Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura.
Diceva il Poeta.
E fu così che in un lieto pomeriggio di primavera penetrò barzotto nel mio telefonino il buon tastiere Rocco Tanica.
"Ciao Marok - mi disse - sto facendo lo sciopero della fame per salvare un bosco! Mi dai una mano?"
Uoddiu... digiuno! Fankulo, al limite avrei potuto fare lo sciopero del sesso per un giorno intero! Certo, così facendo l'orda selvaggia delle insaziabili fans teenager accodate alla mia porta di casa avrebbe creato un ingorgo stradale ma... "Ah, mi chiedevi solo di salire tutto su Internet? Ok, sarà fatto!"
Sergione mi raccontò che una delle pochissime aree verdi rimaste nel centro di Milano stava per essere cementata dalla regione Lombardia, che ci voleva costruire sopra un grattacielo. Il giardino, chiamato Bosco di Gioia, era stato regalato alla regione da una nobile nonnina "a patto che fosse mantenuta come area verde"!
"Sìsì!" aveva detto la regione. "Tranqui tranqui!" aveva aggiunto. E ora l'asfaltava.
Ma nessuno diceva niente? Nonò, il cazzo! Esisteva già un comitato "Giardino di Gioia" che protestava contro tutto ciò! In tre anni aveva raccolto qualche centinaio di firme.
Rocco era con loro da tre giorni e ne aveva raccolte mille.
Era incredibile come per raccontare una situazione così seria fossero bastate poche, veloci parole, ma erano di fatto iniziati il soggiorno ed il digiuno di un buon tastiere in un camper bianco di fronte al parco. Chi avesse voluto fare un salto a tenergli compagnia sarebbe stato il benvenuto. Gli altri chissà.
SIETE IL MIO PUBBLICO!
Feci una rapida verifica su internet e constatai come tutto quanto Rocco mi aveva descritto sul Bosco di Gioia ed il progetto della regione fosse drammaticamente fondato, così girai il tutto alle fave e chiesi se qualche anima pia potesse fare un salto in loco e mandarmi delle foto del bosco: almeno avrei fatto una pagina apposta.
Tra tutte le Fave Milanesi, l'unico a mandarmi foto fu
Uollano,
possessore della macchina foto digitale peggiore del mondo, una Fujifilm più urénda di un telefonino: qualità Uollano.
Ci misi un pomeriggio a ritoccarle per farle sembrare umane, ma alla fine
la pagina fu onlain e ne valse davvero la pena: ricevetti solo ed unicamente email di insulti.
Ecco la più sintetica ed espressiva:
"QUELLA SPECIE DI BOSCO FA VERAMENTE SCHIFO AL CAZZO!" (Phasor¾).
Perfetto, tutto secondo copione, mi sentivo a casa.
RICOGNIZIONE
Ogni volta che mi si dice che qualcosa fa schifo al cazzo, mi sorge l'irrefrenabile voglia di vederla e, se possibile, partecipare. Non a caso sono Marok del sito di Marok.
E così decisi di fare un salto a Milano, vedermi il bosco che fa schifo al cazzo e salutare Rocco Tanica. MAI però SENZA LA PHEEGA! Detto fatto,
Francy ed Andreina
aderirono (partendo rispettivamente da Perugia e Pordenone! E tutto solo per il mio giovane corpo!!!), ed il prode Uollano si offrì di organizzare la giornata: lunedì pomeriggio Bosco di Gioia, la sera in prima serata MTV Absolutely Star e poi, in seconda serata, finale in bellezza con Cordialmente.
E tutto questo senza prenotare un cazzo!!!
E tutto in un giorno solo!!!
Boh... passi MTV che almeno c'è pheega, ma a me di Cordialmente non me ne fotteva una sega, soprattutto perché ci ero appena stato.
Così dissi che mi sarei fermato con loro solo fin verso le undici e me ne sarei tornato a casa con l'ultimo treno.
Sicuro che alla fine, una volta là, gli altri mi avrebbero convinto a fare tutto il contrario.
L'ORGANIZZAZIONE
Lunedì 11 aprile 2005.
