
Ma anche in questo caso la situazione era tragica: l'incaricato di prendere da mangiare e da bere era Beat, membro di varie associazioni puritane, seguace della setta inquisitoria di Torquemada nonché presidente dell'associazione mondiale per la lotta contro i vizi capitali: alcool e fumo. Non si sa come, riuscì a far andare più di 200 carte SENZA comprare alcolici, eccezion fatta per tre bottiglie di spumante "perché qualche follia bisogna pur farla!"
E così, oltre a versare l'obolo di 16 carte pro capite che Beat ci avrebbe estorto seguendo la sacra regola "ama il prossimo tuo e fagli la cresta!" ci rassegnammo a dover comprare le bevande per i cazzi nostri.
Tuttavia, siccome nessuno di noi, prefigurando la scena: "Ciao mamma sono alcolizzato!", voleva tenerle in casa, ci vedemmo costretti a rimandarne l'acquisto al giorno della partenza.

Abbandonate le fighe e accantonato l'alcool rimaneva il fumo. Contando sulla decennale esperienza del professionista Jena il rollatore, ci recammo ai Murazzi per operare una delicata ed attenta selezione della merce e dei venditori. Neanche scesi dalla macchina un marocchino ci vide in faccia e capì che quello era il suo giorno fortunato: ci rifilò una stecca di fumo lunga dieci centimetri al modico prezzo di 40 carte (che ovviamente per gli amici sarebbero diventate 60) e si dileguò nel nulla.
Inutile dire che, da quando le nostre tasche furono ripiene di sostanze proibite, ad ogni angolo sbucava una volante della polizia che ci squadrava con aria minacciosa. Iniziammo a chiederci se, piuttosto di andare a Ronco, non sarebbe stato meglio passare il Capodanno in galera.

MERCOLEDÌ 28 - I CONTATTI UMANI

Per risollevare il morale delle truppe, Spud ci regalò il primo contatto telefonico dal ridente paesino di Ronco Canavese: "Marok, ohu, senti qua. Beat non esce una sega per la roba da bere, quindi pensateci voi coglioni. Vai tranquo che qua è tutto a posto, penso a tutto io. Non mi richiamare che non ti voglio sentire. Vaffanculo!"

GIOVEDÌ 29 - LE MINACCE

In compenso la genitrice di Beat, insegnante di religione, ebbe la lieta idea di telefonare a mia madre al mattino presto verso mezzogiorno, sapendo che a quell'ora sono in coma irreversibile, per poi esclamare scandalizzata: "Ma lo sai che ci sono dei ragazzi che per Capodanno avrebbero intenzione di comprare e poi consumare dei "superalcoolici"? E sembra che tra questi ci sia anche tuo figlio! Che cosa facciamo? Chiamiamo la polizia?"
Mia madre, con un'aria tra lo sbalordito e l'incazzato, non avendo capito praticamente nulla tranne l'associazione tra me e la parola "superalcoolico" dal suono roboante e sinistro, venne da me e mi disse stronzate per due ore.
Poi, come sempre, di fronte ai miei "Fanculo" si rassegnò a perdere il suo unico figlio.

VENERDÌ 30 - LA DISPERAZIONE

Un rapido censimento ci rivelò che tutto il nostro patrimonio automobilistico si era tragicamente ridotto alla scassatissima 126 di Mingo, sulla quale non c'era posto... per noi. Ovvero: per Ronco Canavese dovevamo farcela a piedi.
Presi dalla disperazione trovammo una pseudo-corriera che partiva da un cesso di vicolo dietro porta Palazzo, meglio conosciuto come il buco del culo di Torino. Lo giudicammo un luogo ideale per consumare il nostro shopping e decidemmo di comprare là le bevande prima di partire.
In serata mi telefonò Sally l'anoressica, la ragazza più affamata della terra, e, dopo avermi chiesto se c'erano ragazzi carini, ripiegò sull'argomento alcolici (le avevo risposto che erano tutti come Spud). Ci disse che, tranqui, sarebbe venuta con noi a comprare da bere insieme ad una sua amica, Betty la Cannata. Già si intuiva che ci avrebbero dato pacco entrambe.

SABATO 31 - ULTIMI RIFORNIMENTI

L'appuntamento era al vicolo lurido ore 16.
Giunti vicino al punto di ritrovo, vidi dal finestrino Jena il rollatore che barcollava con un'aria tra il fumato e l'ubriaco.
Poco dopo arrivò anche Niger, il tipo muto che vuole fare il DJ. Proveniva da una direzione assurda e fissava il vuoto con gli occhi sbarrati, come per chiederci in quale parte del pianeta fosse finito. Lo interpretammo come un segno positivo, così potemmo avviarci verso il Balûn; io e Jena a cercare da bere, Niger a cercare il cappello di Paperoga.

