Era più di un mese che non mi gustavo un live di Elio e le Storie Tese! Pazzesco, non mi riconoscevo più.
Quest'anno ne avevo assunti solo dodici, non si poteva andare avanti così!
Il tredicesimo concerto reclamava tutta la sua vigorosa voglia di esistere, di venire alla luce come una scaturigine d'immenso e di affrontare la gioia di un mondo inesplorato. Una rapida occhiata al
sito del nostro amico coglione
e il giorno predestinato era stato scelto.
Primo novembre: Fortezza Da Basso, Firenze!!!
La parte migliore di queste espierenze
"On The Road" è sicuramente la raccolta dei pacchi: è bello essere mandati a cagare contemporaneamente dalle fave di ogni parte d'Italia, un coro di vaffanculo che, partendo da chi abita a 50 metri da casa, si propaga a tutta la penisola! Un caso di surround geografico che nessuno strumento moderno può eguagliare.
Questa volta, al coro si era unito anche il
Favone Grassone:
"Eh... il giorno dopo mi alzo alle cinque, vaffanculo, sborroh!". A stupirmi, però, fu un'altra cosa e quell'altra cosa si chiamava
GRUMO:
"Ma sì, vengo!".
Era stato ad un concerto una sola volta con noi e l'avevamo già contagiato.
Miracoli dell'eliofilia.
E adesso... dove avremmo dormito?
Iniziata la ricerca di un posto letto, il concetto stesso di Fava Fiorentina si volatilizzò nel nulla. Persino gli alberghi risultarono strapieni (compreso il mitico Giappone!), mentre la prestigiosa
"una stella" di Empoli, consigliatoci come ultima spiaggia dal Pelle, ci aveva risposto:
"Eh, un me la sento di fare prenotazioni... no no, un è che sia pieno, gli è che qua c'è movimento..."
E va be', cercando su Internet, saltò fuori un treno che partiva da Firenze alle 4:33 e ci avrebbe riportati a casa per le 9. Certo era una cosa un po' da pazzi...
"Ok, ottimo! Ma sì dai, prendiamo quello!"
Il grande GRUMO si riconfermò il grande capo del rock.
PARTENZA E INCONTRI RAVVICINATI
Arrivammo alla stazione Santa Maria Novella verso le 5. Tirai fuori la
mappa di Firenze
che avevo stampato, carico di amore e fiducia per il futuro, ma l'illuminazione era pessima, c'era vento, faceva freddo, avevamo fame, sonno e ci incamminammo lungo i binari per forza di inerzia, con l'aria di chi cazzo ce l'ha fatto fare di venire qua, vaffankulo. Finché, una voce disse:
"Fave! La stazione è dall'altra parte!"
Grumo non accorse di nulla, io mi voltai in uno stato di semiletargo e scorsi il buon
Rocco Tanica che, sceso dal nostro stesso treno, ci salutava avvisandoci che stavamo tornando a Bologna, perché la stazione... era proprio dalla parte opposta.
"Ciao Sergione!!!"
"Ciao - replicò il tastiere, guardandoci con l'aria divertita di chi ha davanti a sé due malati incurabili allo stadio terminale
- ci vediamo al soundcheck?"
"Eh, volentieri... se riuscissimo a capire dov'è..."
"Ah, è facile, ora arriva Comanducci che ci spiega tutto!"
Riassumendo:
- Avevamo fatto il viaggio in treno con gli Elii e non ce n'eravamo neanche accorti.
- Scesi dal treno, NOI non li avevamo neanche cagati.
- Ci avevano chiamati LORO per dirci che stavamo andando affanculo.
- Ora ci stavano spiegando LORO come arrivare al luogo del concerto.
Bello essere FAVE!
SOUNDCHECK
Arrivammo al cancello che erano appena le cinque e mezza, ma l'accesso era presidiato da un usciere, che ci fissava sospettoso.
"E voi dov'è che andate?"
"Al Padiglione Cavaniglia, per Elio e le Storie Tese - risposi sorridente -
è avanti a destra, no?"
"Be', sì... ma voi... chi..."
"Ah, scusi, ho qua la tessera!"
Con la faccia da culo delle grandi occasioni, estrassi la tessera del Fave e la spacciai per lasciapassare universale.
Il tipo la guardò qualche secondo, la skifò e chiese:
"Ma non ce l'avete il pass?"
"Ma no! - sbottai -
Dovrebbe valere questa..."
