Dischiusi lentamente gli occhi.
Una pupilla oziava, riparata dal cuscino, l'altra si perse dietro a un raggio di sole.
Il filo luminoso appariva e poi spariva. Agile come una farfalla di luce, giocava con le fessure traditrici della finestra chiusa, per poi atterrare nella POLVERE, nella SABBIA, nello SPOOORKO, nell'UNTO e nello SKIIIIIFO.
Il telefonino mi rivelò che era mezzogiorno... ero soddisfatto, ma al tempo stesso mi sentivo un po' in colpa: in una settimana, avevo visto il fitness soltanto una volta.
Se mi fossi svegliato anche solo mezz'ora prima, forse...
Poi GRUMO aprì la porta ed entrò nella stanza.
La bella Choolaudia si svegliò e gli chiese: "Com'è andata? Hai visto il fitness?"
E GRUMO rispose: "È SALTAAAAATO! PIOVEEEEVA!!!"
Ormai privo di rimorsi, mi alzai anch'io e guardai fuori: c'era un sole SPLENDIDO.
"Boh... - dissi - Vado a sciacquarmi le palle in acqua, fankulo!"
Pochi minuti dopo, eravamo tutti e tre in spiaggia... avevo saputo trovare le parole giuste.
Mentre GRUMO tirava fuori dallo zaino la protezione 50, io rovesciai sulla sabbia tutto lo skiiifo ed orientai l'asciugamano verso il sole, finché non fu parallelo rispetto al mare.
"Perché metti il salviettone storto?" mi chiese Choolaudia.
"Perché il sole è da quella parte..." risposi.
Choolaudia ci pensò un po' su e poi esclamò: "Allora non sei del tutto SCEEEEEMO!"
Era il primo complimento che una pheega mi rivolgeva da quando ero nato.
Anzi, il secondo.
Il primo era stato: "Ogni tanto, trovi il modo di stare zitto!"
CAZZEGGIO POMERIDIANO
Mi rigirai con il culo verso il sole, per arrostirmi anche il lato B, quando vidi passare sul molo una sagoma assai familiare.
"MiOpiiiiiOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOH!" urlai.
"Ma MiOpiO sa di chiamarsi MiOpiO?" chiese l'autistico GRUMO.
"Adesso SÌ!" risposi.
Aiutato dal vento a favore, il grido superò i bagnanti, annullò la pheega ed arrivò ai padiglioni auricolari del buon
MiOpiO,
che lentamente scese dal molo, si avvicinò, si girò intorno, mi vide, si avvicinò di più, mi riconobbe e si unì all'allegra compagnia.
Era un bell'elemento, MiOpiO: ci conoscevamo dal 1993, avevamo fatto assieme l'università, poi anch'io l'avevo perso di vista.
L'unica novità di cui ero a conoscenza era che aveva comprato casa ad Alassio, nel momento in cui costava più CARO. E adesso, per autoconvincersi di avere avuto occhio per gli affari, si faceva tutti i weekend a Laigueglia.
Gli dissi del PercFest, ma non gliene fotteva un cazzo.
Alle ore 15, andammo da Diversamente MariaSole, a farci un panino ed una birra (per me e Choolaudia) ed una coca (per
GRUMO).
Se Choolaudia si annullava con l'informatica ed io con il calcio, GRUMO si annullava con i GAGNI di MEEERDA, i bambini rompicoglioni che qualunque maaaaaskio eterosessuale e tendente al normodotato vorrebbe mandare affankulo.
Vedere GRUMO che sclera è sempre un'emozione: la sua romantica storia d'amore con GIUPPI era diventata leggenda.
Così, GRUMO ci raccontò di un GAGNO DI MERDA incontrato al cinema, quando la GRUMA l'aveva costretto a vedere
NARNIA.
Il GAGNO aveva iniziato a rompere i koglioni dall'inizio del film... e poi, in un momento di silenzio, aveva detto:
"E la strega bianca???"
GRUMO si era girato verso di lui e gli aveva urlato:
"È A KASA TUUUUUUUUUUUA!"
Nel visualizzare la scena, scoppiai a ridere come un handicappato e
MI LAVAI COMPLETAMENTE CON LA BIRRA.
