All'alba di un mattino di un venerdì di quasi estate, cinque borse di fagioli comprati a Lecce, ma destinati a Ventimiglia, sonnecchiavano nella hall di un albergo di Laigueglia, dopo aver rinunciato, per sempre, a chiedersi il perché.
Tre metri più in alto, al primo piano, una giovane donna si riposava dalle fatiche di un interminabile viaggio. Nei suoi sogni, intere famiglie di Fagioli, con papà Fagiolo, mamma Fagiolo, nonni, nipoti e badanti Fagioli, affollavano il porto di Lecce per imbarcarsi su immensi transatlantici, pronti a sfidare le burrascose acque degli oceani più tempestosi, pur di arrivare ad uno scoglio, all'estrema periferia di Ventimiglia! Però passando da Vladivostok.
"LEEEEEEEN! DOVE SEEEEEEEEI?"
Una vocina fastidiosa riecheggiava dagli altoparlanti delle navi, facendosi largo dai ponti alle cabine alle cambuse, mandando su tutte le furie il cuoco Fagiolo, il Capitan Fagiolo, il Nostromo Fagiolo e persino la Vedetta Fagiolo... che, per uno strano scherzo del destino, assomigliava tantissimo a MiOpiO.
"LEEEEEEEEEN! SO CHE CI SEEEEEEEEEEEI!"
Uno strano rumore di mani che strisciavano contro una porta e poi bussavano destò le ire di tanti veeekki Fagiolo, che, tossendo, iniziarono a borbottare che LA NOTTE ERA FATTA PER DORMIRE, NON PER FARE CASINO!
"LEEEEEEEEEN! AAAAPRI LA PORTA! LEEEEEEEEEEEEN!"
Un colpo più forte degli altri fece apparire un lampo.
Papà Fagiolo, Mamma Fagiolo, i Veeeekki Fagiolo e i Piccoli Fagiolo chiesero aiuto al Capitan Fagiolo... ma era troppo tardi.
La nave, all'improvviso, svanì.
Assieme al mare.
Tutto divenne buio... e poi, a poco a poco, apparve la sagoma di un armadio.
Poi una sedia, una valigia... ed una porta.
"Leeeeeeeeen! So che ci seeeeeeeeeeei! Leeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeen!"
Len guardò l'ora... erano le SETTE del mattino.
E fece, una per una, tutte le cose che sarebbe stato logico NON fare: si alzò ed aprì la porta.
Il corpo anziano, spelacchiato e sudato di Schopenhauer le rovinò addosso, urlando: "LEEEEEEEEEEEEEEEEEN!".
Subito dopo, Len lo accompagnò sul tetto dell'hotel, a fare colazione.
LA VOCE DEL BOSCO
Era notte e la pioggia cadeva, incessante, sulla fermata del bus.
Il bosco, tutt'intorno, era pieno di piccoli suoni indecifrabili, che il rumore dell'acqua confondeva, rimescolava ed armonizzava in un'unica, surreale, sinfonia.
Il Totoro, però, sembrava non farci caso: era perfettamente a suo agio, mentre aspettava, placido e sereno, il GattoBus.
Del resto, che tu sia uomo o sia Totoro, il rumore di un bosco sotto la pioggia è quanto di più rilassante possa esistere in natura.
All'improvviso, un suono fastidiosissimo ruppe l'incantesimo.
"Bip bip bip!"
Il Totoro guardò Choo, sbalordito.
Choo stessa, all'inizio, non capiva... poi si ricordò del cellulare: non aveva tolto la suoneria!
Con un gesto rapido e deciso, lo spense e cercò gli occhi del Totoro.
"Scusa... - disse - l'avevo dimenticato acceso!"
Ad un tratto, un altro suono, ancora più fastidioso del precedente, risuonò per tutto il bosco.
"BIP BIP BIIIP... BIP BIP BIIIIIIIIIIIP!"
Era terribile, acuto, insopportabile.
Il Totoro si coprì le orecchie e scappò, nascondendosi nella boscaglia.
La pioggia aumentò di intensità ed alla fine tutto si confuse e sbiadì... ed apparve una camera da letto.
Choo guardò l'ora: erano le SETTE MENO UN QUARTO del mattino!
Otto meno un quarto, ora italiana.
E notò la cosa più grave: tutto intorno a lei, c'era l'Inghilterra.
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
La signora Corallo non mancava di stupirsi di quanto la gente fosse ingrata... a parte GRUMO, il nipote adottivo.