Appuntamento all'una alla stazione di Milano con la pheega e con Uollano.
Ma soprattutto con la pheega.
Erano tre mesi che chattavo con Francy ed Andreina, praticamente sapevo tutto di loro ma non le avevo mai viste dal vivo. La curiosità era molta, l'entusiasmo anche, così come la certezza che mai avrebbero potuto resistere alla visione del mio giovane corpo da vicino!
Avevo ragione: arrivato a Milano, non trovai un cazzo di nessuno.
"Cazzo - mi dissi - pensa che pacco se una cosa del genere fosse capitata tipo dieci anni fa, quando non c'erano i telefonini! Sarebbe stata un'inculata pazzesca!"
E invece per fortuna eravamo nel 2005 e così, senza pormi alcun problema, telefonai a Uollano, a Daiconan e a Francy. Tanto tutti e tre avevano il telefonino! Spento.
Perfetto, girai per la stazione nel cazzeggio più completo, finché per puro caso incontrai un individuo che assomigliava molto a Uollano ma, rispetto all'ultima volta, sembrava un pelo più basso. E poi, soprattutto, era più vecchio di almeno dieci anni.
Ok, era Uollano. Si era tagliato i capelli.
"AHAHAHAHA sai che stai veramente bene con i capelli così?"
"Sì? Grazie!"
"Epperò accendere il telefonino?"
"Eh... ero in metrò!"
"Ah... e la pheega?"
"Boh... Andreina ha lasciato il telefonino a casa, perché tanto in viaggio non le serve. Invece ho ricevuto un sms da Francy, lei il telefonino ce l'ha ma lo tiene spento perché non l'ha caricato! Tra un po' forse arrivano... ma non so quando... boh, aspettiamo..."
Perfetto, tutto secondo copione.
Ma sì, in fondo nella vita basta avere speranza: mezz'oretta dopo anche le giovani donne fecero capolino ai binari della stazione... arrivavano da due poli geografici opposti, ma erano ugualmente riuscite a sincronizzare i propri ritardi al millisecondo... tutto questo era meraviglioso...
Ma che importa, finalmente i motivi diventavano realtà!
Ed erano addirittura in tre: c'era anche Marta, un'amica di Francy!!!
Perfetto, la pheega c'era, tre al prezzo di due, mano ai cazzi, potevamo partire.
L'HOTEL PHEEGA
Il bosco di Gioia era vicino alla stazione, l'albergo delle giovani donne no
Con tre voti favorevoli ed un astenuto per disperazione (io) si decretò che per prima cosa saremmo passati in albergo.
In realtà non era poi così lontano, usando il metrò in meno di venti minuti ci saremmo arrivati.
Ma la nostra guida ci suggerì di prendere il tram e ci mettemmo quaranta minuti.
Qualità Uollano.
E va be', c'era pheega, possiamo sorvolare.
L'albergo in compenso era parecchio inquietante. Trattavasi del penultimo piano di un vecchio palazzo, le scale erano buie e mettevano un po' di soggezione, così come la padrona di casa, una gentile signora che da tempo aveva barattato la giovinezza con il contenuto di un frigo e che ci squadrava con aria radiografica.
Sarà perché si aspettava tre pheeghe e non due accompagnatori handicappati, sarà perché le avevamo interrotto la pennichella pomeridiana, sarà perché eravamo Fave e quindi fankulo, ma non ci lasciò oltrepassare la soglia d'ingresso, abbandonandoci in compagnia di alcune caramelle che probabilmente erano lì dalla prima guerra mondiale. Avevano sfidato il tempo, e avevano drammaticamente perso.
Contro ogni nostra aspettativa, le pheeghe furono molto veloci e così ripartimmo in volata, al grido di: "Uollano soka, prendiamo il metrò!"
THE ROCCO TANICA ACOUSTIC EXPERIENCE
Uollano ci confidò un ambizioso progetto di Sergione: improvvisare musica unplugged nel prato davanti al camper. Unica condizione: non doveva piovere.
Da quando Rocco era là, non aveva MAI smesso di piovere. Dev'essere bello abitare nella città di Grumo.