La bella Choolaudia guardò la schiuma di birra che COLAVA dalla mia BARBA con entusiasmo, come se fosse la parte migliore del mio giovane corpo... mi ripromisi di andare sempre in giro così.
Alle ore 15:30, cercammo invano di contrastare l'abbiocco con la bevanda preferita da Choolaudia: il caffé.
Questo ispirò un incantevole racconto di casa Choolaudia, ambientato l'estate precedente a Dubrovnik, in Croazia.
Era là in vacanza con tre amiche, quattro fanciulle di cui due italiane e due colombiane, tutte giovani, pheeghe e con tanta voglia di nuove avventure.
Al momento del caffé, si erano viste arrivare grandi tazze da cappuccino, ripiene di un misterioso liquido marrone scuro.
Choolaudia si aspettava una brodaglia skifosa, ma si fece coraggio ed iniziò a bere. Il suo volto si illuminò. E, con gli occhi dell'amore, disse:
"Non è LUUUUNGO! È TAAAAAAAAAAAAAAANTO!".
Fu un bel momento per tutti.
Alle ore 16 iniziava a fare un po' freschino, così Choolaudia si coprì con una maglietta del Totoro. In quell'istante, avrei voluto rinascere Totoro, soprattutto per la posizione degli occhi: ho sempre amato le colline... per questo ho un debole per lo sfondo di windows XP.
Non tutto però era rose e fiori: per la gioia della giovane donna, stava per iniziare la partita dell'Italia contro la Nuova Zelanda.
Avrei preferito essere da QUALUNQUE ALTRA PARTE, ma GRUMO mi fece notare che NON potevamo farci vedere in giro, perché rischiavamo di incontrare il CAPO: se avesse saputo che il CALCIO ci fa SKIFO, ci avrebbe obbligato a LAVORARE, di DOMENICA, perché sicuramente gli Angelo & Friends si erano già imboscati da qualche parte a guardare la partita.
Riconsiderai la situazione.
Si era alzato un vento bastardo... non era consigliabile ritornare in spiaggia.
Oltretutto, dovevo ancora scrivere tutte le cartoline e mi serviva un tavolo.
Nel dehors di Diversamente Mariasole non c'era vento, c'era un tavolo, c'era pheega e non c'era il CAPO.
E fu così che rimanemmo tutti là... la bella
Choolaudia
rivolta verso il televisore e noi rivolti verso le tette.
Sembrava una buona soluzione per tutti... eppure Choolaudia continuava a lamentarsi.
"Guardami negli occhi..."
"I MIEI occhi, non quelli del TOTORO!"
"La KAROGNA che mi GUAAAAAAAAAARDA!"
Avrei speso tutta la giornata a contemplare quelle tette, ma persino il FREDDO era diventato POOOORKO, e la giovane donna si avvolse nel
"salviettone".
A quel punto, restare non aveva più senso: non sopportavo la censura.
Tanto valeva fare un salto in albergo e prendere la GIACCA da GROENLAAAAAANDIA.
O, al limite, da SKAAAAAAAAAAAAAAAAAGERRAAAAK.
E così ci alzammo allo scoccare dell'intervallo: eravamo pronti ad accogliere il CAPO.
RELITTI UMANI ALLA DERIVA
GRUMO era ossessionato dalla fobia di apparire incompetente in materia calcistica agli occhi del CAPO, così continuava a farsi inviare da SUO PADRE i risultati delle partite via SMS, per impararseli a memoria.
Eppure, a quanto pare, non eravamo i soli a fottercene del calcio: sul muretto del lungomare era seduto
Davide Merlino,
in palese stato di lieta e serena incoscienza.
Sorrideva guardando il nulla, fermo in mezzo alla bufera di vento, con una bottiglia vuota in mano.
Era il ritratto della felicità...e dire che aveva solo vinto il PercFest!
Ci piace ricordarlo così.
Terminata la partita, uscimmo allo scoperto e ce ne andammo affankulo in piazza, nella speranza di essere ancora in tempo per prendere posto.
L'isterica aveva già riservato i TRE QUARTI delle sedie a IGNOTI che facevano come la STREGA BIAAANKA, cioè se ne stavano a KAAAASA, possibilmente di un GAAAAAGNO, mentre tutto il resto del mondo era COMPRESSO in piedi, ai bordi della piazza, con la massima perdita di qualità.
