Mi svegliai che era l'alba (mezzogiorno) ed il mio primo pensiero corse a quanti si erano già levati
ed erano intenti ad adempiere nel migliore dei modi alle prime attività della giornata: chi era in città a lavorare, chi era in spiaggia a fare fitness, ma, soprattutto, chi aveva fatto un'allegra gita ad Alassio.
Eh sì: Francy, saputo che c'erano gli Elii a Viareggio, aveva deciso di dire soka al Percfest e di partire per la Toscana. Pheega fankulo.
E non basta: come solo una giovane donna sa fare, aveva convinto il Kompagno, Grumo e Don Diego ad accompagnarla fino ad Alassio di mattina a prendere il treno!!!
Per un po', nessuno mi parlò più di telefonate. Peccato, era un tormentone divertente.
MISSIONE MERCHANDISING
All'una meno un quarto i Glebas non erano ancora tornati.
Stare in spiaggia da solo era un po' palloso, era pieno
di minorenni bionde che mi correvano intorno dando libero sfogo alle proprie spiccate tendenze bisessuali, ma senza Francy era una rottura di cazzo.
Talmente che, quando squillò il telefonino e vidi che era il Capo, risposi.
"Marok, vieni che ti devo parlare!"
Mi disse che gli dovevo riservare oltre cento magliette per i musicisti.
Cento magliette... praticamente avevamo finito di vendere: positivo!
Però c'era da smistarle e portarle nei vari alberghi: MOLTO negativo!
"Puoi cominciare subito?"
Sparai una supercazzola e me ne ritornai in spiaggia.
L'ADDIO ALLA PHEEGA
Gli handicappati arrivarono verso l'una e mezza, riportando la letizia ed il buonumore.
Il Kompagno Gillette in particolare era in preda ad uno squilibrio logorroico, non smise un attimo di raccontarci del delirio che era stato passare tre giorni in tenda con Francy, descrivendoci con gioia e letizia il lungo elenco di attentati della pheega al concetto stesso di campeggio.
Dalla borsa piena di cremine per la pelle che si erano squagliate al sole ed erano diventate una poltiglia marroncina dal volto umano, ad attrezzi non terrestri per i capelli che aveva sparpagliato ovunque, dalla doccia a gettoni usata per dieci minuti di fila, alle parentesi di autentico pathos del tipo: "Gillette! Danno!!! Ho un brufolo!!!"
Secondo il Kompagno, quando una donna ha i brufoli è per l'uomo un momento meraviglioso, perché tutte le energie femminili sono impegnate a risolvere un'emergenza gravissima, il BRUFOLO, per la quale l'uomo è completamente inutile, non essendo parte del problema nè della soluzione.
Perciò allora e solo allora il maschio può guardare sereno, rilassato ed ottimista la donna mentre sclera, sicuro di non poter essere coinvolto in nessun modo! Tanto più che anche tutte le altre paranoie ordinarie, di fronte all'allarme rosso, passano in secondo piano.
"E io - concluse - non ho mai avuto una donna con i brufoli!"
"Ah... e quindi?"
"E quindi non trombo!!!"
"A proposito - mormorò Grumo tra sè e sè - Quando eravamo alla stazione Francy mi ha chiesto di salutarle Angelo Albani! Mi devo ricordare..."
Che io sapessi, Francy ed Angelo si erano incrociati in tutto un paio di volte, senza nemmeno cagarsi... come minchia faceva a salutarglielo? Boh... cazzi suoi.
RAPPORTI UMANI
Mi salvarono dall'autismo i primi concorrenti della giornata: il
Nené Duo,
alias Carla Colombo e Lorenzo Gasperoni.
"Marok, siamo al bastione, ci dai una mano a portare gli strumenti?"
Andai a vedere, c'erano da portare solo tre innocue valigette e la piazza era vicina.
"Ok! Prendiamone una a testa!" risposi, sollevando la mia ed accorgendomi che pesava trecento tonnellate.
E fu così che la luce del giorno si divise la piazza tra un villaggio che ride e me, il koglione che passa.
"Non ci posso credere... - mormorai - alla fine ce l'hanno fatta: mi hanno fatto lavorare!!!"
PiombinoKastrox.
In piazza incontrai gli altri concorrenti, alias il
Timba Duo:
Emiliano Martinello e Christian Rizza.
Messo bene in chiaro che non avrei più portato un cazzo per il resto della giornata e, nella migliore delle ipotesi, avrei potuto guardare gente che faticava facendo foto e pigliandola per il culo, ci svaccammo ad un tavolino e ci bevemmo un litro di liquido analcolico, inodore, insapore ed incolore formato da idrogeno ed ossigeno. Però frizzante.
Gusti analcolici a parte, i quattro mi stavano simpatici, iniziarono a scherzare del più e del meno, finché Angelo non li richiamò all'ordine e fece loro iniziare il soundcheck.