E va be', almeno Sergione ci accolse a braccia aperte: era un po' dimagrito ma di ottimo umore.
Anche il suo socio, Paolo Macchi, fu molto espansivo: "Ma tu... sei... QUEL MAROK???"
"Rissa al Night Express?" chiesi.
"Nooo! Il sito di Marok!" mi rispose.
Perfetto, era dei nostri.
Certe volte mi aspetto che gli utenti di Internet si organizzino in un comitato per saccagnarmi di legnate. Un giorno succederà, ne sono sicuro.
IN MISSIONE PER ROCCO!
Il Rocco Point era organizzato in stile quasi-anonimo: un camper bianco parcheggiato lungo il marciapiede, senza particolari bandiere o simboli, ad eccezione della faccia di Paperoga. Unico abbellimento dato al camper, alcune fotocopie di articoli di giornale, con
foto regolarmente fottute a marok.org.
Nonostante il camper non avesse esposto nulla in grado di attirare l'attenzione, erano molti i curiosi che si fermavano, se non altro per chiedere informazioni, e quasi tutti firmavano la petizione.
Effettivamente Rocco ci sapeva fare, ed aveva l'eccezionale abilità di lavorare in multitasking: mentre parlava con noi urlava: "BUONA RESPIRAZIONE!" a tutti quelli che non cagavano il camper e tiravano dritto! Per fortuna erano pochi.
Intanto aveva smesso di piovere, così facemmo quattro passi attorno al giardino, anche per fare qualche foto decente.
Rocco ci aveva spiegato come la regione non avesse mai fatto manutenzione ma, a parte l'erba alta, non notai particolari problemi... ma poi, anche ci fossero stati, una volta cementato tutto ogni cosa si sarebbe risolta. Perché preoccuparsi?
Insomma, ogni cosa sembrava a posto. Anzi no, Rocco aveva un problema: non poteva allontanarsi dal camper, e quindi non poteva fare la spesa.
"Ma ci siamo qua noi! - urlammo - siamo LE FAVE!"
Perfetto, detto fatto, il buon tastiere ci consegnò la preziosa lista: due chili di limoni grandi, perchè di quelli piccoli non se ne facevano un cazzo, sei bottiglie d'acqua naturale da due litri, perché dovevano bere molto, ed uno sciroppo d'acero, che sarebbe un integratore alimentare biologico che gli era stato prescritto dal medico.
"Tutto chiaro Fave?"
"Tutto chiaro Rocco!!!"
Partimmo fiduciosi, ce la potevamo fare!!!
Il buon tastiere ci aveva indicato dei negozi nei quali fare la spesa, le indicazioni erano precise e perdipiù i negozi erano tutti allineati lungo la stessa strada. Erano a prova di handicap!
Non ne trovammo neanche uno.
Per puro caso però capitammo davanti ad un'erboristeria.
Non c'entrava un cazzo ma, di culo, aveva l'integratore alimentare.
Acqua e limoni invece no.
Non si può avere tutto dalla vita.
E va be', facemmo un giro di un quarto d'ora in tutto il quartiere senza trovare un supermercato (ed ogni tanto è bene ribadire che Uollano sono cinque anni che abita a Milano), finché non ci imbattemmo in un negozietto di alimentari. A vederlo da fuori era veramente sfigato... entrammo con gioia e ne uscimmo con UN CHILO di limoni PICCOLI e sei bottiglie d'acqua da UN LITRO E MEZZO.
Eravamo riusciti a cannare TUTTO.
Tornammo da Tanica con aria vittoriosa.
Lui ci guardò, capì ed ebbe pietà. Del resto avrebbe avuto poco da lamentarsi: eravamo Fave.
Solo allora arrivò
Grumo. E ricominciò a piovere.
L'ARTE DI FRANCY
Da quando eravamo a Milano, Francy girava tenendo
nello zaino un oggetto di plastica di forma cilindrica. Ero più che sicuro che contenesse un mega fallo gigante, così non avevo chiesto ulteriori informazioni in materia... la notte avrebbe portato consiglio.
