IL RISVEGLIO
"CACCA!".
Fu la prima parola che mi capitò di sentire... la prima che io ricordi, perlomeno. Quindi, con la dovuta lentezza, dischiusi un occhio, poi l'altro, poi guardai l'ora:
era quasi l'una...
ma sì, potevo alzarmi.
Choo, intanto, continuava a parlarmi della sua cacca: l'aveva fatta alle 11:30 ed era ancora felice!
Ma era davvero una BELLA cacca!!!
E va be', salii sul terrazzo a ritirare i costumi e i
"salviettoni", stesi là perché asciugassero sotto a un cielo griiiiigio buuuuuio e skifoso. Da quando avevamo fatto l'alba con GRUMO, andava così. Peccato.
In un secondo momento, prestando la massima attenzione alle più sottili increspature di quella strana anomalia chiamata realtà, mi accorsi di non essere solo: c'era anche
Matteo!
Era lì da chissà quanto, non parlava... e fissava il nulla.
Strano posto il tetto del Corallo: non sai mai che ti può capitare.
"Quei due dormono... - disse
- E io non so che cosa fare..."
"Vieni con noi in spiaggia!"
"Mh..."
Scesi di sotto con costumi e
"salviettoni", rientrai nella stanza e non feci in tempo a dire nulla, che Choo urlò:
"CAFFÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ!!!"
QUELLI CHE ASPETTANO SCHOPENHAUER
Grazie al caffè di GROSSI COLPI, il tempo volse al bello... infatti, la spiaggia sembrava
un CARNAIO!
Per fortuna, trovare posto non fu un problema, perché
c'era GRUMO... quindi TERRA BRUCIATA.
Per temperatura, limpidezza e odore, l'acqua del mare ricordava un succulento minestrone, che tra l'altro si accostava molto bene con gli scleri autistici di GRUMO, perché la notte precedente NOI gli avevamo fatto fare l'alba e quindi adesso LUI era stanco e aveva sonno e blablàblablablà gnegnégnegnegné!
Avevamo fatto qualcosa di buono nella vita.
Poi arrivarono i tre dispersi e andammo da Diversamente MariaSole, perché nel 2006 c'era pheega.
Nel 2017, passammo l'intero pranzo ad impilare
torri di oggetti antiGRUMO...
ed alla fine, per lo shock, l'autistico decise di ordinare un caffé in ghiaccio, alla salentina.
Stava GUARENDO!!!
Forse.
Impaurita dalla notte che l'attendeva, in camera con SCHOPENHAUER, la giovane
Len chiese a GRUMO di fare cambio di stanza... e gli PAGAVA il disturbo!
"Col CAZZO! - rispose GRUMO
- Dovrei spostare tutta la roba!"
"Dai, GRUMO!!! Franz Crack e Matteo tra poco vanno via, MeemmoW fa pacco e arriva SCHOPENHAAAAUER! Non voglio stare in camera da sola con SCHOPENHAAAAAAUEEEEER!!!"
"CAZZI TUOOOOOOOOOOOOI!!!"
"Ma mi fate dormire da SOLA con SCHOPENHAUER??? Dai!!! GRUMO, vieni a dormire
con noi e molla la singola, così dormi GRATIS! O, meglio ancora, la lasci a Schopenhauer, paghi meno e dormiamo assieme nel lettone!"
"E devo SPOSTARE la mia roba? VAFFANKULO!"
Per la cronaca: Len a me non chiese nulla!
Ero fiero del risultato.
Comunque, era l'ultimo giorno di PercFest 2017... o forse di PercFest e basta.
Quindi, anche il
Maestro Ellade Bandini
era in gran forma:
"De André manca a tutti noi... - disse
- Anche se rompeva i COGLIONI!"
Un paio di minuti più tardi:
"Mi raccomando, non dite parolacce: ci sono dei bambini!"
Sì, i
"bambini" erano gli stessi coi quali avevamo cantato per tutta la notte
"CACCA CULO!".
E va be', mi gustai ancora i seminari di
Giorgio Palombino
e
Pier Paolo Ferroni,
poi si fecero le sei: era tempo di salutare
Matteo e Franz Crack
e raccattare Schopenhauer in stazione.