Camminando sul lungo Dora vedemmo un negozio più fatiscente degli altri e decidemmo che era al nostro livello, così lo alleggerimmo di 10 birre da mille lire l'una, una crema di whisky che aveva provato ad essere Beyleys ma non c'era riuscita, e due bottiglie di una sottomarca di champagne.
Tragico, se non per il fatto che facemmo una cresta di 40 carte agli altri coglioni.

PARTENZA

La corriera era piena di tossici, tra cui uno completamente fumato che cantava a squarciagola Rigurgito Antifascista. Ci ricordava molto Spud.
Dovevamo essere una trentina ma ci ritrovammo tragicamente in 6: io, Niger, Jena il rollatore, Axl Rose (un altro fesso che passò tutto il tempo a leggersi il Giornale) e, dulcis in fundo, Sally l'Anoressica e Betty la Cannata. In effetti avevano in programma di darci pacco, ma, non avendo trovato nessun altro sul pianeta che le cagasse, si erano ridotte a venire con noi. Ragazzi fortunati!
Il pacco più bello fu quello della ragazza più schifosa della terra, Fuca, così chiamata perché il suo sguardo ha il potere di rendere diarrea ogni essere umano; ci disse di essere dovuta andare dalla zia in un posto raggiungibile solo con il gatto delle nevi e che non sarebbe potuta scendere fino a primavera.

Arrivati a Ronco incontrammo gli altri: Andy (sarebbe il padrone di casa, ma probabilmente non gliel'aveva ancora detto nessuno), Mingo e Beat (addetti alla cucina, stavano abortendo roba che nessuno avrebbe avuto il coraggio di mangiare), Fuhrer il Nazista (un pazzo adoratore di Hitler), Mister Hyde (un coglione che nessuno conosceva e che dopo 10 secondi si sarebbe andato a imboscare con una sottospecie di cesso, sparendo dalla circolazione per sempre) e altri handicappati che non ci hanno neanche cagato. Ah, sì, c'era anche Spud, che era già fatto.

LA CACCIA AL TESORO

Non ci volle molto per capire che, se fossimo rimasti dentro, la casa da lì a poco avrebbe iniziato a prendere fuoco, così Andy spinse gli efficientissimi organizzatori (Beat e Mingo) a farci affrontare una gara di sopravvivenza: la caccia al tesoro.
Solo pochi fortunati avrebbero potuto vedere il 1995 e, se eravamo lì, tra di noi di fortunato non c'era nessuno.

Dopo averci fatto camminare per un'oretta a dieci gradi sotto zero, con indizi da andare a prendere su ponti che stavano per crollare ed altri in fondo a burroni, Mingo intuì che l'ammutinamento era vicino e mise a disposizione la sua potentissima 126, un portentoso ritrovato della tecnologia che dimostrò tutto il suo vigore quando, dopo avere fatto una volta la strada che avevamo fatto noi dieci volte a piedi, esalò l'ultimo respiro e morì. Fu la prima vittima del Capodanno.
Comunque, imbrogliando di qua e di là, la squadra che comandavo vinse e ricevemmo il grande premio: una scatola di cioccolatini. Dopo averli infilati uno per uno su per il culo agli organizzatori in segno di stima, ci attaccammo alle amiche bottiglie, finché non ci dissero che il mega-cenone era pronto.

IL PRANZO E IL BRINDISI

Gli antipasti si rivelarono presto non commestibili, così diedero origine a una guerriglia nella quale vennero usati come armi chimiche, rivelandosi letali. Tutto il resto del lauto pasto si rivelò consistere in un piatto di spaghetti semirigidi, un'aringa, che fummo costretti a tirare fuori dalla finestra per non morire soffocati, e la torta abortita da Mingo, che nemmeno lui osò mangiare. Passammo il resto dell'anno a chiederci come cazzo aveva fatto Beat a spendere 200 carte.
Comunque, allo scoccare della mezzanotte allagammo la casa con lo Champagne e ci attaccammo alle birre, finché non prevalse il nostro istinto più macabro.

IL CIMITERO

Ispirati da Fuhrer il Nazista, che disse: "Chi va al cimitero a Capodanno ci rimane tutto l'anno", ci recammo al cimitero di Ronco, la parte più allegra del paese.
Dopo avere augurato il buon anno ai trapassati e avere cercato qualche osso da rosicchiare, uscimmo fuori in religioso silenzio, finché un urlo non squarciò la pace della notte: "C'è una troia nuda!" gridò Spud esplodendo di gioia.
Ci voltammo di scatto verso la sottostante cappella e vedemmo vicino al crocifisso illuminato, proprio sotto al riflettore, una giovane donna dai facili costumi come natura l'aveva fatta, che, accortasi di essere al centro delle attenzioni di una decina di giovani allupati, si dava alla fuga.
Un'ispezione successiva rivelò che non c'erano goldoni. Rimanevano due possibilità: o c'era un'altra lesbica, oppure la troia era da sola e si masturbava davanti al crocefisso.
Immersi in questo dubbio tornammo a ciò che rimaneva della casa.

