Era stato un bell'aprile: era cascato a metà tra marzo e maggio ed era durato 30 giorni.
In uno di questi, mi ero comprato
Heat the Phikis... è un bel disco, ve lo consiglio!
Poi mi ero visto sei splendidi concerti di Elio e le Storie Tese, tutti rigorosamente uguali.
Ora però basta... era ora di mettere la testa a posto e di pensare seriamente al futuro.
E fu allora che squillò il telefono. Numero sconosciuto.
"Marok!!! Sabato vieni ad Ancona?"
Maaaaaaskio.
"Soka! Però, per curiosità, chi cazzo sei?"
"Sono Virgovox! E segnati il mio nuovo numero, minchione!"
Virgovox è molto, molto, molto
diversamente bello
ed ha una splendida voce. Lo potete ascoltare
qua,
mentre canta il Vitello con gli Uomini col borsello sul palco della
TROIA, e
qua,
mentre canta con Elio un pezzo particolarmente impegnato.
"Ciao handicap! - risposi - Comunque per Ancona paaaaacco..."
"Quanto sei stronzo! E perché? Dai, dormi a casa mia!"
"Eh... ho un macello di roba da fare... e poi è maggio e maggio fa skiiiifo!"
"Be', ma anche gli altri mesi fanno schifo..."
"Sì, ma a maggio c'è pure il pooooooolline..."
Era una palla, naturalmente: l'allergia mi viene solo in campagna.
"Ma siamo al chiuso! - replicò Virgovox - il concerto sta al Barfly!"
Pacco neutralizzato, fallimento epico.
"Ma poi, Marok, pure io ero allergico al polline una volta... poi me lo son fatto passare!"
"Hai fatto il vaccino?"
"No, ho iniziato a bere spremute d'arancia. Sempre. Sono ormai dieci anni che non ho più un raffreddore, né un mal di gola..."
Virgovox mi aveva già detto questa minchiata quando ci eravamo visti a
Bologna.
Ed era una minchiata per il raffreddore normale, figuriamoci per quello allergico.
"E quindi - chiesi - l'arancia ti fa passare l'allergia?"
"Tutto! Ho una salute di ferro! Prova anche tu: spremute d'arancia sempre! E non ti ammali per tutta la vita!"
Il bello è che era serio.
"Vabbe'..."
"Oh, allora, vieni?"
"Mah... ti faccio sapere..."
"Oh, mi raccomando eh! Guarda che se non vieni mi incazzo!"
"Traaaaaaaaaanquo!"
- clic -
Spremute d'arancia... e se le avessi allungate con la vodka?
Pochi minuti dopo risquillò il telefono.
Era Francy.
"Dottore! Che gioglia sentirti! Ci sei ad Ancona sabato? Io sono da sola... ho appena fatto un esame! Alèèèèèè! E ho proprio voia di bere e di divertirmi un po'! Vieni?"
SI PARTE!
Andare ad Ancona è sempre bello: sta sull'Adriatica, ci sono treni diretti a tutte le ore e non costano un cazzo.
L'unico neo semmai era l'assenza del
presidente Cops.
Giocavamo in casa sua, nelle Marche, ma lo stronzo era in America: faceva l'assistente ad una band di suoi amici, i
Sybilla, che erano in tour negli States. Se non avesse trombato nemmeno in quel modo, non avrebbe trombato mai più nella vita.
Invece, io stavo andando a vedere Elio.
E quindi...
L'adriatico mi salutò al confine della Romagna. È l'unico mare pacco di tutto il mediterraneo, ma non ne avevo visti altri dall'inizio del 2008 e mi potevo accontentare.
Le Marche, poi, mi evocavano bei ricordi: l'ultima volta ero passato di là per il
concerto di Senigallia del 2005 ed è stata
la camminata più lunga della mia carriera favica, 4 chilometri. Poi mi ero messo a fare autostop, mi aveva caricato
Duccio e ci eravamo amati tantissimo.
Gli altri handicappati, che si erano schifati di
aspettarmi in stazione, si erano fatti il doppio di strada: otto chilometri a piedi.
Da questo deriva la definizione di "senigallia": 8 chilometri.
Sotto il sole.
Sì, perché faceva anche caldissimo, un'afa davvero insopportabile.
Per fortuna, durante il concerto all'aperto c'era stato un bel NUBIFRAGIO.
Da questo deriva la definizione di
GRUMO
come "signore del tempo che rompe i coglioni". E gli abbiamo anche fatto una canzone: se non ci credete cliccate
qua.
