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UN BRASATO A COSSATO - Trio Bobo Live - Venerdì 17 dicembre 2004

A dicembre le giornate scorrono fredde e grigie, ripetitive come la risposta della pheega alla domanda: "Me la dai?"
Pomeriggi passati a fottere soldi agli handicappati, albe bagnate da piogge d'alcool e nuvole di fumo nel vano tentativo di combattere gli spifferi del Generale Inverno. Finché gli occhi non si spengono, le luci tramontano ed alle cinque in punto il mio primo "BUONGIORNO!" proietta la verde luce del display sulle pupille socchiuse di un Favone Grassone che, tra lardo, miele e bestemmie, apre l'edicola ed entra in scena.

Ad infrangere la cristallizzata routine fu proprio lui, il largo biellese. Quando accesi gli occhi sembrava un mezzogiorno come tanti, ed invece, al posto delle consuete mattutine odi alla vita: "Vaffankulo stronzo, mangia la mia merda, PiombinoKastrox sborroh!", il display del telefonino mi propose testuale sequenza di bit: "Senti un po', me lo faresti un sito?"
Firmato: Favone Grassone.

Apperò! Dopo anni di vaffankulo froci imbecilli, ficcatevi nel culo il computer, andate a chiavare e PiombinoKastrox, dopo anni di isolamento tecnologico domiciliare con la sola licenza di videoleccate di tacchi a spillo nelle vicinanze di piedi femminili... IL FAVONE GRASSONE VOLEVA UN SITO INTERNET.
"Ma se non hai un computer - obiettai - poi come minchia te lo guardi?"
"Ma infatti a me non me ne fotte un cazzo. È per i South A Phoss: quando andiamo a suonare nei locali tutti i coglioni ci chiedono l'indirizzo del sito per sapere le date e mi stressa mandarli ogni volta affankulo!"
"Ah... boh... ok, per me si può fare, purché non sia da aggiornare troppo spesso... non ho un cazzo di voglia di aggiornare il mio, figurati il tuo!"
"Sborroh! E quanto mi fai pagare?"
"Ma niente, COGLIONE! Però troviamoci qua e buttiamo giù qualche stronzata assieme, che se lo disegno da me e poi ti fa schifo e speri che te lo rifaccia ti attacchi permanentemente al cazzo!"

L'idea del meeting venne accolta con grande favore, sarebbe bastato un pomeriggio per secernere giga di foto, filmati, mp3 e, soprattutto, minchiate. Il tutto allietati da qualche litro di Menabrea biellese.
Fu il calendario a suggerire la svolta: quel venerdì il mitico Trio Bobo avrebbe suonato a Cossato, un paesino del cazzo a due passi da casa del Favone.
"Perché non vieni su tu? - suggerì l'obeso tricoleso - Ci troviamo tutti a casa del Caciorrone, così facciamo bordello, ci mangiamo la polenta col brasato, buttiamo giù quattro cazzate e quattro foto per il sito e poi ci vediamo il concerto!"
"Mah... boh... non so... c'è nebbia... fa freddo..."
"INVITIAMO ANCHE IL TRIO BOBO!"

L'aveva detto con un tono così convinto da persuadermi per qualche interminabile picosecondo che i tre sarebbero venuti veramente alla nostra festa a casa del Caciorrone. Solo dopo ritornai in me e capii che era un pacco infinitamente artistico.

Be', come inizio per un racconto era perfetto: gli risposi che avrei messo a punto qualche piccolo dettaglio e l'avrei richiamato.
I DETTAGLI
In realtà, l'unico dettaglio da mettere a punto era come cazzo avrei fatto ad arrivare fino a Biella e poi tornare a Torino, di notte, in pieno inverno.
Il solo mezzo climatizzato che avrebbe potuto trainare il mio culo fin laggiù in modo ragionevolmente affidabile era il giovane Iko. Del resto l'unico scopo della sua esistenza era portarmi in macchina dai South A Phoss.
Ma come convincerlo?
Semplice, bastava un email contenente la chiave *Christian*Meyer*.

Ave giovane Iko!
Devo fare il sito al Favone Grassone e venerdì sotto casa sua c'è il trio Bobo.
E dal Caciorrone si festeggia il duplice evento, con polenta e brasato!
Dunque hai tempo fino a venerdì per organizzarti e mandarmi un bel pacco, acciocché possa scriverlo nel sito (magari due pacchi diversi, uno per la cena ed uno per il concerto).
Fammi sapere. Ah, dimenticavo: a cena ci saranno anche tre individui che forse non conosci: Menconi, Faso ed un certo Christian Meyer.

