Alle ore 11:59 di quella che sembrava una normale mattina di quasi estate, le acque di una piccola città di mare, Laigueglia, scorrevano tranquille, placide e sonnacchiose all'interno di un ingegnoso sistema idrico, che D O N D I E G O avrebbe definito COPRODOTTO, e che i più solevano chiamare, semplicemente, fognatura.
Quel mattino mi alzai all'alba, mezzogiorno, e andai al cesso, carico di amore, pace e speranza per il futuro! Mi aspetto molto dal giovedì del PercFest: mediamente, è il primo giorno in cui riesco a CAGARE.
Il buon 2015 non fece eccezione: non appena posato il culo sulla tazza, una massa di TRE GIORNI di PRUGNE, di ottimo pesce e di MORBIDISSIMI POLPI, i più MORBIDI del MONDO, deflagrarono tutti assieme, regalando ai tanti microorganismi che affollavano le pareti di ceramica un'ottima rappresentazione analogica del Big Bang.
Allo scorrere dello sciacquone, interi universi si espansero, si contrassero, si scontrarono e fluirono via all'interno di un complesso sistema di tubature, attraversando sfumature superintelligenti dell'azzurro e odori bruciati di plastica, fino ad un grande mare, che stava per cambiare colore.
E poi leggerezza, euforia e voglia di raccontare la bella esperienza a tutti!
In stanza, però, non c'era nessuno, nemmeno l'autistico GRUMO.
Così uscii fuori... il mondo doveva sapere.
FITNESS!
Arrivai in spiaggia ad un orario improponibile, eppure feci ancora in tempo a vedere il finale del fitness: adoravo la lentezza di quell'angolo di mondo.
I nostri eroi c'erano tutti: il maestro
Ellade Bandini,
Marco Fadda,
Giorgio Palombino...
e, soprattutto, l'autistico GRUMO!
L'unica anomalia erano gli
Angelo
&
Friends
NON ancora incazzati: nessun problema, non sarebbe durata.
In compenso, appena poco più in là, c'era uno sciame di pheega che aveva avuto la sfiga di prendere la sdraio là, per sbaglio, prima di rendersi conto dell'esistenza del jazz.
I loro occhioni carichi di pena, schifo, NOIA e
VOGLIA DI TELETRASPORTO
erano quasi commoventi, ma la loro agonia fu di breve durata: nel giro di pochi minuti, la musica terminò.
SPORCIZIA, OLISMO ed INUTILITÀ
Era giunto il momento di buttarsi in acqua, che era più calda dei giorni passati... ma era anche incredibilmente SPORCA.
"Come fa ad essersi sporcata così TANTO in così poco tempo? - disse l'autistico GRUMO
- Solo ieri era pulitissima!"
"Ho CAGAAAAAAAAAAATO! - risposi -
E non una cagata normale... una CAGATA EPICA, PAZZESCA!"
Senza omettere alcun dettaglio, raccontai a GRUMO la potenza, la quantità e l'allegria di ciò che il mio culo era stato capace di produrre nel giro di pochissimi secondi, finché non restammo gli UNICI in acqua nel raggio di CHILOMETRI.
A quel punto, ci dirigemmo da Diversamente Mariasole, perché nel 2006 c'era pheega.
Lungo il tragitto, incontrammo tre leggende del Festival Jazz:
Marta,
Milla
e
MiOpiO!
E Milla chiese:
"Dove andate ora?"
"Qua... da Diversamente Mariasole!"
"QUA??? - urlò -
Ma FA CAGAAAAAAAAAARE!"
Subito dopo, si sedette al tavolo con noi.
"Marok! - disse Milla
- Me le tieni da parte le magliette del PercFest?"
"Eh, magari... - risposi
- Non le fanno..."
"Ma dai... Mi prendi per il culo eh?"
"No, ti assicuro! Quest'anno non le fanno! Ce l'hanno detto Angelo & Friends!"
"E chi sarebbero questi tizi?"
"Sarebbero lo staff..."
Milla si rabbuiò... e la cosa divertente era che non l'avevo MAI vista indossare una maglietta del PercFest.
Però mi aveva appena dato un'idea.
"Scusate... - dissi
- Ma se la disegnassimo noi una CONTROMAGLIETTA del PercFest?"
"E come la disegni?"
"Ho qua il computer..."
"Qua a tavola?"
PiombinoKastrox.
"NØ! QUA a LAIGUEGLIA! Passando nel budello, abbiamo visto che il negozio che stampa magliette esiste ancora... quindi, se la faccio oggi pomeriggio, per stasera ce l'abbiamo!"
"Dai... e come la faresti?"
"Non lo so... è che, se la vogliamo nera, devo per forza salvarla in vettoriale, altrimenti viene uno schifo..."
"E cosa vuol dire?"
"No, niente... robe nerd... comunque, ci scriverei sopra, tipo... MAGLIETTA FALSA DEL PERCFEST!"
"Ma che bello! DAI! FALLA!"
Iniziai a pensare alla grafica... essendo così di corsa, l'unico modo era usare delle immagini vettoriali già pronte. Tipo una percussione, una batteria, delle note musicali... tutte cose banali, lavorando da casa. Ma qua, senza Internet, come cazzo potevo fare?
Milla seguì tutto il ragionamento con la massima attenzione, poi le venne un dubbio:
"Marok, tu che hai fatto il CLASSICO, perché si dice OLISTICO?"
