Addormentarsi con litri di AULIN ed ALCOOL mischiati nelle vene è sempre una soddisfazione, ero intriso di una beatitudine celeste, potevo andare avanti per ore ed ore in un sonno filato... nulla avrebbe più potuto turbarmi ormai... chi stava meglio di me?
Alle sette del mattino uno squillo lancinante, insopportabile, infranse la quiete della notte.
Assomigliava ad una suoneria di un telefonino, non era certo il mio ma, nel sonno, non riuscivo a capire da dove arrivasse... qualcuno in strada? Qualcuno nel corridoio?
Grazie al cielo smise in pochi minuti... meno male...
Tempo di riaddormentarmi e ricominciò, più rompicoglioni di prima.
Rassegnato, decisi di seguire la fonte sonora, proveniva da un cassetto dell'armadio... lo aprii con circospezione e trovai un telefonino: il telefonino di quell'handicappato di Stefano Incani!!!
Il telefonino era già spento e non avevo il PIN per accenderlo e togliere la sveglia... in casi normali avrei passato ore a pensare a come risolvere il problema, nel pieno della fase REM invece mi furono sufficienti pochi secondi: tirai due bestemmie, scagliai il telefonino per terra, la batteria saltò letteralmente fuori e ritornai a dormire.
Quando gli occhi si riaprirono, l'orologio aveva un aspetto migliore: era la mezza, potevo andare in spiaggia.
HANDICAP BALNEARE
I giorni passati in cui la sola presenza dell'
autistico Grumo
teneva la pheega a debita distanza dai nostri giovani corpi handicappati erano un ricordo ormai lontano.
Ora avevamo imparato la lezione e avevamo fatto le cose in grande: la somma di Miopio e
Grip
che leggevano il giornale come due vecchi schifosi, uniti ad Ivan Piombino che faceva foto in spiaggia come un turista giapponese, ebbe un effetto deflagrante... ogni essere di sesso femminile era stato biodegradato. Per sempre.
L'uso che Ivan Piombino faceva della sua macchina fotografica HP mi lasciava quantomeno perplesso. Da un lato c'era lo schifo di foto di noi in costume senza UNA pheega che fosse UNA nemmeno all'ORIZZONTE, dall'altro c'era l'odio con cui lasciava tranquillamente la sua macchina sulla spiaggia in balia di sole, sabbia, mare, cani e porci.
L'unico rischio che non correva era il furto: chiunque al mondo sa che una macchina foto usata da Ivan Piombino ha un costo di mercato inferiore ad euro zero.
Grip, Miopio ed il kompagno Gillette rimasero per un bel po' di tempo a fissare la macchina foto
di Ivan Piombino e l'inevitabile destino che l'attendeva... del resto aveva scassato due macchine HP in pochi mesi e non c'è due senza tre.
Dopo un po' però decisero che i loro coglioni erano meno tolleranti di una macchina HP, così lasciarono la spiaggia e si addormentarono su una panchina all'ombra, in mezzo ai bambini ed ai vecchi.
Io invece me ne andai al magazzino, a vedere se esisteva ancora.
I PREPARATIVI
Era il penultimo giorno di Percfest e, come ampiamente previsto, alle tre di pomeriggio i backline erano già sclerati:
ogni anno gli ultimi due giorni per loro sono un inferno, il magazzino è pieno di roba abbandonata da non si sa più chi cazzo, sul palco devono suonare in diecimila contemporaneamente e alla fine non funziona mai una benemerita sega.
Mi sedetti da Zazà ad osservare loro ed i concorrenti che si spaccavano il culo: ruttare e bere birra contemplando la gente che lavora è sempre un'attività meravigliosa.
"Stasera la vedo brutta!" mi disse Zazà.
"Eh, lo so... - commentai - sul palco c'è il mucchio selvaggio!"
"No, dicevo il tempo..."
"Il tempo?"
Guardai in alto, il cielo era quasi sereno, solo un paio di nuvole sulla collina di Capo Mele...
"Vedi laggiù? - mi disse - Quando le nuvole arrivano da là vuol dire una cosa sola: pioggia!"
Lo guardai allibito, ma non osai contraddirlo...
Il soundcheck dei concorrenti terminò verso le quattro e mezza, e il cielo si era già completamente coperto. Poteva essere una coincidenza. Chiesi al destino di darmi un segno. Arrivò l'autistico Grumo.
"Marok, ha detto il Pastrano di non aprire il banchetto in piazza oggi pomeriggio. Lo apriamo alle sette all'Anfiteatro, perché c'è più gente di là che di qua!"
"Boh, ok... - commentai - ore di lavoro in meno..."
Decisi di festeggiare con una birra da Zazà insieme a Uollano e Re Federico, perché fegato fankulo.
Fu allora che arrivò Rosario.
"Marok! Sono le cinque, perché il banchetto non è aperto?"
