Domenica 4/1/2004 - L'ANTEFATTO
Era una fredda giornata di gennaio quando i giovani
Konico e Kronika,
accompagnati dal sottoscritto, trasformavano in bordello il surreale silenzio del teatro Alfieri.
Di lì a poco sarebbe iniziato
"Storie d'amore e d'anarchia".
Troie, fascisti, parolacce, sesso, sangue e merda... tutto secondo la norma?
Apparentemente sì.
Ed invece, fu il giovane Konico ad increspare le acque di quell'evanescente bidé chiamato destino: "Marok, lo sai che Kronica ed io il 21 marzo ci sposiamo?"
"Ah! - commentai - Allora il 21 marzo ci sarà per forza Elio a Torino!"
Lunedì 5/1/2004 - LA CONFERMA
La conferma arrivò l'indomani stesso, più veloce di un battito di troia: domenica 21 marzo, gli Elio e le Storie Tese avrebbero suonato al Teatro Colosseo!
Inviai all'istante un'email a tutte le fave del Nordovest per avvisarle, censirle e, già che c'ero, mandarle cordialmente affankulo.
Il giovane Konico fu ermetico: rispose con
un'immagine ambigua che proprio non riuscii ad interpretare. "Ma dai, è una figata! - osservai - Così puoi invitare gli elii a mangiare da te al pranzo di nozze!"
"Elii al pranzo di nozze? - commentò il morituro - F-A-N-T-A-S-T-I-C-O!!!!!!!!!"
Konico era la prova che non serve neanche sposarsi: bastava AVVICINARSI al matrimonio per diventare handicappati.
"Ma certo! - risposi - Non è mica un problema... a patto, naturalmente, che il locale in cui lo fate sia vicino al teatro..."
"Mah... lo facciamo in un paesino del canavese chiamato COLLERETTO! Che dici?"
"Eh? Ah... ma... vedrai che vengono lo stesso, figurati! Gli Elii andrebbero pure in capo al mondo, per il matrimonio di una fava!"
Credo che ancora oggi il giovane Konico stia aspettando gli Elii a Colleretto, deciso a non consumare il matrimonio fino al loro arrivo,
ci piace ricordarlo così.
Martedì 6/1/2004 - L'ORGANIZZAZIONE
La risposta più allarmante arrivò dagli altri handicappati: "Ah, figata! Prendici i biglietti!".
Tutti.
L'unico a graziarmi fu
Ivan Piombino: sapeva benissimo che, se avesse lasciato fare a noi, gli avremmo assegnato un posto sul CESSO.
E comunque... prendere i biglietti? Un gioco da ragazzi: bastava andare di persona al Teatro Colosseo, in via Madama Cristina 71, angolo via Bidone!
La prima volta, le tipe del teatro mi dissero che non me li potevano vendere, perché si era rotta la stampante.
La seconda, telefonai prima di andare, poi arrivai là e mi dissero che potevano stampare qualunque biglietto tranne quelli di Elio e le storie tese, perché si era rotto il timbro con la scritta "Elio e le Storie Tese". "Va be'... scriveteli a mano..." azzardai.
Dovevano fare solo UNA cosa, facile.
Scrissero, testualmente: "ELIO E LE SCORIE". Era meraviglioso!
Se non ci credete, ho le prove:
Ben sapendo che il teatro Colosseo è l'unico al mondo in cui si sente bene solo davanti (e anche considerato il fatto che tutta la platea costava uguale!), presi 16 posti tra prima e seconda fila (solo il
Favone Grassone me ne aveva chiesti NOVE), totale 320 euro.
E nessuno mi aveva anticipato un cazzo.
Se, per qualunque ragione, non avessi rivisto i miei soldi, avrei chiamato i miei soci del
Bin Laden Fan Club
e la serata avrebbe assunto risvolti assolutamente divertenti.
Intanto, però, pregustavo la chicca digitale: era la novità dell'anno, si chiamava
cd brulé,
ed era l'audio da mixer masterizzato al volo su cd.
Dopo tanti anni, avremmo finalmente avuto una registrazione perfetta di un concerto al teatro Colosseo... non vedevo l'ora!!!