LA CALATA DI GENNOSUKE ASTEMIOTO
Con un modesto ritardo di un quarto d'ora, Sputo si fermò a Laigueglia... e, prima di ripartire, attese pazientemente che
il passeggero più anziano
riuscisse a scendere dal treno.
Fu un'impresa non da poco... ma anche la discesa sull'Aurelia ebbe il suo perché.
"Dottore! Dottoreeeeeeee! Aspettami, mi fanno male le ginocchia, dottoreee!!!"
Non vedevo l'ora che Gennosuke Astemioto sparisse dal corpo di Schopenhauer e la smettesse di rompere i coglioni... quindi,
per prima cosa, lo accompagnai a fare il BANCOMAT.
Poi andammo al Corallo... a lasciare documenti e valigie.
"Ma questa è AL LIMITE DELLA LEGALITÀ!" esclamò la signora Corallo, fissando la
carta d'identità di Schopenhauer... che poi era la stessa di Gennosuke Astemioto.
Per assurdo, non si riferiva alla foto sul documento (che ovviamente non gli somigliava più...), ma allo stato di conservazione:
era quasi strappata in due, stava insieme per un puntino!
Poi cercò
le chiavi... che però NON C'ERANO: LE AVEVA PRESE LEN!!!
Per fortuna, ne esisteva un'altra copia... altrimenti avrebbe dovuto dare a SCHOPENHAUER il passepartout che apriva tutte le camere dell'albergo. Sarebbe stato divertente.
"Domattina, potete lasciare la stanza quando vi pare... - disse la signora Corallo
- Anche a mezzogiorno! Tanto me ne serve solo una, che è la singola! Ma non ci siete voi, c'è il vostro amico: lui si dovrà alzare presto!"
Era
GRUMO!!!
E tutto perché NON aveva voluto spostarsi nella camera di Len!
SOOOOOOOOOOOOOOKA!!!
"Ah, solo una cosa... - continuò
- Non ho potuto entrare nella stanza, perché i Vostri amici l'hanno lasciata alle DUE di pomeriggio... quindi non ho fatto le pulizie, non so in che stato la trova!"
"Ma va bene lo stesso! - commentai, sorridendo
- Figuriamoci se..."
"Ehm... no, be'... - rispose l'handicappato
- Se fosse possibile pulirla, sarebbe meglio..."
Minchia, GENNOSUKE! Che PALLEEEEEEEEEEEEEEE!!!
La signora Corallo salì le scale, seguita a ruota da Schopenhauer.
Come ampiamente previsto,
ci mise di meno lei a pulire che Gennosuke Astemioto a salire due piani di scale, con la valigia.
Una volta sistemata la roba, Gennosuke ritornò in corridoio ed iniziò a parlare.
Devo dire che fece effetto: entrai subito nel cesso, chiusi la porta ed iniziai a CAGARE... mentre Gennosuke, da fuori, andava avanti a parlare.
Col culo più leggero, ritornai in camera, mi cambiai di macchina foto... e Gennosuke andava avanti a parlare.
Salii sul terrazzo a stendere costumi e salviettoni... e Gennosuke andava avanti a parlare.
Scesi le scale, mi diressi verso piazza Marconi... e Gennosuke non smise mai di parlare: ad un certo punto, mi voltai ed
era un puntino all'orizzonte... e stava ancora parlando! Peccato.
GUERRA ALL'ULTIMO SANGUE
Alle ore 19:30, piazza Marconi non era ancora transennata e sul palco c'era ancora il soundcheck: stavolta era il mondo ad essere in ritardo!
Tirai un sospiro di sollievo e mi svaccai ai tavolini della Coenda a bere, con Ellade, GP e... - udite udite -
Vale!
Ebbene sì: c'era anche lei!!!
GP passò il tempo a raccontarle del fischio allucinante che, fino a quel momento, aveva inquinato l'audio di due serate su tre... ed entrambi convenivano che ai loro tempi non era così.
Erano belli!
Subito dopo, una non meglio precisata presenza femminile spuntò dal palco... quindi la fotografai al volo, perché i posteri sappiano
quali prodigi capitavano nel 2017 sul palco del PercFest!