La signora Corallo faceva delle ottime torte di mele, di quelle che solo le mani delle nonne sanno fare.
Erano profumate, dolci, corroboranti!
Naturalmente, andavano mangiate al mattino, quando si alza la gente normale! Non avrebbe avuto senso aspettare, che ne so, le DIECI... altrimenti, che colazione era?
Del resto, lei le offriva gratuitamente, tutte le mattine, a tutti i clienti dell'hotel, tra le sette e le otto... anche otto e mezza, via! Siamo al mare, la gente s'alza tardi, è in vacanza.
Eppure, NESSUNO voleva le sue torte di mele! A parte GRUMO, il suo nipote adottivo.
Ogni mattina, la signora Corallo saliva sul tetto, nella speranza di trovare qualcun altro che volesse fare colazione... ma c'era sempre e solo GRUMO, il nipote adottivo.
Ebbene, quel mattino, finalmente, accadde il miracolo: QUALCUNO C'ERA!
Era una strana coppia, formata da una ragazza giovane e un po' assonnata, che però sembrava in buona salute, ed un signore di mezza età, allegro ma dall'aria parecchio trascurata... Oh, ma chi era lei per giudicare le coppie? I tempi cambiano! Per quanto, anche una volta... ah, se le ringhiere ed i tavoli di quel terrazzo potessero parlare!
"Ma buongiorno, ragazzi! - disse la signora Corallo, trattenendo a stento l'emozione - Vi va un po' di torta di mele?"
"SÌÌÌÌ! GRAZIEEEEEEE!" urlò Schopenhauer.
La signora Corallo era felice: la metteva sempre di buon umore trovare gente così arzilla e pimpante alle prime ore del mattino.
Prime ore, poi... si fa per dire, erano già passate le sette!
"E lei, signorina, gradisce qualcosa?"
"Posso avere del tè?"
"Ma certo..."
La signora Corallo provò immediata simpatia per quella strana coppia... in particolare il tizio più anziano, che adorava la sua torta.
Però, per non apparire invadente, si girò dall'altra parte, a contemplare il sole, già alto sul mare.
Con la massima cura, Len versò il té nella tazzina.
Con altrettanta cura, Schopenhauer prese la tazzina e la VERSÒ in faccia a Len.
Subito dopo, scoppiò a ridere... una risata sincera, allegra, che riconciliava con la vita.
La signora Corallo si voltò e fu lieta nel vederli così felici.
"Vi serve niente?" chiese.
"Potrei avere una bottiglia d'acqua?" rispose Schopenhauer.
"Oh... devo andarla a prendere sotto..."
"La prego... mi servirebbe molto..."
Di fronte ad una persona così gentile, la signora Corallo non sapeva dire di no... così scese i tre piani di scale e andò in cucina.
Nel frattempo, la giovane Len si riempì una seconda tazza di tè.
Schopenhauer ci SPUTÒ DENTRO... e gliela versò di nuovo addosso.
Poi scoppiò a ridere, come forse non aveva mai riso nella vita... e più fissava gli abiti fradici di Len, che cercava invano di pulirsi, più rideva... sembrava la quintessenza della felicità.
La signora Corallo, intanto, era ritornata su, con l'acqua.
"Grazie, signora, la ringrazio molto..." disse Schopenhauer.
La signora Corallo adorava la gentilezza di Schopenhauer... era proprio un signore a modo.
Poi, sognante, si girò di nuovo verso il mare.
Schopenhauer, allora, svitò il tappo... e VUOTÒ COMPLETAMENTE la bottiglia su LEN.
"BASTAAAAAAA!" urlò Len, e scese di corsa le scale.
La signora Corallo guardò Schopenhauer, che era rimasto al tavolo da solo, un po' malinconico... e, con tono affettuoso, gli disse: "Cosa ci vuole fare... le giovani d'oggi sono intrattabili... hanno un caratteraccio! Vuole un'altra fetta di torta?"
"Sì, grazie... potrei avere anche un po' di tè?"
OTTO BIT
Il gruppo d'apertura aveva quasi terminato.
Anche stavolta, avrebbero dovuto suonare solo tre brani e ne avevano fatti quattro, ma non aveva importanza: avevano scaldato la folla a dovere!
Si chiamavano
"Elio e le Storie Tese"... e volevano suonare le loro canzoni! Ma per piacere... avrebbero annullato tutta la pheega!!!
