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Elio e le Storie Tese live at BIG RED - Saluzzo 7/9/2002
I PRESAGI
Dalla notte dei tempi, dall'alba della vita, da che handicappato è handicappato, l'inizio di Settembre non ha mai mancato di venare di malinconica nostalgia lo spensierato animo dei giovani anencefali di tutte le età.
La fine dell'estate, l'addio al sole, al mare, alla figa, il ritorno in città, la ricomparsa degli amici coglioni di cui uno era finalmente riuscito a dimenticarsi, i buoni propositi "quest'anno basta alcool e basta fumo" che fanno capolino di fronte a un narghilé... tutto procedeva come da copione.
Mancava solo l'ultimo ingrediente: qualche bel concertone di Elio e le Storie Tese.
L'ORGANIZZAZIONE
L'ultima mail della Bolbo recitava: "7 SETTEMBRE - SALUZZO (CN)"
Comunicato laconico ma indubbiamente poetico.
Quali conseguenze poteva provocare tutto ciò?

"Krapac!!! Sono Kastrox!!! Cara ti amo mi sento confusa cara ti amo voglio stare un po' da sola cara ti amo ahahahahahah dai e dai la mugliera orgasma ahahahahah quand'ero piccolo tutti mi scherzavano ahahahahahahahahahahah ma se la mucca fa mu perché il merlo non fa me? ahahahahaha Allora vieni a Saluzzo? ahahahahahah!"

"Maroooooooooook!!! Sono Sara CaiazzoSaraaaaaaaaaaaaaa!!! Vieni a Saluzzoooooooo? Daiiiiiiiiiiiiiii!"

L'unico lato positivo delle disgrazie è il divertimento di scaricarle a qualcun altro.
Stavolta invece...

"Eh... non posso venire per impegni familiari!"
by il giovane Iko.

"No, no, se c'è Kastrox e la Caiazzo vaffanculo..."
by il Favone Grassone.

"Eh... sono a Budapest!"
by Grumo continuumGrumo.

"No no, mio figlio è in Spagna!"
by Krupnik.

Ero già pronto a mandare tutti affanculo. Ma sentivo che mancava qualcosa...

"Brondo Barok! Bascarsija, sodo Kastrox! Sodo raffreddado, dod veggo..."

Per una volta ringraziai il fato: potevo starmene tranquillamente a casa.
LO SCALPICCIO
Tutto sembrava stabilito, deciso, concluso, l'evidenza troneggiava, scolpita a caratteri cubitali nella marmorea perfezione delle mura marroni di un dorato destino: cosa poteva succedere ormai?
Mai sottovalutare il nemico numero uno dei giovani: lo scalpiccìo.

E così, notai sul telefonino un paio di chiamate senza risposta da un numero che non conoscevo. O la bella Sara Caiazzo aveva un nuovo numero, oppure si trattava di qualche simpaticone.

Preso dalla curiosità, decisi di inviare al misterioso anonimo un messaggio: "Ohu, chi sei?"
Risposta: "Chi sei tu?"
Ok, era un handicappato.

"Sei TU che hai chiamato ME, HANDICAPPATO!!!"
Avevo trovato le parole giuste. Il telefono squillò.

"Pronto! - La voce era femminile, un po' stridula, ma non era la Caiazzo - Sono l'HANDICAPPATO!"

"Avevo intuito... ma chi sei?"
"Chi sei tu!"
Recidiva...

"Sei TU che mi hai chiamato per prima!!!"
"Ma io non ho mai chiamato..."
"Be', da me è comparso il tuo numero..."
"Aaaaaaaaaah... aspetta... forse sei un amico di Corrado?"
"Corrado?"