Il pover'uomo un ci capiva nulla, si girò verso un tale dietro di lui e, con aria disorientata, domandò:
"Oh, ma questa roba vale come pass?"
L'altro tentò di svegliarsi dal torpore che avvolgeva la sua materia cerebrale, ci guardò, vide che tanto non capiva un cazzo e, con aria solenne, sentenziò:
"BOH!"
"Ah, ok - commentò il primo
- andate!"
Schizzammo dentro ripromettendoci di riprovare un'altra volta con una tessera
"
Bin Laden fan club".
Una volta nel Padiglione, tutto aveva l'aria di essere abbandonato da anni.
I segni di sporcizia e devastazione, che erano ovunque, mi facevano quasi sentire a casa. Per un po' pensammo di avere cannato clamorosamente posto, finché incontrammo il Pelle e soci, vedemmo i tecnici che stavano montando il palco e una giovane donna che vagava nei dintorni: impossibile non riconoscere
La Bolbo!
"Ciao ragazzi!"
"Ciao Silvia! Ascolta, sai mica dove si prendono i biglietti?"
"Ah, non preoccupatevi... in un modo o nell'altro..."
Come sempre, la bella Bolbo si dileguò prima che qualcuno potesse attribuire alla frase un senso compiuto. Era sempre un po' da interpretare... come le profezie di Nostradamus.
Poco dopo arrivarono anche la
Fava Etrusca e
Szooma.
"Oh, abbiamo sentito la Bolbo, non si pagano i biglietti!!!"
Accogliemmo la notizia con sarcastica disillusione e ci preparammo al salasso.
Intanto,
salirono sul palco Faso, Christian e l'inumano Jantoman.
Iniziarono a scaldare gli strumenti con un po' di brani jazz, probabilmente dei Weather Report: nonostante la mia lunga militanza ai concerti della Biba Band, riconobbi solo
"Three Views Of A Secret". Fava ignorante forever!
L'arrivo degli altri elii fu salutato da una bellissima esecuzione strumentale di
"Essere Donna Oggi", finché Faso non disse:
"Oh, ragazzi, ho una bomba! CATETO!!!"
Fu un bel momento per le Fave: Elio non ricordava una cippa e andò avanti a cantare seguendo il nostro labiale.
E alla fine ci chiese:
"Oh, ma com'era la parte che non mi ricordavo?".
Eravamo noi malati o erano loro handicappati? Mah...
I CONTATTI UMANI
Finito il soundcheck, avevamo il terrore che qualcuno ci facesse uscire a fare i biglietti: oltre al danno della lira da calare, ci attendeva la beffa della coda maiala, porca e troia.
"No no, non vi preoccupate - ci disse una signora sulla trentina che si spacciava per l'organizzatrice -
vi facciamo fare i biglietti per primi!"
Dopo neanche mezz'ora arrivò puntuale un gorillone ad eiettarci fuori, dicendoci che potevamo tranquillamente andare in fondo alla coda o, se non ci stava bene, direttamente affanculo.
Seguì l'apertura dei cancelli con relativa megarissa, quattro biglietti presi in più per sbaglio, una corsa a perdifiato e qualche organo spappolato ma tanto che me ne facevo e comunque vaffankulo, ed arrivai a guadagnare la pole position in prima fila.
Nel frattempo, la Fava Etrusca aveva anche trovato il tempo di riscrivere Cateto su un foglio come promemoria per Elio.
Mi ritrovai così stretto tra la bizzarra gioventù di Giulianova
"Ah, ma tu sei quello che ha picchiato Elio al Night Express!" e
Lady Z, la Fava chitarrista di Ravenna "oh, ma come hai fatto a entrare al soundcheck? Io avevo il PASS STAMPA e mi hanno bloccata!". Solo allora, compresi di essere nuovamente al centro del pianeta Handicap, e la cosa mi fece piacere.
Tutto il resto furono quaranta minuti di attesa e di playback osceno, poi trenta secondi di armonicista pazzo, ed infine il concerto!!!
Sborroh.
ROCK!
A sorpresa, l'apertura era stile 2000, con
"Out Into the Daylight", però senza sfociare nel medley:
seguiva la classica
"Cassonetto" e
"Born To Be Abramo". L'ultima volta, l'avevo sentita a
Campione... e non devo aggiungere altro.
L'acustica era una vera merda, per la gioia del mio povero minidisc, ma la mancanza di transenne ed il palco che arrivava a malapena alle palle rendevano i nostri corpi un tutt'uno con le impronte artistiche lasciate sulla scena musicale dall'MC Mangoni.
