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Percfest2003 - Capitolo 2 - RAIN MAN
Ero al motomondiale in sella ad un'Honda 500.
Ero in testa... no, quasi in testa.
Davanti a me solo lui: l'uomo del Giappone.
Sembrava volasse, per quanto era veloce; stavo vomitando l'anima, ma l'ipodotato era sempre lì, il bastardo, in testa.
Ma non lo sarebbe rimasto a lungo. Ce la potevo fare. Dovevo farcela!
Un'impennata più forte delle altre stinse i colori dell'inutile sogno privo di pheega e mi riportò alla realtà.

Ci misi un po' a realizzare l'accaduto.
La finestra della camera era aperta, sotto la finestra una fottutissima, merdosissima, rompicazzosissima, tritolacoglionissima OFFICINA!

Il frastuono dei motori era a dir poco insopportabile. Sbarrai la finestra, che per fortuna aveva i doppi vetri; poi, con la forza della disperazione, mi riaddormentai, sforzandomi di non guardare l'orologio perché, se avessi visto che erano le otto, sarei sceso da quello stronzo di meccanico bastardo stakanovista rottinkulo di merda e l'avrei decapitato.
Vaffankulo.
SEGNI PREMONITORI
Mi risvegliai di buon mattino, era da poco passato mezzogiorno.
In programma, c'era l'appuntamento al Pescatore di piazza Garibaldi nientemeno che con l'autistico GRUMO e il cielo, in effetti, era nuvolo.
Però non c'era vento, anzi: c'era una fottuta afa da città.
E va be', misi l'ombrello nello zaino e mi avviai verso la piazza, osservando i gabbiani che volavano basso e i marocchini per strada che vendevano ombrelli e si toccavano i coglioni.

Prima sorpresa della giornata, papà e mamma Grumo: lo avevano accompagnato a Laigueglia in macchina, perché è handicappato.

Da buon autistico, Grumo si era già procurato il volantino col programma del Percfest e stava pianificando con millimetrica precisione la sua esistenza per i successivi quattro giorni.
Sarebbe stato delizioso contemplare tutti i suoi programmi, mentre andavano a puttane.

"Ma è sempre così caldo qua?" mi chiesero i suoi.
"A dire il vero no... - risposi - Anzi! Ma non vi preoccupate... stasera suonano all'aperto, quindi piove!"

Ogni riferimento all'ultimo discendente della loro casata era ovviamente casuale, ma, stranamente, non capirono.
Non mi preoccupai: avrebbero capito.
SENZA FISSA DIMORA
Il budello di Laigueglia si stava lentamente ripopolando dei suoni e dei colori del Percfest, ma, senza il Favone Grassone, nulla sarebbe stato lo stesso: nessuno urlava "SBORROH!" ogni volta che un barbone batteva un colpo su un tamburo, nessuno leccava i piedi sandalati della pheega che passava per la strada, nessuno faceva merenda con panini lardo e miele, nessuno ruttava, scorreggiava, sputava, bestemmiava... che cazzo l'avevano fatto a fare quest'anno il Percfest?

Cercai conforto con la samba ed il Brasile dei racconti del vecchio GilsonGilson Silveira, finché il Pastrano non irruppe nella mia quotidianità.
"Marok! C'è già un concorrente in piazza! Corri!"

Era Alessandro D'Aloia e non toccava neanche a lui suonare quella sera! Perché fosse già lì sarebbe rimasto un mistero.

"Hai trovato da dormire?"
"Sì, ma solo per stanotte! -
mi rispose - Da domani sono in mezzo alla strada!"

C'era chi era messo peggio: Stefano IncaniStefano Incani era in mezzo alla strada in via immediata e definitiva, ma si era portato un amico: Riccardo Lombardo, ottimo batterista nonché vincitore del Percfest 1999, nonché squilibrato, nonché mio ex vicino di casa.

I due decisero che avrebbero dormito in spiaggia, tanto si crepava di caldo.
In effetti, non avevo mai sentito un caldo simile a Laigueglia, sembrava davvero di essere in città. Anche pensando alla mia camera al "tre stelle" con vista sull'officina, convenni che il rapporto qualità/prezzo sarebbe sicuramente stato a loro vantaggio... finché non si fosse messo a piovere.

Il Pastrano, intanto, mi comunicò che serviva una mente logicomatematica avanzata per fare i conti delle votazioni dei giurati. Qualcuno che andasse in giro con le scarpe con lo strap, ma soprattutto con l'orologio con la calcolatrice. Chissà perché avevano scelto me.

"Ok. Posso tenere un posto nelle prime file anche a quell'handicappato di Grumo?"
Risposta, testuale: "Sì, volentieri! Anzi... no, col cazzo!"

Sono cose che fanno pensare.
MUSICA FU
E si erano fatte le nove, della serata più calda che mente umana ricordi, dalla costruzione di Laigueglia ad oggi.
Il palco, però, ebolliva in silenzio: per venire incontro al calore del pubblico, ai giurati che non erano ancora arrivati, ma soprattutto alle nostre capacità mentali, anche lo spettacolo era ritardato.

Piccoli inconvenienti a parte, il duello tra Cesare PastanellaCesare Pastanella e Stefano Incani fu proprio un bel sentire!
Per l'ottimo supporto di Angelo&Friends, certo, ma soprattutto per il possesso di pesanti attributi da parte di entrambi i concorrenti.

