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A Vinadio sul Frigo! - Elio e le Storie Tese, Ossi Duri ed Ike Willis live al Forte Albertino di Vinadio (CN) - 16/7/2004
Quando il Creatore inventò la droga e disegnò il mondo, regalò a tutti i popoli un angolo di Terra, sulla base dei risultati raggiunti nel corso di un serissimo test evolutivo preliminare.

Alle genti a cui l'assiduo trombare aveva lamarckianamente sviluppato un grande cazzo, regalò zone incantevoli, ricche di mare, sole, fumo e pheega. Nacque così la Jamaica.
Le etnie il cui cazzo era invece rimasto colpevolmente piccolo furono messe in quarantena in isole sismiche, vulcaniche, soggette a maremoti e attacchi alieni. Nacque così il Giappone.
Le etnie che passano la giornata a lavorare anziché trombare furono condannate ad occupare zone grigie, umide e costantemente prive di pheega, gelide e nebbiose d'inverno, afose e piene di zanzare d'estate; infine, per essere sicuro che il disastro climatico resistesse ad ogni progresso della scienza e della tecnica, il Creatore ci piantò un supremo custode, che i posteri chiameranno Grumo. Nacque così Milano.

La pheega italiana, che fa lasciar ogni speranza persino al Padreterno, fu costretta ad affollare ambienti deturpati da oscene sonorità cacofoniche, insopportabili per qualunque altra forma di vita. Nacquero così i concerti di Dj Francesco, Gabry Ponte, Eros Ramazzotti, Gigi D'Alessio, Alex Britti e Lunapop.

Arrivato alla fine della composizione, ma non della droga, il creatore si accorse che si era scordato di assegnare un fazzoletto di terra alla sommità di una valle sperduta, nascosta tra le Alpi Marittime e le acque minerali; così, sorteggiò una decina di sfigati tra tutto il genere umano e li obbligò ad abitare là.
Parlando occitano.

Costoro ne furono entusiasti e, nel mezzo della valle inculata, fondarono "la città che ama Dio". In lingua occitan-sanscrito-paleozoica, VINADIO.

Non tutti gli storici, in realtà, concordano sulla traduzione: secondo alcuni, "VINA" si riferisce a un animale NON sacro e daterebbero quindi in quei giorni la nascita delle prime bestemmie; però questo, per noi, ha poca importanza.
Gillette trash Quello che nemmeno il sommo Creatore avrebbe mai potuto prevedere era ciò che, millenni più tardi, sarebbe pervenuto sull'Athlon 700 di uno squilibrato torinese, conosciuto come dottor Marok, in forma di sequenza di bit shekerati da Outlook Express:
"Ke figo! Elio sotto kasa mia in montagna!!! Dai andiamo figata!!!"
Kompagno Gillette
Fino al giorno prima, al Kompagno Gillette non era mai fottuto un benemerito cazzo di Elio e le Storie Tese, ma in questi casi la cosa migliore è non porsi troppe domande ed accettare di buon grado la retropenetrazione del destino.
In fondo, anche questo è amore.
L'ORGANIZZAZIONE
Come sempre, provai a coinvolgere nell'iniziativa tutti i cani e, soprattutto, i porci Foniuglia che conoscevo, avvalendomi della presenza di ospiti speciali del calibro degli Ossi Duri e del grande Ike Willis, cantante e chitarrista della band di Frank Zappa.
Sfortunatamente, però, un concerto in un posto così inculato non poteva attirare nessuna persona provvista di un minimo barlume di sanità mentale.

Infatti, la diversamente giovane Foniuglia aderì all'iniziativa con il massimo entusiasmo.

"Davvero viene una donna? - domandò il Kompagno Gillette - Non ci posso credere! Ma... è pheega?".
"È sclerata! Ma TANTISSIMO!"
"Boh... ok!"