"Marok, ma tu hai il teletrasporto! - commentò GP
- Mi volto da una parte e stai bevendo al nostro tavolo, mi volto dall'altra e sei sotto il palco a fare foto, mi volto ancora e stai parlando col ragazzo alle transenne... ma come fai?"
"Ciao! - disse Vale, che non aveva sentito nulla
- Ora vado a buttarmi in acqua! Ho già chiesto il panino, tra cinque minuti torno, lo mangio e vedo il
concerto!"
E sparì.
"Dicevi, GP?"
"No, niente..."
Pochi secondi dopo, misero le transenne e
le sedie, ma
erano molte meno delle altre sere.
"Perché avete meno sedie?" chiese il signor Coenda.
"Perché CE LE HANNO FOTTUTE!" rispose, testualmente, l'Assessore.
Choo e GRUMO, intanto, erano riusciti a dribblare le transenne semplicemente curvando lo
spazio tempo: era un trucco banale, eppure funzionava sempre.
Schopenhauer, invece, non ne aveva bisogno: gli bastò puntare il suo superpotere verso il palco... ed era fatta.
Vale, infine, tornò indietro nel tempo previsto, così poté mangiare il panino e bere un mojito, entrambi sfornati in quel preciso istante.
A quel punto, solo un finale era possibile: Schopenhauer si sedette di fianco a Vale... ed iniziò a parlare.
Più divertita che infastidita, la giovane donna lo fissò a lungo... poi gli chiese:
"Ma TU... che fai nella vita?"
L'intera piazza scoppiò a ridere, mentre l'anziano per un attimo si chiuse in un innaturale silenzio: in tutta la giornata, era il primo momento in cui stava zitto.
Poi rispose:
"Io... sono un SOCIOLOGO della NOTTE!"
Sulla parola
"NOTTE", alle 20:20 in punto, si aprì il varco... e
schizzammo sulle sedie! Solo un picosecondo di ritardo e saremmo stati fottuti: la piazza si riempì SUBITO.
Del resto, la domenica è così: c'è meno gente del sabato, ma è tutta incazzata... chissà perché, poi... e per i posti è GUERRA.
L'eroe indiscusso della serata, però, fu
un GABBIANO:
fece la carica come tutti gli altri,
riuscì ad occupare una sedia e NON volle saperne di cedere il posto. Quindi, accadde l'incredibile:
il VEEEEKKIO scese di casa,
gli si buttò contro ed iniziò ad inseguirlo per tutta la piazza.
Erano entrambi lentissimi e, soprattutto, fastidiosi... erano la coppia vincente!
Dopo tutto ciò, apparve finalmente Len.
Con calma, tanto non c'era fretta: ci stavano solo SQUARTANDO per avere il suo posto!
Ed il concerto poté iniziare.
JAZZ
Alle ore 21:30,
Djenkady Ensemble: Daouda Diabate (djembe, doum doum, tamani, kora, 'ngoni, balafon, danza),
Souleymane Diabate (balafon, djembe),
Bassirou Sarr (doum doum, sangban, kenkeni),
Souleymane Tienon (djembe),
Kassoum Kienou
(djembe, doum doum),
Kadi Coulibaly (canto e danza).
L'inizio era un po' deludente: tanto fumo e niente arrosto.
Poi, all'improvviso, si accesero e sfoderarono un tiro pazzesco.
La scena più epica, tuttavia, accadde a mezz'ora dall'inizio: il Capo stava per salire sul palco, perché
pensava che avessero suonato l'ultimo brano! Invece, era
una finta chiusura... ed il Capo tornò precipitosamente indietro.
Fu un bel momento.
Alle ore 22:25, ebbi la conferma: quello che avevo visto durante il soundcheck non era un miraggio!
Catturando l'attenzione del pubblico jazz più di quanto non avessero fatto tutti i musicisti, la giovane donna iniziò ad arrampicarsi sulle tende che pendevano dal palco, a tempo di musica. Si chiamava
Nadege Barbera,
era nata a Laigueglia ed era una ballerina professionista... infatti, fu la sua abilità tecnica a colpire il pubblico.
Questo, almeno, il pensiero di un noto critico di coreografia che sedeva vicino a noi: bentornato, Schopenhauer!!!
Più che i commenti dell'anziano, vorrei che passasse agli atti
la reazione di Choo: "Ooooh, non è un ballo erotico!", pronunciato esattamente quando Nadege si passò la tenda tra le gambe.