E Piombino giurò, solennemente: "URLERÒ A PIÙ NON POSSO PER FINIRE NEL CD!"
Perfetto.
Domenica 21/3/2004 - IL GRAN GIORNO!
Il primo giorno di primavera fu il primo giorno nuvoloso dopo mesi di sole. Nulla di strano: stava arrivando
GRUMO.
Là, in via Bidone, l'elvetico
Christian Meyer accolse a braccia aperte Ivan Piombino,
poi ci rese partecipi del suo attimo di profonda crisi: alcuni uomini grossi e pelosi stavano montando e smontando la sua Yamaha, senza di lui. Capite?
Erano drammi carichi di poesia, che sapevano di
PercFest!
Nel teatro, eran già maturate le prime Fave, tra cui
il colonnello Nunziatella,
Max Kava
ed altri ignoti; alcuni mi chiesero se ero Marok del sito di Marok, altri se ero quello della rissa al Night Express, mandai tutti affankulo indistintamente e tutti capirono che ero io.
L'ambiente, comunque, era molto favorevole alla vita: le porte per entrare nel teatro erano tutte aperte, ma l'area soundcheck era delimitata da una linea invisibile, oltrepassata la quale arrivavano dei tipi grossigrossibruttibrutti a dirci che, se non avessimo invertito il verso del movimento del nostro culo, ce l'avrebbero aperto.
Fu allora che l'obesità ebbe il sopravvento e l'odoroso vento di primavera ci retrosoffiò il Favone Grassone, accompagnato dai compari
South a Phoss.
Avevano tutti una pheega al seguito, tranne uno, il Favone, che bestemmiava e grugniva.
"Ciao Marok!" esclamarono, sorridenti. "Vaffankulo! - risposi -Fuori i soldi!"
Pagarono tutti in banconote di piccolo taglio, potevo ritenermi soddisfatto.
In tanta letizia, solo una creatura soffriva: Foniuglia! Ci vedeva armeggiare coi rullini e tremava all'idea che le scattassimo foto e si vedesse che è VEEEKKIA.
Soprattutto, le era arrivata la notizia che la sua vicina di posto sarebbe stata una certaSara Caiazzo:
il Favone le aveva regalato l'intera biografia, senza tralasciare alcun dettaglio, compresi quelli che offendevano le fondamenta dell'universo intero e rimettevano in discussione la materia, l'antimateria e l'inflazione cosmica, al punto che le divinità di tutte le religioni erano scese sulla Terra per implorarlo di interrompersi e ricominciare a bestemmiare.
E così, le rarissime volte che si avvicinava una pheega, Foniuglia impallidiva e ci chiedeva: "È lei? È lei???"
"Ma NOOoOoø¤º°`°º¤ø,¸¸,ø¤º°`°º¤ø! - le rispondevamo -Quando arriverà la CAIAZZO lo saprai, da sola, senza bisogno di chiederci nulla!"
L'eco di un boato spezzò i nostri discorsi ed elettrizzò la staticità dell'aria. Si sentì un colpo fortissimo, sembrava un frontale... e lo era: una giovane aveva tirato una testata FORTISSIMA contro la porta a vetri e stava bestemmiando contro tutti i santi che le venivano in mente (quindi pochi) perché non era riuscita ad aprire una porta aperta.
Mi girai verso Foniuglia, ma lei aveva già capito: la CAIAZZO era arrivata!
La CAIAZZO iniziò a saltare addosso a qualunque essere animato o inanimato le capitasse a tiro, ma proprio tutti, uomini, donne, animali, vegetali, minerali... TRANNE una creatura: l'autistico GRUMO, l'unico al mondo che faceva schifo persino alla CAIAZZO.
Tra i tanti handicappati casuali, la CAIAZZO si accaniva in modo particolare contro un tizio che sembrava la versione nerd di Sloth dei Goonies e si lasciava fare di tutto, senza battere ciglio.
Dopo la terza parola, stavamo già per infilarlo nella Cumpa, ma si presentò come
Carambola (l'alias di Rocco Tanica).
Era il nick più squallido dopo Sergina e Turtella.