Potevamo partire.
VIA!
Fin dal giorno della partenza, il Kompagno Gillette impose a tutti la sua concezione della giornata: sveglia alle otto, partenza alle nove, tutto il giorno in montagna e poi, forse, alla sera, il concerto.
Il risultato fu che arrivammo nella valle di Vinadio a mezzogiorno e in stato di larve umane, dopo un paio d'ore passate a ribaltarci il culo su strade più contorte del cervello di una pheega e avendo come unico legame con la civiltà una radio che ogni cinque minuti mandava la voce di una troia che leggeva il messaggio subliminale "non avrei mai pensato di FARLO SUL FRIGO!".
Scopo del messaggio, reclamizzare un frigorifero che ci puoi scrivere sopra.
Dopo il telefonino che fa le foto, scrivere sul frigo era sicuramente l'ultima frontiera del progresso umano.

Le nostre fatiche furono comunque ricompensate: appena la radio smise di ricevere segnali, davanti ai nostri occhi apparve Moiola (CN), paese natale dei genitori del Kompagno Gillette.
Tre case in tutto, di cui la prima abitata dai suoi, la seconda dagli zii e la terza da una veggente che, come hobby, avvisa la gente quando sta per crepare. E di solito ci azzecca.
Da tenere in considerazione.

Foniuglia after sun L'accoglienza festosa fu ulteriormente allietata da un ghiotto pranzo preparato da mamma Gillette che, appena avvistato suo figlio affiancato da una donna, non credendo ai suoi occhi, gli chiese: "Ma quando me lo porti un nipote???".
Lascio tutte le parole pensate da Foniuglia alla vostra immaginazione.

Casa Gillette era molto carina, però mamma Gillette non ci lasciò scrivere sul frigo. Peccato.
Ne prendemmo comunque atto e ci rifugiammo su per i sentieri a caccia di ciliegie selvatiche.

Lo scopo non era tanto il gusto di mangiarle, quanto il piacere di provare a sputarle su Foniuglia ed eventualmente, in un secondo tempo, percuoterla con rami spinosi dalle foglie urticanti, ma nulla avvenne di tutto ciò: la diversamente giovane riuscì a procurarsi il maggior danno da sola, mediante semplice esposizione al sole (che non c'era) protetta da una cosiddetta "crema a protezione totale".
Nella foto i risultati.
ROTTA VERSO IL FORTE ALBERTINO
Il concerto era previsto alle nove, e la grande rete parlava chiaro: sarebbe stato all'aperto, dentro un forte che si chiamava Albertino, come il noto dj.
Però era vicino alla cascata del Pisciai!
Sarebbe stata una bella recensione.

Il cielo era un po' nuvoloso, ma il Kompagno Gillette assicurava che era un tipo di nuvole che non portava pioggia, lui era nato lì e le sapeva riconoscere.
Alle cinque, in mezzo ai campi, incrociammo un indigeno che stava correndo verso casa, ci guardò e gridò: "Piove AHAHAHAHA!" lasciando seguire qualche minuto di termini dialettali pseudo occitani non meglio identificati, ma che probabilmente si potevano riassumere con la frase "state a casa a trombare con la diversamente giovane invece di andare al concerto, che è meglio!".

Era un chiaro messaggio da parte del destino.

Non a caso, alle sei iniziò a piovigginare, ma il Kompagno Gillette ci assicurò che, tranqui, era una pioggerellina di montagna di quelle che durano poco.
Un'ora più tardi, in effetti, la pioggerellina non era più tale. Al suo posto, un diluvio universale.

Fu più o meno allora che mi telefonò Agrippina, misconosciuto esemplare di fava romana.

"Ciao, Marok! - esclamò il giovane - Siamo qua a Vinadio! Ma diluvia! Non è che non fanno il concerto? Siamo arrivati qua da Roma!!!"

La telefonata mi risollevò il morale: basta che esista qualcun altro che sta peggio per essere felici.

La grande Rete, comunque, collocava il concerto al Forte Albertino e sembrava un'indicazione utile!
Quello che la grande Rete non diceva è che a Vinadio c'erano almeno sei o sette posti che si chiamavano "Forte Albertino" ed il concerto alla fine risultò in un ottavo, scartato a priori.

