Un'altra impertinente primavera citofonava alle porte, con lei i ghiotti starnuti di Elio e le Storie Tese e, con loro, l'epico decennale del mio primo concertone!
Ebbene sì, cari diversamente figati: eran passati quasi dieci anni da
quella sera al Due di Cigliano, ma del '94 ricordavo tutto! C'era l'America, impegnata a salvare il mondo scaricando piombo sull'Iraq, c'era l'Italia, che si godeva il governo
Berlusconi; a Torino c'erano cantieri ovunque, per il passante ferroviario, ma io intanto handicappavo per il mondo, pensando solo alla musica, alla birra e alla pheega.
Quante cose sono cambiate oggi!
A pensarci bene, non mi ricordo di preciso quali... ma, di sicuro, qualcosa sarà cambiato.
Intanto, nel
"Fave Club", imperversavano le novità!
Prima di tutto,
i quiz: adesso, prima d'ogni concerto, la capofava
Silvia Bolbo
soleva porre alle Fave simpatici indovinelli e i primi fancazzisti che avessero risposto correttamente sarebbero entrati gratis.
Modestamente, per le prime due volte, ho vinto io!
La prima volta mi son beccato una bronchite, la seconda una colica renale... e i concerti gratis? Søka!
Chissà perché, le altre volte non ho più risposto.
Seconda novità: i
cd brulé,
ovvero il sogno di ogni bootleggaro che si rispetti, ovvero
la registrazione da mixer del concerto venduta a fine serata.
Solo per quella, valeva la pena andare ovunque, anche in Patagonia, anche sull'Everest, anche per esempio... a
Varese,
Trezzo d'Adda e
Verona, le prime tappe da cui l'avventura dei brulé sarebbe iniziata!
Un rapido calcolo rivelò che Varese e Verona risultavano lievemente fuori portata.
Trezzo d'Adda, invece, era un ridente paesino che l'atlante geografico De Agostini collocava vicino a Milano.
Vicino? Beh, geograficamente magari sì, ma antropomorficamente lontano anni luce da qualunque forma di civiltà: era in mezzo al deserto, niente treni, niente corriere, niente pony express, l'unica traccia di vita seppure handicappata era il casello dell'autostrada Milano Venezia!
Se volevamo arrivarci, occorreva trovare una forma di vita che avesse una macchina e, soprattutto, la voglia di spararsi chilometri fin laggiù.
"Ciao
Favone Grassone!
Vieni a Varese? Verona? Va be', dai, allora a Trezzo D'Adda! Dai, è
di nuovo di Venerdì 12!
Come? Dove me lo devo mettere il... ma sopra o sotto? Ma di quale religione? Ah... ma quanti litri?" <clic>
Anche il
giovane Iko,
Konico,
Max Kava,
Ivan Piombino,
Kastrox
e le altre fave piemontesi automunite diedero pacco all'unanimità, adducendo le scuse più puerili, tra cui il fatto che il mese successivo gli Elii sarebbero venuti a Torino.
Solo allora, mi ricordai di
un diversamente figato che stava a Novara e che aveva la macchina.
Contattarlo era facilissimo, era sempre in chat. Tuttavia, perché potesse entrare a pieno titolo nel mondo elico,
mancava la cosa più importante: il nick!
Infatti, in chat si firmava
"Cesareo", neanche un po' storpiato, così; non potevamo accettarlo, ritelefonai al Favone Grassone.
"Che cazzo vuoi stronzo? Te l'ho detto che Trezzo vaffankulo sborroooooooooh e... come dici? Trovare un nick per un handicappato? Boh... Pestilenza!"
Il resto lo fece la chat: Pestilenza -> pestilence -> plague -> calamity -> calamita -> stronzi ->
Colonnello Nunziatella.
Ok, l'handicappato era battezzato, quindi gli scrissi via Irc per convincerlo a prendere la macchina e darmi un passaggio fino a Varese, Verona o almeno Trezzo, un'impresa che prometteva di varcare clandestinamente i confini della realtà.