Per fortuna, come da contratto, avevano portato le sigle del Commodore 64, quattro tra le arie più celebri di
Jeroen Tel...
e le ragazzine erano impazzite!
Bravi Elii, avevano suonato bene, questa volta si potevano anche pagare... forse. Ahahah!
Era il momento.
Volando, Franz Crack atterrò sul palco e tutti i riflettori furono puntati su di lui.
Dalla console,
Frash e Baniele
fecero partire una base a 8 bit e lui diede inizio allo show!
Muoveva le mani come un indemoniato, saltava, ondeggiava, mimava una chitarra, volava in aria e poi atterrava in picchiata, perfettamente a tempo.
Le ragazzine urlettavano e si lanciavano sotto il palco, cercando in tutti i modi di accarezzare e respirare la sua stessa aria... quando lui si preparò allo stage diving: come sempre, si sarebbe lanciato sulla pheega e poi, volando, sarebbe ritornato sul palco.
Franz Crack prese la rincorsa... ma la base si inceppò.
"Bip! Bip! Bip!"
Franz Crack, incazzato nero, si girò verso la console.
Frash e Baniele però non c'erano più... erano spariti.
"Bip! Bip! Bip!"
Franz Crack vide la pheega correre via e, velocissimo, spiccò il volo... ma sotto di lui non c'era più nessuno.
E iniziò a cadere.
Non riusciva più a volare... era come se l'aria non lo sollevasse più!
E vide il pavimento nero che si avvicinava, sempre più vicino.
Lanciò un urlo!!!
E si ritrovò in una camera da letto. La sua.
Guardò l'ora: erano le otto del mattino.
Guardò fuori: stava diluviando.
Era normale a Milano, in quella stagione.
E va be', non aveva importanza: quella sera sarebbe scappato via.
Avrebbe preso un treno per Torino, avrebbe incontrato Choo al
PalaBorghezio
e poi, assieme, sarebbero partiti per Laigueglia!
E, da domani, la cazzo di Pianura Padana sarebbe stata un ricordo.
L'ORDINE NATURALE DELLE COSE
Una base in 13 ottavi risuonava per il palazzetto ed una folla di pheega urlante si divertiva a battere le mani, perfettamente a tempo.
Sul palco, le ragazze sorridevano, felici: avevano dovuto superare prove incredibili per essere là, ma alla fine ce l'avevano fatta! Avrebbero passato una notte con l'uomo dei loro sogni: l'uomo più ordinato del mondo.
Il sogno di ogni ragazza, dall'adolescenza in poi, era quella di trovare un uomo ordinato. Nel marsupio come nella vita. Un uomo che avesse sempre gli occhiali giusti per ogni occasione: normali d'inverno, fotocromatici d'estate.
Le ragazze disprezzavano i maschi con la pelle abbronzata, soprattutto quelli che prendevano la moto e andavano in discoteca.
Il vero principe azzurro NON ballava. Mai. Però sapeva citare, con la stessa naturalezza, passi della Divina Commedia, parti recitate di personaggi minori di canzoni di Elio e le Storie Tese, imitandone voce e cadenza, biografia di Stephen King, monologhi di Giorgio Gaber,
improperi di film di Stanley Kubrick,
manuali di macchine fotografiche e, soprattutto, complementi di informatica: le ragazze ADORAVANO quando un uomo spiegava la teoria della sezione critica!
La cosa più sexy del mondo era entrare nella casa di un RAGAZZO di TRENTAQUATTRO anni, salutare con educazione i genitori, che naturalmente vivevano con lui, entrare nella sua cameretta e trovare una libreria perfettamente ordinata.
Tutte le ragazze trendy consultavano i newsgroup, perché, grazie alla gerarchia ordinata, usenet era maledettamente sexy. E così, avevano trovato le selezioni per passare una notte (un'intera notte!) con l'uomo più ordinato del mondo: l'autistico GRUMO.
"Grazie, grazie! - disse GRUMO al microfono -
Le mie congratulazioni alle vincitrici!"
Una folla immensa di ragazzine saltellò ed urlettò, mostrando le scritte
"GRUMO" sulle braccia e sulle tette.
"Oggi passerete tutte la notte con me, nella mia cameretta... ma, mi raccomando, NON FATE DISORDINE! Non voglio vedere fuori posto NEANCHE UN CD!"
"GRUMO!!! GRUMO!!!" urlarono tutte in coro.
"Sì, sì... - rispose
- Però non farò eccezioni!"
"GRUMO!!! Svegliati, GRUMO!!!"