Solo quando la giovane lasciò il palco, il mondo notò che
qualcuno, alle sue spalle, aveva montato una batteria... e NON se n'era accorto nessuno: nemmeno Choo!
Peccato.
Gli altri strumenti, però, non erano ancora pronti... così
il Capo chiamò sul palco
Gilson Silveira,
perché improvvisasse un solo col Pandeiro!
Bravo Gilson, per carità... però Nadege aveva in più quel nonsoché.
Alle ore 22:35, salì sul palco il
trio Correnteza, col clarinetto di
Gabriele Mirabassi,
la chitarra di
Roberto Taufic e la voce di
Cristina Renzetti.
Il più assurdo dei tre era sicuramente il clarinettista, perché si alzava dalla sedia quando produceva note acute e si risedeva quando faceva note basse... in un certo senso, era un
equalizzatore umano.
Nella tonalità media, invece, generava note lunghe in crescendo... quindi aveva il timbro di un LARSEN!
Troppe emozioni minarono il fisico già provato del vecchio Gennosuke... che verso le 23:00
tornò in
albergo.
A CAGARE!
Sì, lui faceva sempre così: non si fidava a cagare in bagni che non fossero il suo: non era igienico!
Comunque, al suo posto si accomodò un veeeeeeekkio... che era sicuramente più in forma di lui.
Il clarinettista, intanto, raccontò di un viaggio in Brasile: era notte e, tutto intorno, era buio completo. Sapeva che stava attraversando una periferia di favelas, quindi non vedere NULLA metteva paura!
Ad un tratto, però, si accorse che dal buio veniva fuori della musica: era gente che cantava e suonava nelle favelas, per vincere la paura del buio:
"Si sentivano insieme per spaventare il buio!"
Mi stava simpatico: aveva capito una delle regole fondamentali della vita, cioè che
la notte è fatta per fare CASINO.
Alle 23:10, sul palco apparve un sestetto... che era una figata! Avevano un nome facile facile,
Helga Plankensteiner Sextet,
e sfoderarono un tiro pazzesco, che avrebbe resuscitato un cadavere persino ad Andora.
I sei erano
Helga Plankensteiner (sax, clarinetto e voce),
Hannes Mock (trombone),
Glauco Benedetti (tuba),
Michael Lösh (piano) e
Paolo Trettel tromba... tranquilli, lungi da me diventare ripetitivo! Comunque, beato lui.
"Non siamo un gruppo jazz tradizionale! - disse Helga
- E spero che la polizia del jazz non sia qua...
altrimenti ci arrestano!"
Forse aveva ragione, forse no... comunque, coi loro suoni, la piazza si accese!
Mentre la gente lottava contro le sedie per poter ballare, risuonavano le parole di
"Moritat", una delle mie arie preferite dell'Opera da Tre Soldi! Ovvero,
una delle tante cose che non avrei mai conosciuto se non l'avesse cantata Elio...
al pari degli Area, nel '99, e dello stesso PercFest.
Naturalmente, non tutto era vivace: anche loro, ad un tratto, citarono l'Adagio di Albinoni! A quanto pare, era la moda del 2017... e, devo dire, suonato da loro ci stava da Dio!
Alle ore 0:21, tutti i musicisti salirono sul palco... e, come sempre, fu la volta di
Dream, che ci sarebbe rimasta in testa fino al prossimo PercFest.
AFTER IN LEVARE
Cessata la musica, schizzammo direttamente all'
Albatros!
Per una volta, eravamo nel posto giusto al momento giusto: ci eravamo seduti in prima fila quando ancora non c'era NESSUNO! E
la jam, davanti a noi, prese vita.
La musica era travolgente.
Di fianco a me,
Schopenhauer ballava da seduto: si era alleggerito dopo la cacca, aveva finalmente bevuto qualche bicchiere... quindi era felice. Finalmente!
Insomma, tutto andava a gonfie vele, senonché il maestro
Ellade Bandini iniziò a farmi segni strani dal dehors. Non capivo, quindi uscii fuori... ed Ellade, in disparte, mi squadrò in modo severo e mi disse:
"Marok, BATTI IN LEVARE!"