Invece, bastò una frase:
"Ti sto duplicando un po' di cd".
E così, grazie ai
"Ghiotti Scambi", anche l'ultimo ostacolo era superato! Si partiva per la
Missione Trezzo!!!
GO!
Il treno traboccava di pheega e questo era un segnale assai propizio.
Del resto, era normale: la notte precedente, giovedì 11 marzo, avevo inaugurato un programma radiofonico, il primo (e probabilmente ultimo) che avrei condotto nella mia porca vita! Si chiamava
"Biodegrado esistenziale"
e andava in onda sulla webradio fondata dall'Anale Pelodia, chiamata
"Radiophiga".
Dal modo in cui lo sciame di pheega interagiva col mio giovane corpo, ero certo che la strada fosse quella giusta: col treno pieno come un carro bestiame, stipati come sardine, quelle creature riuscivano a non sfiorarmi neanche per sbaglio. Tutte.
Le meraviglie della natura.
L'appuntamento col Colonnello alla stazione di Novara, invece, era alle cinque: non prima, perché tanto il soundcheck era alle sei, c'era tutto il tempo.
Come i più attenti di voi forse ricorderanno,
l'ultima volta che avevo visto un concerto di venerdì 12
avevo fatto quattro ore di coda in autostrada... e la zona era esattamente la stessa! Così, avanzai qualche legittima perplessità, ma il Colonnello mi rassicurava fiducioso:
"Non ti preoccupare, arriveremo in tempo per il soundcheck!"
Appena finì di pronunciare questa frase, ci ritrovammo completamente inglobati in quella vera e propria malattia mentale chiamata
tangenziale di Milano, quel morbo pericolosissimo formato dalla coda degli sfigati che vivono facendo i pendolari e si sincronizzano al millesimo per riversarsi tutti assieme (ma ognuno dentro alla sua cazzo di macchina!) in tre corsie di merda, quando per contenerli non ne basterebbero centocinquanta.
Passi noi, che per disgrazia capitavamo da quelle parti una dozzina di volte l'anno e sono pure troppe, ma il perché i pendolari milanesi vivano TUTTI I GIORNI in queste condizioni rimarrà per me un perenne mistero.
I veri guai tuttavia nascevano ben oltre i confini di quell'angolo di follia: l'unica speranza di uscire dalla tangenziale nel punto giusto e beccare quel cazzo di locale in mezzo al nulla, che rispondeva al nome di
Live Club,
era affidata a una
cartina fabbricata dal locale stesso
(perché nessuna cartina normale l'avrebbe cagato!) e diffusa via Internet.
Seguimmo fedelmente la cartina e, alle ore sette di sera, ci trovammo nell'esatto centro di un agglomerato di fabbriche semiabbandonate, probabili sedi di scorie radioattive o copie rilegate di
"Una storia italiana 2: la Vendetta".
Ovviamente, essendo in mezzo al nulla, non c'era creatura a cui domandare informazioni, finché... il miracolo: una macchina!
I finestrini erano opachi e non si vedeva chi c'era dentro, in ogni caso ci avvicinammo ed urlai:
"OHU, SAI DOV'È IL LIVE CLUB???"
Il guidatore abbassò il finestrino e, sfoggiando la voce, i modi ma soprattutto la faccia del
bassista Faso rispose:
"Non ne ho la minima idea!"
"Hai visto, Marok? - esclamò il Colonnello, felice
- Il soundcheck non è ancora iniziato!"
Convenni che il modo migliore per arrivare puntuali è la sicurezza del ritardo altrui; così, persi per persi, seguimmo la Fasomobile che avanzava, senza alcun criterio apparente, attraverso vicoli costellati da anonimi capannoni ed aree paludose tuttora inesplorate, per poi oltrepassare uno dei cancelli semichiusi di una delle fabbriche, compiere varie svolte a cazzo ed atterrare in un piccolo parcheggio, al bordo del quale si leggeva un'insegna seminascosta:
"LIVE CLUB".