Comunque, non ci perdemmo d'animo, anzi: sarebbe stata un'ottima occasione per mettere alla prova la fantasia del Favone Grassone nell'inventare soprannomi peggiorativi di insulti esistenti!
Senonché, apparve la visione della
Bolbo
da vicino ed annunciò l'inizio del soundcheck favico! Con un severo monito per i posteri: "Entrate pure... MA NON FATE CASINO!"
SOUNDCHECK
Aveva davvero detto: "Non fate casino!".
Rivolto a Piombino + Caiazzo + Kastrox + Max Kava + Favone Grassone + Colonnello Nunziatella + GRUMO + Marok
+ altri barbari che, prima che la Bolbo avesse potuto finire di sillabare la frase, erano già corsi dentro pogando, cantando, urlando e bestemmiando.
Fossi stato in lei, avrei riprovato con Berlusconi: "Mi raccomando, non racconti cazzate!"
In ogni caso, ormai eravamo dentro... ed eravamo anche in tanti.
In teoria, il soundcheck sarebbe riservato a chi ha la tessera del Fave, ma lo sanno tutti che alla fine entrano cani, porci, puttane e vaffankulo, nessuno controllerà mai. A quel punto, l'autistico GRUMO fece una cosa che mi avrebbe sconvolto per sempre, cioè ritornò all'uscita, andò dalla Bolbo e le disse: "SILVIA, NON POSSO ENTRARE PERCHÉ NON HO LA TESSERA!"
Rimasi pietrificato: l'autistico GRUMO aveva dimenticato a casa la tessera e, per una cazzata del genere,
si stava autodenunciando ed autobannando dal soundcheck e dal backstage, quando nessuno gli avrebbe rotto i coglioni MAI!
"Ne parliamo via email la prossima settimana!" rispose la Bolbo, con gli occhi carichi di stupore scientifico, ma soprattutto di pietà.
Peccato: se l'avesse fatto uscire, sarebbe stata una bella recensione.
Nascosto nella quiete buia e pappettosa del teatro, c'era anche
Mangoni
e stava DORMENDO, felice e sereno come un angioletto, senza sapere che attorno a lui si stava per scatenare l'INFERNO.
L'autistico GRUMO, non contento della figura di merda precedente, gli sparò un flash in faccia, svegliandolo. Se fossi stato nell'architetto, gli avrei infilato la
Mangoni Tower
nel culo.
Eppure, il peggio per l'architetto sarebbe dovuto ancora arrivare: IVAN PIOMBINO posò il culo alla sua sinistra ed iniziò a fare a gara coi tecnici del palco su chi urlava di più!
Comunque, vinse la gara, senza eccessive difficoltà.
La CAIAZZO iniziò ad urlare dall'altra parte, forse perché doveva fottere il primato a PIOMBINO e voleva farlo in stereo.
Carambola, appena più in là, iniziò ad urlare per la sequenza di botte unghiate e dentate che gli tirava la CAIAZZO, ma NON si spostava.
I South a Phoss, stimolati da tutto ciò, si misero a limonare con le rispettive tope. Tutti tranne uno, quello grasso e pelato che bestemmiava.
KASTROX attaccò bottone con tutti e, uno per uno, disse che andava al cesso con l'accendino perché altrimenti non trovava l'uccello... e si stupiva che non ridesse nessuno.
L'unica silenziosa era Foniuglia, che stava sempre attaccata al giovane Iko, perché si vedesse che non era lei la più veeeeekkia. Però non gli tirava testate... peccato.
Il sottoscritto, infine, estrasse il minidisc, perché tutto questo andava registrato e salito su marok.org. Ecco i risultati:
Gli Elii dovevano serbare un ottimo ricordo di quell'esperienza: non appena finito il soundcheck, SCAPPARONO per destinazione IGNOTA... e fu così che ce ne andammo in pizzeria per i cazzacci nostri.
Là, in coda per il tavolo, incontrai un certo
professor Magneto,
che mi salutò con una domanda originale: "Ma tu sei Marok del sito di Marok?".