E invece Francy decise di precorrere i tempi, aprendolo dinnanzi ai nostri occhi. Meraviglia delle meraviglie, conteneva ciò che le avevo chiesto due mesi prima senza speranza alcuna: i disegni per la nuova grafica di marok.org!!!
Erano davvero splendidi e colpirono molto la fantasia del Tanica, che se li fotografò per salirli su roccotanica.org. E poi ci salutò: incombevano le prove di Zelig.
L'ORA DELLA PHEEGA
Aggregarci a Rocco e vederci Zelig sarebbe stata una buona idea, peccato averci pensato quando era già un puntino all'orizzonte.
E va be', del resto se fossimo andati a Zelig non ce l'avremmo fatta ad arrivare ad MTV in tempo... soka Zelig, si era fatta l'ora della pheega!
Quindi salutammo Grumo e partimmo.
Era il primo giorno che vedevo Francy ed Andreina, ma era come se ci conoscessimo dalla notte dei tempi. I nostri dialoghi avevano un livello di cultura, ricerca intellettuale e raffinatezza pari ai log delle nostre chat:
"Dai, andiamo ad MTV che c'è la pheega!"
"Uffa!!! Basta parlare di pheega!!!"
"Ok, allora parliamo di informatica! Mi date una mano a mettere dei fltri al ghestbuk in php?"
"GnéGnéGnéGnéGné!"
Solo Marta assisteva alla scena ammutolita, probabilmente chiedendosi in che girone di manicomio criminale fosse finita. Perfetto, ce l'eravamo giocata. Per sempre.
Intanto, ridendo e scherzando, le tre giovani donne ci chiesero se potevamo
fare un salto al loro albergo, così si potevano cambiare.
"Ah... ok, basta che fate presto..."
"Ma sì... dieci minuti!"
Boh... la prima volta erano state veloci, perché non dar loro una seconda possibilità?
E fu così che rimanemmo ad aspettarle una ventina di minuti nel corridoio dell'albergo. Poi la padrona di casa ci disse che non potevamo stare lì perché non eravamo belli e ci rinchiuse in salotto, obbligandoci a guardare la televisione.
QUELLI CHE ASPETTANO
Ci mettemmo l'anima in pace. Tanto più che non eravamo soli: con noi un gruppetto di altri inquilini, simpatici giovani, presumibilmente universitari, che non smisero un attimo di litigare tra loro. Certo, gli argomenti di cui discutevano tanto animatamente erano cose della massima importanza, tra cui il modo di fare l'insalata, la disposizione della roba negli armadi ed i turni per lavare i piatti.
Urlavano come gli ospiti di un reality show. Con il sottofondo di Striscia la Notizia. Bellissimo.
Contemplammo la scena ammutoliti per una delle mezz'ore più lunghe della nostra vita, finché non fu Uollano a rompere il silenzio: "Vado un attimo al cesso!"
Lo bloccò nel corridoio la padrona dell'albergo. Non perché in quanto Fava non gli fosse permesso andare al cesso, ma perché doveva fargli un bel discorsetto: in quell'albergo non si può fare il cazzo che ci pare, tipo arrivare tardi, mangiare presto, non pulire l'insalata, urlare tutta la notte, tenere gli armadi in disordine, e quando uno va a casa d'altri si deve sapere comportare.
Quando Uollano riuscì a divincolarsi era già iniziato "Ricordati di me" di Muccino, e fummo obbligati a guardarlo. Cambiare canale era peccato.
LA SVOLTA
Prima che le giovani donne dessero segni di vita, ci eravamo visti tutto il primo tempo ed anche buona parte del secondo.
"Siamo in ritardo per MTV?"
"Mah... - osservai - inizia alle nove, sono le dieci e un quarto... no, se ci impegniamo facciamo ancora in tempo ad arrivare..."
"..."
"...a Cordialmente!"
Come ampiamente previsto: non fregava un cazzo di andare a Cordialmente, io ero venuto a Milano solo per la pheega e per il bosco di Gioia. Ma soprattutto per la pheega. Ma a quel punto era una questione di principio: al camper aveva piovuto, Zelig era andato affankulo, MTV anche, bisognava dare un senso alla giornata! Salutai tutti e dissi che avrei preso il treno e me ne sarei tornato a Torino. No? Ok, rotta verso Cordialmente!