Lì per lì non mi veniva in mente nessun Corrado... a meno che... KASTROX!!!
"Corrado di Torino?"
"Sì! Ecco, è lui, è mio figlio! E mi ha fregato un'altra volta il telefonino! Ma porc... vaff..."
Fine della telefonata.
SI PARTE!!!
Decisi di dare la notizia al Il Favone GrassoneFavone Grassone, che commentò: "Non viene Kastrox? Uhm... ho la febbre... piove... domani mi alzo alle cinque... ma sì, vengo, SBORROH!"
A questo punto chi ero io per contraddirlo?

Solo ventiquattr'ore prima non avrei scommesso una caccola che saremmo partiti, non avevo grandi aspettative dal concerto, si prevedeva pioggia a catinelle, era una delle ultime date, ero così scazzato che non avevo neanche preso il minidisc e mi chiedevo chi cazzo me l'avesse fatto fare di partire. Il Favone invece era così contento che mi era addirittura passato a prendere a Torino.

"SBORROH!" urlò dal finestrino.
Non capivo perché molti passanti ci stessero guardando con aria stupita.

In fondo stavo solo salendo su una Panda verde fluorescente condotta da un grasso e pelato personaggio che urlava "SBORROH" in continuazione e tenevo in mano una giaccavento invernale nonostante la temperatura esterna fosse superiore ai 25 gradi ed il sole spaccasse le pietre...

"Non so se il concerto è al chiuso o all'aperto - spiegai al largo pilota - la Bolbo non mi ha risposto, Max Kava mi ha risposto BOH..."
"Mmmm... che schifo, sarà pieno di zanzare!"
"Tranquillo, col tempo che farà da quelle parti saranno ibernate!"

In effetti più andavamo verso Cuneo più il tempo peggiorava.
"Pensa che non ho neanche la macchina fotografica... - disse il Favone - di sti concerti ne ho piene le palle!"
"Ah... se è per questo io non ho il minidisc..."
"Non hai il minidisc? Mmm... pensa se partono con un inedito e l'acustica è ottima!"
"Ma va, sarà in un posto del cazzo, al chiuso, e faranno la solita scaletta di merda!"
CACCIA AL TESORO
Trovare il posto del cazzo fu molto divertente: in tutta Saluzzo non c'era nemmeno un manifesto, anzi, Manifesto di Saluzzouno ce n'era, ma conteneva solo le date di una coverband di Ligabue e di Caterina Farassino.
Solo dopo un milione di giri a vuoto ci imbattemmo nel fantomatico luogo del concerto: si rivelò essere il Big Red, un disco-pub nel bel mezzo del nulla.
Il cielo era completamente coperto, il palco era completamente scoperto.
La stessa scena pre-alluvionale del Panino Day 2001.
Commento del Favone Grassone: "Bah... tanto c'ho sonno... sborroh."
Sono cose che fanno pensare.

"Scusate - chiesi agli autoctoni - ma stasera c'è il concerto?"
"Boh... tornate per le sette che tanto prima non c'è nessuno!"

Ci riducemmo a fare un giro per le vie del centro. Secondo il Favone erano contemporaneamente uguali a quelle di un paese di alta montagna, di un paese di mare e di Torino, ma questo non gli impediva di gridare SBORROOOOOOH ogni volta che, seguendo il suo fiuto, riusciva ad avvicinare dei piedi di figa che vagavano incustoditi per la strada.
"Sono le sette?" mi chiedeva in continuazione.
"NOOOOOO!!! Non vedi che ancora non piove?"

Alle prime goccioline non ci fu bisogno di ulteriori conferme: erano le sette.
Festeggiammo chiudendoci in macchina davanti all'entrata del Big Red.

La nostra Panda verde fluorescente sembrava una fuoriserie in confronto alla 126 color sborra che avevamo di fianco, non ne vedevo una così dagli anni 80.
Chi poteva essere l'handicappato che la deteneva? Il suo nome si rivelò essere SUBASH, giovane fava indigena nonchè futuro informatico.
"Ehi, voi due avete in comune la scrittura!" ci disse.
"Perché?"
"Be', tu scrivi sui libri e il Favone vende giornali..."
Ok. Era al nostro livello.
GOCCE VIP
Non appena arrivarono le macchine degli Elii, le goccioline si trasformarono in pioggia torrenziale. Visto il palco scoperto dedussero che tanto non avrebbero mai suonato, così si barricarono in birreria a bere come disperati, mentre il buon Meyer mi salutò dicendomi: "Sai che non ho neanche una foto in cui suono?"