Boh... non so che senso potesse avere, ma non c'erano motivi per non accontentarlo! Tanto più che, grazie al cielo, in quel momento la jam era in un banalissimo quattro quarti.
"Hm..." disse il maestro osservandomi.
In un mondo perfetto, avrebbero iniziato un tempo dispari... magari potevano
suonare Pagàno!
Invece, la jam proseguì in quattro quarti... ed Ellade, appurato che sapevo andare a tempo, mi disse:
"Ma allora... perché LUI si muove in quel modo?"
Era SCHOPENHAUER!!!
"Ma no... sta solo ballando da seduto!!!"
"Ah, ma LO CONOSCI?"
"Ma sì, certo..."
Il Maestro sorrise e mi fece segno di seguirlo al tavolo con Gilson e Palombino: a quanto pare,
era in corso una tavola rotonda e l'argomento del giorno era... SCHOPENHAUER!!!
E la cosa bella era che non aveva ancora fatto assolutamente NULLA: così, a istinto, sulla fiducia!
"Anch'io lo conosco! - disse Gilson
- Lo incrocio spesso perché ho la sala prove in via Maria Vittoria, sotto la chiesa di San Filippo... e lui passa e mi saluta! Dice che fa parte di una compagnia teatrale che si ritrova da quelle parti, ma... fa l'attore?"
"Sì... - risposi
- Ed è anche sociologo della notte!"
La definizione piacque, così brindammo alla sociologia notturna ed al suo massimo esponente, che non si era accorto di NULLA!
Anzi, è bene che non lo sappia: non mettetelo su Internet.
IL LUNGO CAMMINO VERSO SIRÒ
La jam terminò verso le tre, quindi ci incamminammo verso Sirò... con la sola eccezione di Len, che restò nel dehors dell'Albatros a caccia di autografi.
Solo 200 metri ci separavano da Sirò, ma quanto ci voleva ad arrivarci con Schopenhauer?
Pochi minuti, oppure tutta una vita... a seconda di quello che capitava lungo la strada.
Per esempio, di fronte al Saloon, poteva capitare di incontrare della pheega. Ma noi siamo superiori a queste cose! No?
Dopo innumerevoli tentativi di eradicazione, apparve chiaro che non c'era verso di delocalizzare Schopenhauer, nemmeno operando un genocidio; così, lo abbandonarlo in Paradiso e ce ne andammo affankulo da Sirò.
Senza di lui.
Peccato... per il portafoglio.
Lungo la strada, però, ci raggiunse Len... correndo! Non riusciva a credere che non fossimo ancora arrivati da Sirò, ma soprattutto era successa una catastrofe... enorme!
"DOBBIAMO FARE QUALCOSA, SUBITO! - urlò Len, preoccupatissima - C'è Schopenhauer in mezzo alle... MINORENNI!"
"Sì, l'abbiamo lasciato là con la pheega, davanti al Saloon!"
"MA VI RENDETE CONTO??? DOBBIAMO TIRARLO VIA DI LÌ!"
"E perché mai?"
Len sbuffò e tornò indietro, da sola, perché voleva assolutamente sradicare Schopenhauer dalle 2000! Ovviamente, non ottenne alcun risultato.
Quindi, non vedendola tornare, andammo anche noi al Saloon a goderci la scena: Schopenhauer IN PARADISO, felice come non mai, nel baricentro di una compagnia di ragazzine bellissime ed allegre, che lo guardavano divertite... quasi fosse un animale da circo.
In tutta quella compagnia, c'era solo un maaaaskio... che fu l'unico ad accorgersi della mia presenza. Quindi, dopo un po' che mi fissava, disse: "Tu che fai nella vita?"
Riassumendo, una sola persona mi aveva rivolto la parola: l'unico maaaaaskio.
"Informatica..." dissi, tanto non avevo niente da perdere.
"Ah... - rispose - Io avrei voluto fare medicina e chirurgia, ma mi hanno segato al test. Del resto, eravamo in 3000... per 350 posti!"
"E quindi, che hai fatto?"
"Sto facendo chimica! Almeno mi tengono buoni gli esami!"
"Ah, dai! Anche tu Scienze MMFFNN! Ma a settembre riprovi il test?"