LA CANNA

Una volta dentro, ci rendemmo conto che la compagnia si era inequivocabilmente divisa: al piano di sotto Axl Rose, Mingo, Beat, Mister Hide e Fuhrer il Nazista si radunarono intorno al gioco da tavola più palloso dell'universo: Axis and Allies.
Al piano di sopra Niger l'Iguana, Sally l'Anoressica, Betty la Cannata, Spud il Picio, Andy il Coglione e Jena il Rollatore, nonché ovviamente il sottoscritto, stavamo lietamente allestendo i preparativi per festeggiare l'anno nuovo con un calumet della pace.

Stupito della nostra assenza, Beat venne a vedere se avessimo bisogno di qualcosa, pensando forse che stessimo recitando il rosario, ma trovò l'ignaro Jena che rollava la canna e noi che gli facevamo segni disperati di imboscare il frutto del peccato. Per un attimo i suoi occhi furono ripieni di orrore, ma ben presto ritornò di sotto, probabilmente a pregare per le nostre anime o a purificare il suo corpo con gli avanzi dell'aringa defenestrata.

La canna fu l'unica cosa positiva della serata, per una volta avevamo investito bene i nostri risparmi. Finimmo l'ultimo giro che erano le quattro e la serata raggiunse il suo apice.
A questo punto i ricordi si annebbiano vaghi nella malinconica poesia di quei magici istanti, le note dei Doors riecheggiavano nelle mura sporche di merda e l'intenso odore di canna isolava le nostre narici dall'acre fetore di Andy; e, quando l'abbiocco rischiava di prender posto all'oblio, ciò che rimaneva delle nostre menti era a tratti ridestato dai "Fottiti" di Andy e dai "Fanculo" di Spud.
Ogni tanto in mezzo ai densi vapori scorgevamo la figura di Beat, che veniva su a vedere se servisse un dottore, o magari un confessore; a volte ci pareva di sentire anche Mingo che, strimpellando la sua cazzo di chitarra, cercava di guidare le nostre anime fuori dal tunnel del Limbo; ma, a testimoniare il fatto che al piano di sotto la vita proseguiva, ogni tanto riuscivamo a percepire lontana la voce di Fuhrer il Nazista, che parlava col fuoco del camino scambiandolo per il forno crematorio di un lager e diceva: "Sì, ti riempirò!".

Andy si addormentò quasi subito, così provammo a dargli fuoco per vedere se era ancora vivo; tre quarti del suo corpo vennero carbonizzati senza la minima reazione da parte sua. Ormai era chiaro, ce l'eravamo giocato.
Certo, la cosa un po' ci spiaceva, perché i morti puzzano, ma le nostre speranze furono presto infrante quando a un calcio nei coglioni rispose "Fanculo" e, quando sentì dire che Niger aveva sboccato sul pavimento di camera sua, disse: "Così non va, ragazzi!"

IL RITORNO E GLI ADDII (per sempre)

Senza accorgercene ci eravamo abbioccati. Per fortuna alle 8 salì Axl Rose, che aveva appena finito di perdere ad Axis and Allies, e ci svegliò.

Io, Axl e Jena il Rollatore prendemmo al volo la corriera delle 9 (l'altra se c'era partiva alle 17) ma, arrivati a Pont, un paesino a fondovalle, l'autista ci annunciò con fare beffardo che il suo lavoro era finito e che per Torino dovevamo farcela a piedi. Ci vennero a prendere i genitori di Jena dopo due ore passate in un bar di merda, mentre Axl Rose continuava a rileggere il Giornale che aveva comprato il giorno prima e Jena ed io cercavamo di capire come cazzo avessimo fatto ad arrivare fino al 95. Fummo i primi tre a tornare a casa (vivi).
Anche Sally l'Anoressica e Betty la Cannata avrebbero dovuto partire con noi, ma Spud non volle svegliarle perché si fermassero a lavare i piatti.
La macchina di Mingo ormai era morta. Tuttavia, siccome la strada da Ronco a Pont é in discesa, Mingo pensò bene che si poteva fare a motore spento, e Beat e Niger pensarono bene di andare con lui. Il risultato fu che spinsero la macchina per 13 chilometri da Ronco a Pont e poi arrivarono a Torino in autostop.
Affermano di avere visto a Pont anche Sally l'Anoressica e Betty la Cannata, nessuno sa come ci siano arrivate, né se le rivedremo mai più.

Andy rimase a Ronco a contemplare le rovine di casa sua e decise di passare il resto dell'inverno sulle montagne, dove ormai è conosciuto come l'essere più handicappato delle Nevi.
Per quanto riguarda Spud nessuno sa più niente di lui. Ci sono voci che lo vogliono vivo in un ospedale psichiatrico, altre che lo dicono in cura a San Patrignano, altri sostengono che abbia cambiato sesso e faccia la troia in corso Massimo, ma l'ipotesi più accreditata è che abbia finalmente realizzato il suo sogno, morendo di AIDS ad Amsterdam tra le braccia di una puttana con una siringa conficcata nel culo.
Anche questo è amore.