Miracolo, eravamo arrivati!
Il raduno improvvisato vide l'aggregarsi intorno ai nostri corpi di vari elementi mitologici, tra cui il grande
Foffo, l'elvetico
Christian Meyer
e... udite udite...
l'autistico Grumo.
Come cazzo poteva esser arrivato fin laggiù il diversamente espressivo, si chiederà forse qualcuno.
Semplice: di fianco all'autistico, c'era l'autista, ovvero un compagno di università, reclutato soltanto perché possessore di autoveicolo e in grado di percorrere la rotta da casa Grumo a Trezzo, andata e ritorno, con accettabili speranze di sopravvivenza.
"Piacere, mi chiamo..."
"No, tu non hai capito un cazzo, te lo dobbiamo dire noi come ti chiami! Aspetta che chiamo il Favone..."
"Pronto? Che cazzo vuoi ancora? Tu e le tue telefonate di merda... Un soprannome per un coglione amico di Grumo? Boh... ESTINTO! Sborrooooooooooh!"
PENETRAZIONE
L'autistico Grumo e il suo autista Estinto avevano già comprato i biglietti, perché temevano il tutto esaurito. A Trezzo.
Non appena ebbero finito di dirci questa frase, Christian ci guardò e sentenziò:
"Voi entrate con me, gratis!"
Amo quell'uomo.
Ci abbioccammo sulle panche tra il bar ed il mixer, osservando il transito degli Elii ritardatari che, uno dopo l'altro, entravano alla spicciolata. Tutti tranne Elio, che ormai era dato per disperso.
Il
soundcheck iniziò solo dopo le otto e fu ghiotto di sorprese! Prima tra tutte,
"CARTONI ANIMATI GIAPPONESI".
Non la suonavano dal 1992, sentirla dal vivo era un sogno inespresso che si realizzava dopo 12 lunghi anni di sofferenza ed agonia; ma tutto questo lasciava spazio ad un interrogativo: Elio come cazzo era arrivato sul palco?
Nessuno l'aveva visto entrare... io non capirò mai questi cazzo di artisti del giorno d'oggi che, per fare gli sboroni, usano tutti il teletrasporto.
Nel frattempo, i tecnici terminarono di allestire il bancone del merchandising, così prenotammo il cd brulé.
Il Colonnello Nunziatella si era anche fottuto un
poster
e sul poster era riportata parte della
scaletta, tra cui spiccava
"LARGO AL FACTOTUM".
"Cos'è largo al factotum? - chiese l'autista Estinto
- Non l'ho mai sentita..."
"Poi ti spiego!" rispose l'autistico Grumo, che intanto chiese al tizio del bancone se poteva prendere anche lui un poster.
"NO, TU NO!"
L'armonia universale era salvaguardata.
Nello svacco generale, non potevo fare a meno di fissare il
reparto registrazione, era appena dietro il
banco di
Foffo
ed era quanto di meglio la mia fantasia da Nerd malato potesse immaginare: tower collegati in rete con sei drive masterizzatori ciascuno.
Il giorno che, rubando, vendendo il mio corpo o stampando banconote con Paint, dovessi diventare plurimiliardario al punto giusto, me li prenderò anch'io. Ovviamente, solo per scopi legali.
Per il momento, invece, si poneva il problema alimentare: i prezzi del locale erano a dir poco proibitivi, così il Colonnello propose di uscire, andare in un bar e rientrare.
Un bar. Lì, in mezzo al deserto.
Mi avvicinai alla cassa, ordinai panino più birra e abbandonai gli altri al loro destino.
Dopo una breve attesa di quaranta minuti, tutti avevamo un panino e una birra in mano e discutevamo amabilmente, finché Grumo obiettò:
"C'è un po' di gente in prima fila!"
Non fece in tempo a pronunciare le ultime sillabe della frase che ci eravamo già catapultati sotto il palco imprecando, bestemmiando e versando tre quarti della birra lungo tutto il percorso.