Salutammo gli inquilini dell'albergo lasciando loro i volantini del Bosco di gioia e relativo concerto, sicuri che avrebbero litigato tutta la notte per calcolarne il peso specifico e la resistenza biomagnetica.
Eravamo già fuori dalla stanza quando uno di loro urlò: "Oh ma costa 7 euro!!!"
Non facemmo in tempo a rispondere perché, prima che arrivasse la padrona di casa a dirci che non era così che si faceva l'insalata, ci eravamo catapultati fuori in volata, destinazione Radio DJ.
Arrivammo appena in tempo ed eravamo in buona compagnia: presenti all'appello il nostro vecchio amico
Don Diego e l'ottimo
Federico
della Hukapan.
L'INKULATA!
Come tutti sanno, le Fave hanno libero accesso a Radio DJ durante Cordialmente, purché osservino tre semplici regole fondamentali:
- Possono entrare in studio solo un massimo di quattro persone
- Bisogna prenotare per tempo
- Si può andare solo una volta l'anno
Noi eravamo in sei, tre pheeghe regolari e tre handicappati irregolari. Oltretutto Uollano e Don Diego erano alla quarta volta in due mesi.
Eravamo riusciti a trasgredire a tutte le regole contemporaneamente. Ma non per sbaglio o disattenzione... PER SPREGIO!
"Ma chissenefotte! - diceva Uollano - tanto non ci hanno mai detto un cazzo... a Cordialmente facciamo quello che cazzo ci pare! Fankulo!"
"Ciao ragazzi! - ci disse Federico - Mi spiace, ma stasera ne posso far entrare solo quattro!"
"Eh... ma noi..."
"Eh... purtroppo da stavolta è così..."
Federico ci spiegò che le eminenze grigie di RadioDj si erano lamentate dei cattivi costumi dei giovani d'oggi (presumibilmente proprio per colpa di Uollano e Don Diego) e così, suo malgrado, l'avevano costretto alla Tolleranza Zero. Così fece entrare solo le tre giovani donne (ufficialmente perché avevano prenotato) ed invitò un quarto di noi a salire.
"Marok, vieni tu che arrivi da più lontano!"
Come noto, di Cordialmente non me ne fregava una cippa, però: aspettare due ore al freddo sul marciapiede insieme ad altri due handicappati, oppure salire a Radio Dj insieme a tre pheeghe?
Salutai gli handicaps lasciando loro il mio walkman per ascoltare Radio Dj dal marciapiede, e li lasciai con una promessa: "Dai, sto su fino al primo stacco e poi vi do il cambio!".
Sono troppo buono o troppo coglione? Sicuramente troppo coglione.
CORDIALMENTE SAN STANISLAO
Come noto, per ragioni ignote a qualunque divinità di qualunque religione, le Fave possono entrare in studio solo dopo la prima mezz'ora di trasmissione.
Passai questo intero lasso di tempo a pensare a cosa avrebbe detto il Civas quando mi avesse visto assieme a tre pheeghe.
Detto fatto, guardò la pheega, guardò me, tempo di reazione di un picosecondo: "Tu STONI!"
Perfetto, tutto nella norma.
A parte Rocco, assente giustificato, gli Elii c'erano tutti ma erano un po' stanchi, poco propensi al cazzeggio. Non andarono oltre i saluti di rito, con l'unica lodevole eccezione del bassista Faso che mi accolse a braccia aperte dandomi del malato mentale per aver pubblicato le foto di una nostra festa a casa del Caciorrone, nei dintorni di Cossato (vedi
racconto)
"Non sto scherzando, sono serissimo, TU SEI UN MALATO MENTALE, certe foto non vanno pubblicate e d'ora in avanti SEI CI SEI TU IN UN POSTO IO NON CI VADO!"
Ripensai alle foto...
queste foto!
Ok, aveva ragione, si vedeva della polenta e, cosa ancora più grave, anche del brasato. Queste cose non si fanno. Chiesi umilmente scusa mentre pensavo al miracolo: dopo sette anni, Faso aveva finalmente scoperto l'esistenza del sito di Marok! Ed io che non ci volevo venire...