Era veramente SENZA SPERANZA.
"Be', la visione olistica è quella d'insieme... solitamente è diversa dalla somma delle singole parti, perché..."
"Sìsì... ma perché si chiama OLISTICO... da cosa deriva?"
Ovviamente, la radice era
"OLOS", cioè
"tutto", come in
"ologramma" od
"olokaaausto"...
ma era il momento di divertirsi.
"Deriva dall'inglese - risposi, serissimo
- ALL, cioè TUTTO!"
Tutti gli altri mi ressero il gioco... e Milla mi guardò ammirata.
"Tu sai veramente un sacco di cose... - commentò
- Avevi bei voti a scuola eh?"
Di fronte a questa frase, persino MiOpiO non ci vide più... e scoppiò a ridere: quello che è troppo è troppo! E così, ritornammo in spiaggia, a buttarci in acqua e ad annullare la pheega.
FANDOM DINGBATS
Una volta riordinate le idee, decisi di andare al Corallo a disegnare la maglietta.
Prima, però, passai da Diversamente Mariasole, per skaricare una bella, santa e poderosa pisciata.. e là beccai
Rese,
con due amici.
"Marok! - disse Rese, guardando il cielo
- ho SMESSO DI BERE!"
Sembrava serissimo... e
aveva una BIRRA davanti.
"Vedo..." risposi.
"Ma no, di bere cose tipo alcool! Questa è una birretta..."
Lo salutai con stima e andai al cesso, per poi rinchiudermi al Corallo, di fronte al PC.
Tra tutti i sorgenti vettoriali che avevo su hard disk, la scelta cadde su un font,
Fandom Dingbats:
conteneva un bicchiere ubriaco, che, in altri momenti, era la lettera w.
Era salvato in FANDD__.TTF, datato 12/1/1998... un lunedì.
Mi piacciono i lunedì.
E fu allora che mi chiamò Len.
"Dottore! Sono appena scesa alla stazione!"
"Ah, sei ad Alassio?"
"No, a LAIGUEGLIA!"
Len, che era partita da LECCE, era riuscita a salire su treno che fermava a LAIGUEGLIA!
C'era speranza per tutti.
Le spiegai la strada per arrivare al Corallo dalla stazione (un percorso sempre dritto, a differenza dei vostri cazzi) e le dissi che l'avrei aspettata in albergo.
Poi riguardai
la grafica che avevo prodotto
e, d'istinto, cercai qualunque altra cosa da qualunque altra parte, trovando solo roba vecchia, impresentabile e diversamente figata.
Fu così che mi venne in mente SCHOPENHAUER: doveva essere arrivato! Gli diedi un colpo di telefono, sarebbe stato divertente puntarlo contro Len.
"DOTTORE! DOTTOREEE! HO INCONTRATO LEN, DOTTOREEEEEEEEE!!!"
"Ah... bene! State arrivando?"
"SIAMO A METÀ STRADA..."
"Ancora? Ma che succede?"
"VIENI TU, DOTTORE! VIENI A PRENDERCI! ABBIAMO BISOGNO DI TE, DOTTOREEEE!"
"Ma perché? È sempre dritto..."
"SERVONO BRACCIA FORTI E GINOCCHIA SANE!!!"
Scoppiai a ridere talmente forte che l'eco mi rimbalzò nel culo: sapevo che, quando Schopenhauer diceva cose del genere, era perfettamente serio.
Comunque, il tempo era scaduto: salvai l'immagine in PDF e la copiai sul lettore mp3, deciso a portarla prima possibile alla fabbrica delle magliette, prima che venisse rasa al suolo dai diversamente figati.
BRACCIA FORTI, GINOCCHIA SANE
Seguendo le indicazioni di Schopenhauer, il che era tutto dire, mi incamminai per la via Aurelia, che si poteva riassumere come la strada più BRUTTA del paese.
Però, quando incontrai i due, erano tre: Len e Schopenhauer erano accompagnati da un personaggio assurdo, che sembrava uscito da un racconto di marok punto org.
Aveva lo stesso ghigno sereno e sorridente del suo degno compare, Schopenhauer, ma i capelli erano ancora folti, lunghi e di un colore biondo sporco, che faceva pendant con le macchie giallognole e marroncine della bandana nera che li teneva legati.
All'apparenza, il fisico sembrava sano, perché era alto e magro ed i suoi occhi erano vispi come quelli di un adolescente. La pelle, però, era grinzosa, da anziano, ed i pochi denti superstiti si nascondevano nella penombra, completamente marci.
Nell'insieme, sembrava inoffensivo, soprattutto per le assurde ciabatte Crocs, uguali a quelle che una volta mettevano i bambini, però lunghissime. Tuttavia, la cosa che più mi faceva pena, e che dava davvero l'idea che fosse un tossico raccattato dalla strada, era che camminava trascinando, sotto il sole, le borse più GROSSE e PESANTI del mondo.
"Ciao, io sono Marok!" dissi.
Per porgermi la mano, il Tossico posò al volo tutte le borse, producendo un rumore assordante.
Guardai Schopenhauer con aria interrogativa: poteva anche dirmelo che offriva la vacanza ad un amico! Anche perché aveva prenotato una camera singola e adesso era un casino... oddio, potevamo metterli tutti e due nella camera di Len e fare andare Len nella camera di Schopenhauer, tanto quella sera c'era un posto in più. Però poi il giorno dopo sarebbe arrivato Franz Crack, bisognava invertire di nuovo tutto, non osavo pensare al bordello... finché il Tossico non mi porse una delle sue sacche.