"Capito? I DVD devono essere TUTTI ordinati, come li ho messi io!"
"GRUMO!!! Apri la porta! GRUMO!!!"
Ad un tratto, le ragazze svanirono e tutto diventò buio.
GRUMO accese la luce e guardò l'ora.
Erano le otto e mezza del mattino.
Di fronte a sé, una stanza che per metà era perfettamente pulita e ordinata, com'era normale che fosse.
Alla sua destra, un INFERNO di CASINO, abiti appallottolati, borse strappate e SABBIA, tantissima SABBIA, per terra, sul comodino, ovunque.
E poi, sul letto, un individuo peloso, in completa catalessi: dormiva di un sonno così profondo che niente al mondo sembrava in grado di svegliarlo.
GRUMO si rassicurò: tutto quello che aveva visto faceva schifo, ma era previsto dal protocollo e compatibile coi dati in suo possesso.
Da oltre la porta, però, sentiva una voce femminile che chiamava il suo nome.
"GRUMO!!! AIUTO!!! GRUMO!!!"
QUESTO non era normale.
GRUMO si alzò, aprì la porta e si vide piombare addosso Len, completamente fradicia.
"GRUMO, vieni anche tu di sopra, con Schope! Io NON ce la faccio!!!"
GRUMO si voltò indietro, guardò il letto, capì che comunque non ce l'avrebbe mai fatta a riaddormentarsi e salì sul tetto: aveva proprio voglia di una buona fetta di torta di mele.
FUGA DALL'INGHILTERRA
Un po' per i termosifoni bollenti e quel meraviglioso tepore diffuso, un po' per l'ora, un po' per il sonno e un po', soprattutto, per la pioggia che flagellava i vetri, sarebbe stato da pazzi uscire di casa!
Eppure, Choo chiuse in tutta fretta la valigia più grande del mondo e andò via.
Le vie di Oxford erano spazzate dalla pioggia ed il vento gelido del mattino spezzava il respiro, ma la fermata del bus non era lontana... e pazienza per il freddo, l'acqua e l'enorme valigia: quella sera, la bella Choo sarebbe ritornata in Italia, definitivamente!
Sarebbe salita sull'aereo per Torino, avrebbe ritrovato la Choomobile parcheggiata sotto il PalaBorghezio, avrebbe caricato in macchina Franz Crack come mascotte ed insieme sarebbero partiti per il mare. Alééééé!!!
La bella Choo non poteva ancora comprendere le conseguenze che quelle azioni avrebbero esercitato sull'ecosistema di un piccolo mondo lontano: in un ridente paesino della Liguria, chiamato Laigueglia, un autistico sarebbe stato rilocato! E sarebbe partita la bonifica globale totale di una camera d'albergo, con un notevole dispendio di detergenti ed energie... senza parlare del trauma per quelle placide palline sabbiose a cui, improvvisamente, era chiesto di ritornare vestiti.
Ed infine, un individuo peloso e privo di articolazioni funzionanti avrebbe dovuto affrontare una delle più spaventose prove d'amore che mente umana ricordi: LAVARSI!
Alle otto del mattino (le nove, ora italiana) il bus arrivò, aprì le porte e la bella Choo poté, finalmente, salire.
I COLORI TRASPARENTI DEL BUIO
All'alba, la pheega si radunò in cima alla collina.
Il panorama era splendido: da un lato montagne innevate, dall'altro il mare, nel centro la pheega.
Le ragazzine posarono gli zaini e gli skate, presero i secchi e li lanciarono in aria.
Tantissimi getti di colore si alzarono, su, fino in cielo... e poi ricaddero, mischiandosi ai capelli, ai pochi vestiti, alla pelle e all'erba.
Ovunque cadessero, generavano laghi di colore.
Le ragazzine si tuffarono nel colore e giocarono a strapparsi l'un l'altra i vestiti, per poi appallottolarli e lanciarli lontano e poi macchiarsi e sporcarsi di colore e bussare alla porta.
"C'è nessuno?"
Un'enorme porta apparve nel cielo.
Le ragazzine la guardarono spaventate.
I colori sbiadirono.
Anche il cielo divenne grigio.
Poi, all'improvviso, il buio... e la porta si aprì.
"Chiedo scusa... ma è mezzogiorno, dobbiamo rifare la stanza! Oggi arriva la Sua fidanzata, no?"
Salutai la signora Corallo e andai affankulo.
FITNESS
Il tempo era uno schifo: il cielo era grigio, come nel finale del sogno.