Mi toccò riprocessare i calcoli con tutta l'incredibile potenza del mio orologio con la calcolatrice, perché la vittoria fu di strettissima misura.

Intanto, alla faccia porca mia, lo show andava avanti con Carsten Dahl ed Arild AndersenTHE NEW DREAM TRIO.
L'ottimo gruppo jazz era composto dal pianista danese Carsten Dahl, dal bassista norvegese Arild Andersen e dal batterista francese Patrice Heral.

Vedermi il concerto seduto in prima fila tra Christian Meyer e la Bolbo fu una bella esperienza, ma il mio animo fotomaniaco stava lacrimando sangue, perché avevo dovuto lasciare la macchina foto VERA a casa.
Eh sì: pochi giorni prima, al concerto di Cuneo, la mitica Minolta Riva 70 ex, compagna di mille avventure, si era cimita! Così, adesso mi toccava arrangiarmi con la macchina di riserva, la Nikon ZOOM 400 AF, che era handicappata: con la pellicola che la Nasa usa per le foto nello spazio, se tutto andava bene, riusciva a scattare foto di giorno; al buio, invece, metteva a fuoco in modo casuale, perché tanto vaffankulo.
Così, ogni tanto scattavo una foto, sapendo che non sarebbe venuto un cazzo.

Mi risollevò il morale la visione dei musicisti da vicino, così come il sentire Rosario Bonaccorso che mi presentava al grande pubblico come "il dottor Marok"! Come se fossi già laureato!
Sono cose che fanno curriculum.
GRUMO POWER
Improvvisamente, si alzò il grande assente della giornata: il vento. Mi stupiva che Grumo non avesse ancora fatto piovere, il concerto era iniziato già da un'ora.

Le prime goccioline arrivarono solo con l'ultimo pezzo dei New Dream. Grumo power Dietro gli occhi incuriositi di Meyer e della Bolbo, tirai fuori dallo zaino l'ombrello (che porto sempre, quando c'è Grumo!) e mi riparai insieme a loro, mentre intorno si scatenava il diluvio universale.

Era un vero e proprio temporale estivo, il concerto venne interrotto e tutti si riversarono nei bar, lungo la piazza e sotto gli archi del budello.

In tutto il paese, ero l'unico che era venuto a vedere il concerto con l'ombrello: sanno tutti che a Laigueglia non piove mai d'estate e, soprattutto, eravamo nel 2003, l'anno senza pioggia!
Così, fui costretto a ripetere a tutti gli autoctoni lo stesso ritornello: sapevo che sarebbe piovuto perché c'era Grumo. La prossima volta girerò con un cartello.
AFTER
Smise di piovere solo verso le undici.
Il palco era troppo bagnato per tentare di riaccendere gli strumenti elettronici senza rimanere folgorati, così i musicisti si misero a suonare qua e là nei bar e agli angoli delle strade e il popolo si trasferì in blocco da Mayflower e da Pacàn.

Nella catastrofe, furono istanti di rara poesia: anche la pheega era stata colta di sorpresa dalla pioggia, si era rifugiata negli stessi locali e adesso era troppo tardi per scappare dal jazz, sarebbero state foto spettacolari!!!
E invece. Fankulo.

Intanto i concorrenti mi ricordarono con fare gentile che dovevo ancora annunciare chi di loro avesse vinto.
Tutti gli organizzatori si erano volatilizzati, diedi luogo io stesso alla cerimonia di premiazione su uno dei tavolini bagnati del bar di piazza Marconi, di fronte ad un pubblico composto dai due concorrenti, da Grumo, Riccardo Lombardo, Alessandro D'Aloia e qualche cliente incuriosito.

"Il vincitore - esclamai, solenne - è... - niente rullo di tamburi, eravamo al PercFest - Stefano Incani!"

Gioia da un lato, malinconia dall'altro.
Speravo che Cesare non mi chiedesse per quanto aveva perso, mi raccomando non mettetelo su Internet e... ma no, dai, non gli poteva interessare, non me lo chiederà mai...

"Per quanto ho perso?"
"Ah... ehm... zero virgola tre!"


Io al suo posto avrei dato fuoco all'intero paese, invece lui la prese con filosofia, andandosi ad ubriacare da Mayflower.
Prima però mi chiese: "Sai mica sul lungomare dove ci sono dei sassi?"
Strana forma di suicidio. Lo avremmo rivisto mai? Lo scopriremo solo vivendo.

Anche Stefano Incani e Riccardo Lombardo ci abbandonarono, in favore della loro notte nella spiaggia bagnata.
Se il vento del mar Ligure ritrovava un po' della sua giovinezza, c'erano buone probabilità che avremmo perso i nostri due amici per sempre, così decidemmo di berci sopra e ci liofilizzammo da Pacàn e da Mayflower, accompagnati dalle jam session degli "High Five Quintet".
Visto che li avevano annullati Jam da Mayflower dal palinsesto, da qualche parte dovevano pure suonare.

E così, prima che potessimo rendercene conto, la prima giornata del Percfest si era già estinta, rapida e indolore come il sesso giapponese.
Quali altre meraviglie ci avrebbe riservato il Festival, quali suoni avrebbero animato il ritmo dispari della nostra vita, di quali rutti ci avrebbe bombardato l'esofago del destino, quali effluvi sarebbero stati inalati nelle narici della nostra anima dagli insistenti soffi del retto del vento, quali immagini avremmo visto, con un chilogrammo di LSD?
Lo sapremo solo vivendo, ma intanto andate tutti affankulo.

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