"Ce la fai?" mi chiese.
All'inizio, feci finta di non capire.
Poi Len mi disse:
"Ci dai una mano? Dobbiamo portare le provviste in albergo..."
"Le provviste?"
Notai che le borse non erano chiuse... ed erano
piene di LATTINE, perlopiù FAGIOLI.
TUTTE.
"Len - chiesi
- Perché stiamo portando una scorta di FAGIOLI all'hotel Corallo?"
"Sono per i PROFUGHI di VENTIMIGLIA!" rispose, serena, senza scomporsi.
Pausa. Calma.
"I... profughi di Ventimiglia?"
"Sì, gli immigrati che vogliono andare in Francia! Sono bloccati alla frontiera, a Ventimiglia!!! Non hai saputo?"
"Sì, ho letto... ma che c'entra con..."
"E allora mia mamma, quando ha saputo che venivo in Liguria, mi ha detto di portargli da mangiare!"
"E tu hai comprato a Laigueglia dei fagioli per gente che sta a Ventimiglia?"
"Ma NOOOOOO! I fagioli li ho comprati a LECCE!!!"
Pausa. Respiro profondo. Pausa.
"Len, tu hai deciso di fare 1200km, da LECCE a VENTIMIGLIA, con cambi treno, coincidenze e quant'altro, con CINQUE BORSE piene di lattine di FAGIOLI che potevi tranquillamente comprare a Ventimiglia?"
"Mi ha detto mia mamma che, nei supermercati di Ventimiglia, tutte le scatole di fagioli sono finite... perché tutti li comprano per portarli ai profughi..."
"Che cosa???"
"...e comunque, i fagioli arrivano da LECCE, ma le borse le ho comprate a LAIGUEGLIA!"
Len parlava con aria placida, sognante... era surreale.
"E... questi fagioli... - chiesi, con l'ultimo filo di voce rimasto -
...che stamattina erano a LECCE e adesso dovrebbero andare a VENTIMIGLIA... che cazzo ci fanno a LAIGUEGLIA?"
"MA PERCHÉ HO PERSO IL TRENO!!!" rispose Len, con l'aria quasi risentita di chi deve spiegare una cosa ovvia... o il finale di una barzelletta.
"Non sono mai riuscito a capirli i giovedì..." commentai, mentre mi caricavo su una spalla una delle borse, tenendola con la maniglia dall'altra parte nel vano tentativo di bilanciarla... era pesantissima.
Poi il Tossico prese le altre e ci rimettemmo in marcia.
Dopo pochi passi, capii che, se per miracolo non fossi rimasto bloccato con la schiena, avrei dovuto ringraziare tutti i santi e le divinità di tutte le religioni, passate, presenti e future. In ordine alfabetico.
IL PUNTO DI VISTA DEL TOSSICO
Una volta arrivati al Corallo, iniziai con Abaangui, Achiyalatopa, Acolnahuacatl, Afrodite, Aji-Suki-Taka-Hiko-Ne, Allah, Angwusnasomtaka, Apollo, Anubi, Ashtart, Ashvin, Atargatis, Azeban ed Ægir... mentre il Tossico, seduto sulla panchina del dehors, ci raccontava tutta la storia dei fagioli, così come lui l'aveva vissuta.
Quel mattino si trovava su una panchina, alla stazione di Savona... e sembrava una così bella giornata.
Poi si è visto passare davanti Len, che cercava di correre per le scale trascinando degli enormi sacchi di plastica, più grandi di lei, nel tentativo di prendere al volo un treno che stava partendo.
Ad un tratto, quando Len era in cima alle scale, uno dei sacchi si era STRAPPATO, seminando FAGIOLI in giro per tutto il sottopasso della stazione. Ed il treno, intanto, era ripartito.
Così il Tossico, impietosito, le aveva dato una mano a raccogliere i fagioli... prestandole la sua sacca, perché lei non aveva altre borse.
Poi, mentre Len riprendeva le forze, il Tossico era andato a leggere gli orari della linea per Ventimiglia... ma la situazione era drammatica: partendo con il treno successivo, Len sarebbe arrivata troppo tardi e, per quanto poco si fosse fermata in città, non avrebbe più trovato treni per tornare indietro fino a Laigueglia.
Notare che nemmeno al Tossico era venuto in mente di chiedere a Len come cazzo pensava di portare i FAGIOLI dalla stazione di Ventimiglia fino allo scoglio vicino alla frontiera sul quale erano accampati i profughi... probabilmente, nessuno dei due aveva idea di com'era fatta Ventimiglia.
Comunque, il Tossico si prese la briga di dare a Len il consiglio giusto: andare subito a riposare a Laigueglia, dove aveva l'hotel, ed i fagioli semmai li avrebbe portati a Ventimiglia il giorno successivo.
Oppure li avrebbe spediti via nave, o via teletrasporto.
Len ringraziò, salutò e si avviò verso il binario, dirigendosi dalla parte più SBAGLIATA possibile.
E seminando altri FAGIOLI.