Che gran cosa la gioventù!
Ero quasi arrivato ad Ancona, quando un messaggio di Virgovox mi strappò al miele del tempo: "Sono in ritardo!".
Niente di grave... lo aspettai senza fretta ondeggiando intorno ad un panino ed una birra, in spregio alle spremute del mio cazzo.
Una volta alla cassa, però, fu il momento della verità: davvero tutti, nelle Marche, parlano come Cops?
"Sono cinque euro!" mi disse l'omino.
"Come?"
"Cinque..."
Cinque???
Aveva detto "Cinque", non "Gingue"! Parlava italiano!!!
Il tizio vide la mia faccia delusa e mi guardò storto: probabilmente avrà pensato che fossi schifato dal prezzo!
Immagine di Torino all'estero: -1000%.
L'INCONTRO
Alle sei e mezza Virgovox fece il suo ingresso trionfale in stazione.
Assieme a lui Panino, non quello delle Faveromane ma quell'altro, ottimo tastierista degli Uomini col Borsello nonché sosia mancato di
Comecazzosichiama,
per qualche capello in più.
"Ciao Marok!" mi disse Panino.
"Chhh!" mi disse Virgovox.
"Chhh!" risposi, pensando ad un'usanza locale.
"Str... cough...onzo... cough cough!"
La voce di Virgovox era un rantolo affannato, un urlo insonorizzato, corde vocali disintegrate che ululavano al mondo la loro agonia.
"Che ti è successo?" chiesi.
"Hhhh... cough cough... ho mal di gola!"
"Mal di gola? Tu??? Ma non dicevi che non ti ammali mai perché bevi il succo d'arancia?"
Panino scoppiò a ridere.
"Vaffanku... cough.... lo str... cough cough... onzi bast... cough cough... ardi fi... cough cough cough..."
Nel tragitto tra la stazione e la macchina, Virgovox lottò invano contro le sue corde vocali, ma la parola più lunga che riusciva a dire senza tossire era DIO. Il resto dovevamo immaginarcelo da soli.
Era uno spettacolo penoso, commovente, struggente... avrei potuto passare la vita a guardarlo.
Poi la macchina di Virgovox ci condusse fuori città, salendo per le colline.
Guidava bene: ogni curva pensavo che sarebbe stata l'ultima della mia vita.
"Ma dove stiamo andando? - chiesi - Non è ad Ancona il concerto?"
"Sìsì, ora passiamo a prendere una nostra amica!" rispose Panino.
"Ah, ok... se è pheega no problem!"
La pheega salì in macchina, Virgovox le disse: "Chhh!" e lei gli rise in faccia.
"Hhhh... cough... ma vaff... cough cough... cazz'... cough cough cough!"
Virgovox non si incazzava neanche tanto per la presa per il culo, quanto per tutti i consigli allucinanti che lei, serissima, si prodigava di dargli per fargli ritornare la voce. Era un po' come quei vecchietti arzilli che, quando si allaga un tombino, rompono il cazzo agli operai che lottano nel fango e nella merda delle fognature, per insegnargli a fare bene il loro lavoro.
"E poi, ogni tanto, prendi una spremuta d'arancia!"
"Ma vaff... cough cough!"
In tutto ciò, la macchina di Virgovox saliva sempre più in alto... il centro abitato era un ricordo lontano.
"Stiamo andando a prendere altra pheega?" chiesi.
La pheega scoppiò a ridere.
"No - rispose Panino - ora andiamo direttamente al concerto!"
"Ma è così in culo?"
"Ma no, neanche tanto... il Barfly sta un po' in periferia... ma ci arriviamo in un attimo!"
Un po' in periferia.
Eravamo in aperta campagna, in mezzo alle colline! Se non ci fosse stata la macchina di Virgovox ed avessi dovuto farmi a piedi una strada del genere, avrei umiliato il record di Senigallia.
Però in salita.
Il panorama, comunque, era splendido, strade di campagna che si perdevano tra prati e colline, tetti di villette sparse tra i prati come i capezzoli di mille tette verdissime che si nascondevano, giocavano e si tuffavano nel mare. Ed in mezzo noialtri, tre handicappati ed una pheega, prima anomalia di un sistema altrimenti perfetto.
Seconda anomalia, l'assenza di allergia in mezzo a tutto quel verde.
Probabilmente, è perché avevo bevuto una birra in stazione.
Forse avrei dovuto dirlo a Virgovox... ma era troppo impegnato ad annullare la pheega e non volevo disturbarlo.