Risposta del giovane Iko:

"Non ti posso assicurare niente perchè al momento non mi vengono in mente pacchi spettacolari... cazzo, sta a vedere che se non faccio funzionare quei tre neuroni che mi restano, mi tocca venire a cena con Christian Meyer... ma sì, partiamo, così schiatti e non puoi fare il sito al Favone.
Poi dimmi che non sono bastardo dentro.
Te le do' io le cover di Ligabue, tzé!"


Perfetto, aveva inizio la missione "Un brasato a Cossato"!
THE SOUTHAPHOSS PROJECT
Nel webdesign bisogna prima di tutto tenere d'occhio il livello culturale ed i gusti esteticofilosofici non tanto dei protagonisti quanto del target di utenza. Nel caso dei Southaphoss, ok foto sul palco, ok minchiate in formato testo/audio/video, ma l'elemento chiave era assolutamente un solo: LA PHEEGA. Tanta. Da spacciare per fan.

La migliore strategia sarebbe stata l'inserire nel sito una photogallery piena di pheega che indossasse una maglietta o una bandierina o un berretto con un Poster dei South A Phoss qualche logo del gruppo.
E niente sotto.

Ma... dove trovare pheega gratis?
E, soprattutto, che cazzo di logo potevo disegnare?

Ogni progetto ambizioso che mi veniva in mente si scontrava con un ostacolo insormontabile: la fatica. Così presi un banalissimo foglio di carta A4 e ci scrissi sopra: "ANCH'IO VENGO CON I SOUTHAPHOSS!".
Commento del Favone: "SBORROH!"

Perfetto, l'idea era piaciuta, la macchina foto c'era, il foglio anche, ora mancava solo un piccolo particolare: la pheega gratis.
Ma non si può avere tutto nella vita.
L'ORIGINE
L'allegra festicciola non sarebbe stata a Biella, che già è in culo, ma a RONCO BIELLESE, un paese che il Favone ci ha descritto come "UNA STRADA".
Sottotitolo: "Non vi potete perdere. Sborroh!"

Purtroppo il Favone non era a conoscenza di un particolare: l'appuntamento con il giovane Iko era alle 17:17 di Venerdì 17.
Ci potevamo perdere. Sborroh!
SI PARTE!
L'obesa Ikomobile Volvo XC90 bianca apparve esattamente alle 17:17:17 di Venerdì 17. Non erano stati necessari ricerche o calcoli, eravamo un ingegnere batterista ed un informatico fancazzista, entrambi Fave, quindi non solo la sfiga non poteva fare pacco: non poteva nemmeno arrivare in ritardo.

Fin dalla partenza il giovane Iko ruppe il cazzo perché a Cossato c'era il ristorante migliore di tutta la provincia e noi andavamo a mangiare a Ronco Biellese, e andò avanti a sproloquiare fino a Biella, ovvero per un quinto del viaggio.
Da lì in poi anche lui tacque, assorbito dal cammino verso l'AntiUniverso: indicazioni fantasma, vie sempre più ripide, strette, contorte e sfigate, finché la penombra di lampioni stanchi non ci illustrò un messaggio misterioso: "BENVENUTI A RONCO BIELLESE".

Effettivamente c'era una sola strada.
Già.
Il Favone aveva ragione.
Ma... da che parte imboccarla?

Non è dato sapere se fu convinzione politica o meno, ma il giovane Iko scorse più handicap a sinistra. Seguì la sua intuizione e, nel giro di qualche minuto, la strada diventò sterrata e ci ritrovammo nel bel mezzo di un bosco.
Per miracolo il telefonino prendeva, così prontamente chiamai il Favone. Alla notizia che eravamo riusciti a perderci in un paese con una sola strada, si rifiutò di continuare la conversazione e ci passò la prima persona che gli era capitata di fianco: il chitarrista Caciorrone.
La soluzione che ci venne indicata fu piuttosto semplice: fare inversione, tornare indietro e fermarsi di fronte all'unico locale con le luci accese in tutto il paese. Forte, chiaro e preciso, come il sottofondo di bestemmie firmate Favone Grassone.
"Una volta lì chiedete di me, e vi diranno tutto!"
"Sìsì ok!"
Eravamo fottuti.
L'INCONTRO
Contro ogni aspettativa riuscimmo a trovare il locale. Era effettivamente l'unica costruzione illuminata ed il piazzale sterrato che l'affiancava combaciava esattamente con la taglia extralarge dell'Ikomobile. Espropriammo lo spazio e penetrammo con fare sicuro.