IL BANCO DEL MUTUO AUTISMO
Ne approfittai per cazzeggiare con gli altri handicappati ed avvisarli che praticamente tutte le magliette erano da mettere da parte per il Capo. Quindi, siccome le canottiere non se le sarebbe mai inculate nessuno nemmeno in punto di morte, siccome dei dvd con la roba dell'anno prima non gliene fotteva un cazzo a nessuno, siccome l'unica cosa che avevamo ragionevole speranza di vendere, ovvero i cd dei musicisti, non ce l'avremmo mai avuta nemmeno se l'intero pubblico avesse presentato regolare domanda in carta bollata, avevamo praticamente finito di lavorare.
Massimo, Don Diego ed il Kompagno Gillette esplosero rispettivamente in un "Alèèèè!", in un "Evviva!" ed in uno "Sborroooooh!" liberatori.
Grumo esplose in una crisi autistica: "Ma non rimane niente da vendere! Come facciamo! Io protesto! Io sono qua per fare il mio lavoro di venditore! Non è possibile!!!". Ed il disco ricominciò.
Mentre lo pigliavamo coralmente per il culo, Grumo, incazzato nero, apri il bloc notes per segnarsi le persone a cui dovevamo regalare le magliette.
E ci trovò una
dedica di Francy, che lo salutava.
Pazzesco... una pheega aveva lasciato una dedica a Grumo!
"MA CAZZO!!! - urlò - HA USATO IL MIO BLOC NOTES DELLE COSE SERIE PER SCRIVERCI UNA CAZZATA!!!!!!! NON È POSSIBILE!!! VAFFANKULO!!!"
Splendido.
Quel pomeriggio rimasi anch'io con gli altri al banchetto, perché l'aria di cazzeggio era fenomenale.
I clienti si splittavano in due classi: gli ultras anti-Percfest, che ci passavano davanti borbottando che "la notte è fatta per dormire" e "questi qua potrebbero andare a rompere i coglioni al loro paese", ed i fan del Percfest, che si volevano portare a casa qualche maglietta. Naturalmente gli rispondevamo "sono rimaste solo CANOTTIERE", loro ci guardavano come relitti umani e, subito dopo, reagivano come Linus a Cordialmente quando gli Elii gli propongono di mettere in radio "Sei donna così": "Ah... sì... magari dopo... addio!"
Ogni anno sempre peggio.
L'anno prossimo venderemo cd di Ivan Piombino.
O pupazzi di KASTROX.
CONCERTO!
La sfida tra i concorrenti fu all'ultimo sangue ma, alla fine,
per un pugno di voti, il Nenè Duo riuscì a guadagnare la vittoria.
Ci godemmo assieme il resto del concerto: la serata si aprì con un tributo a LOUIS ARMSTRONG, con
Danila Satragno alla voce, Fabrizio Bosso alla Tromba ed al Flicorno, Dado Moroni al pianoforte, Riccardo Fioravanti al contrabbasso e Jeroen De Rijk alla percussioni. Erano tutti dei grandi, rimasi colpito soprattutto dalla voce della cantante... proprio un bel sentire.
Prima ancora della fine dello show parecchia gente ci venne a chiedere un cd del gruppo, ma ormai eravamo in modalità autoreply: "Non li vendiamo! Soka!"
Ma quella volta si superò ogni limite.
"Vi è piaciuta la voce di Danila Satragno? - disse il Capo, al termine dell'esibizione - Bene! Al banchetto del merchandising, là in fondo alla piazza, potrete COMPRARE IL SUO CD!"
L'intera piazza si sollevò e venne da noi.
folla non volle sentir ragioni, iniziò ad accusarci di oscurantismo, di negazionismo, di stronzismo e di piombinokastrismo ed il clima iniziò a diventare incandescente.
Era il momento di fare qualcosa: tagliai la corda.
Ed andai dietro il palco a cercare il Capo per chiedergli spiegazioni.
"Ma lei ce l'ha i cd! - mi disse - Li ho visti io!"
"Ah... e perché non ce li ha dati?"
"Ma non lo so... chiedilo a lei..."
"Ok... dov'è?"
"Boh..."
FINDIN' DANILA
Bisognava trovare Danila. Assolutamente.
Mobilitai gli Angelo & Friends e persino il Pastrano, che stava scattando foto,
obliquo.
Ci sparpagliammo per il paese, Max ed io passammo al setaccio l'intera Laigueglia ed in ogni posto in cui andavamo tutti ci dicevano che, sì, Danila era stata lì, ma adesso se n'era appena andata.
Finché non ci arrivò una segnalazione: Danila era da Zazà, il bar della piazza, praticamente davanti al banchetto.
Facemmo una corsa, arrivammo a Zazà da quattro direzioni diverse, la accerchiammo e, finalmente, non poté scappare.