"Certo! - disse il giovane - Voglio fare il medico!"
Contemporaneamente, alle nostre spalle, Len e Choo stavano parlando tra loro degli One Direction.
Tutto questo era bellissimo!
Comunque, dopo svariati tentativi, riuscimmo a convincere Len a lasciare Schopenhauer al Saloon e la portammo a bere da Sirò.
"Ma siete sicuri di lasciarlo lì? Ma vi fidate? E se fa casino? Avranno DICIASSETTE ANNI..."
Eh sì, avranno avuto 17 anni... forse 16. A me però aveva rivolto la parola solo un maggiorenne. Maaaaskio.
PiombinoKastrox.
SCHOPENHAUER E LA SORPRESA DI SIRÒ
La prima frase che ci rivolsero i signori Sirò fu:
"E SCHOPENHAUER???"
La seconda fu:
"NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!"
Arrivare così vicino al risultato e PERDERE, negli ultimi 100 metri... che peccato.
Quando i signori Sirò erano già pronti a terminare la serata con le nostre misere, magre e tristi ordinazioni,
Schopenhauer entrò trionfante dall'ingresso principale... e
si infilò dietro il bancone dei signori Sirò,
preso benissimo!
"QUANTA PHEEGA DOTTORE QUANTA PHEEGAAAAA!!! VIVA LE DUEMILAAAAAA!!!"
"Viva! - risposi
- Beviamo!"
"YEEEEEEEEEEEEEE!!!"
Urlando, canticchiando e saltellando sulle sue ginocchia, perfettamente sane, Schopenhauer iniziò ad ordinare giri di shottini per tutti, ma soprattutto per il suo idolo:
Gilson Silveira!
No, non era un miraggio: all'improvviso Gilson era davvero sbucato da Sirò, era arrivato seguendo il casino!
Nel posto giusto al momento giusto.
Dopo vari tentativi andati a vuoto, i signori Sirò decisero di lasciare Schopenhauer dietro al banco... tanto era innocuo! Pensavo lo stesso della Appendino.
Dopo il quinto giro di shottini, Schopenhauer iniziò a farneticare, tessendo le lodi di tutti i locali di
Laigueglia. Sì, perché lui li ricordava tutti, uno per uno.
Ad esempio, c'era
Pane Club (che era l'evoluzione di Panem, che in realtà era Pacàn), il
Già visto che non sapevi (che era La Coenda) e
Se ci fosti voffi (che sarebbe
"Se ci foste voi"... che forse era Sirò, ma alla fine non si è capito).
Schopenhauer raccontò ai signori Sirò tutta la sua vita, dall'infanzia fino alla carriera scolastica, culminata col diploma di dirigente di comunità. Poi elencò tutti i motivi per cui
i signori Sirò erano i suoi salvatori della notte, sottolineando che gli voleva bene... ma tantissimo!
Buona parte di questo discorso venne pronunciata dietro al bancone, perché era una posizione che gli piaceva.
Poi, Schopenhauer volle esplorare anche i divanetti: tutti, uno per uno, a prescindere che ci fosse o meno qualcuno seduto sopra. Tanto la gente era sempre felice: chi poteva essere triste in una notte come quella?
"Eh? Dottoreeeeeeeeeeeee!!!"
Infine,
gli venne voglia di ritornare al Saloon a fare l'alba con le 2000.
GROSSI COLPI!
Non da solo, però: voleva che venissimo tutti... anche i signori Sirò.
"Noi andiamo tutti a dormire! - mi disse Choo
- Gli badi te?"
"Boh... ok!"
È un porco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.
"Dai, paga! - dissi a Schope
- Andiamo dalle 2000!"
UNA COSA sapeva fare... almeno che facesse quella!
"HO FINITO I SOLDI, DOTTOREEEEEEEE!"
"Come hai finito i soldi?"
"Ho finito i soldi! Sì! Sai... prima ho offerto da bere alle fanciulle e..."
"Ma non ci credo! Mi vuoi dire che HAI GIÀ FATTO FUORI TUTTI I SOLDI CHE HAI
PRELEVATO AL BANCOMAT?"
"SÌÌÌÌÌ!!! DOTTOREEEEEEEEEE!!!"
Schopenhauer aprì il portafoglio: c'era ancora parecchio, grazie al cielo, ma comunque NON bastava.