Quindi, in cambio dell'onore di stare al tavolo con noi "VIP" (???), mi promise l'mp3 di
"Al mercato di Bonn".
"Ma ce l'ho già, l'ho registrato dalla radio..." "Il mio è meglio!"
Questo prof Magneto era un gigante alto alto con un vocione basso basso, due sopracciglia foltissime alla Elio (però banalmente separate), parlava tantissimo di roba nerd e conosceva a memoria tutti i miei racconti, comprese le parti che io avevo completamente dimenticato; tuttavia, commise un "lievissimo" errore: mi chiese se "Foniuglia"
(dei dischi degli Elii)
non potesse voler dire "Suono di merda"... senza sapere che la diversamente giovane donna che aveva vicino si chiamava proprio Foniuglia e stava rischiando la testata più testante del mondo.
Per il resto, il prof Magneto si ambientò benissimo, quindi ci mandammo affankulo e skizzammo fuori: stava per incominciare il concerto!
Di Elio e le Storie Tese? No. Di "Alan Magnetti".
IL FENOMENO
Al calar delle luci, la voce di Elio riecheggiò nel teatro: "Gentili amici del teatro Colosseo, prima dell'esibizione degli Elio e le Storie Tese, accogliete con un applauso il coraggiosissimo artista torinese Alan Magnetti!"
Subito dopo, apparve un personaggio tutto vestito di nero.
"Ciao a tutti! - esclamò - Io sono Alan e sono qui perché voglio farvi un regalo: una mia canzone che si chiama IL VOLO DELLA FENICE e voglio farvela ascoltare. E, se vi piace, il regalo me l'avrete fatto tutti voi!"
A rendere surreale quella creatura non era tanto la semplicità della base, né la voce, né il testo, né l'abbigliamento, ma il modo in cui si dimenava sul palco: sembrava un incrocio tra Renato Zero e il Victor del video del Pipppero.
Il pubblico si scatenò in risate e applausi, mentre il Favone, da cui mi aspettavo grandi cose, rimase ammutolito, quasi in trance. Poi sentenziò: "Sara Caiazzo ride alle battute di Ivan Piombino!". Così, lapidario. E ripiombò in catalessi.
E così, per i benpensanti che mi chiedono perché io stia continuando ancora nel 2004 a registrare i concerti col minidisc, nonostante la versione mixer dei cd brulé, avete finalmente la risposta:
Alan Magnetti.
Ogni controargomentazione non è valida.
A riportare la pace, le soavi voci del cantante Fioretto ("Er Colosseo al tempo de li Romani") e dell'immortale Barbieri Fernando ("Tira en tosto"), conservato gelosamente dal forziere dei tesori dell'impareggiabile Foffo.
Poi, il buon Gennaro D'Auria riportò l'amore e la speranza per il futuro.
MUSICA!
Il concerto del complessino iniziò nel più classico dei modi, con la splendida intro strumentale
"BABE".
Era la grande esclusa dalla registrazione: le prime tracce erano kamikaze, cioè suonavano solo per far suonare i suoni in modo che gli uomini di fatica li settassero sui cd.
Poi "GIMMI I", ancora fuori.
E, finalmente, le prime tracce dentro al brulé: "CARRO" e "PSICHEDELIA".
"Comprate il cd brulé - suggeriva Elio - Se urlate forte, troverete anche le vostre voci!"
Questa proposta richiedeva un commento intelligente.
"E SI PAGA!!!" strillò Ivan Piombino,
con tutto il fiato che aveva in corpo.
"IVAN PIOMBINO! - sentenziò Elio, lapidario - E adesso ne compra 20 copie!"
Aveva appena generato un mostro.
Seguivano "CARTONI ANIMATI GIAPPONESI" ("Piombino Giapponese edition") e "LA DITTA", per "rappacificare i giovani come Ivan Piombino al jazz!"
Per Ivan Piombino, sentirsi nominare tre volte di fila ebbe l'effetto di un elettroshock, infatti si voltò indietro, pronto a scuotere chi stava alle sue spalle gridando: "Sono io Ivan Piombino! Sono io!!! Elio mi ha nominato! ELIO!!! IVAN PIOMBINO!!!".