A quel punto, in un ulteriore moto di pietà, il Tossico l'aveva accompagnata al binario giusto, aveva aspettato assieme a lei il treno successivo e l'aveva aiutata a salire, raccogliendo di volta in volta i fagioli che le cadevano dai buchi delle borse e rotolavano per la stazione.
Mentre il Tossico era salito sul treno per sistemare le borse e Len era scesa per inseguire una lattina di fagioli che non ne voleva sapere di partire per Laigueglia, era successa la cosa più ovvia... cioè, le porte si erano CHIUSE.
E così il Tossico, per la prima volta nella sua vita, aveva CHIAMATO il CONTROLLORE perché non fischiasse la partenza del treno e riaprisse le porte... altrimenti Len sarebbe rimasta a terra! E l'UNICO a partire per Laigueglia sarebbe stato il Tossico.
Con i FAGIOLI di Len.
Invece, per fortuna, l'operazione ebbe successo... a parte qualche fagiolo ribelle rimasto a Savona. Così, una volta salutata Len, il Tossico era pronto a scendere dal treno e ritornarsene alla sua cara vecchia panchina nella sua cara vecchia stazione... ma il treno, intanto, aveva fatto la cosa più logica, cioè era RIPARTITO.
In altre parole, Len aveva, di fatto, RAPITO il Tossico dalla sua stazione e l'aveva trascinato a bordo... senza biglietto!
Vedendo Len così disperata, persino il controllore provò pietà... e fece al Tossico il biglietto a bordo, condonando la multa di 50 euro.
Una volta scesi a Laigueglia (e, tra l'altro, avevano azzeccato di culo uno dei POCHISSIMI treni che fermavano a Laigueglia, ricordiamolo!), il Tossico era andato a COMPRARE delle borse, perché era L'UNICO MODO per portare fino all'albergo tutti i fagioli di Len. E poi, a quel punto, si era offerto di accompagnarla fino all'hotel.
In tutto questo, lungo la strada avevano incontrato Schopenhauer, che vagava in stato di disorientamento e semi incoscienza da chissà quanto tempo, e se l'erano trascinato dietro, assieme alle borse e ai fagioli.
"DOTTOREEE!!! Che cosa pensi, eh? GROSSI COLPI!!!"
"...Unkulunkulu, Urano, Venere, Vesta, Viracocha, Vishnu, Voltumna, Vulcano, Whope, Xbalanque, Xipe Totec, Xiuhtecuhtli, Xiwangmu, Xochipilli, Xolotl, Yacatecuhtli, Yahweh, Yurlungur, Zamolxis, Zao Jun, Zaramama, Zefiro, Zeus, Zibelthiurdos, Zinsi, Zinsu e Zombi"
"Eh?"
"Sono le divinità che sto ringraziando perché non mi si è bloccata la schiena!"
"Ah..."
"...ma adesso ho finito. Volete qualcosa da bere?"
HANDICAP AL MARE
Ridendo e scherzando, si erano fatte le cinque.
Mentre salivo in camera a prendere qualche bottiglia d'acqua, incrociai la signora Corallo e le dissi che i nostri amici erano arrivati: stavano riposando fuori, nel dehors!
Ovviamente, non dissi nulla del Tossico: era giusto lasciare che la natura facesse il suo corso.
Del resto, sarebbe stato divertente se, alla fine, il Tossico fosse finito in camera con Len! Tanto, effettivamente, il posto c'era... ed era tutto a nome di GRUMO!
Comunque, al mio ritorno, Schopenhauer era pronto, così lasciammo in albergo Len, il Tossico ed i fagioli e ci incamminammo per il lungomare.
"DOTTOREEEE! ANDIAMO AL MARE?"
"Ti accompagno! - risposi -
Ma non mi fermo, perché devo andare a stampare la maglietta... è già tardi!"
"Ma chi c'è in spiaggia?"
"Che io sappia, c'è solo GRUMO. Forse MiOpiO..."
Schopenhauer, zoppicante e pensieroso, mi seguiva in mezzo all'unico ambiente in cui si sapeva muovere bene: la folla.
Poi, un attimo prima di entrare in spiaggia, mi fermò:
"Ma perché passi di qua?"
Eravamo nel percorso NORMALE per arrivare, in linea retta, al mare.
Ce n'erano anche altri, volendo... ma bisognava fare un giro più lungo e, con l'anziano che mi portavo dietro, ogni passo era un'avventura.
"Schope, tu da dove passeresti?"
"Di là! È più bello, dai!"
Schopenhauer aveva indicato l'ingresso più LONTANO: voleva camminare per il molo e scendere alla fine.
"Sai, non mi piace camminare sulla sabbia - disse
- Mi sporco le scarpe!"
Sospirai ed accompagnai il badato per il tragitto più lungo, fino al momento di scendere in spiaggia.
"NOOOOOO! - urlò
- MI HANNO CAGATO ADDOSSO!"
Mi voltai, abbassai lo sguardo e vidi
un'enorme e freschissima merda bianca di gabbiano
sulle ciabatte nere dell'handicappato, che, impotente, guardava verso l'alto, nel ludibrio generale.
"Contento di essere passato di qua?" dissi.
"DOTTOREEEE! TI DOVEVO SEGUIRE, SCUSAAAA! MA DOV'È GRUMO?"
"Non lo vedo neanch'io - commentai
- Probabilmente sarà andato a qualche seminario... boh, comunque resta pure in spiaggia quanto vuoi, io adesso devo andare a stampare la maglietta!"