FAVE=FANKULO
I nostri culi giunsero al Barfly che si erano fatte le sette.
Parcheggiata la macchina, ci avviammo verso l'ingresso... e vedemmo uscire una decina di giovani corpi, tra cui quelli di
Samantola
e due sue amiche:
Liliana e Federica.
"Ma ciao! - dissi - Che succede?"
"È appena finito il soundcheck e ci hanno fatto uscire!"
Perfetto.
Arriviamo noi...
Fave=Fankulo.
Il Barfly era in mezzo al nulla, senza un cazzo da bere e da mangiare per chilometri, ma Virgovox non si perse d'animo e rimise in moto.
"Cough... vi porto... cough cough... in un bel... cough cough cough... ma vaff..."
Ci ritrovammo così davanti a una pseudopizza nel fast food di un centro commerciale, mentre Panino disquisiva di musica con la pheega e Virgovox, a gesti, lo assecondava.
"Oh, per la quarta convention? - mi chiese Panino - Ci sono novità?"
La domanda era finalizzata ad un solo obiettivo: suonare di nuovo con Elio e le Storie Tese.
"L'unica cosa certa è il nome! - risposi - Si chiamerà QULO: Quarta Unione Liberamente Organizzata!"
"Beh... - commentò Panino - la TROIA era stata una figata! Peccato solo che sia finita così presto!"
"A Milano è così! - risposi - il locale di sabato sera non te lo da nessuno!"
"Ma fatela QUA DA NOI! Ve lo troviamo noi il locale!"
Per l'ennesima volta dovetti rispiegare tutto da capo: "Se non ci sono gli Elii non viene nessuno! E gli Elii non verrebbero mai nelle Marche per la nostra convention. Gli Elii non verrebbero DA NESSUNA PARTE per la nostra convention! Solo se la facciamo NEL CENTRO DI MILANO, gli Elii fanno un salto. E poi se ne vanno. L'Indian's Saloon, che è appena fuori Milano, per loro è già troppo inculato! Christian Meyer siamo dovuti passarlo a prendere a casa, se no non sarebbe venuto!"
"Beh... - sospirò Panino - ma se nello stesso locale ci fosse un
concerto degli Elii la sera?"
"E tu credi che gli Elii vi lascerebbero suonare sul loro palco?"
"Beh... magari sì..."
"Traaaaaaaaanquo!"
Tanta ingenuità era ammirevole.
"Marok! Devi sentire come facciamo i nuovi brani!"
"Plafone la fate?"
"Eh, ci manca la voce femminile..."
Niente pheega nemmeno sul palco. Perfetto.
"E poi, sul finale, c'è quella nota bassa bastarda!"
Il re basso finale di "dolori" è difficile da cantare, perché la voce di un individuo maaaaskio normodotato solitamente parte dal mi, un tono sopra... a meno di non cantare di primo mattino, naturalmente.
E infatti a mezzogiorno e mezza, mentre faccio colazione, ho l'abitudine di cantare "doloriiiiiiii". È divertente, è un effetto elio all'incontrario!
Io sì che mi so divertire.
"Prova al mattino! - dissi - Se canti al mattino ci arrivi!"
"Ahahaha! Che schifo! Ma dai, nessuno sarebbe così coglione da fare una roba del genere!"
Promemoria: l'indomani, a casa Virgovox, NON cantare Plafone.
In tutto ciò, io non avevo ancora beccato Francy... ma era normale: la pheega
rallenta il mondo.
Ed invece il telefono squillò.
"Dottore, mi sono persa! Ma quanto è inculato quel posto? Agliuuuuuuuto!!!"
Passai il telefono al prode Virgovox, che recuperò all'istante tutta la voce e rimase al telefono con lei per una ventina di minuti, parlando con tono melodioso e squillante.
Poi, terminata la telefonata, gli riprese la raucedine, come prima: "Hhhhh a post... cough cough!"
Era tutto chiaro: Virgovox si curava con la vitamina sbagliata.
Abusava di vitamina C, mentre ciò che gli mancava era la vitamina F.
Fin quando avesse continuato a fare cover di Elio, non avrei previsto miglioramenti di sorta.
PENETRAZIONE
Quando ritornammo al Barfly, c'era una coda maiala: buon motivo per tirare fuori i pass di Alan Magnetti e far entrare per primi e gratis i nostri cazzi nel locale!
Il palco era piccolissimo, basso e non c'erano transenne... avevamo letteralmente il culo sulle spie: per filmare era uno spettacolo.