Casualmente avevamo una quarantina di foto di Meyer in macchina, e casualmente un minuto dopo il batterista era già seduto sulla Panda verde con noi.
"Figa, sono bellissime, bisognerebbe metterle online! Non ce l'hai un sito?"
Sarebbe stato l'inizio di una lunga conversazione...

Mentre lo stravecchio Bobo narrava di sé e della vita intercalando "figa" ogni tre parole, le sue mani andavano da sole, rapidissime: in dieci secondi avevano provato tutte le possibili combinazioni dei sei tasti che confinavano con il volante della Panda, di fronte allo sguardo perplesso del Favone Grassone che se lo avesse fatto chiunque altro al mondo l'avrebbe scaraventato su Mercurio a colpi di bestemmie, di glande e di gas.
Anche Meyer non era molto soddisfatto: nessuno dei pandatasti aveva prodotto alcun suono: l'unico positivo al test fu il clacson. Dura la vita dell'artista.

Intanto venimmo a sapere che la sera precedente avevano suonato a Sassari con i Tenores, avevano beccato pioggia tutta la sera, per arrivare lì a Saluzzo avevano dormito sì e no un paio d'ore, avevano viaggiato tutto il giorno, e l'indomani Cesareo sarebbe dovuto ritornare in Sardegna a suonare con i Four Tiles. In altre parole erano al massimo della forma.

Decidemmo di berci sopra, così raggiungemmo gli altri in birreria, mentre estraevo dalla tasca un regalino per Elio: Elio: o lo si accetta o lo si odiaun articolo di La Stampa Liguria, che elogiava particolarmente la performance lirica del cantante al carnevale delle bestie di Cervo. "[...] La voce dell'indignazione è quella dell'imperiese Alberto Carli: [...] ciò che abbiamo visto è stata una parodia dell'avanguardia demenziale e una ricerca di nonsense datati, di scarso effetto [...]
ELIO è SEMPRE ELIO: O LO SI ACCETTA O LO SI ODIA!"


"Nella vita - commentò il buon Rocco singhiozzando - avrei potuto sopportare di deludere me stesso, di deludere i miei amici, di deludere i miei fans, di deludere la mia famiglia, di deludere i miei figli, di deludere il mondo intero, ma ora non posso più vivere con il rimorso di aver deluso l'imperiese Alberto Carli!"

Un po' per tutti fu un momento di sincera commozione, tanto che dopo dieci secondi tutti scapparono al grido di: "Si mangia, si mangia!".

Fu così che il Favone Grassone, il sottoscritto e l'handicappato Subash si ritrovarono soli ed abbandonati in mezzo al nulla. Cosa fare in un tale drammatico frangente?
"Mangiamo!" intimò il Favone Grassone.
Chi eravamo noi per contraddirlo...

Una birra annacquata ed un panino al cemento per il modico prezzo di dieci euro pro capite ben presto ci riconciliarono con la vita, mentre, al di là di quella barriera trasparente che i terrestri chiamano vetro, il prato era ormai diventato uno stagno melmoso, con tanto di coccodrilli, piranha ed iguane.
In compenso il batterista Bobo di tanto in tanto faceva capolino al nostro tavolo per risollevarci il morale.
"L'unica giornata peggiore di questa l'ho passata sopra Biella, quando mi sono perso in montagna!"
"Ah... io sono di Biella!" commentò il Favone.
Ce l'eravamo giocato. Probabilmente per sempre.
PROSPETTIVE
Verso le dieci sembrava piovesse un po' meno, così ci avventurammo al di là della tettoia.
"Non me ne fotte un cazzo se non suonano - dissi al Favone Grassone - ma prima di tornare a casa devo toccare la transenna della prima fila, se no vaffankulo!"