"Ha detto il Pastrano di non aprirlo qua in piazza, ma di aprirlo alle sette all'anfiteatro..."
"COSA??? Ma figurati, non..."
Si metteva malissimo, implorai un aiuto divino.
Lassù qualcuno mi ama: due tizi che non c'entravano un cazzo s'intromisero nella conversazione per chiedere a Rosario delle informazioni. Il Capo si voltò solo un istante ma fu sufficiente per il piano B: la fuga.
ARTISTA DENTRO
Ci rifugiammo al seminario di Luca Capitani, era uno dei miei appuntamenti preferiti: ottima musica, e, cosa straordinaria, quando spiegava riuscivo addirittura a capirci qualcosa.
In effetti Luca è un ottimo comunicatore, le cose che spiega non sono affatto banali ma è talmente chiaro che alla fine capiscono tutti. Perciò era amato anche dalla fetta del pubblico meno alfabeta... testimone di tutto ciò un arzillo vecchietto che si prodigò in un energico scatto e salì sul palco urlando frasi sconnesse.
Di fronte allo sbigottimento generale, Luca si fermò un attimo e gli chiese: "Cosa c'è?"
Il nonnino sclerato lo guardò negli occhi, prese fiato e, con tutta l'energia che aveva in corpo: "FATE MUSICA DA MMMMMMEEEEEEEERDAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!"
Fu una delle scene più belle da quando il Percfest era stato inventato.
GRUMO POWER
Ormai avevamo visto abbastanza, così andammo a fare un giro. Non appena fummo allo scoperto, la previsione di Zazà si verificò in pieno: pioggia.
Ma non una pioggerellina leggera, era un cazzo di acquazzone, un vero e proprio temporale. Con tanto di controcazzi.
Questo portava ad una serie di considerazioni:
- Zazà era uno stregone indiano travestito
- Il potere di Grumo vince. Magari arriva un po' in ritardo, ma vince. Sempre.
- Gli sfigati erano in campeggio! Fankulo!
- Con la pioggia, aprire il banchetto era impossibile... AVEVAMO TUTTI LA GIORNATA LIBERA!!!
Andammo a festeggiare da Mayflower, io mi feci una birretta perché fegato fankulo, Uollano invece decise che doveva fare di più: era il suo giorno fortunato, cosa fare di meglio se non giocarsi la birra a dadi col signor Mayflower?
I patti erano chiari: ogni volta che Uollano avesse vinto avrebbe potuto bere gratis, ogni volta che avesse perso sarebbe stato obbligato a bere, pagando.
Risultato: sempre perso, sempre pagato e sempre bevuto. Una vita distrutta.
Degli sfigati che stavano in campeggio nessuna notizia, probabilmente il campeggio era stato alluvionato.
In compenso dopo un po' ci raggiunse anche
l'autistico Grumo... pheega addio.
Il Pastrano l'aveva contattato per dirgli che non avremmo dovuto montare il banchetto nemmeno alle sette, perché con la pioggia il masterclass di André Ceccarelli era saltato. La cosa assurda è che non lo diceva con un sorriso ma con una faccia tra il depresso e l'incazzato.
"Che palle, sono disoccupato! E adesso non so cosa fare..."
Sulle prime pensavamo che scherzasse, invece l'aveva detto con una tristezza infinita, che col passare dei minuti lasciava spazio ad un nervosismo sempre più acceso... una vera e propria crisi autistica.
"Non so cosa fare! Non so cosa fare! - ripeteva, camminando avanti e indietro pestando i piedi - Sono distrutto! Non so cosa fare!!!"
Non sapere cosa fare. A giugno. Al mare. A Laigueglia. Al Percfest.
Lasciammo Grumo alle sue crisi autistiche e andammo a fare un giro sotto la pioggia. Il palco era scoperto, quindi probabilmente sarebbe saltato tutto. Cosa potevamo fare per dare una mano? Semplice... potevamo andare a mangiare!
I RIFORNIMENTI
Il primo giorno, Rosario mi aveva dato dei buoni pasto, valevano per un locale nel budello in cui non ero mai riuscito ad andare perché c'era una coda boia e noi all'ora di cena eravamo sempre di corsa. Erano tutti solo per me e gli altri soka, ma ne avevo veramente un fottio, più di quanti sarei mai riuscito a consumarne nella vita... così decisi di regalarne un po' a Uollano e Grumo e ce ne andammo a fare il nostro primo pasto decente. Tanto non c'era fretta... erano le sette e mezza.
A quanto pare non eravamo stati i soli ad avere quell'idea: il locale si era riempito in fretta e, in un impeto di generosità, offrimmo ospitalità al nostro tavolo ad un profugo viandante solitario: un
fotografo del Percfest.