Non ci potevo credere, cazzo!
"Ma perché ti agiti così, dottore? Posso pagare col bancomat!"
"No, coglione! Sirò non prende bancomat... lo sai benissimo!"
"E allora? Come facciamo?"
In tutto ciò, la faccia dei signori Sirò era meravigliosa. Combattuti tra la risata e lo shock, alla fine ci fecero un po' di sconto:
mancavano 20 euro e, per la prima volta nella storia,
li dovetti tirare fuori di tasca mia! PiombinoKastrox.
"Poi però andiamo a fare il bancomat eh?"
"SÌÌÌÌÌÌ!!! DOTTOREEEEEEEE! DOTTOREEEEEEEEEE! FACCIAMO L'ALBA, DOTTOREEEEEEEEEE! LA PHEEGA!!! LE DUEMILA!!! GROSSI COLPI!!!"
I COLORI TRASPARENTI DEL BUIO
In giro non c'era NESSUNO. Le 2000 erano sparite, così come
qualunque altra forma di vita, compresi maaaski, veekki e cani.
Restavano solo i gabbiani, che però erano tristi perché non avevano magliette su cui CAGARE: l'autistico GRUMO era già andato a dormire.
Persino il chioschetto dei GROSSI COLPI era CHIUSO, come tutti gli altri locali.
L'orizzonte però iniziò a colorarsi di rosso... ed erano appena le quattro e mezza! Sarebbe stata una giornata limpidissima: fa sempre così, quando andiamo via.
Lo spettacolo del mare, del silenzio e del cielo che cambiava colore era
splendido... uno degli spettacoli più belli di madre natura, dopo le 2000.
Quindi, Schopenhauer disse che gli scappava da CAGARE.
Avevo il terrore che volesse tornare al Corallo, perché la serata sarebbe finita... ma era un falso allarme: non era Gennosuke Astemioto... era Schopenhauer!!!
Sì, avete intuito giusto:
Schopenhauer si tirò giù i pantaloni ed iniziò a CAGARE in strada, però vista mare, di fronte al chioschetto dei Grossi Colpi.
Era uno spettacolo impressionante nella sua bellezza... eravamo oltre lo
strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde: lo stesso corpo era realmente posseduto da due entità distinte!
Gennosuke Astemioto era un signore anziano, pieno di fobie igieniste e di dolori, che si risvegliava tutti i pomeriggi in un corpo massacrato, mangiava solo in bianco e solo in locali
"puliti", stava lontano dalla gente per paura che gli urtassero le ginocchia, non prendeva mai pullman per evitare la folla e si
SKIFAVA dal cagare nel cesso di un bar, perché chissà chi ci va! Non è
"pulito".
Per fortuna, bastavano un paio di bicchieri per spegnere il cagacazzo e risvegliare l'alter ego SCHOPENHAUER... che si ficcava in bocca pezzi di cibo raccattati da terra, attaccava bottone con tipe orrende accompagnate da tizi palestrati ed incazzati e si tuffava nella folla tenendo cinque bicchieri pieni fino all'orlo, riuscendo sempre ad arrivare in prima fila! E poi, dulcis in fundo, CAGAVA in mezzo alla
strada.
Purtroppo, non passava nessuno:
ero l'unico spettatore! Peccato.
Oltretutto, Gennosuke Astemioto non si ricordava nulla di quello che succedeva al suo corpo durante la notte: in caso di bruciori, si sarebbe genericamente lamentato del buco lasciato dal precedente governo.
Terminata la cagata, ritornammo verso il molo, di fronte all'orizzonte rosso fuoco... e Schopenhauer si attaccò al telefono.
Mentre inviavo l'sms di
"Buongiorno!" al Favone Grassone, che si alzava per aprire l'edicola,
Schopenhauer chiamò tutte le puttane che aveva in rubrica, tutte, una per una,
per il gusto di svegliarle... ma stranamente NESSUNA gli rispose.
No, neanche il Favone mi rispose... non era più quello di una volta. Peccato.
Schopenhauer, quindi, passò alle altre voci della rubrica.
Al centesimo tentativo, quando ormai era arrivato agli scarti degli scarti, gli rispose un amico, rigorosamente maaaaskio, che scoppiò a ridere e gli disse:
"USA LA MANO!!!"