"NOOOOO! Non mi lasciare solooo! Ho già fatto troppi giorni da disadattato, dottoreeee! Posso venire anch'io in copisteria?"
"Ma sei sicuro? Guarda che ci metteremo un bel po', non è una roba facile... non ti rompi il cazzo?"
"NO, NO, VENGO CON TE, DOTTOREEEEEEEEE!"
Quindi,
Schopenhauer, che era stato in spiaggia solo il tempo sufficiente a farsi CAGARE ADDOSSO da un gabbiano, aveva rinunciato a fare il bagno in mare perché NON c'era GRUMO. E adesso mi seguiva per il budello zoppicando, con un piede impregnato di merda di gabbiano e la certezza che, per ALMENO un'ora di fila, di tutto quello che ci saremmo detti col messer signor mastro stampatore, non avrebbe capito un benemerito cazzo.
CACCA E STAMPA
Schopenhauer voleva compagnia... e fu accontentato: nel giro di pochissimo tempo, senza che ci fossimo dati alcun appuntamento di sorta, vedemmo affacciarsi nel negozio anche le sagome dell'autistico GRUMO, di LEN e, soprattutto... del TOSSICO!
Fu un bel momento.
Per il resto, la stampa fu un CASINO: persino la macchina era VEEEKKIA, perdeva grossi colpi ed alcune lettere non ne volevano sapere di staccarsi dalla plastica.
E l'illustre mastro stampatore, ancora più disperato del solito, sclerava, ci guardava e sclerava di più: "NON MI ERA MAI SUCCESSO IN 25 ANNI!!!"
Per fortuna, c'era un esperto del settore, Schopenhauer, che annuiva, consolava e suggeriva.
Alla fine di tutta la giornata, venne solo UNA maglietta: la mia.
Per le altre non c'era speranza: ormai era TARDI e quindi potevamo solo sokare.
Così, affidai alle capaci mani del mastro stampatore il sorgente vettoriale, avvisandolo che, l'indomani, una lunga processione di handicappati sarebbe transitata dal suo negozio. Qualcuno lasciò un acconto, qualcuno se ne sbatté i coglioni, tutti andammo affankulo.
QUELLI CHE ASPETTANO
Alle sette della sera, avevamo accumulato un ritardo da RECORD: non eravamo nemmeno ancora passati al Corallo!
Però avevamo fatto in tempo ad accompagnare Schopenhauer a fare il BANCOMAT nell'unico sportello aperto in tutta Laigueglia: la banca Carige sull'Aurelia, consigliata dai signori Sirò.
Missione compiuta!
Dopo esserci cambiati di macchina foto, GRUMO ed io ci fiondammo nel budello, sfruttando fino in fondo l'immensa potenza delle nostre ginocchia per correre velocissimi in piazza a prendere i posti.
Arrivammo ANCORA più TARDI di quello che la stima del minimo quadrato della nostra lentezza avesse preventivato, ma per fortuna riuscimmo comunque a rimediare cinque posti in SETTIMA fila: ne avevamo contato anche uno per il Tossico... che nel frattempo, comunque, era sparito.
Eravamo arrivati talmente tardi che persino il soundcheck era terminato. In compenso, c'era l'accordatore del pianoforte che giocava con le ottave, ed era un suono emozionante come quello di un gatto autistico che cammina sulla tastiera facendo passi sempre uguali. Eppure, alla fine, mi ci ero affezionato: senza l'accordatore, non sarebbe mai stato PercFest.
Piuttosto, era la prima sera che cenavamo SENZA il pesce: la Coenda NON faceva più l'happy hour, ma distribuiva banali panini con la salamella.
Nonostante questo, Zazà mi seppe riconciliare con la vita: mentre ero alla cassa, mi disse che qualcuno del comune aveva PAGATO il VEEEKKIO perché se ne andasse in VACANZA, per tutto il periodo del Festival!
Lì per lì, pensai ad una battuta, ma effettivamente la finestra era chiusa. Quindi?
L'avremmo scoperto solo vivendo.
JAZZ!
Alle ore 21:30 in punto, il Capo si presentò sul palco con Ellade Bandini ed iniziò a cantare:
"TANTI AUGURI PERCFEST!".
Subito dopo, disse:
"Ellade è STONATO, perché è BATTERISTA!"
GEEEEEEEEEELO.
Poi annunciò il NON Concorso PercFest:
"Quest'anno, il concorso non si fa, perché i giovani vedono la musica su youtube e pensano che basti suonare su una CASSETTA! E la qualità fa SCHIFO!"
Effettivamente, c'era una poesia in tutto questo... peccato per Comecazzosichiama: poteva essere la sua grande occasione! Per essere di nuovo SEGAAAAAAAAATO.
Pochi minuti più tardi, arrivò il primo gruppo:
Enrico Zanisi Trio,
col pianista
Enrico Zanisi,
accompagnato da
Joe Rehmer ed Alessandro Paternesi,
rispettivamente al basso ed alla batteria.
Erano giovani e BRAVISSIMI, tutti quanti, uno per uno, ma il batterista era uno spettacolo: aveva delle movenze assurde, sembrava quasi che suonasse in preda ad una qualche forma di delirium tremens.
Più di mille parole, vale la sintesi di un accademico del jazz, Schopenhauer:
"Ha dei TIC musicali!"
Effettivamente, era vero.