L'unico vantaggio di avere perso due ore a trovare la nostra destinazione fu che nel frattempo aveva addirittura smesso di piovere. Una ragione c'era: la sfiga si era accorta che il concerto era al coperto.
PENETRAZIONE
A quanto pare, non eravamo i soli diversamente figati ad avere fatto tardi: alle nove era ancora in corso il soundcheck e i cancelli erano ancora chiusi. Ma noi siamo Fave e le Fave possono entrare ovunque, basta esibire la tessera, assolutamente.

"Cazzo è questa merda???" commentarono i buttafuori.
"È la tessera del Fave Club... per entrare... al soundcheck..."
"No, questa non vale una sega!"


Incredibile come certi valori siano condivisi anche dalle genti di alta montagna.

Come prima logica soluzione, proposi a Foniuglia di prostituirsi per farci entrare, ma lei iniziò a fare la difficile, che palle; allora, provai a telefonare agli elii, ma avevano il telefonino spento; allora, chiesi ai tizi dentro se ci potevano chiamare Elio, che ci avrebbe sicuramente fatti entrare, ma ci risposero fankulo, finché i gorilla non videro che c'erano anche dei loro amici che stavano arrivando, tipo Joe Stivala, e allora si rassegnarono ad accontentare tutti, cani, porci, puttane e vaffankulo, aprendo i cancelli in anticipo.

Soundcheck

Riuscimmo così ad accaparrarci dei posti in prima fila e a fare conoscenza con il simpatico Il manager degli ossi durimanager degli Ossi Duri, che abbelliva la sua presenza con un bel palloncino rosa originato dal cazzo.

Certo, ci restava qualche dubbio che lui fosse il vero manager degli Ossi Duri, ma ci si presentò così... e chi eravamo noi per contraddirlo?

Dimenticavo: il concerto era al coperto, nel senso che sopra di noi c'era un tetto, però mancavano le pareti laterali. Era un'immagine suggestiva, si vedevano le montagne... e saremmo congelati. Peccato.

Fu mentre pensavo a tutto ciò che Ike mi riconobbe e si prodigò in mille saluti, dal palco.
Questo strano fenomeno ha spiegazione solo in quattro casi:
  1. Si ricordava dalle due grame uniche volte in cui era presente il mio giovane corpo, al Fabrik e al Panino Day, entrambe nel 2001, entrambe in mezzo a un fottio d'altre persone.
  2. Assomigliavo a qualcun altro... che speravo non gli dovesse dei soldi.
  3. Sono Marok del sito di Marok.
  4. Sono quello della rissa al Night Express.
Non avrei mai saputo la verità.

Visto che non avevo un cazzo da fare, feci una veloce capatina al banchetto dei cd brulé.
Fu bello accorgermi che, nonostante avessi già fatto acquisti per miliardi, i miei Punti Fava erano ancora a zero.

"Te li aggiornerei subito - disse il tipo - ma non ho una penna per scrivere!"

Feci omaggio al Fave Club di una penna, come contributo per la causa, e ritornai alla mia postazione privilegiata. A un mese di distanza, i miei punti Fava sarebbero in ogni caso rimasti a zero.

Far parte della grande famiglia del Fave Club era in ogni caso motivo di vanto e di orgoglio. Alla fine, sommando i due romani e un altro tizio sconosociuto di Cuneo, il concerto di Vinadio aveva sottratto a Manerbio il record di assenza Fave: totale cinque presenti, a cui si sommava l'abusivo Gillette, sempre più convinto all'acquisto della tessera.

"Nonò, fattela! - gli ripetevo - Ché poi serve un casino alla fine, quando devi entrare nel backstage!"
"Per fare?"
"Boh, quattro chiacchiere con gli Elii. Foto. Autografi..."
"Ma io non ho nulla da firmare, mica mi porto dietro il frigo!"


E così, niente tessera. Peccato.
CONCERTONE!
Quando gli Ossi Duri ruppero l'alpino-marittimo silenzio, si erano ormai fatte le dieci e mezza e un vento ghiacciato trasportava in giro per il mondo i fumogeni del palco, rendendo Vinadio una piccola Amsterdam.
Era una bella immagine.