Però il fitness c'era ancora... e c'era anche l'ultimo pericolo ambientale che avrei pensato di trovarci: l'ISIS? No,
SCHOPENHAUER!
Allegro e sorridente,
cercava di fare ginnastica assieme alle signore di mezza età e FALLIVA in agilità, decenza e senso del ritmo... eppure, sembrava che alle veeeekkie piacesse guardarlo.
Un po' forse era anche merito del look: in una spiaggia, non capita spesso di vedere qualcuno che balla con lo ZAINO.
"Complimenti, Schope! - dissi
- Non avrei mai pensato che ti saresti svegliato in
tempo!"
"SVEGLIATO??? MA SEI FUORI! Io NON sono mica andato a dormire!!! Ti ho anche chiamato ieri sera, dov'eri finito?"
Controllai il telefono: effettivamente, il badato aveva chiamato... alle 5:22.
"Eh, cazzo, ero impegnato... - risposi
- Ma tu? Che hai fatto di bello?"
"Sono tornato al chiosco sul mare, dottore! GROSSI COLPI!!!"
"Il chiosco del 2009?"
"Sì, ma stavolta GROSSI COLPI SUL SERIO! Ho conosciuto una tipa..."
"Dai! E com'è?"
"Grossi colpi, dottore, grossi colpi! È mulatta! Ieri sera eravamo presi bene... siamo rimasti tutto il tempo a chiacchierare... a fare gag! Ve la faccio poi conoscere, lavora là!"
"Grande Schope!"
Poco più in là, c'erano anche Len e l'autistico
GRUMO, che faceva TERRA BRUCIATA.
"Anch'io ho poi delle cose da raccontarti..." disse Len.
"Delle cose? E che cosa?"
"NOOOOO! DOTTOREEEEE! - intervenne Schopenhauer -
NON TI PERDERE IL MOMENTO! GUARDA! GUARDA!"
Non c'era NIENTE da guardare, a parte delle veeeekkie che ballavano... comunque, il fitness finì! E potemmo buttarci felicemente in acqua.
LATTE E MIELE
Ci sono persone bruttine o un po' impacciate che, in acqua, acquistano improvvisamente una grazia inaspettata... ecco,
Schopenhauer
NON era tra queste: zoppicava anche nuotando, come quando camminava, però
faceva il bagno con gli occhiali da sole.
E neanche per vedere la pheega, come faceva il Pastrano: lo faceva perché non si vedessero le occhiaie.
PiombinoKastrox.
Verso l'una e mezza, andammo tutti assieme da Diversamente Mariasole, perché nel 2006 c'era pheega, e là ebbi il privilegio di osservare
Len che,
prima di mangiare,
SCOMPONEVA l'insalata in varie sezioni, sulla base del COLORE.
"Lo faccio sempre, quando mangio! - disse Len
- Voglio mangiare assieme le cose dello stesso colore!"
GRUMO posò gli occhi sul suo piatto, così disordinato, e capì di avere FALLITO in autismo.
Subito dopo, apparve Rese: stava fluttuando sul lungomare e sulle prime non ci vide, perché guardava sempre e solo verso l'alto... poi sentì le parolacce e si sedette con noi.
Len e Schopenhauer non lo conosevano se non di fama... e comunque anch'io non avevo più notizie di Rese dall'ultimo PercFest! Così gli dissi:
"Rese, riassumi il tuo ultimo anno di vita in cinque parole!"
E Rese rispose:
"Beh... io... mi vergogno!"
Ne avanzava una!!!
Seguirono 92 minuti di applausi.
Una volta che l'alcool gli ebbe dato una mano a riordinare le idee, Rese ci raccontò che, nell'ultimo anno, usciva spesso con un amico, chiamato
Bomber, che
si lavava le palle nel bidet con LATTE e MIELE, perché voleva farle diventare LISCE.
"E funziona?" chiesi.
"Ma non è quello il punto... - continuò Rese -
Lui è SPOSATO!"
"E allora?"
"E allora, se sei sposato, che cazzo te ne fai di avere le palle lisce? Mica puoi esibirle in giro!"
C'era un po' di saggezza in Rese... ma non troppa: altrimenti, non sarebbe mai uscito con Bomber. Né, tantomeno, con noi.
UNA MAZZA
Una volta ritornati in spiaggia, Schopenhauer rimase per un po' in piedi a fissare Len che si stendeva sul
"salviettone".
Non poteva lasciarsela scappare: era fatta!