"Com'è l'acustica qua?" chiesi a Panino.
"Mah... - rispose - Hai presente a Bologna?"
"Mmmm... buoooooono... lo sai che amo la merda!"
"Ecco, qua è peggio!"
PiombinoKastrox.
All'apertura delle porte, il pubblico rock irruppe nel Barfly.
Un'infinita mandria di diversamente figati, tra cui
Cifo e
DavidePrompt.
E alle dieci arrivò Francy!
"Ma ciao!" le dissi, guardandole le tette.
"Magliale!" rispose Francy.
Mi piace quando è così carina con me.
Poi, le solite minchiate dei nerd di Sito Esaurito: "Sborrocillina!" "Baccello segreto ma che bel baccello, nascosto ci trovi un carnoso randello..." "Jek!" ed infine Commissario di ferro fu ed il concerto poté iniziare.
ROCK!
La nostra posizione era davvero splendida... stavamo in mezzo al concerto, era un dolby surround analogico.
A parte
Mangoni
ed il Bobo, tutti erano a bordo palco, compresi Ghidoni e Comoglio. Ne approfitterei per salutare Klàpač.
Tanica, Jantoman ed il Civas stavano a neanche un metro di fronte a noi.
Paola Folli era praticamente in braccio a Francy, alla mia destra, mentre Elio stava alla mia sinistra e mi guardava schifato.
Spettacolare.
In compenso, la scaletta per la settima volta era uguale e l'acustica era una merda, ma comunque meglio di Bologna e Tavagnasco: se non altro non c'era eco. Era da filmare a palla... e così fu.
Complice la posizione privilegiata, fu un concerto degno di passare alla storia.
Per un'ora e mezza il rock ci circondò e la musica aprì nei nostri corpi milioni di meravigliosi buchi, dai quali entrò amore e soltanto amore.
I video raccontano tutto, compresi i particolari più scabrosi... tutto tranne una cosa: i gradi centigradi.
Faceva caldo, caldissimo.
Ciononostante, Francy non volle spoiarsi. Peccato.
BACKSTAGE
Finito il concerto, fu tempo d'amare e la folla si aprì: dietro di noi c'era il gigante Lorenzo, pronto a darci istruzioni per il backstage.
Lorenzo disse ad una persona a caso (Francy) di radunare
tutte le fave e di portarle dietro al locale, perché il backstage si sarebbe fatto all'aperto.
Francy disse ad una persona a caso (me) di radunare tutte le fave e di portarle dietro al locale, perché il backstage si sarebbe fatto all'aperto.
Chiesi gentilmente a Francy di dirigersi verso il retro del locale, perché il backstage si sarebbe fatto all'aperto.
Poi sfoderai tutta la mia arte retorica ed urlai: "CHI VUOLE VENIRE AL BACKSTAGE VADA DIETRO AL LOCALE, SE NO FANKULO!"
Non mi sentì
NESSUNO... ma tutti spontaneamente seguirono la pheega.
Il dottor Marok risolve.
Al backstage fummo una cinquantina di corpi, dei quali non più di dieci erano fave.
Tantissimi, rispetto alla pheega.
Però fu bellissimo lo stesso: gli Elii sbucarono dalla cima di una scala, come in tv, ammesso che esista ancora.
Erano di ottimo umore, ci offrirono anche da bere! Però niente spremute d'arancia... mi consolai con la birra.
Solo Paola sembrava un po' spenta.
"Ciao Paola! Tutto bene?"
"No! Ho l'influenza!"
L'influenza! E per due ore di fila aveva cantato da Dio!
Era la prova che non era umana.
Sarei voluto rimanere a lungo a parlare con lei di cure per l'influenza, spremute d'arancia e vitamina C, ma venni rapito da Virgovox.
"Cough cough... Marok! - disse - Ti chiedo scusa, ma è successo un... cough... casino a casa mia... e... cough sniff cough... non riesco ad ospitarti stanotte..."
Il bello è che io ero partito con l'idea di tornare a casa col treno delle 2, perché avevo davvero un macello di roba da fare a Torino... quindi per me era un'ottima notizia! Naturalmente, feci finta di provare il massimo dispiacere, con contorno di dolore e frustrazione.
"...se vuoi - proseguì Virgovox - facciamo... cough... l'alba assieme da qualche parte, poi... sniff... riparti domani!"
"Be' - risposi - io avrei un treno alle due! Ce la facciamo a prenderlo?"
"Ma certo... cough cough cough... manca un'ora!"
Il dottor Marok risolve.