E così al nostro tavolo ci ritrovammo tutti con la macchina foto al collo, ma le nostre tre sommate non facevano la metà della sua reflex nè come euro nè come dimensioni nè probabilmente come qualità risultante. L'unico modo per creare equilibrio sarebbe stato lasciare la sua reflex per mezz'ora nelle mani di Ivan Piombino. Ma era sparito. Peccato.
Alle otto e mezza il rapporto qualità/prezzo del nostro pasto tendeva ancora ad un valore indefinito: non ci era ancora stato servito un cazzo. La situazione rimase la stessa fino alle nove meno un quarto, così feci un salto in piazza per cercare almeno di capire se si sarebbe suonato o meno.
La pioggia aveva calato di intensità, Angelo & Friends tra una bestemmia e l'altra stavano lentamente scoprendo i teloni per vedere se gli strumenti si fossero biodegradati oppure no, ed i concorrenti all'unisono mi posero la fatidica domanda: "Marok, si suona?"
Non avevo assolutamente nessuna informazione, non avevo ancora sentito nessuno e sapevo esattamente un cazzo quanto loro, quindi risposi: "Ho parlato adesso con il capo, i tecnici stanno verificando l'impianto, se danno l'ok si suona, altrimenti la finale slitta a domani!"
"Ma noi domani non ci siamo!" mi dissero Quagliarella e Pellegrini.
Perfetto, eravamo nella merda.
"Ma sì, vedrete che si suonerà stasera!" conclusi, con fare sicuro.
"Grande Marok!" risposero in coro i concorrenti.
Il dottor Marok risolve.
Ritornai a vedere se la pizza era pronta, ma mi dissero che era ancora presto... ma sì, in fondo che fretta c'era?
Il prezioso piatto mediterraneo sarebbe arrivato solo alle nove, me l'infilai in bocca intero e lo mandai giù in un glub. Il Favone Grassone sarebbe stato fiero di me.
Quando ritornai in piazza, gli strumenti erano già montati, si stava rifacendo una parvenza di soundcheck, alle dieci arrivarono persino i giurati... sembrava incredibile ma... si poteva cominciare!!!
LA FINALE
I ragazzi erano visibilmente tesi, specie
Marco Iannetta
che si era chiuso nel tendone dietro al palco e stava agitandosi fissando il nulla con le cuffie in testa... uno spettacolo.
In ogni caso lui e gli altri ci diedero dentro come dei dannati... sarebbe stata una lotta all'ultimo sangue. Ero sicuro che i giurati mi avrebbero fatto sclerare.
Passai a ritirare i fogli delle votazioni, e mi svaccai sul muretto a fare le medie. Ebbi il tempo di finire le somme che mi chiamò Max: "Marok, è spuntato fuori uno che non ti ha dato la scheda!"
Perfetto, tutto da buttare nel cesso.
E va be', presi la scheda mancante, rifeci le medie e, per fortuna, il vincitore risultò netto ed incontestabile: con grande distacco era MARCO IANNETTA! Il sesto classificato aveva VINTO il Percfest! Quello che sulla carta era il più
handicappato, aveva sbaragliato tutti gli avversari, conquistato la giuria ed ora era tra i batteristi emergenti più invidiati d'Italia!
Convincendo Rosario a convocare due concorrenti in più avevo veramente cambiato la storia... quindi i primi quattro mi cercheranno per tutta la vita per spaccarmi il culo... evviva!
Consegnai i risultati al buon Rosario e ritornai al bancone per tenere compagnia all'autistico Grumo.
Dopo il quartetto di Rosario Giuliani, di cui ero riuscito a sentire si e no una semibiscroma, Rosario annunciò il vincitore e rimase sul palco: era il suo momento in APPUNTI DI VIAGGIO, con Flavio Boltro alla tromba, Dede Ceccarelli alla batteria, Andrea Pozza al piano e Bebo Ferra alla chitarra. Semplicemente stupendo.
AFTERHOUR
Passata la mezzanotte, provammo per curiosità a farci un giro per vedere se qualche jam fosse praticabile, e come ampiamente previsto soka: c'era folla ovunque.
E va be', ci svaccammo fuori in compagnia di una Maes, perché andare a dormire era da froci e perché fegato fankulo.
Nonostante tutte le circostanze gli fossero contrarie, Uollano non aveva ancora accantonato la speranza di trombare, possibilmente con la pheega a cui andava dietro dal primo giorno di Percfest senza essere mai riuscito nemmeno a rivolgerle la parola.
Era Fava da più di un anno ormai, era Nerd da una vita, eppure era l'unico a non essere ancora profondamente conscio del proprio destino...
C'erano le riviste porno, c'erano i film porno, c'erano i siti porno... perché inseguire sogni analogici surreali?
E va be', il tempo avrebbe offerto risposte e posto rimedi, ma l'alcool l'anticipò, allontanando ogni malinconia e sussurrando nel vento un soave, dolce e perentorio vaffankulo.