Il locale appariva una classica, pacifica piola di paese, con tanto di pensionati che fumavano la pipa e giocavano a carte. Ci avvicinammo barzotti al bancone, pronti a sfoderare il meglio della nostra arte retorica e a chiedere informazioni in modo gentile, ricercato e sintetico, perché noi veniamo dalla città, abbiamo la cultura dentro!

Guardai il gestore nelle palle degli occhi e, con voce ferma, chiesi: "Salve c'è..."
Panico.
Come CAZZO si chiama il Caciorrone di nome???????

Il barista mi fissò un po' con fare stupito.
Aveva un'aria simpatica, arzilla e serena al tempo stesso, tipica di chi raramente incontra forestieri e non vive lo stress della città. Poco abituato, quindi, a frequentare handicappati.

"PSSSS! - sussurrai a Iko - come cazzo si chiama di nome il Caciorrone???"
"E lo chiedi a ME?" rispose Iko.
"Ehm... - mormorai al barista - cioè praticamente noi... festa... polenta, brasato..."
"Ah, cercate mio figlio!!! - disse lui - È appena uscito, vi chiamo l'Andrea!"

Avevo come un presentimento...
"Oooooooh allora, ce l'avete fatta??? IMPEDITI!!!"
Perfetto, era il Favone Grassone.

Fu così che scoprimmo che il misterioso locale in cui eravamo entrati era CASA CACIORRONE, alias quel paradiso dell'anarchia in cui rutti e bestemmie si potevano propagare con la massima libertà.
Papà e mamma Caciorrone ci fecero segno di seguirli, e ci accorgemmo che il posto era molto più grande di quanto non sembrasse da fuori. Le foto d'epoca in bianco e nero appese ai muri dipingevano nell'aria un'atmosfera surreale, d'altri tempi e avevamo un'intero salone tutto per noi.
Per il momento preferimmo comunque trasferirci in cucina per contemplare il Favone che si prodigava nella realizzazione di polenta e brasato con metodo e gestualità impeccabili, farcendoli qua e là di qualche bestemmia e qualche vaffankulo PiombinoKastrox.

"Sei di Torino?" mi chiese la signora Caciorrone.
"Sì..."
Risposta quantomai avventata: venni colpito ed affondato da cinque o sei frasi in dialetto stretto, delle quali capii una parola su sette (e solo grazie all'apprendimento passivo dei testi dei Farinei). Provai a spiegare che nell'anno 2004 a Torino l'unico torinese che sa il Piemontese si chiama Kastrox, ma a quel punto il Favone iniziò ad insultarmi in biellese e la comunicazione si arrestò in modo critico.

Il Favone cucina la polenta A risollevare l'atmosfera la mandria dei South A Phoss, arrivata all'unisono ed al gran completo, rispettive giovani donne comprese. Ed erano tutte pheeghe. Chissà perché il destino dei musicisti è così diverso da quello degli informatici...
E va be', si preannunciavano belle foto. Almeno per il sito dei Southaphoss c'era speranza.
PUBBLICHE RELAZIONI
Verso le otto e mezza il Favone disse che era ora di muovere il culo, andare a prendere Menconi, Faso e Christian Meyer a Cossato e di portarli al locale, perché loro da soli non ci sarebbero mai arrivati.
Il giovane Iko si offrì immediatamente volontario, pur di poter raccontare ai suoi nipoti che un fredda notte d'inverno aveva caricato sulla sua macchina Christian Meyer.
"Tu che cazzo vuoi? - obiettò il Favone - Sai come arrivare a Cossato? E poi sai tornare qua?"
"Be', no - rispose Iko - ma... che c'entra?"
Il Favone mandò in macchina con Iko il suo buon tastiere PaolinoPaolino per fare da navigatore, così sarebbero stati due in meno a rompere il cazzo. Pochi minuti dopo realizzò che, così facendo, una macchina non sarebbe bastata, così spedì a Cossato anche il Caciorrone, tre in meno a rompere il cazzo, e continuò a girare la polenta ed il brasato bestemmiando contro il pianeta, ma soffermandosi particolarmente contro Iko, contro Piombino e contro Kastrox.
SI MANGIA!
Nonostante alcuni indizi contrari, io ero troppo sveglio per credere all'idea che il Trio Bobo sarebbe veramente venuto alla nostra festa: lo sapevo che era tutta una burla messa in piedi dal Favone. Non sono mica handicappato!
Solo quando Christian Meyer entrò nella stanza, mi salutò e mi disse: "Ciao Marok! Come va il sito del Percfest?" decisi che l'incoerenza ogni tanto poteva avere il suo bel perché.