Così, elaborò un piano geniale: si sarebbe LANCIATO al volo su Len, che avrebbe urlettato un po', ma alla fine non avrebbe opposto resistenza.
Questa, almeno, era l'idea.
Ciò che realmente accadde fu che Len vide Schopenhauer che, tremolando, tentava, molto lentamente, di chinarsi, ma NON gli si piegavano le ginocchia. E quindi provava ad inclinarsi in vari modi, cercando di abbassarsi, senza risultato.
A quel punto, per evitare che si facesse male, Len si era alzata, gli aveva porto entrambe le mani e, assieme, erano riusciti ad arrivare giù, fino al
"salviettone", mentre Schopenhauer ripeteva:
"Piano, piano, che mi rompo le ginocchia! Piano!".
Durante l'intera operazione, Len cercava invano di tranquillizzarlo, senza risultati apprezzabili: Schopenhauer si sentì al sicuro solo quando si ritrovò sdraiato con il culo, le gambe e le braccia che toccavano saldamente e contemporaneamente il terreno.
A quel punto, disse:
"No, perché io solitamente ho la sdraio..."
Fu un bel momento... anche perché
Len
si mise davanti a lui, a spregio, a fare ginnastica acrobatica.
Pochi istanti più tardi, Schopenhauer era di nuovo in piedi, perché Len l'aveva aiutato a rialzarsi, pur di schiodarlo dal suo
"salviettone". E così, iniziò a vagare per la spiaggia a baccagliare pheega, a cominciare da quelle più vicine a noi.
Si trattava di una coppia di ragazzine che stavano giocando a baseball, con una pallone da spiaggia ed un vecchio bastone, probabilmente trovato dentro qualche barca.
Erano bellissime... purtroppo non riuscivo a sentire che cosa gli stesse dicendo Schopenhauer, però sentii molto chiaramente la risposta di una di loro:
"Sì, giochiamo a baseball... e QUESTA è la MAZZA!"
Subito dopo, Schopenhauer si spostò dalla parte opposta della spiaggia... troppo lontano perché i dialoghi si postessero sentire.
Peccato.
LE GRANDI MANOVRE
Per colpa della maglietta, di Schopenhauer, di Len, del Tossico e dei Fagioli, non avevo visto UN SOLO spettacolo pomeridiano da quando era iniziato il PercFest.
Così, alle ore 17, andai al seminario di piazza Libertà, dove si esibivano
Gilson Silveira & Marco Fadda.
Spettacolari!
Tuttavia, ben altre sfide ci aspettavano quel giorno: GRUMO e LEN avrebbero passato il resto del pomeriggio dal mastro stampatore, ad aspettare che fossero pronte le loro magliette false del PercFest. Io, invece, mi dovevo preparare all'arrivo dall'Inghilterra della bella Choo!!!
In altre parole... dovevo lavarmi.
Arrivai al Corallo verso le sei ed i
FAGIOLI erano ancora tutti là, nella reception, dove Len li aveva lasciati.
Nessuno mi aveva ancora chiesto di spostarli... quindi, nessun problema.
Usando uno speciale prodotto per SGRASSARE i MAIALI, mi buttai sotto l'acqua dolce e lasciai che la chimica facesse il suo corso.
Poi ritornai in camera, giusto in tempo per vedere
GRUMO che
traslocava nella nuova stanza, portandosi dietro la SEDIA, pur di non spostare i vestiti che c'erano sopra.
Si sarebbe portato dietro anche il
comodino, ma nella camera 12 non c'era... quindi sarebbe stata una violazione del protocollo.
E va be', misi nello zaino le macchine foto, passai dal mastro stampatore a ritirare la maglietta falsa del PercFest da regalare a Choo, che per fortuna era pronta, e mi precipitai in piazza a prendere i posti.
Passando davanti al banchetto, vidi che, contro ogni previsione,
avevano stampato delle magliette ufficiali del PercFest 2015... e facevano PIÙ CAGARE delle nostre!!!
Quindi, se non fosse girata la falsa notizia che non c'erano le magliette vere del PercFest, non avremmo mai stampato le magliette false e saremmo dovuti andare in giro con quella merda!
Viva le informazioni false e tendenziose!
La seconda sorpresa fu che riuscimmo a trovare quattro posti in terza fila.
Certo, non potevamo tenerli occupati a lungo... ma Schopenhauer, per fortuna,
arrivò quasi subito.
"Dottore, dottore, mi vedo anch'io il concerto con voi stasera!"