Purtroppo per lui, voltandosi trovò... il FAVONE, pronto ad impalarlo sul microfono con la sola forza dell'onda sonora emanata dalle sue bestemmie, se solo avesse aperto bocca!
Quindi, Ivan Piombino deglutì, fine.
Ma sì, sarebbe stata una bella recensione.
Lo show intanto proseguiva imperterrito, con l'immortale
"VENDETTA DEL FANTASMA FORMAGGINO".
Poi "ABITUDINARIO", "CATALOGNA", "CATETO", "BURATTINO SENZA FICHI", "MIO CUGGINO" ("Silvia Bolbo bistecca's edition") e "LARGO AL FACTOTUM", in cui Elio, per la felicità dei presenti, si "dimenticò" un fatidico "RO".
Fu allora che la mia macchina fotografica, finito il rullino, decise di non riavvolgerlo tutto ma solo fino a metà, perché se no pareva brutto... e perché Minolta vuol dire simpatia.
Per fortuna, l'unica foto che andò bruciata ritraeva l'incontro ravvicinato tra Kastrox e la Caiazzo: era un chiaro messaggio dal cielo, alcune volte il mondo non deve sapere.
Anche il cd brulé era finito e andava riavvolto, ma il vento della musica soffiava ancora, con "FOSSI FIGO", "PILIPINO ROCK" e "LA CHANSON", introdotta dai "successori di Alan Magnetti" Jean Paul Formagg' e Jean Luke Le Fevre. Bravi, devo dire, eredità raccolta benissimo.
Poi un capolavoro chiamato "PAGÀNO" (finalmente!), seguito da due ottimi classici: "EL PUBE" ed "ESSERE DONNA OGGI".
Quindi, breve sparizione dietro le quinte, allietata dal nuovo inno del pubblico rock: non più "Forza Panino!" ma "Muori Piombino!".
Anche questo è amore.
Il sipario si riaprì sull'eco delle curiosità sessuali del diciassettenne Carambola (non l'amico della CAIAZZO, l'altro), un po' confuso perché un suo amico dell'alberghiero gli aveva spiegato cos'era la figa e lui reagiva al trauma limonando con lo specchio.
Bei momenti, viva l'amore, viva la figa, viva "SHPALMAN",
ma la sorpresa maggiore doveva ancora arrivare: c'era una canzone inedita!
Si chiamava
"OH SILVIA BOLBO",
dedicata alla Capofava dei nostri sogni erotici proibiti, che... faceva il compleanno? NØ!
L'onomastico? NØ!
Si era laureata in Favologia? NØ!
Aveva perso una scommessa e quindi avrebbe fatto bukkake con tutte le Fave, tranne GRUMO, perché lui non aveva la tessera? NØ!
Contro ogni previsione, udite udite... Silvia Bolbo lasciava quel giorno il Fave Club!!!
L'INSULTO FINALE
Tra lo stupore generale, è da segnalare il commento dell'autistico GRUMO: "Ma la Bolbo mi aveva detto che mi avrebbe scritto la settimana prossima per la tessera!"
Sono cose che fanno pensare.
Nel caso ve lo stiate chiedendo: sì, gli Elii avevano appena deciso di chiudere il Fave Club.
Definitivamente.
Nemmeno noi ci eravamo resi conto, il cervello si rifiutava di accettare. Un po' come i risultati delle elezioni o quelli dei calcoli decimali dei Pentium 66.
Quella sera, tra scroscianti applausi, moriva il Fave Club!
E noi, in tutto ciò, felici!!!
È sempre bello nascere handicappati.
E poi "TAPPARELLA" e fu subito backstage!!! Forse.
DIVERSAMENTE DIETRO LE QUINTE
Ogni nostro tentativo di andare dietro le quinte fu respinto a colpi di vaffankulo, così migrammo mestamente verso l'atrio, dove ingannammo il tempo cercando con la massima dolcezza di convincere Foniuglia a farsi una foto con noi, che tanto non andava su Internet, con i risultati che ben potete osservare in
questa diapositiva.
Intanto, la coda al banchetto dei cd brulé aveva già raggiunto proporzioni apocalittiche: occorreva assolutamente uno schiavo che facesse la coda per noi.