Ben presto il profumo dell'ottimo brasato del Favone pervase la stanza, ben accompagnato dalla polenta e dal vino rosso che scorreva a fiumi. Dei mille imprevisti che possono succedere quando si è in giro col Favone, solo una cosa è certa: si mangia e si beve sempre da Dio.
Anche il giovane Iko aveva un punto a suo favore: la sua ammirazione per Christian Meyer era assolutamente giustificata. Il batterista Bobo snocciolava racconti con una vivacità ed un'entusiasmo tali da consacrarlo come un virtuoso della cazzata quasi quanto della batteria.

Solo quando la giovane donna del Paolino mostrò a tutti le sue foto di Pray Biellese, mi ricordai che, oltre che per cazzeggiare, eravamo là per parlare del sito. Dovevamo metterci d'accordo per la grafica, fare le foto, scrivere le interviste, registrare i rutti... i South A Phoss erano pronti, io anche!!! I nostri cervelli no.
L'unico lucido era proprio Christian, che iniziò a conversare con me credendo che stessi parlando della sezione in inglese del sito del Percfest. E questo dà una misura del tutto.

Così ci prendemmo due giorni di tempo per disintossicarci, invitai tutti la domenica a casa mia, mandai affankulo l'informatica e mi dedicai alla pheega, fotografando l'abbinamento dele giovani donne presenti con il foglio "Anch'io VENGO con i South A Phoss!".
Miss Coppa Miss Paolino Miss Cacio
EFFETTI COLLATERALI
Per quanto l'idea fosse oggettivamente idiota, il dio Bacco innescò nei commensali una ridarola collettiva, tanto che persino i tre del Trio Bobo, incuriositi, si prestarono alla minchiata.
Merito dell'alcool, della polenta e del brasato e della pheega.
(censura)
ROTTA VERSO COSSATO
A quel punto, una fugace occhiata all'orologio ci rivelò che un paio d'ore prima sarebbe stata ora di partire.
Ok, potevamo andare.
Ma come disporci?
Un gruppo di elementi lucidi e pensanti avrebbe composto l'equipaggio delle varie vetture facendo in modo da collocare in ognuna almeno UN elemento che sapesse la strada.
E fu così che tutti partirono lasciando per ultimi il giovane Iko, il bassista Faso e, naturalmente, il sottoscritto.
Tra tutti i membri dell'equipaggio, idee su come arrivare a Ronco Biellese = zero.
Però le ultime parole del Favone erano state: "Seguiteci!"
Perfetto, iniziammo a seguirli.
È persino scontato dire che, dopo cinque minuti, ci accorgemmo di stare seguendo la macchina di un perfetto sconosciuto e di essere finiti nel nulla più totale.

Mai come allora furono provvidenziali gli auricolari che il giovane Iko aveva collegato all'autoradio dell'Ikomobile: vagammo per mezz'ora come disperati alla cazzo di cane ed il nostro ospite non si accorse di nulla.
Solo quando un cartello trovato per puro caso ci aveva condotti a neanche cento metri dal locale, Faso si guardò intorno, si tolse le cuffie e, con aria preoccupata, ci disse: "Ragazzi, siete sicuri che è la strada giusta?"
E noi: "Sì, certo... guarda, siamo arrivati! Ecco il Salvator Keller!"
"Ah - esclamò - avete ragione!"
Peccato però... l'essere additati come i responsabili della cancellazione di una data del Trio Bobo ci avrebbe consacrati alla storia.
IL SALVATOR KELLER
Al Salvator Keller quella sera probabilmente si pagava l'ingresso. Non ce ne fotteva un cazzo: riuscimmo come sempre ad imbucarci facendo finta di essere parte del gruppo.
Ci sono volte in cui, anche a puro scopo scientifico, cerco di delimitare i confini della mia faccia da culo. Ultimamente mi sono arreso, l'impresa è veramente impossibile.