Nelle condizioni estreme il modo migliore per sopravvivere senza farsi una flebo è sentire uno che se la passa peggio: chiamai Uollano.
La sua telecronaca mi rallegrò non poco: appena noi eravamo saliti, fuori aveva iniziato a diluviare. Lui e Don Diego avevano un solo ombrello in due, così avevano chiesto al portinaio di Radio DJ asilo politico nell'androne, che era assolutamente vuoto. Purtroppo erano Fave, quindi fankulo.
Allora avevano pensato: "Dai, andiamo a prendere una pizza, così gliela portiamo e ci fanno entrare!"
Idea geniale. Peccato che anche per la pizzeria erano Fave, quindi fankulo!
Chiudeva alle undici, erano le undici e cinque.
E va be', a quel punto tirarono fuori il mio walkman e decisero di ascoltare cordialmente dal marciapiede, al freddo, sotto la pioggia, con un auricolare a testa.
E Radio DJ NON si prendeva.
Radio DJ NON si prendeva da SOTTO il palazzo di Radiodj.
Nonostante tutto, i patti erano patti e ribadii la mia offerta di dare il cambio ad uno di loro due: mi risposero che a quel punto non sarebbero più saliti. PER SPREGIO.
E va be', la puntata scorse placida e tranquilla, le pheeghe mi implorarono di far loro un po' di foto con Elio e Mangoni mentre Faso guardava la scena e borbottava: "Un malato mentale, è un malato mentale!" e poi scendemmo di sotto per incontrare i due profughi bagnati e disperati che ci aspettavano sul marciapiede.
Nonostante stesse ancora piovigginando, nonostante facesse freddo, nonostante avesse sonno, Faso trovò ancora la forza di rimanere sotto il portone di Radio DJ con noi, per scambiare le ultime quattro chiacchiere.
Era bene ribadire: "Sei un MALATO MENTALE, da ora in poi se so che ci sei tu in un posto io non ci vado!" con la variatio finale: "Noi non siamo amici!" e "Quando avrai cinquant'anni, allora capirai e dirai che Faso aveva ragione!".
Mi annotai sull'agenda di dare una risposta a Faso il 22 luglio del 2025, mentre scompariva nel buio a bordo del suo motorino. Gli altri erano rimasti ammutoliti, io commentai: "Mah... avrà avuto una giornata no!" e ci spostammo dall'altra parte della strada, senza il minimo perché.
AFTER
Ricapitolando l'intera giornata, al Bosco di Gioia aveva diluviato, a Zelig non c'eravamo andati, ad MTV neanche, a Cordialmente a me m'avevano insultato e gli altri due handicap non li avevano nemmeno fatti entrare.
Per conludere in bellezza la serata decidemmo di andare a bere qualcosa in un qualunque locale, che però soddisfacesse un requisito ben preciso: doveva essere aperto.
Il primo ad intuire come sarebbe andata a finire fu Don Diego, che ci disse soka e se ne tornò a casa.
Bagnato.
Però incazzato.
Noi invece no, eravamo ancora ottimisti.
"Ho un'idea! - disse Uollano - vi porto da Blockbuster! È aperto, e fanno anche la birra!"
Idea del cazzo a parte, arrivammo da Blockbuster all'una e cinque. Chiudeva all'una.
"Ma non importa - ci rassicurò - in fondo alla via c'è una birreria!"
Anche la birreria risultò chiusa da cinque minuti.
"E va be', allora giriamo, siamo a Milano, troveremo qualcosa!"
Dopo un'oretta di giri a vuoto decidemmo che l'unico locale aperto era l'albergo delle pheeghe, così penetrammo tutti assieme appassionatamente: a mali estremi estremi rimedi!
Arrivammo nella pheega room senza intoppi. Era abbastanza grande, i letti erano spaziosi e c'erano anche numerosi specchi.
L'ambiente ideale!
"Ma io ho sonno!" disse Marta.