"Gli Ossi Duri sono parecchio bravi! - spiegavo al Kompagno Gillette - Però dovrebbero impegnarsi di più quando scrivono i loro testi!"
"In che senso?"


Il Kompagno non capì, finché le monumentali perle di Francone Zappa non cedettero il posto alle auliche liriche di "Fra Cappella", i cui versi rivelarono l'assenza di qualunque forma di metrica, rima o assonanza, per poi lasciare però spazio a un ghiotto lieto fine, alias l'annegamento in un mare di "sburro". Anche questa è poesia.

Comunque, gli Ossi Duri suonavano da Dio, però speravo di vedere almeno la metà della pheega che s'erano portati dietro al Fabrik di Moncalieri... e invece niente. Peccato.


La macchina foto, intanto, mi faceva sclerare. Col passaggio al digitale, controllavo tutto, tempi, apertura, sensibilità, flash, fuoco, cani, porci, puttane e vaffankulo, con una sola piccola eccezione: decideva lei il momento dello scatto.
Così.
Minchia, le bestemmie.
A volte, ci metteva anche due o tre secondi a mettere a fuoco e la scena ormai era fottuta. L'alternativa era mettere a fuoco in manuale... e la scena, intanto, era fottuta.
Fotografie facili con la pellicola, tipo i salti di Kastrox davanti alle Mangoni Tower, o quelli degli altri handicappati nella nebbia oppure Banfi sorpreso dall'automobile in corsa, col digitale erano impossibili.
E adesso troppe foto ritraevano i volti annoiati di gente in posa; avrei fatto molto meglio a portare la vecchia Minolta Riva e un bel rullino da 36.

Mi consolavo con l'audio: col fatto che eravamo un po' distanti dal palco, ma anche in prima fila senza nessuno davanti, il MiniDisc stava registrando da Dio, pregustavo il miglior bootleg della storia!
Poi gli Ossi Duri lasciarono il palco e tutto, all'improvviso, cambiò.
FRA' CAPPELLA: il video

Fra Cappella

(gentilmente offerto da Filippo Bellavia, il vero manager degli Ossi Duri!)
ELIO E LE STORIE TESE
Non appena terminata l'esibizione degli Ossi Duri, prima ancora della prima nota degli Elii, il dramma andò in scena: un'immenso mucchio selvaggio e diversamente figato si precipitò davanti ai nostri posti a sedere. Forse erano solo 150, ma cavalcavano e sparavano come fossero mille e stavano tutti in piedi, qualcuno di loro anche sopraelevandosi in verticale, esattamente di fronte a noi.
La nostra prima fila diventò all'istante decima, la visibilità tendeva a zero e ci ritrovammo esattamente in mezzo al bordello, come da programma.

Potevamo affrontarli e superarli, certo, così voi sareste tra quelli che leggono e io tra quelli che muoiono.
Invece, alle prime note di "BABE", fabbricammo davanti a noi una finta fila di sedie vuote, sia per non essere schizzati da frattaglie amputate di membra handicappate, sia per aumentare di qualche metro la distanza dal cono d'ombra generato dalle teste di minchia saltellanti.
E quindi, cosa si vedeva adesso? Un cazzo.

Impossibili le foto, a meno di non essere alti un metro e 90 e non aver davanti nient'altro che pheega.
Praticamente, l'opposto della mia vita.
Oppure, a meno che la macchina foto non avesse un display!

Ritirai all'istante ogni maledizione contro la fotografia digitale, alzai le braccia e scattai foto che sarebbero state impensabili, ai tempi della pellicola e del cazzo di mirino!
Tutto ciò pregustando il ritorno del grande Ike Willis, finalmente dal vivo nella parte di Mangoni in "GIMMI I."... giusto? Cioè, era... logico... no?
Invece un cazzo, la cantò Mangoni.

Mangoni cubo

Dal pubblico s'innalzò una salva di vaffankuli. Fu solo allora che mi accorsi che, alle nostre spalle, l'intero forte si era riempito e al fondo c'era gente che si era arrampicata sui sassi della montagna, pur di riuscire a vedere qualcosa.
C'era qualcuno che stava peggio, mi sentii subito meglio.