AFTER
Arrivammo in stazione in largo anticipo e facemmo ancora in tempo a prendere
un kebab ed una birra... in culo alle spremute dei vostri cazzi.
E poi, alle due, la Freccia Salentina partì puntuale per il suo lungo viaggio verso il profondo nord.
Prima tappa: Bologna.
E sapevo già cos'avrei trovato: casino.
Sborroh!
La stazione alle quattro di notte risplendeva di gente, per la maggioranza giovani in cazzeggio libero, con una più che onorevole percentuale di pheega. Avevo quasi voglia di fermarmi là, in quella adorabile città in miniatura in cui la gente vive alla cazzo... però avevo un macello di roba da fare a casa, dovevo ripartire.
Così, mi avvicinai al cartellone degli orari con timore reverenziale... sapevo a cosa andavo incontro.
Infatti: il treno per Torino partiva dal binario 1o.
Non 10. 1o.
Già che c'erano potevano scrivere 9 e tre quarti.
Sette anni prima
in quella stazione ero impazzito... poi avevo capito che non ha senso cercare ordine, a Bologna: è come voler razionalizzare la pheega.
A Bologna niente ha senso: strade, pullman, binari, tutto a cazzo, ci si basa sull'esperienza, sugli errori, sul passaparola! Ed io quella stazione la conoscevo a memoria: sapevo che "o" stava per "ovest" e, udite udite, alle quattro in punto di una notte senza stelle, da ubriaco, sapevo persino dov'era l'ovest.
Così, mi diressi sicuro verso i binari tronchi a sinistra dell'atrio.
Nulla li indicava, ma sapevo che erano lì, seminascosti da cartelloni pubblicitari e distributori di bottiglie e porcate. Ed il mio treno c'era già! Che figo!
Le luci erano ancora spente e tutte le porte sembravano chiuse.
Anzi, no... una era aperta.
Nel corridoio, un gruppo di giovani tentennava davanti allo scompartimento aperto.
Un ragazzo e due ragazze, ferme, che fissavano il buio.
"No, io non entro, ho paura!"
"Dai, stiamo qua, è orribile!"
Orribile?
Non hanno mai visto la mia faccia al mattino.
Superai gli handicappati e mi incamminai sicuro per il corridoio.
Dentro non c'era luce... solo un bagliore, fioco, che arrivava dall'esterno.
Era come esplorare una grotta... o l'interno di una piramide... o una fognatura.
Lo scompartimento sembrava completamente vuoto, finché, pochi sedili più in là, un filo di luce illuminò un volto.
Era un volto di vecchia, completamente sfigurato.
Da una parte non aveva capelli.
Soffiava piano, e perdeva un po' di bava.
Era semplicemente agghiacciante.
Mi guardava fisso negli occhi... e fu allora che capii di avere fatto il passo più lungo della gamba.
Tutta la sicurezza di dissolse in un attimo.
Fermarsi lì era improponibile, ma tornare indietro era da ghei... così sorrisi e passai oltre.
Nello scompartimento successivo, mi aspettava un gruppo di troie negre col pappone.
Mi sedetti di fianco a loro: non esiste posto più sicuro al mondo.
Nessun reato contro terzi viene mai commesso in presenza di un pappone e delle sue troie... è la prima cosa che si impara, nascendo vicini alla Pellerina.
Avrei avuto un macello di cose da fare, una volta arrivato a casa. E quell'attesa indefinita, quei momenti di assoluto vuoto, amplificati dal buio, mi sembravano surreali.
Poi si accesero le luci del treno.
Luci gialle, sporche, che cancellavano il binario 1o e lo rimpiazzavano col riflesso unto e deprimente dei neon, delle sedie scucite e della mia porca faccia da cazzo.
Pur di non vedermi, tirai fuori dallo zaino i vecchi Dylan Dog, che da tempo aspettavano d'essere letti. E poi il walkman mp3 da 30 euro modello Nerd, cioè troppo brutto per essere fottuto.
"E sarà un viaggio stando fermi, nessuno se ne accorgerà. Nel sottopasso o dentro ai bagni. Da qualche parte, che differenza faaaaaaaaaaa"
Qualche minuto più tardi, si sedette di fianco a me una tipa.
Era bassa e diversamente magra.
Sembrava impaurita, però era simpatica.
"Ciao! - mi disse - posso lasciare la borsa qua?"
Era incredibile pensare che io potessi ispirare qualcosa di simile alla fiducia in una qualunque persona al mondo.
"Boh... - rispondo - perché no?"