Comunque, visto che la piazza iniziava a diventare piuttosto affollata, verso le 21:40 lasciammo libero il posto del Tossico... tanto era evidente che non l'avremmo rivisto mai più.
Pochi istanti più tardi, dal nulla sbucò Milla... e disse a GRUMO:
"Perché non ci avete tenuto i posti?"
GRUMO le rispose una supercazzola e lei se ne andò.
Peccato.
In tutto questo, il supereroe
Schopenhauer
andava e veniva da tutti i bar della piazza caricandoci di molta più birra di quanta non ne riuscissimo a bere.
E più bevevo, più mi accorgevo che stavo imparando a fotografare anche senza il live view.
I primi scatti erano stati una catastrofe... poi, a poco a poco, un bicchiere dopo l'altro, iniziai a indovinare i parametri da solo, senza dover rimpiangere l'anteprima sul display.
Cazzo, avevo alle spalle più anni a pellicola che digitali... e adesso mi sentivo un po' più giovane... e le foto mi stavano venendo MOLTO meglio di prima!
L'indomani, avrei riguardato le foto al PC e mi sarei accorto che era l'alcool.
Peccato.
Alle ore 22:30, al grido di:
"Abbiamo studiato in Svizzera, siamo PUNTUALI!", anche il secondo gruppo salì sul palco. Era il
Sound Zero Quartet,
con
Gegé Telesforo alla voce,
Alfonso Deidda al sax,
Seby Burgio al pianoforte,
"Fratello" Gioseph Bassi al basso e
Dario Panza alla batteria.
Anche loro erano dei GRANDI: ripescavano temi famosi, li soffriggevano, li masticavano e li risputavano fuori in chiave jazz. Di arie "classiche" ne avevo riconosciute parecchie... ma una mi mancava. Era ricorrente, la facevano spesso, e sicuramente la conoscevo... ma NON mi veniva. Provai a chiedere agli altri handicappati, ma ovviamente nessuno si ricordava un cazzo... finché non mi venne l'illuminazione: da oltre un'ora, ad intervalli regolari,
stavano citando la Sigla dei FLINSTONES!
Chissà in quanti, in quella piazza, ci avevano fatto caso... probabilmente nessuno.
Alle ore 23:40, eseguirono la bellissima
Funk Cool, stavolta però senza la mitica intro con la spiegazione sulla genesi del brano, che tanto ci aveva rallegrato gli anni passati. Del resto, non bisognava sforare con i tempi... almeno, non la prima sera.
Il comune di Laigueglia, comunque, gradì molto lo spettacolo:
alle ore 23:50, ACCESERO tutte le luci della piazza, per farli smettere... e loro per fortuna andarono avanti lo stesso, fino a mezzanotte, con un ghiotto BIS.
JAM!
Dopo il concerto, ci spostammo all'Albatros, dove la jam vantava la partecipazione straordinaria di
Alessandro Paternesi,
il batterista fulminato.
A Schopenhauer piaceva tantissimo, così iniziò a ordinare da bere per un reggimento, generando brindisi casuali con un pubblico di sconosciuti.
"Non gridare!" disse GRUMO.
"MA È PERCHÉ NON MI SENTO!"
"Ma NEANCH'IO voglio sentirti!!!"
Ben lungi dal fare colpo su qualche pheega, le offerte alcooliche di Schopenhauer avevano attirato le simpatie dell'ultima persona che avrei voluto
avere come vicino in un pub. Era un vecchio fulminato alto un metro e un cazzo, biondo, con un po' di pizzetto, un'aria trasandata e sporca e due occhi azzurri enormi e spiritati. Faceva davvero paura.
"DOTTOREEEEEEEE! DOTTOREEEEEEEEE! GUARDA QUA CHI C'È!!!"
"Eh... ciao..." dissi al tizio, sperando che andasse VIA.
"DOTTOREEEEEEEE! MA GUARDA, CAZZO, GUARDA! È IL TUO SOSIA!
SIETE UGUALI!!!"
PiombinoKastrox.
Gli altri lo chiamavano
"il Tappo" e ne stavano tutti alla larga. L'unico a dargli corda era Schopenhauer, finché
il Tappo gli disse che voleva andare a PISCIARE assieme a lui.
"Dai, PISCIAMO insieme?"
A quel punto, persino il nostro badato fece un passo indietro... ed il Tappo si spostò, per andare a baccagliare una tipa che, piuttosto di sentire lui, fingeva di ascoltare la jam.
Subito dopo, fece lo stesso con Len, ottenendo più o meno lo stesso risultato... e quindi si spostò ancora, finché non si ritrovò nel dehors, finalmente fuori dai coglioni.
Così, Schopenhauer iniziò a
molestare MiOpiO,
perché aveva dei bei capezzoli.
Persino Len guardava la scena e rideva, mentre
l'autistico GRUMO,
seduto a un tavolo da solo, ascoltava la jam fissando il nulla: per una volta, tutto il mondo era in equilibrio, in pace, in serenità!
Il pubblico metteva allegria, anche se erano tutti rigorosamente maaaaski... o quasi: faceva eccezione una signora di mezza età, che ascoltava la jam quasi commossa, come se la vivesse con un trasporto particolare. Mi incuriosiva parecchio... ma non feci in tempo a pormi troppe domande, perché in quell'istante il Tappo, visibilmente alterato, ritornò da Schopenhauer e gli disse qualcosa di incomprensibile.