Fu una sensazione bellissima.
Seguivano
"Discomusic",
"La Vendetta del Fantasma Formaggino",
"Cara Ti Amo",
la sempre grande
"Essere Donna Oggi" e
"Il Signor Speziale", molto apprezzabile da quella posizione.
Fu poi il turno di
"Farmacista", durante la quale l'assenza di un qualunque appiglio che non fosse l'asta del microfono trasformò la prima fila (cioè noi) in un frullato di frattaglie umane.
In mezzo al pogo, i più simpatici tiravano rotoli di carta igienica e i migliori, come sempre, morivano, ma del resto quella era la dura legge della vita. E a noi piaceva.
Il massacro continuava con la scoppiettante
"John Holmes", seguita da
"Evviva/La Visione".
"Ricordatevi di sciacquare i panni in Arno, ma i vostri capelli sciacquateli con la mia piscia e, soprattutto, lavateli con la mia sborra!"
E va be',
terza new entry (quali erano le altre due? eh?)
"Mio Cuggino", seguita da
"El Pube" e
"Supergiovane", che vide il mio naso strisciare contro al fallo dell'architetto protettore Mangoni.
Pochi minuti più tardi, ci avrebbe apostrofato come
"merda del suo culo", sulle note dell'inno dei giovani:
"Casa Delle Libertà".
Inutile il tentativo della Fava Etrusca di allungare ad Elio il testo di Cateto: consapevoli della propria ignoranza, gli Elii l'avevano cassata dalla scaletta.
Un breve intervallo ci avrebbe portati a
"Largo il Factotum" e
"Tapparella", poi GRUMO guardò il suo minidisc e si accorse di essersi fottuto l'intera registrazione, perché gli erano finite le pile.
Allora aprì lo zaino, e si accorse che l'intero contenuto era completamente distrutto.
Fu un bel momento per tutti.
E va be'... ormai era tardi per i funerali ai caduti, ora era già il tempo degli addii e degli arrivederci e dei buonanotte e dei vaffankulo.
AFTER
Dietro il palco non c'era molto spazio, così Elio ci chiese: "Perché non venite in birreria con noi?".
Pochi minuti più tardi, eravamo lietamente seduti al tavolo di un pub di Firenze con il simpatico complessino, che ci rendeva partecipi delle sue amenità e delle sue cazzate. Unici assenti Rocco e il buon Civas, a zonzo per la città.
In ogni caso, era un bel locale: il concetto di birra media equivaleva al concetto di litro, e ce ne saremmo accorti solo dopo avere ordinato. La cosa generò non pochi scompensi nel metabolismo di alcuni di noi, nella fattispecie le due giovani etrusche, che per concludere la serata decisero di cimentarsi in un braccio di ferro.
"Non c'è niente di più eccitante che vedere due donne che lottano!" disse Elio, fissandole in religiosa contemplazione.
Avevamo gusti in comune.
La follia compie viaggi misteriosi, e così da lì a poco il discorso cadde sull'incubo numero uno del cantante: Ivan Piombino.
"Oh, ma ce l'ha ancora la donna, vero?"
"Caro Elio, se non lo vedi qua stasera..."
L'artista tirò un sospiro di sollievo: poteva ancora circolare indisturbato.
Grumo ed il sottoscritto, contenti di aver trovato cosa fare fino alle 4:33, osservavamo lo scorrere del tempo con animo sereno... finché, all'una e mezza, gli elii ci dissero: "Ciaociao!" e ci abbandonarono al nostro destino.
Contro ogni previsione, NON ci avevano lasciato il conto da pagare!!!
Era la nostra serata fortunata.
Anche le altre fave ci dissero che dovevano andare via, ma ci dettero uno strappo fino alla stazione... o quasi.
"Tranquilli, la stazione è al fondo di quella salita!" promise Szooma, scaricandoci in un vicolo in culo al mondo.
Al fondo di "quella salita" c'era solo una porta chiusa, ma non aveva importanza: le due ore e mezza che ci separavano dalla partenza del treno furono più che sufficienti per capire dov'era la stazione, arrivarci, aspettare l'apertura circondati dai tossici e salire sul treno che ci avrebbe ricondotti a casa, un po' assonnati, poco assennati, ma sempre e comunque pronti a mandarci ancora una volta allegramente affankulo.