Il locale era pienissimo, sboccava di gente ovunque. Per fortuna Christian Meyer ci aveva riservato un tavolo nelle vicinanze del palco, così i nostri giovani corpi poterono sedimentarsi nel poco spazio lasciato libero dalle larghe chiappe del Favone Grassone. Quello che nemmeno il Favone avrebbe mai immaginato era l'identità del nostro vicino di tavolo: ComecazzosichiamaComecazzosichiama!
Fu un piacere rivederlo dopo l'avventura magnettiana. Non si era ancora ripreso del tutto, ma nessuno avrebbe potuto notare la differenza.

Ingannai l'attesa sparando minchiate con lui ed il prode Christian Meyer, che, conoscendomi, mi chiese se avessi modo di registrare l'audio del concerto, perché voleva sentire come rendeva dal vivo.
Per fortuna avevo dietro il minidisc (per registrare le cazzate per il sito più che il concerto) e così, per la sua gioia, potei dargli l'ok. La generosità con cui Christian in mille occasioni aveva regalato le sue performance live alla grande rete (vedi Percfest) sono doti molto rare. Purtroppo.

L'ideale, quella sera più che mai, sarebbe stato attaccarsi al mixer ma, siccome non pensavo di registrare, non avevo cavi per collegarmi nè volevo tirare troppo la corda apparendo più rompicoglioni del solito. Così lasciai perdere ed appoggiai il minidisc sul tavolo... quel che sarà sarà.
CONCERTONE (atto I)
Anche stasera il concerto iniziò con un ritardo mostruoso. Non per vantarci, ma stavolta era interamente merito nostro.
Al contrario, non so se fosse merito del brasato del Favone, della polenta, del vino, o del nostro handicap, ma i tre musicisti erano in ottima forma, e spaccarono il mondo.
In effetti il Trio Bobo è un vero miracolo. Oltre al talento musicale, quei tre riescono a catalizzare in modo unico l'entusiasmo e l'attenzione di ogni forma di vita che converga verso di loro il proprio udito, dagli appassionati di jazz agli anencefali medi che mai avrebbero mai pensato di divertirsi tanto sentendo gente che suona strumenti senza nemmeno cantarci sopra. E tutto questo nonostante il loro genere, in quanto splendido, venga schifato dal novanta per cento della popolazione.
Trio Bobo
CONCERTONE (atto II)
Passai la serata facendo la spola tra il tavolo ed il bancone per riempire di birra ogni spazio vuoto del mio organismo. Fu durante questo ciclo ricorsivo che incontrai l'ultima persona al mondo che mi sarei aspettato di rivedere: L'Uomo Cannuccia di Pray Biellese, ovvero colui il quale aveva passato tutto il concerto dei South a Phoss e di Elio e le Storie Tese reggendo uno striscione con scritto: "Si vedono delle natiche!" e tenendo in testa un cappello a forma di cannuccia, senza il minimo perché.
Sebbene fuori contesto, era talmente handicappato che avevo quasi voglia di mettere anche lui nella photogallery del Favone. Poi mi concentrai sul vero soggetto della serata, che potete ammirare nella seguente diapositiva!
South Public
AFTER
La pioggia di bis sembra prolungare l'orgasmo all'infinito, purtroppo all'una e mezza il concerto terminò in modo definitivo e permanente.
Eravamo esausti, sfiniti, sudati come un pastore bergamasco sdraiato sull'asfalto mentre stanno incatramando l'autostrada a Ferragosto, ma avremmo voluto ancora mille altri bis.

Fu solo l'istinto logicomatematico che scaturisce in me quando gioco a tetris a farmi calcolare che, partendo subito, avrei avuto buone probabilità di arrivare a Torino dopo le quattro.
Il mio patto con il giovane Iko sarebbe dunque stato mantenuto in ogni caso: potevamo partire.

E fu così che levammo l'ancora ed invertimmo la rotta verso sud, finché le nostre sagome handicappate non si dissolsero nell'umido della nebbia invernale.
Tutto sembrava grigio e triste ma, ad ogni sprazzo di limpido buio, la compassione degli sguardi che ci regalavano le troie addobbava i marciapiedi e sembrava ricordarci che entro pochi giorni sarebbe stato Natale.
Era giunto il momento di essere più buoni, così ci mandammo indefinitivamente, improrogabilmente e perennemente affankulo!

PS: Vi chiedete com'è andata a finire la storia del sito del Favone?
Cliccate qua: www.southaphoss.it.
E fankulo!