Tuttavia, c'era anche chi stava PEGGIO: una tipa aveva collegato un proiettore casalingo ad un
portatile
e stava PROIETTANDO delle cazzo di DIAPOSITIVE sul palazzo di fronte.
No, purtroppo, non era quello del VEEEEEKKIO... però la sua voce d'angelo non avrebbe tardato a farsi sentire.
Gli Angelo & friends stavano correndo avanti e indietro tra palco e magazzino, carichi degli strumenti più GROSSI, SCOMODI e PESANTI del mondo, quando il VEEEEKKIO intercettò Angelo e gli disse:
"Tu non devi amplificare!"
Angelo lo guardò, gli disse:
"Sìsì!" e corse via.
Il VEEEEEKKIO non si perse d'animo e camminò fino alla base dell'arcobaleno, cioè attraversò la piazza fino al palazzo sul quale erano proiettate le diapositive colorate. Da là uscirono ALTRI VEEEEEKKI ed iniziarono a discutere animatamente, dandosi l'un l'altro ragione.
Riuscii a percepire solo poche frasi... tra cui
"Gliel'ho detto di non amplificare!" e
"Devono smetterla di fare casino!"
Ma sì... era domenica... poche ore più tardi c'era la Great Naco Orchestra... una QUARANTINA di musicisti sul palco... e solitamente si andava avanti fino all'una... feci al veeeekkio i migliori auguri: sarebbe stata una bella nottata.
DRUM CIRCLE
Alle ore 21:00 fu tempo di Drum Circle... e Gianni Branca invitò il popolo ad alzarsi e radunarsi sotto il palco, con gli strumenti in mano, per piantare tutto il casino possibile!
Dilettante.
Io avrei fatto radunare tutti sotto casa del VEEEEEKKIO!
Tutti tranne uno, Uollano, che si ricordò di Laigueglia e scrisse:
"Forse quest'anno pacco il PercFest! Ti faccio sapere!"
Peccato.
Ed infine, terminato lo strazio, Gianni Branca urlò:
"APPLAUDETE!!!"
Fu l'ultimo atto della tragedia... la musica poteva ricominciare.
CONCERTO!
Alle ore 21:30, con invidiabile puntualità, il
sindaco di Laigueglia
salì sul palco.
Ed il veeeeekkio aprì la finestra.
"L'anno prossimo - disse il sindaco -
ci sarà ancora il PercFest!!!"
Il popolo emise un urlo liberatorio:
"Aléééééééééééééééé!!!"
Il veeeeekkio chiuse la finestra.
Peccato.
Per la gioia del Compa, nella prima parte della serata c'era il trionfo delle percussioni: apriva un gruppo africano, i
Badenya, poi
Alessandra Belloni ed infine i
Mano a Mano, con
Sergio Albach al clarinetto,
Glauco Solter al basso e
Vina Lacerda al Pandeiro e ad altri strumenti percussivi di varia natura.
A quel punto, nella speranza di far fuori gli ultimi cappelli del PercFest, il Capo fece salire sul palco Gilson Silveira ed un altro percussionista, spacciandoli per modelli brasiliani. L'inizio era promettente.
Poi disse:
"C'è anche il cappello, simbolo del Percfest. Infatti si dice 'Percfest, tanto di cappello'".
E fu GEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEELO!
Seguì la
premiazione del concorso PercFest
ed infine il trio
Classical Jazz:
Danila Satragno alla voce,
Dado Moroni al pianoforte e
Fabrizio Bosso alla tromba.
Ridendo e scherzando, si era fatta la mezza... mi spiaceva non sentire le bestemmie del veeeeekkio, ma era IMPOSSIBILE con tutto questo CASINO!
Comunque, il meglio doveva ancora arrivare: la
GREAT NACO ORCHESTRA, ovvero TUTTI I MUSICISTI DEL PERCFEST che SUONAVANO ASSIEME SUL PALCO!
Purtroppo, fecero solo un brano,
DREAM. Come ogni anno, mi sarebbe rimasto in mente fino alla prossima estate.
JAM
Terminato il concerto, guardai l'ora: era l'una meno un quarto.
Osservai la finestra del veeeeekkio ed urlai: "Buonanotte!", mentre la folla ed il cazzeggio mi spingevano verso il budello, in direzione Sirò.