Perfetto, al grido di "Viva la gioventù!" ci spostammo nel salotto di Muccino e ci abbioccammo sul divano, iniziando a parlare dell'assoluto, dell'infinito e della trascendenza. Tutto questo inserito in un doppio contesto: pheega e informatica.
Proprio non so cosa abbia trattenuto le giovani donne dal saltarmi addosso ed abusare del mio giovane corpo... sono quei misteri destinati a rimanere per sempre insoluti.
Alle quattro decidemmo che andare a dormire poteva essere onorevole, così salutammo le pheeghe e ci dirigemmo verso casa Uollano, dove solo una breve pausa Nerd ci separò dall'addormentarci e mandarci affankulo.
AFTERDAY
Ci svegliammo che era prestissimo: non era ancora l'alba, erano da poco passate le dieci.
Il cielo nuvolo, la pioggia e l'ora paleozoica dipingevano tinte strane, un limbo di luce e buio.
L'assenza di genitori mi dava un po' di astinenza da figure di kacca, in compenso rispondevano all'appello la sorella
Biba ed il cugino
Groucho.
"Ma tu ti chiami Biba perché ti piace la Biba Band?"
"No, mi chiamo Biba perché il mio nome è Brigida, e per Uollano è troppo complicato!"
Perfetto, tutto torna.
Biba aveva un esame quel giorno e quindi, essendo donna, qualunque cosa le avessi detto sarebbe stata usata contro di me.
"Non ti dico niente!" le dissi.
Credo non mi abbia neanche sentito... meglio così.
Casa Uollano era in un palazzo antico, ma l'arredamento era moderno, così come la vista dalla finestra della cucina: un
Mc Donald's
nel pieno delle sue funzioni. Era perfettamente in armonia con un articolo di giornale appeso alla parete di fronte alla finestra:
Un mese di cibo al fast food, sono ingrassato di 14 chili!. Chissà perché ogni volta che vado in casa di qualche fava colgo segni di squilibrio.
Bah, sarà il McDonald's, sarà il mio giovane corpo, sarà la pioggia, saranno i quattordici chili ma, nonostante l'ora preantropomorfa, le giovani donne ci avevano già telefonato: "Dai, andiamo a salutare Rocco prima di ripartire!"
"Ok - dissi a Uollano - andiamo a salutare la pheega!"
La sorpresa più bella sarebbe stata arrivare là e sentire Rocco che mi insultava perché sei anni fa avevo fatto delle foto con mia zia e le avevo messe su Internet. Invece lo trovammo iperimpegnato nello spiegare ad un giovane uomo il progetto del grattacielo della regione, con precisione didascalica, ribadendo punto per punto che era una merda.
Solo una mezz'ora dopo, quando il giovane era ormai lontano, ci rivelò che era un iscritto al
forum degli AMANTI DEI GRATTACIELI!
Ebbene sì, esistevano veramente e stavano PROTESTANDO CONTRO LA PROTESTA DI ROCCO perché volevano a tutti i costi che il parco fosse spianato e ci fosse costruito sopra un grattacielo: era un'opera che avrebbe fatto grande Milano.
È incredibile come una giornata pacco possa estendere le sue propaggini persino al mattino successivo... fossi stato io, avrei preso a calci nel culo l'amante dei grattacieli fino all'Empire State Building, Rocco invece non si era minimamente scomposto ed aveva passato mezz'ora a spiegargli tutto, come se niente fosse... ha veramente la pazienza di un santo. Gli devo proporre di venire ad insegnare javascript ai miei allievi nel konvento.
Verso mezzogiorno arrivò inevitabile il momento dei saluti, così ci incamminammo verso la stazione Centrale ed il buon tastiere ci accompagnò per un pezzetto, parlando del più e del meno. Aveva gli occhi un po' scavati, ma era rimasto un attento osservatore, tanto che mi fece notare una simpatica scritta sul muro:
HITLER, IL PARTITO!. Detto fatto, salita su marok.org.
Solo quando il buon Sergione fu ormai lontano ed il treno fu troppo vicino, fummo costretti a scrivere la parola fine, mandandoci tutti inequivocabilmente e sempiternamente affankulo.