"Ciao! Sei tu Danila Satragno?" chiesi, col fiato grosso dopo la corsa, nonostante la mia giovane età, la mia perfetta preparazione atletica e la mia eccezionale condizione fisica.
"Sì..." mi rispose, vagamente turbata.
"Tu hai dei cd da vendere?"
"Sì, i cd sono al banchetto - mi rispose, con la massima tranquillità - Li vendono i ragazzi laggiù!"
Calma.
Un omicidio era prematuro.
Bisognava almeno simulare che fosse un incidente.
"Li hai portati tu al banchetto?" chiesi, con voce educata e gentile.
"Sì!"
"Quando li hai portati al banchetto?"
"Neanche un minuto fa..."
Tornai al banchetto, Grumo mi confermò che Danila era appena passata a lasciargli i cd ma ormai tutti sapevano che non li vendevamo e quindi non era più venuto a chiederli nessuno.
Perfetto.
E la cosa migliore era che, nonostante tutto il bordello che era successo, il Kompagno Gillette NON si era svegliato.
La serata si concluse in bellezza con "SO RIGHT", un omaggio all'arte di JONI MITCHELL, con
Maria Pia De Vito
alla voce, Danilo Rea al piano ed Enzo Pietropaoli al contrabbasso.
Assolutamente fantastici... un gruppo da paura.
Finì nell'unico modo possibile: i tre furono lietamente alluvionati dagli applausi.
Ma, dopo tutto quello che era successo, nessuno venne a chiederci il loro cd.
Fu una fortuna, perché non ce l'avevano dato.
AFTER
Era stata una lunga giornata ed eravamo tutti parecchio cotti. Così, non appena fu l'ora, svegliammo il Kompagno e ci fiondammo in magazzino a rimettere dentro la roba.
Anche Angelo ed i suoi stavano sbaraccando, ma per loro la giornata non era ancora finita: dovevano portare le batterie da Pacan e dalla Botte per le jam ed a quanto pare erano saltati fuori dei casini perché erano tutti parecchio nervosi ed andavano avanti ed indietro con passi nervosi ed impazienti.
Come in ogni casino che si rispetti, in mezzo c'era l'obliquo, che da agitato raddoppiava i suoi superpoteri, oscillava di 180 gradi, affrontava i rettlinei come gimcane di strade di montagna ed ogni tre passi faceva sei metri. All'indietro.
Il più fuori di tutti però era Angelo, correva fuori e dentro il magazzino con in mano il walkie talkie, decisamente era la sua giornata no: avrebbe avuto bisogno di una bella pheega che gli facesse un massaggio thailandese. Gli si avvicinò GRUMO.
"FERMO!" disse l'autistico, fissando Angelo negli occhi.
Tutti si fermarono e si voltarono.
"Aiuto ragazzi! - mormorò Angelo - Grumo mi vuole picchiare!".
La folla ammutolì.
Le antenne dell'obliquo si drizzarono.
"TI SALUTA FRANCY!" esclamò Grumo, sempre più minaccioso.
Intorno a noi non si sentiva il volo di una mosca, tutto si era fermato e cento occhi puntavano, immobili, le due sagome che si contendevano, fissandosi, la soglia del portone. Silenzio, ansia, attesa, curiosità, paura ed il vento del mare che faceva ondeggiare i capelli, i vestiti ed i teloni verdi, quasi a voler distinguere da un fermo immagine lo scorrere del tempo.
Una manciata di secondi, lenti e muti.
Poi Angelo, con voce ferma, rispose: "E CHI CAZZO È FRANCY???"
Un petardo in una polveriera sarebbe passato inosservato al confronto dell'esplosione di gioia che detonò nella folla. Un'unica gigantesca onda di risate rimbombò nel vicolo, propagandosi da un capo all'altro del budello.
E così, mentre Grumo ed Angelo venivano sollevati ad idoli della folla, il tormentone "Chi cazzo è Francy???" risuonava dal bastione a Capo Mele, a ritmo di percussioni, batterie e danze acrobatiche, riportando l'allegria ed il buonumore.
Andammo avanti a fare festa fino a notte fonda. Persino il Kompagno Gillette stava quasi riuscendo a rimanere sveglio, il passaparola si era diffuso e tutti, nelle vie, si dicevano l'un l'altro: "Ti saluta Francy!" "Chi cazzo è Francy!!!" "AHAHAHAHAHA!".
Ormai Francy era diventata un'ideale, una figura leggendaria come Roy Pecoreccio o l'Uomo del giappone e tutto questo grazie all'autistico Grumo.
Per una sera fu lui il nostro eroe, finché la stanchezza non ebbe la meglio e ce ne andammo a dormire, non prima di esserci mandati doverosamente, improrogabilmente, chi cazzo è Francy ed assolutamente affankulo.