"Tranquillo - sorrise - non è una bomba!!!"
"Dicono tutte così!" commentai, distratto, riposando gli occhi su Groucho.
Lei rise e si allontanò.
Quando il treno partì, la tipa non c'era più ed in tutto lo scompartimento fummo soli, io, il pappone e le troie.
In altre parole: là dentro trombavano tutti tranne me.
A meno che il pappone non fosse privo di uccello, certo.
Però sarebbe stato difficile fare quel lavoro, senza un bel cazzo grosso e duro da usare come randello.
Baccello segreto ma che bel baccello, nascosto ci trovi un carnoso randello.
Chissà che cazzo di fine avevano fatto i nerd di Sito Esaurito.
Chissà come cazzo avevano fatto a trovare una voce femminile consenziente a cantare tutte quelle troiate... la sorella? La mamma? La zia?
Pochi giorni prima avevo letto di un nerd, in Canada, che si era costruito un robot femmina, minorenne asiatica e pheega, che faceva tutto quello che avrebbe voluto che gli facesse una donna: la colf.
Colazione, pranzo, cena e le pulizie.
Nemmeno nella realtà digitale aveva immaginato di trombare: sapeva che l'avrebbe mandato affankulo persino l'automa.
"Non sono un automa, sono una persona, vaffanculo, VAFFANCULO, VI A EFFE EFFE NGUUUULOOOOOOOO, tu, il tuo negozio, la tua villa di mmmmerda, mi fai schifo, stronzooooo!"
Quel film era bellissimo, vent'anni di cazzate condensate in novantotto minuti... ed era a costo zero, tutto girato in una macchina.
Sarebbe stato bello girare un film adesso: il pappone, le troie e l'handicappato, chiusi in un treno, alle cinque del mattino.
Già... le cinque del mattino... era ora di mandare l'sms "Buongiorno!" al Favone Grassone.
Il telefono era in tasca, bisognava tirarlo fuori...
E mi sapeva fatica.
Tanta fatica.
Ma sì, non ora.
Tra un attimo.
Tempo di fissare ancora un attimo il buio dal finestrino.
Un attimo.
E poi...
MA SE DOMANI
Quando riaprii gli occhi c'era tanta luce ed il treno era pieno di gente.
Le troie ed il pappone erano spariti, al loro posto vecchi già svegli, mischiati a giovani ancora alzati.
Il giorno traveste di luce ogni cosa vivente, ma non toglie la paura dei fantasmi, yeah oh oh oh oh yeah.
Infatti la tipa diversamente magra, quella della borsa, c'era ancora.
Per fortuna c'era anche la borsa... come custode non ero stato un granché.
La mia vista era ancora appannata, ma notai la sua giacca verde scuro... non l'avevo notata al buio.
Lei mi sorrise e mi disse: "Biglietto, prego!"
Tutto avrei potuto pensare di lei, quella notte, tranne che fosse il controllore.
Alle nove in punto arrivai a Torino Porta Nuova.
Era domenica mattina ma qualcuno che, ringraziando Anubi, andava a lavorare lo si riusciva a vedere.
"C'è sempre chi sta peggio!" pensavo, mentre il metrò mi riportava a casa.
Ancora non sapevo che il 26 maggio, dopo tre anni di onorato servizio, sarebbe morto il server di marok.org.
Ancora non sapevo che, comunque, non avrei trombato.
Ancora non sapevo che quell'anno avrei scampato del tutto l'allergia al polline, perché dall'indomani fino a giugno avrebbe sempre piovuto.
Ancora non sapevo che la pioggia avrebbe alluvionato la casa di Meemmow ed il tizio che gliel'affittava sarebbe finito in galera.
Ancora non sapevo che il 9 giugno si sarebbero sciolti i
South A Phoss,
perché tutti trombavano ed il Favone no.
Ancora non sapevo che Virgovox, recuperata la voce, mi avrebbe chiamato ad intervalli regolari da lì fino a novembre per ricordarmi che gli Uomini col Borsello erano la coverband della QULO.
Ancora non sapevo che a novembre saremmo davvero riusciti a fare la QULO, solo di pomeriggio, in culo al mondo e senza coverband: Virgovox soka.
Però sapevo che, finalmente, avrei potuto fare quel macello di cose che avevo da fare a casa: mi collegai ad Internet ed iniziai a scaricare pheega da xuk.ru.
Tutto è bene quello che finisce bene!
Nulla può però finire bene senza l'ultimo, doveroso ed insindacabile vaffankulo.