Ed era meglio sveglio o handicappato?
Ovviamente handicappato: se fosse sveglio, non farebbe lo schiavo.
"Ciao Carambola! - dissi - ci prendi i cd?"
"Sì, con piacere!"
Perfetto, il caso brulé sembrava assolutamente risolto.
E così, mentre lo schiavo schiavava in coda, ci facemmo quattro chiacchiere con i nostri amici Elii, che per magia erano apparsi al fondo dell'atrio.
Elio sembrava abbastanza felice e ciò è male: un artista non può creare in queste condizioni! "Ti ricordo - sussurrai - che Ivan Piombino ha mollato la sua donna per seguire TE!".
Elio si rattristò all'istante e se ne andò, finalmente sofferente, pronto per comporre ancora!
Anche la CAIAZZO aveva fretta di andare via, perché era quasi mezzanotte, quindi era tardi per lei che è molto piccola (ventun anni rubati all'agricoltura!); così prese per mano uno sconosciuto e lo trascinò via, pensando che fosse Carambola!!!
Il malcapitato riuscì a liberarsi solo all'esterno dal teatro, ma i buttafuori non volevano farlo rientrare per nessun motivo: una volta che esci, vaffankulo.
Solo dopo lungo e doveroso supplizio, lo sconosciuto riuscì a rituffarsi dentro, mi vide e, senza sapere chi cazzo fossi, esclamò: "C'è solo un modo per essere rapito da una donna: ti deve scambiare per un altro!".
Fu una delle vette di saggezza più epiche mai raggiunte al teatro Colosseo.
Anche la Bolbo ci salutò. "Ma quando ci rivedremo?" le chiese il colonnello Nunziatella.
La Bolbo sorrise e rispose: "CI RIVEDREMO ALLA CONVENTION!"
Non avrei mai potuto pensare ad una forma di addio più definitiva... era la sublimazione del concetto stesso di pacco.
Intanto, però, erano passati quaranta minuti da quando il nostro schiavo Carambola stava facendo la coda al banchetto dei cd brulé.
Gli erano passati davanti TUTTI, cani, porci, puttane, PIOMBINO e KASTROX, e nessuno da dietro il banco l'aveva ancora cagato.
Solo allora capii che l'idea di scegliere un handicappato come schiavo non era felice, così mi ripresi etichette e scontrini, presi il Favone, lo usai come ariete per arrivare alla cassa, mi feci dare i nostri brulé e vaffankulo.
Carambola dev'essere ancora là che aspetta il suo, ma non so se l'abbia mai avuto, perché i simpatici buttafuori del Colosseo, come da copione, cacciarono fuori sia noi sia gli artisti sia gli addetti dello stand.
A quel punto, prendemmo l'unica decisione possibile: fanculizzammo tutti e ci levammo dai coglioni, salpando verso lidi altrettanto handicappati, ma decisamente più alcolizzati.
AFTER
La nostra prima scelta fu il vicino Porkiss, un pub travestito da macelleria suina, da più di un decennio meta abituale della Cumpa. Il suo pregio principale è che le tipe che portano il reggiseno al bancone hanno diritto a un litro di birra gratis, la parte più difficile sarebbe stato stabilire chi di noi l'avrebbe spiegato a Foniuglia, ma alla fine non ci furono problemi: era CHIUSO.
Poi al Killary di via Fratelli Bandiera, un pub irlandese molto simpatico in cui per tradizione si versa la birra sul piano di sotto... ma era CHIUSO.
Poi all'English Tavern di corso Francia, un pub inglese famoso nel mondo perché una notte, da un balcone, hanno sboccato in testa a Grip... ma era CHIUSO.
Poi al Babylonia, un pub babilonese che come vitalità fa invidia a un cimitero... ma era CHIUSO.
Poi all'Eagle House, un altro pub irlandese al fondo di corso Francia, che serve un'ottima Guinness e ogni tanto si allaga il cesso... ma era CHIUSO.
E così, la serata terminò finalmente e doverosamente nella nostra meta abituale... ovvero affankulo.