Detto fatto, mi spalmai sulla transenna e rimasi lì a fissare il palco vuoto.
"SBORROH!" gridò il Favone, che non poteva esser da meno.
"Eccomi!" disse Subash, che non poteva esser da meno.
"Eccoci!" dissero altri dieci perfetti sconosciuti, che non potevano esser da meno.

In meno di cinque minuti cento persone che non potevano esser da meno si ritrovarono schiacciate contro la transenna.
In un quarto d'ora c'era il pienone completo.
Potere dell'handicap.

Foffo batterista!Foffo ed i tecnici di fronte a tanto sfacelo rimasero pietrificati, convinti com'erano che ormai "un si sarebbe più fatto nulla!".
Visto che la pioggia aveva praticamente smesso, salirono sul palco per vedere se, nonostante l'acqua, ci fosse la possibilità di montare gli strumenti.
Il soundcheck durò circa un minuto, poi si spensero le luci e niente più.
Tra la gente si insinuavano le ipotesti più leggendarie sul totoconcerto, anche perché quelli dietro di noi con tutta probabilità avevano anche pagato il biglietto per entrare e se non si fosse fatto nulla difficilmente se ne sarebbero fatti un perché.
Poco dopo le undici, nel buio, si distinsero profili molto familiari.
GO!!!
"INCOMINCIAMO CON IL ROCK!" urlò Elione saltando sul palco.
I primi accordi non lasciarono dubbi: era NO GIANNI NO.
Non la facevano da tre anni.
L'acustica era ECCEZIONALE.

Commozione "Complimenti, è stata una bella idea non avere portato il minidisc!" sentenziò il Favone Grassone.
"Uhm... sì... - risposi - ma nella vita ho fatto anche di peggio... ad esempio sono nato!"

La sola scelta azzeccata della serata si rivelò l'avere portato la giaccavento polare, unica arma per combattere (ed ugualmente perdere, ma con dignità) contro il clima glaciale che accompagnava lo show.
Intanto la scaletta proseguiva con CASSONETTO, NUDO E SENZA CACCHIO, IL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA, SERVI DELLA GLEBA, LA VENDETTA DEL FANTASMA FORMAGGINO, gli inediti PHILIPPINO ROCK e LA PENA DI MORTE, BURATTINO SENZA FICHI, una SupergiovaneSUPERGIOVANE inneggiante ai "Peli di figa pieni di sborra", il tutto contornato da una valanga di cazzate come da tempo non se ne sentivano.
Acustica sempre perfetta.
Davvero una buona idea non avere portato il minidisc.

Il consueto intervallo e i bis LARGO AL FACTOTUM, LITFIBA TORNATE INSIEME e TAPPARELLA videro la fine del migliore concerto del tour 2002.
Eh sì. Davvero una buona idea non avere portato il minidisc.

E si era fatta l'una e mezza.
Il favone aveva la febbre, doveva guidare fino a Biella e il giorno dopo si alzava alle cinque sborroh, gli Elii avevano un sonno arretrato che avrebbe ammazzato un agglomerato di elefanti, un po' tutti avevamo paura di incontrare la Caiazzo che per ragioni misteriose non si era ancora vista ma non All together now! si sa mai, così non provammo nemmeno ad andare dietro le quinte e schizzammo direttamente a casa, stanchi ma felici per l'indimenticabile avventura.

Non prima però di aver salutato con gioia il manipolo di perfetti sconosciuti che aveva visto me al Night Express ed il Favone Grassone su internet. Chissà in quale sito...

Lo sapremo solo vivendo, ma intanto andate tutti affankulo.
Soprattutto poi se avete portato il minidisc.
Del resto Elio o lo si accetta o lo si odia.
Che vita di merda.
Vaffankulo