Volevo CASINO! CASINO!! CASINO!!! PER TUTTA LA NOTTE!!!!!!
Davanti al locale, c'era la macchina della POLIZIA.
Perfetto.
Dopo qualche amichevole discussione, al signor Sirò fu concessa un'ultima jam... l'ultima della sua vita.
E fu così che un bambino si intrufolò nella folla e si lanciò in un'improvvisazione alle percussioni.
Non so se fosse un prodigio della musica jazz, non so se un giorno ne sentiremo parlare al telegiornale, né so se sarà lui a salvare la civiltà occidentale dalla lenta ed inesorabile decadenza della vecchiaia e dei Jalisse... ma una cosa è certa: suonava meglio del Compa! Ed anche Cisco Portone approvò.
Alle ore 2:00, seppure a malincuore, il signor Sirò decretò la fine dell'ultima jam... e, di conseguenza, la fine del PercFest 2010.
AFTER
Era il momento che non lascia scampo, quello degli addii... e la prima vittima fu GRUMO, che se ne andò a dormire.
Non c'era più vento, là fuori, così accompagnammo l'autistico fino all'Albatros: nonostante non si potesse più suonare, era ancora pieno di gente e di vita.
Tra i clienti, spiccava il nuovo signor Mayflower: aveva CHIUSO il locale ed era venuto all'Albatros a BERE.
Perfetto.
Anche questa sera, all'Albatros c'era autogestione: se qualcuno voleva ubriacarsi, andava al bancone, fotteva, e poi, in un secondo tempo, lasciava i soldi alla cassa... così, a minchia.
La giovane
Choolaudia
disse che era divertente: fece cocktail e spillò birra per buona parte del locale... una donna da sposare.
E così danzammo a lungo in quell'equilibrio fragile, in cui la felicità indotta dall'alcool lottava strenuamente contro la malinconia degli addii.
Risa, pianti, morte, vita, gioie, dolori, caldo, freddo, casino, silenzio, pheega, informatica e l'unica creatura di questo mondo ad essere davvero contenta: la cameriera dell'Albatros. Skifando gli SFIGAAAAATI, ripeteva:
"La prossima settimana finalmente DORMO!"
Io non volevo nemmeno considerare l'esistenza di una prossima settimana... avrei voluto morire là, aspettando la prima alba dell'estate, mentre
i più intellettuali
tra i clienti giocavano a prendersi a SECCHIATE... ed erano tutti rigorosamente MAAAAASKI.
Alle ore 3:00, anche l'Albatros chiuse... ma nessuno ebbe voglia di cacciarci dal dehors.
Così, rimanemmo un po' là, per terminare l'alcool che avevamo fottuto e riassumere una settimana di festival in pochi caratteri, da inviare via sms a Uollano ed al Favone allo scoccare delle 5:00.
E poi andammo affankulo per le vie ormai deserte.
Era il 21 giugno, quelle erano le prime ore dell'estate ed il posto migliore per viverle erano gli scogli a picco sul mare.
Ogni tanto si vedeva qualche anima passare, piccole scintille di vita che resistevano alle pisciate dei veeeeekki, ma anche loro, di lì a poco, si sarebbero risvegliati... ed il mondo avrebbe ricominciato a girare.
E chissà, forse anche i miei koglioni.
Per il momento, l'unico suono che si sentiva in tutto il golfo erano le risate femminili di Choolaudia.
Una sinfonia ininterrotta, che ben si intonava al ritornello:
"SAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!".
Forse, se fossi nato muto, quella mattina, su quella spiaggia... avrei trombato.
E va be', alle sei meno un quarto riprovai a fotografare
l'
alba, ma venne uno skiiiiifo ancora peggiore della sera precedente... era destino.
Tanto valeva ritornare in albergo, con Choolaudia che si aggrappava a me e rideva, mentre io continuavo ad urlare.
"SAKKOMAN! SAAAKKOMAN! SAAAAAAKKOMAN! Ehi! Sai chi ti saluta un casino? SAAKKOMAN! Ciao dolcezza... sono SAAAAAAKKOMAN!!! SAAAAAAAAAAKKOMAN!!! SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!"