Schopenhauer gli rispose una roba tipo:
"No, dai... non fare così...".
Un attimo dopo,
la moglie del Capo, senza alcun motivo apparente,
andò dal Tappo e disse: "SILENZIO!"
Il Tappo si girò verso di lei e la guardò in maniera agghiacciante.
Senza aspettare neanche un secondo,
presi IMMEDIATAMENTE Schopenhauer e lo portai FUORI, dicendogli che andavamo a bere in un mondo migliore.
FUGA DA SIRÒ
"DOTTOREEE! DOTTOREEEE! DOVEVO ANCORA FINIRE DI BEREEE! DOVE MI PORTI, DOTTOREEEE?"
"Ma tu vuoi bere qua? - risposi
- Ma è un pacco..."
"MA C'È MUSICA, C'È BELLA GENTE... QUA FUORI NON C'È NIENTE!"
"Ti fidi di me? Ti porto in un posto in cui si beve mille volte meglio! Hanno il rhum migliore di tutta Laigueglia!"
In realtà, non avevo mentito: Sirò aveva davvero dei rhum eccezionali.
Ma anche gin, whisky, grappe... certo, costavano un casino, ma per Schopenhauer non sembrava rappresentare un problema.
Mentre camminavo, iniziai a sentirmi un pirla: quasi sicuramente, non stava per succedere nulla... mi ero semplicemente immaginato lo scoppiare di una rissa che non sarebbe mai scoppiata! E magari mi stavo perdendo la parte migliore della jam.
Del resto, mi avrebbe fatto doppiamente incazzare il fatto di vedere Schopenhauer finire in mezzo ad un casino più grande di lui, senza avere, di fatto, nessuna colpa. Col tempo, avrebbe sicuramente avuto modo di combinare guai peggiori, ma almeno che non finisse invischiato in quelli altrui.
Oppure, stavo immaginando tutto... anch'io avevo bevuto parecchio, del resto!
E va be', pazienza... ormai, eravamo fuori.
Voltandomi, vidi che anche GRUMO e Len ci stavano seguendo... o, almeno, ci stavano provando: Schopenhauer era ubriaco e quindi camminava velocissimo.
Si preannunciava una bella serata.
Una volta da Sirò, i gestori capirono al volo chi era Rockefeller:
Schopenhauer ordinò
più bicchieri dei clienti del locale.
Per fortuna, dopo un po' arrivarono Milla e MiOpiO... e ci avvisarono che
all'Albatros era successo un CASINO:
il Tappo aveva DAVVERO rotto il cazzo alla moglie del Capo:
"Tu a me non mi devi ROMPERE I COGLIONI! CHIARO?"
Un attimo dopo, la jam si era fermata.
Il Capo aveva reagito:
"Che cos'hai detto TU a MIA MOGLIE?"
Ed era successo il finimondo... un picosecondo dopo che eravamo usciti!
Avevo portato fuori Schopenhauer APPENA IN TEMPO! Avevamo DAVVERO SFIORATO LA CATASTROFE!!!
Era stato uno dei migliori colpi di culo della nostra vita!
In quel preciso istante, il Tappo entrò da Sirò.
IL TAPPO CONTRO SCHOPENHAUER
Contro ogni previsione, il Tappo non sembrava fare caso alla nostra presenza. Cercava solo un bancone contro il quale sfogare il suo lungo monologo di insulti contro quegli stronzi che gli avevano rotto il cazzo perché lui blablablablà e loro gnegnegnegnegné.
Così, fu Schopenhauer che andò a rompere il cazzo a lui... ed iniziò ad abbracciarlo, perché era un mondo difficile.
Il Tappo aveva reazioni contrastanti: da un lato, odiava tutti, Schopenhauer
compreso. Dall'altro, sembrava pazzescamente sorpreso che qualcuno gli stesse DAVVERO offrendo da bere. Probabilmente, era la prima volta che gli capitava nella vita.
In ogni caso, lo sguardo del Tappo faceva paura: sembrava una polveriera pronta ad esplodere, da un momento all'altro.
E Schopenhauer continuava a stuzzicarlo, in tutti i modi: aveva proprio l'ISTINTO della CATASTROFE.
Così, approfittavamo di ogni momento di quiete per tirarlo fuori... ma Schopenhauer ritornava sempre DENTRO, come attratto da un magnete.
Ad un certo punto, ci venne l'idea geniale: lo portammo alla porta sul retro e lo convincemmo ad uscire, perché Schopenhauer NON ERA IN GRADO di capire che era un'uscita.
Subito dopo, chiudemmo la porta, che non si apriva dall'esterno... tanto Schopenhauer non sarebbe mai stato in grado di fare il giro dell'isolato e trovare la porta d'ingresso.
Quindi,
Schopenhauer BUSSÒ alla porta chiusa.
E
i signori Sirò gli aprirono!!!
Era troppo anche per noi: anche i badanti hanno diritto a rivendicare la propria dignità!
Così, lo lasciammo DENTRO e ci salutammo: Milla e MiOpiO si incamminarono verso Alassio e noi verso l'hotel Corallo.
Una volta fuori, notammo che piazza Garibaldi era completamente DESERTA, a parte una signora che stava tutta sola, su una panchina.
Non era una signora qualsiasi: l'avevamo già vista ai concerti ed infine, quella sera, alla jam.