"Ah, perché, avevi altri programmi?"
"Eh be', sì... volevo cenare con la mulatta del chiosco... solo che poi..."
"Ti ha GIÀ dato il due di picche?"
"No, l'ho dato io a lei..."
"CHE COSA??? E PERCHÉ?"
"Le ho detto la verità: ho UN MOLLUSCO NELLE MUTANDE!"
Anche questo è amore.
JAZZ!
Alle ore 21:30, il concerto iniziò.
Il primo gruppo era un quartetto formato da
Adrienne West alla voce,
Dado Moroni
al piano,
Rosario Bonaccorso al basso e
Nicola Angelucci alla batteria.
"È la seconda volta che suoniamo al PercFest con questa formazione... - annunciò il Capo
- ma l'altra volta era VENT'ANNI FA: era il 1996!"
A dire il vero, fino a prova contraria eravamo nel 2015, quindi
"vent'anni fa" era il 1995 e non c'era ancora il PercFest. Ma comunque, che fosse il giugno 1995 o il giugno 1996 non faceva differenza: Giuppi1996 COMUNQUE non era ancora nato. Quindi, massima stima per l'omaggio alla vecchiaia!
Neanche a farlo apposta, in quel momento accadde il miracolo:
si aprì la finestra del
VEEEEKKIO...
e lui si affacciò!
ERA TORNATO!!!
Durò un attimo: ci guardò con un'aria di ODIO mista a SKIFO e poi RICHIUSE.
Ero contento: avevo fatto in tempo a fotografarlo al volo, anche senza live view! E, senza di lui, non sarebbe mai stato PercFest.
Anche il secondo gruppo era un quartetto, formato da
Rosario Bonaccorso al basso e alla voce,
Javier Girotto
al sax,
Roberto Taufic
alla chitarra e
Fabrizio Bosso tromba.
Lungi da me perseverare con un umorismo squallido... indegno di una recensione seria, professionale e attenta ai bisogni di un pubblico intelligente... comunque, beato lui.
Come da tradizione, Schopenhauer si alzava per andare a prendere da bere per tutti... e Len non volle essere da meno: se ce la faceva Schopenhauer, ce la poteva fare chiunque! Errore.
Len si alzò, andò fino al pub e, una volta là, si accorse che NON le bastavano i
soldi... a Schopenhauer non sarebbe MAI successo!
Così tornò indietro e prese la borsetta dalla sedia.
Una VEEEEEEKKIA vide la scena e, senza dire nulla, si sedette al suo posto.
GRUMO, che era di fianco a lei, le disse che era un posto riservato... ma la veeekkia guardò in faccia GRUMO, ne stimò il livello di autorevolezza ed obiettò:
"Se la ragazza è tornata a portare via la borsa, il posto è libero!".
Di fronte a questa argomentazione, GRUMO non ebbe nulla da obiettare... e Len rimase in piedi.
E va be'... ciò che non riuscì a GRUMO lo seppe fare il jazz: dopo un po' di canzoni, la veeekkia si alzò, annoiata... ed il posto ritornò libero! Così, Len si precipitò ad occuparlo, ma una bambina vide la scena, le passò davanti e si sedette al posto suo, sbattendosene i coglioni.
Fu un'immagine meravigliosa.
Schopenhauer mi guardò con aria preoccupata e mi chiese:
"Dottore, ogni volta che guardo Len ha un'età diversa. Perché?"
Gli spiegai che, ad alcune domande, era impossibile trovare una risposta.
Per la cronaca, il Quartetto era bravissimo... però ogni brano sembrava Dream.
AFTER
A mezzanotte, ci trasferimmo da Sirò, perché era il posto ideale in cui aspettare la chiamata di Choo e di Franz Crack.
Per la prima volta dopo secoli,
Len
mi convinse a giocare a scacchi.
Mi piaceva giocare a scacchi, ma ero talmente distratto che finivo per perdere sempre... con lei, invece, PAREGGIAI.
Eravamo entrambi handicappati allo stesso livello.
La chiamata di Choo arrivò all'1:30... seppure con un LIEVE ritardo, erano arrivati!
Facendo sfoggio di braccia forti e ginocchia sane, ci precipitammo al Corallo, pronti a dire soka a Franz Crack ed a skaricare la valigia di Choo, mentre lei cercava parcheggio.
La bella Choo aprì il portabagagli.