E attaccò.
Quindi, ci incamminammo verso il molo ed
incontrammo un vecchio che portava a spasso il cane.
Però non era il Veeekkio... era un collega.
"Beati voi che siete in salute... - disse il vecchio...
- Io sono malato!"
"ANCH'IOOOOO! - urlò Schopenhauer
- IO SONO PIÙ MALATOOOOOOO!!!"
La cosa divertente era che aveva ragione: il vecchio camminava benissimo.
E va be', avevamo un appuntamento: erano le cinque e mezza ed il sole stava per sorgere! Così, ci incamminammo sul
molo deserto... quando una voce alle nostre spalle ci riportò alla realtà.
Schopenhauer si voltò:
lo stavano disperatamente chiamando tre maaaaski belli grossi ed una tipa obesa... e chiaramente non aveva idea di chi potessero essere.
Iniziai a temere il peggio: erano il suo target.
"EEEEEEEEEEEEEHI! NON TI RICORDI DI NOI?"
Gli corsero incontro, velocissimi... ero pronto a chiamare il 118.
Schopenhauer sorrise e
gli saltarono letteralmente addosso, abbracciandolo.
Sembravano felici!
Tirai un sospiro di sollievo.
A quanto pare,
avevano fatto l'alba con lui nel 2015... ed erano riusciti a riconoscerlo, nonostante il peggioramento!
In effetti, l'alba con Schopenhauer era davvero magica:
c'erano TRE PERSONE IN TUTTA LA SPIAGGIA tra Alassio e Laigueglia... e QUEI TRE lo conoscevano.
"BEVETE QUALCOSA? DAIIII!!!"
Gli amici di Schopenhauer ci offrirono da bere e poi ci accompagnarono sulla punta del molo, dove
c'era la stessa quantità di pheega di tutto il resto di Laigueglia: ZEEEEEEEEEEEERO.
Poi sorse il sole.
L'ALBA
Era
un'alba splendida, dei colori fantastici, una delle migliori di sempre!
Uno degli spettacoli più sublimi
della natura andò in onda per soli cinque spettatori: noi!
Fino alle sei, restammo là a cazzeggiare coi nostri nuovi amici.
Poi si buttarono in acqua e io li avrei anche seguiti... ma Schopenhauer sarebbe sicuramente affogato.
Così tornammo al Corallo, non senza fatica: privo di alcool, Schopenhauer non riusciva quasi più a camminare.
I quattro scalini (quattro di numero!) del marciapiede dei Grossi Colpi furono un'impresa... per non parlare dell'attraversamento dell'Aurelia (grazie al cielo non passavano macchine!). Quindi, eravamo pronti per il vero dramma: i
due piani di scale del Corallo.
Al quinto scalino, Schopenhauer non riusciva più né a salire né a scendere: ero indeciso se prenderlo a calci o andare a comprargli da bere, ma era tutto chiuso!
Potevo chiamare un elicottero, in effetti, ma forse volevano i contanti... e Schopenhauer non aveva ancora fatto il bancomat.
E va be'... in un modo o nell'altro, riuscii a trascinare l'handicappato in cima alle scale e... sorpresa:
NON trovava le chiavi.
"NON LE TROVO, DOTTOREEEEEEE!!!"
"Parla piano, cazzo!"
"Nnnooonn lleee ttttroooovvvvooooo..."
PiombinoKastrox.
Provai ad aprire la porta della loro stanza, la numero 9: se Len l'avesse chiusa a chiave, avremmo dovuto bussare... ed ero SICURO che avremmo svegliato tutto il palazzo, prima di svegliare Len.
Grazie al cielo,
la porta era aperta: Schopenhauer entrò dentro, si buttò sul lettone di fianco a Len, rimase stecchito e morì.
Problema risolto.
Dopo una breve tappa al cesso, entrai nella nostra stanza, la numero 8... dove Choo dormiva di un sonno così profondo da non essersi accorta di NULLA!
Meglio così... mi buttai anch'io a dormire: erano le sette, mi potevo ritenere soddisfatto.
Era l'ora perfetta per mandare tutto il resto del mondo ritmicamente e manualmente affankulo.