LUI
Tirai fuori la chiave e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", centrai la serratura e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", girai e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", feci passare la giovane donna e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", entrai e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", richiusi e dissi: "SAAAAAKKOMAN!", salii due scalini e dissi: "SAAAAAKKOMAN!"... e la porta si riaprì.
Choolaudia si voltò, spaventata.
"È luuuuui - sussurrai - È SAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
Lei scoppiò a ridere e corse verso l'alto, mentre io osservavo questo maaaaaskio magro, con pochi capelli corti e castani, che timidamente faceva il suo ingresso nell'hotel.
Salii le scale fino al secondo piano e poi, anziché fermarmi, feci finta di proseguire... spiando, con la coda dell'occhio, i movimenti della creatura.
L'essere misterioso tirò fuori le chiavi e si diresse verso una stanza.
Era la 12, quella di fronte alla nostra.
Era la camera... di... SAAAAAAAAAKKOMAN!!!
Choolaudia aveva visto tutta la scena, si tappò la bocca e si precipitò sul TETTO dell'albergo.
Là scoppiò a ridere, mentre io urlavo: "È LUI! È SAKKOMAN!!! SAAAAAAAAAKKOMAN!!! "
La giovane donna rideva talmente forte da non riuscire a reggersi in piedi... così ci sedemmo ai bordi del terrazzo: alla peggio, saremmo morti ridendo.
"SAAAAAAAAAKKOMAN!!! SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
E si erano fatte le sei del mattino... era un buon modo per iniziare l'estate.
Choolaudia stava cercando di fare qualunque cosa pur di smettere di ridere: respirazione yoga, meditazione shatzu, annullamento ubuntu... ci mancava solo una cosa: il QI GONG!
Purtroppo, quel mattino, che eravamo svegli, NON c'era.
Le ingiustizie della vita.
LA DISKARICA
Alle ore 6:15, la bella Choolaudia mi disse che le era passata: potevamo scendere di sotto senza rischiare di svegliare l'autistico GRUMO.
Solo allora feci caso ad un fatto curioso: da UN'ORA tenevamo in mano le bottiglie di birra vuote... era bello!
"Dai! - dissi - "Voglio vedere GRUMO mentre SCLEEEEERA!"
Sul comodino di GRUMO c'erano ancora le nostre due bottiglie della sera precedente, quelle che l'avevano fatto SCLERARE.
Aggiunsi i due nuovi resti... ed il comodino fu pieno: avevo fatto la DISKAAAAARICA.
Choolaudia si tappò la bocca, nel tentativo estremo di soffocare le risa... ma fu tutto inutile: al grido di "CHISSENEFOTTE!" accesi la luce in FACCIA a GRUMO... e la giovane donna si buttò sul letto, ridendo più forte di prima.
GRUMO aprì gli occhi, si girò, vide la DISKAAAAARICA e disse: "Buongiorno!".
"SAAAAAAAKKOMAN! - risposi - Abbiamo visto SAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!"
"SAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN?"
"SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
"Ma SAKKOMAN..."
"SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
Ormai, per comunicare, usavamo solo una parola: "SAAAAAAAAKKOMAN!!!"
Al posto del dizionario, sarebbe bastato un post-it, con scritto: "SAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
La civiltà umana non aveva mai conosciuto un tale livello di regresso... eravamo nell'era "SAAAAAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
"Chissà quante volte potrei riuscire a dirlo nel giro di minuto... - mormorai, dubbioso - SAAAAAAAAAAAKKOMAN!!!"
"Beh... ho qua il CRONOMETRO - rispose GRUMO - Prova! VIA!"
Iniziai a ripetere "SAKKOMAN SAKKOMAN SAKKOMAN SAKKOMAN SAKKOMAN SAKKOMAN SAKKOMAN..." velocissimo, finché GRUMO non disse "STOP!".
"Quante sono?" chiesi.
"E io che ne so? - rispose GRUMO - Io contavo il tempo! Pensavo stessi contando tu!"
E va be'... ormai si erano fatte le sette e, in un estremo tentativo di farci smettere di ridere, la giovane Choolaudia ci ricordò che l'indomani la sveglia era puntata alle dieci.
Fu tutto inutile.
Andammo avanti a ridere ancora a lungo, nella realtà e nei sogni... ma questo non ci impedì di pronunciare l'ultimo, irrevocabile ed irrefrenabile vaffankulo.