Al suo interno, c'era:
- Una valigia verde ENORME e PESANTISSIMA: "È tutta inutile - spiegò Choo - È la roba dell'Inghilterra! Ma non potevo mica lasciarla a Torino... anche perché dentro c'è il beauty!"
- Uno zaino da montagna: "Contiene la roba da mare!"
- Lo zaino del computer: "Fate attenzione quando lo portate, che di qua si rompe, di là anche, e dentro c'è il computer! Non potevo mica lasciarlo a Torino!"
- Una borsa a tracolla: "Riuscite a portarmela? Tanto pesa poco..."
- Una piccola valigetta, innocua ed inoffensiva. Era di Franz Crack.
Ascoltai tutto con la massima attenzione, poi guardai negli occhi la bella Choo, sorrisi e le dissi:
"Tutto qua? Len ha portato MOLTA più roba di te!"
Subito dopo, la Choomobile salì verso le colline, alla ricerca di un parcheggio. Ed io, con le mani dietro la schiena, mi misi a sovraintendere al trasporto di tutti i bagagli fino al secondo piano, insultando tutti quelli che non li portavano come si deve, perché io ai miei tempi facevo meglio, e segnalando con cura il percorso ad ostacoli, cioè i cumuli di FAGIOLI che okkupavano la hall.
E alla fine, per riposarci della fatica, andammo a bere da Mayflower, perché nel 2005 c'erano le jam.
DIVERSAMENTE MAYFLOWER
Nel 2015, da Maylfower c'erano Milla e MiOpiO, tutti soli.
In realtà, stavano cercando noi: le jam erano finite e non sapevano che fare.
"Beh, ma possiamo ancora andare a fare un giro, se volete..."
In quel momento, scoppiò un TEMPORALE... e NESSUNO aveva l'ombrello.
Ci rintanammo all'interno del Mayflower, mentre Choo, finalmente in Italia, consumava dell'ottimo cibo inglese (hamburger e patatine), però ascoltando un'intera compagnia di FAVE che parlava solo ed esclusivamente di FAGIOLI.
Più che dalle leguminose, in realtà, Franz Crack era molto incuriosito dalla Maglietta Falsa del PercFest, che non mancò di colpire gli occhi vigili di Milla e di MiOpiO.
"Ma che figata! Dove si compra?"
"Non l'ho mai VISTA prima!"
"Ma dai! L'hai fatta alla fine! Me la REGALI?"
Lascio alla fantasia del lettore il divertimento di abbinare le singole frasi ai loro legittimi autori.
Comunque, spiegai nei minimi dettagli come funzionava la storia delle magliette, aggiungendo che il mastro stampatore del budello aveva ancora il file nel computer, ma la stampa era LENTISSIMA, perché la macchina era vecchia e lui pure. Quindi, chi ne voleva una copia poteva passare tranquillamente al negozio... mettendo, però, in conto di buttare almeno un'ora nel cesso.
Alle quattro, il diluvio universale cessò... ed il signor Mayflower tirò un sospiro di sollievo: finalmente poteva andare a dormire.
Una volta fuori, Milla cercò di convincere Schopenhauer a regalarle la maglietta falsa del PercFest.
Schopenhauer stava per cedere... quando lei gli disse che voleva proprio LA MAGLIETTA DI SCHOPENHAUER e gli chiese se poteva STRAPPARGLIELA VIA!
Stranamente, Schopenhauer declinò l'invito... e ci mandammo affankulo così, sull'asfalto bagnato dell'Aurelia, sotto alle gocce di un'insegna che ci ricordava alcune tra le serate più belle della nostra gioventù... quando avevamo TRENT'ANNI.
AFTER
Milla e MiOpiO ripartirono verso la loro casa di Alassio, mentre noi puntammo dritti dalla parte OPPOSTA, verso l'hotel Corallo, con una piccola deviazione verso una cancellata che affascinò tantissimo
Franz Crack:
ci disse che era stanco morto e quindi doveva riposare un attimo.
Quindi, si posizionò in equilibrio sulla cancellata e rimase così, in bilico sul ferro bagnato, di fianco alle macchine che sfrecciavano sull'Aurelia.
Faceva molto Eta Beta, però più handicappato.
Di fronte a quell'immagine, capimmo che la giusta soglia di handicap era stata raggiunta: potevamo andare onorevolmente a dormire tutti quanti, compreso Schopenhauer, che era sveglio da circa 36 ore.
Minuto più minuto meno.
Però, non senza prima esserci mandati oniricamente ed inglesemente affankulo.