La scaletta proseguì secondo copione, con "JOHN HOLMES" "e se fossi Ike Willis" edition, "ESSERE DONNA OGGI", "PIPPPERO", "LO STATO A LO STATO B", "EL PUBE", "IL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA" con reprise, "UOMINI COL BORSELLO", "NÉ CARNE NÉ PESCE" e una travolgente "SUPERGIOVANE", ultima traccia del cd brulé.
Da qui in avanti, toccava al mio MiniDisc.

Supergiovane

Decidemmo che, se Ike Willis non avesse fatto un cazzo, avremmo lanciato Foniuglia sul palco in segno di spregio. Solo di fronte a questa minaccia, gli Elii cedettero e chiamarono il grande Ike per la mitica "THE POODLE LECTURE", ravvivata dalla gioiosa The Poodle Lecturepenetrazione del barboncino, a cura dell'architetto Mangoni.

Dalla svolta zappiana, zampillarono le più disparate reazioni nel pubblico rock, ma la più dannosa fu quella di Agrippina e del suo compare: erano gli unici a conoscere i testi di Zappa e iniziarono a urlarmeli nel MiniDisc.
La gente attorno guardava ammutolita.
Foniuglia iniziò a bere.
Il Kompagno Gillette si addormentò.

Incuranti di tutto ciò, le sonorità zappiane proseguirono con "SOFA N.2" e con tutti gli altri brani del dvd del Lugano Tapes che non vi sto ad elencare, perché "da Natale del 2000 lo potrete trovare in commercio, in tutti i negozi".
E Torino avrà la metropolitana.
E voi la pheega.

Unica variazione rispetto a Lugano, l'inno dell'estate: "SHPALMAN".

Shpalman

Poi, in perfetto Lugano Style, "SECOND ME" e "TAPPARELLA".
Tapparella

Addio Vinadio!
PROUD TO BE FAVA
Era infine giunto il momento di sfoderare la tessera del Fave per avere il privilegio di essere ammessi nell'olimpo del backstage.
D'altronde eravamo solo cinque fave, se non c'era backstage stasera...

"NO, VOI NO!" risposero i buttafuori.
"Ma abbiamo la tessera..."

Prima che i gorilla ci suggerissero un possibile uso alternativo del rettangolo plastificato made in Fave Club, invocammo l'aiuto degli Elii, che arrivarono, ci videro, ci dissero "Ciao!" e se ne andarono.
Così.
Peccato, però, volevo chiedergli se mi autografavano un frigo.

Insensibili all'ulteriore discesa di una decina di gradi della temperatura vinadiese, Agrippina e il compare capitolino decisero di rimanere ad oltranza, finché non fossero riusciti a stringere l'erculea mano di Ike, che secondo loro stava là. Da qualche parte.
Li abbandonammo al loro destino facendo grasse risate della loro sorte e prenotando una rompighiaccio che li venisse a prendere per l'indomani.
IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO
Visto che in montagna si fa la vita sana, il Kompagno Gillette ci aveva spiegato che bisognava andare a dormire presto: all'una e mezza eravamo già coricati.

Come da copione, Foniuglia si svegliò alle 6 in punto e rimase seduta sul letto a fissare l'infinito fino alle 7:30, quando squillò la sveglia di papà e mamma Gillette.

"Avessi saputo ti avrei dato un libro per passare il tempo!" esclamò il Kompagno Gillette, osservando Foniuglia. Sono cose che fanno pensare.

"Non ho mai dormito così bene come stanotte! - esclamò la signora Gillette - Era una settimana che non dormivo, stanotte finalmente ho fatto una tirata unica dall'inizio alla fine! Grazie dottor Marok!".

Il dottor MaRoK risolve.

È sempre un piacere essere utile all'umanità, così come fu un piacere tornare a casa, ascoltare il bootleg con la voce di Agrippina e bestemmiare, ma sempre pronti a scrivere sui nostri frigo un ultimo, definitivo ed improrogabile affankulo.


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