All'allegra comitiva si aggiunse anche il giovane
Guanto,
anche lui entrato gratis grazie a Christian.
Alla fine, tra le Fave, gli unici ad avere pagato furono solo l'autistico Grumo e l'autista Estinto; tuttavia, mentre l'autista Estinto ripensava a quella scelta ammutolito e inkazzato, l'autistico Grumo commentò, fiero:
"Ho pagato apposta!".
CONCERTONE!
Se il soundcheck era iniziato alle otto, il concerto non poteva iniziare prima delle undici... e le undici fuorono, con un non breve ma gioioso preludio a base di affanculo, merda e scorregge, subito seguito dalla voce dell'amico Gennaro e dalle note dell'intro strumentale
"BABE".
Quell'intro manteneva sempre il suo perché, specie da quando Elio ci improvvisava sopra un piacevole contorno di minchiate; era un peccato che l'inizio del concerto non fosse compreso nel cd brulé: i primi due o tre brani erano esclusi dalla masterizzazione e servivano semplicemente per calibrare i volumi.
Saltata
"Abate Cruento" (peccato!) gli Elii passarono subito a
"GIMMI I."
e la differenza tra un palco normale e un palco di dimensioni francobollo si fece subito sentire: il ragazzo cubo Mangoni non si sarebbe mosso mai dal mezzo metro quadro che la natura e la sorte gli avevano riservato.
"Bello il gioco del laser! - disse Elio al diversamente intelligente di turno, che glielo puntava negli occhi
- Ma ne conosco uno ancora migliore: te lo ficchi nel buco del culo, godi tantissimo e tutti ridono!"
Sarebbe stato un diversivo interessante, ma l'handicappato non seguì il consiglio, peccato. Ci rifacemmo con la prima new entry: dopo due lunghi anni di assenza...
"FARMACISTA"!
E, a seguire, il successo intramontabile, ovvero la proverbiale
"CARRO".
Finalmente, vi porto buone notizie: era iniziata la registrazione del cd brulé... e meno male, perché l'acustica fuori era una vera monnezza!
Non osavo pensare a quali suoni stessero scrivendo i nostri poveri minidisc, per non parlare delle telecamere dei tizi dietro di noi.
Di sorpresa in sorpresa, di amore in amore, il nostro stupore venne folgorato dalle note di
"PSICHEDELIA", con
"Fitas G." alle chitarre e Mangoni candidato alle elezioni!
Sul coro
"Forza Mangoni!", ci aspettavamo di sentire un programma elettorale a base di sborra, invece l'architetto tacque. Con questa mossa, in un ipotetico confronto con un qualunque politico attuale, avrebbe già vinto.
Ma bando ai rimpianti, era arrivato il momento che tutti stavamo aspettando:
"CARTONI ANIMATI GIAPPONESI!!!".
Finalmente, l'astinenza durava dal 1992! Docce chiare, docce scure, Teenage Animal, Baby Busen... un concentrato di poesia sublime ed inestimabile! Vorrei vivere in quella canzone!
La scaletta iniziava a farsi ghiotta, ma il meglio sarebbe dovuto ancora venire:
"LA DITTA"!!!
Qualche riferimento velato alle SpA e alla Parmalat (di cui Elio però non ha mai pronunciato il nome!) e tanta, tanta, merda. Amo quel brano alla follia!
Seguivano
"LA VENDETTA DEL FANTASMA FORMAGGINO" e
"NUBI DI IERI SUL NOSTRO DOMANI ODIERNO",
dai più conosciuta come
"Abitudinario", in cui il pubblico punk/rock ma soprattutto giovane riuscì a far incartare il povero Elio, che si vide costretto a terminare nel migliore dei modi, ovvero con un Vaffankulo!
Anche questo è amore.
Il dorato viaggio tra le gemme dei ricordi continuava con due perle, ovvero
"CATALOGNA" e
"CATETO" (ebbene sì, finalmente Elio l'aveva imparata! Ricordate
Firenze?).