Guardava tutto con un'aria felice ma anche malinconica, con un filo di commozione.
"Salve! - dissi
- Piaciuta la jam?"
Lei ricambiò il saluto ed iniziò a parlare del più e del meno: ci disse che non si sarebbe mossa da lì fino alle cinque, perché doveva aspettare il bus per Loano.
"Il bus? - obiettai -
Ma non ferma qua..."
"Lo so, lo so... ma questa piazza è più bella!"
"Ah, ok..."
La signora iniziò a raccontarci un po' di cose strane, su quanto fosse bella quella notte, vissuta così, all'aria aperta, e su quanto fosse bello ascoltare la musica dal vivo... a prima vista, sembrava matta da legare.
Solo dopo un po', si lasciò andare... e ci confessò di avere una malattia. Dal giorno successivo, avrebbe iniziato un ricovero in ospedale... qualcosa di lungo, che non sapeva quanto sarebbe durato.
Per tutta risposta,
Len
iniziò a buttarsi per terra davanti alla panchina ed a contorcersi, perché diceva che doveva farsi passare la sbronza. E io iniziai a fotografarla in modalità manuale, urlando:
"LIVE VIEW? FANKULO!!!"
La signora ci guardò e scoppiò a ridere:
"Ma voi siete proprio matti!"
"E non ha visto quello che è rimasto dentro!" risposi.
"In che senso quello che è rimasto dentro?"
"Un nostro amico non vuole uscire dal pub... e noi l'abbiamo lasciato là!"
"Ma dai! Non si fa così! E se si mette nei guai? Tiratelo fuori!!!"
Per convincerci ad entrare da Sirò, dopo un po', la signora VENNE CON NOI.
Schopenhauer in realtà stava benissimo, aveva fatto amicizia col Tappo e, non appena ci vide, ci offrì di nuovo da bere.
Gli altri rifiutarono, io mi scolai alla goccia un paio di bicchieri, ringraziai e poi ritornammo fuori.
La scena si ripeté ciclicamente fino alle quattro e mezza: nel frattempo, persino il Tappo si era calmato ed era andato a dormire, così Schopenhauer era rimasto L'UNICO cliente di Sirò.
Ad un tratto, non trovando più nessuno a cui offrire da bere, disse che voleva fare la pipì... però all'aria aperta, perché farla dentro era triste.
E così, i signori Sirò, esausti ma col portafoglio strapieno, chiusero al volo il locale e andarono a dormire.
"Grazie Marok - dissero
- Ci hai fatto guadagnare in una sera quello che di solito facciamo in una settimana!"
Il dottor Marok risolve.
AFTER
Una volta fuori, dopo attenta riflessione,
Schopenhauer si mise a pisciare
sul cassonetto dei farmaci scaduti, di fianco alla farmacia.
La signora di prima era ritornata sulla panchina, lo guardava e rideva... però alla fine volle dargli un consiglio stilistico:
"Beh... però adesso forse è meglio se lo rimetti dentro!"
Solo allora, ci accorgemmo che Schopenhauer stava gironzolando per la piazza con il CAZZO FUORI, urlando:
"ALÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ!!!"
E si erano quasi fatte le cinque... potevamo andare a dormire.
Nel salutare la signora della panchina le dissi:
"È proprio SICURA di saper arrivare alla fermata del bus? Non vuole che l'accompagnamo?"
Lei mi guardò con un'aria un po' svanita... e mi disse:
"Mi dici solo da che parte è?"
Perfetto.
Accompagnammo la signora alla fermata del bus più vicina, a pochi passi dall'Anfiteatro.
La prima corsa, in realtà, non sarebbe stata alle cinque, ma alle 5:50... mancava ancora un'ora!
Con un semplice sguardo, ci rispose di non avere fretta... anzi, potendo avrebbe prolungato quella nottata per sempre. E ci salutò così, contemplando il biodegrado di Schopenhauer, che, dopo varie evoluzioni diversamente figate, collassava addosso a Len sui gradini dell'anfiteatro.
Solo a distanza di giorni, avrei capito che era un rebus!
E la soluzione era:
LA PIETÀ.
Per ritornare al Corallo, decidemmo di camminare comunque per il budello, perché la via Aurelia ci faceva troppo cagare persino da sbronzi.
Così, ritornati in piazza Garibaldi, incrociammo un gruppo di ragazzi ubriachi che ci videro, andarono dritti da Schopenhauer e gli dissero, come PRIMA FRASE:
"Ma QUANTI ANNI HAI???"
Fu un momento meraviglioso: persino Schopenhauer rimase senza parole. Praticamente, un miracolo.
Il tipo continuò:
"Oh, io prima ho SBOCCATO... e voi?"
"IO NO..." rispose Schope, quasi invidioso.
Un attimo più tardi, i ragazzi corsero sul molo e Schopenhauer, che ormai aveva le ali, gli andò dietro di corsa.
A quel punto, era inutile cercare di riportarlo a casa: lasciammo che si facesse la sua alba sul mare e, con buona pace della signora ormai lontana, lo abbandonammo ai suoi sogni diversamente figati.
Ci piace ricordarlo così.
Una volta al Corallo, mi aspettavo di trovare il Tossico ancora nel dehors... invece era scomparso.
Peccato.
Comunque, facemmo ciò che andava fatto... cioè ci mandammo tutti ebbramente, tossicamente ed appassionatamente affankulo.