Seguivano altri brani abituali, come
"BURATTINO SENZA FICHI" e
"MIO CUGGINO", per poi esplodere nella splendida rivisitazione rock di
"LARGO AL FACTOTUM". Non appena Elio urlò FIGA, anche l'autista Estinto capì di che brano si trattava... e l'autistico Grumo poté tirare un sospiro di sollievo.
"Largo al factotum" era, ahimé, l'ultima traccia del cd brulé: dopo l'ultima nota, Foffo e soci premettero finalmente STOP ed iniziarono l'arduo lavoro di equalizzazione e masterizzazione in mezzo all'inferno (serve una mano?).
Lo show fuori brulé intanto gli rompeva i coglioni con
"FOSSI FIGO",
"PILIPPINO ROCK" e
"LA CHANSON", introdotta da Filippo
"tempesta ormonale" Carambola e dal duo Mitterand/Le Fevre
"ma sono solo omonimi".
Il fisico degli artisti è temprato e resistente alle emozioni, ma dopo due capolavori quali
"EL PUBE" ed
"ESSERE DONNA OGGI", l'orgasmo fu tale da costringere gli Elii a ritirarsi dietro le quinte.
Ritornarono poco dopo, freschi come il sole e splendenti come rose, con la hit
"SHPALMAN" ed una canzone scritta da Fitas G., ovvero
"TAPPARELLA"!
Chissà perché il chitarrista Fitas G., così come il suo predecessore Cesareo, si lamentava continuamente dei dj, perché gli assoli di chitarra in radio e in televisione vengono sempre segati.
Non riesce a capire che non è colpa dei dj, c'è proprio una legge che impone che gli assoli di chitarra debbano essere segati!
Ad esempio, lui ora stava suonando dal vivo, stava eseguendo l'assolo finale di Tapparella, dunque era preciso compito del Governo entrare nel reparto mixer e staccare la corrente, condannando la chitarra del Fitas e gli Elii tutti ad un mutismo basito.
Dopo una rapida occhiata, si misero a ballare sul palco in un surreale silenzio, rotto solo dalle urla bovine del pubblico rock. Carambola indossava una bizzarra
maglietta Azione Mutande
in omaggio a quei simpaticoni di
www.azionemutande.com,
finché Elio non mi vide ed urlò:
"IO TI AMMAZZOOOOOO!" per poi dissolversi nell'oscurità, così, come se niente fosse successo. Anche questo è amore.
ORDINARIA GUERRIGLIA SUBURBANA
Voltandomi, vidi il banco del cd brulé già assediato da un'orda barbarica. A quanto pare,
il black out aveva mandato a puttane anche i masterizzatori, perciò dovevano riavviare la stampa da capo.
L'operazione, per fortuna, proseguì priva d'intoppi e i duecento clienti vennero serviti alla velocità media di un cd ogni dieci minuti.
Ma... tutti e i duecento?
A quanto pare NO, perché
stavano servendo tutti tranne che noi.
"Basta - disse l'autistico Grumo
- Vado dall'altra parte!"
Dopo dieci secondi dall'allontanamento dell'autistico, diedero i cd a tutti, compreso l'autista Estinto, tranne che all'autistico Grumo, che venne servito per ultimo.
I cd comunque erano molto belli, nelle nostre autoradio si sentivano proprio da Dio, qualità audio perfetta, peccato che una delle nostre copie fosse in realtà... un
CD VERGINE!!!
Ma noi non ci perdemmo d'animo, facemmo tappa a casa Grumo, a Milano, e ci masterizzammo sopra.
Assumeteci, cazzo!
E così, si erano fatte le cinque. E mentre a Biella il Favone Grassone si alzava per aprire l'edicola, i nostri eroi andavano mestamente a dormire per poi svegliarsi alle otto, perché l'autistico Grumo sarebbe dovuto venire qua a Torino a prendere del cioccolato. Sono cose che fanno pensare. Ma intanto andate tutti affankulo!