I PRESAGI
Dalla notte dei tempi, dall'alba della vita e da che handicappato è diversamente figato, l'inizio di Settembre non ha mai mancato di venare di malinconica nostalgia lo spensierato animo dei giovani anencefali di tutte le età.
La fine dell'estate, l'addio al sole, al mare, alla pheega, il ritorno in città, la ricomparsa degli amici coglioni di cui uno era finalmente riuscito a dimenticarsi, i buoni propositi "quest'anno basta alcool e basta fumo" che fanno capolino di fronte a un narghilé... tutto procedeva come da copione.
Mancava solo l'ultimo ingrediente: qualche bel concertone di Elio e le Storie Tese.
L'ORGANIZZAZIONE
L'ultima mail della
Bolbo recitava: "
7 SETTEMBRE - SALUZZO (CN)"
Comunicato laconico ma indubbiamente poetico.
Quali conseguenze poteva provocare tutto ciò?
- "Bas-ciàs-cia! - disse
Kastrox
- Cara ti amo mi sento confusa cara ti amo voglio stare un po' da sola cara ti amo ahahahahahah dai e dai la mugliera orgasma ahahahahah quand'ero piccolo tutti mi scherzavano ahahahahahahahahahahah ma se la mucca fa mu perché il merlo non fa me? Ahahahahaha Allora vieni a Saluzzo? Ahahahahahah!"
Beh, i dialoghi sarebbero stati particolari, ma... almeno l'auto c'era.
- "Maroook!!! - esclamò la
CAIAZZO - Vieni a Saluzzooo? Daiiiiiiiiiiiiiii!"
No problem, li avrei messi l'uno contro l'altra: la CAIAZZO contro KASTROX!
- "Eh... non posso venire per impegni familiari!"
paccò il giovane Iko.
- "Con KASTROX e la CAIAZZO? Vaffankulo!" sentenziò il
Favone.
- "Eh... sono a Budapest!" asserì l'autistico GRUMO.
- "No no, mio figlio è in Spagna!" indicò la signora Krupnik.
E va be', un po' di pacchi com'è giusto che sia, ma... tutto è deciso... no?
- "Bas-ciàs-cia, sodo di duovo Kastrox! Sodo raffreddado, dod veggo..."
E va be', come dicevamo, sarei rimasto tranquillamente a casa.
LO SCALPICCÌO
Se non altro, tutto sembrava definitivamente stabilito e concluso, l'evidenza troneggiava, scolpita a caratteri cubitali nella marmorea perfezione delle mura marroni di un dorato destino: cosa poteva succedere ormai?
Mai sottovalutare il nemico numero uno dei giovani: lo scalpiccìo.
Fu all'alba, mezzogiorno, che notai sul telefonino un paio di chiamate senza risposta da un
numero che non conoscevo. O la
bella Sara Caiazzo
aveva un nuovo numero, oppure si trattava di qualche simpaticone.
Preso dalla curiosità, decisi di inviare all'anonimo un messaggio:
"Ohu, chi sei?"
Risposta:
"Chi sei tu?"
Ok, era un handicappato.
"Sei TU che hai chiamato ME! - risposi
- HANDICAPPATO!!!"
Avevo trovato le parole giuste. Il telefono squillò.
"Pronto! - La voce era femminile, un po' stridula, ma non era la Caiazzo
- Sono l'HANDICAPPATO!"
"Avevo intuito... ma chi sei?"
"Chi sei tu!"
Recidiva...
"Sei TU che mi hai chiamato per prima!!!"
"Ma io non ho mai chiamato..."
"Be', da me è comparso il tuo numero..."
"Aaaaaaaaaah... aspetta... forse sei un amico di Corrado?"
"Corrado?"
Lì per lì non mi veniva in mente nessun Corrado... a meno che...
KASTROX!!!
"Corrado di Torino?"
"Sì! Ecco, è lui, è mio figlio! E mi ha fregato un'altra volta il telefonino! Ma porc... vaff..."
Fine della telefonata.
SI PARTE!!!
Quando capitano siffatti episodi che riconciliano con la vita, la mossa migliore è darne subito notizia al
Favone Grassone,
che infatti apprezzò e commentò:
"Non viene Kastrox? Uhm... ho la febbre... piove... il giorno dopo mi alzo alle cinque... ma sì, vengo, SBORROH!!"
A questo punto, chi ero io per contraddirlo?
"E, per inciso, portami una copia delle foto di Collegno!"
Feci appena in tempo: il fotografo intelligente era già chiuso, però era aperto l'handicappato, quello che stampa i colori a cazzo! I casi della vita.
Solo ventiquattr'ore prima, non avrei scommesso una caccola che saremmo partiti, invece adesso andava tutto alla grandissima: si prevedeva pioggia a catinelle, era una delle ultime date e si preannunciava uguale a tutte le altre, ero così scazzato che
non avevo neanche preso il minidisc per registrare, mi chiedevo chi cazzo me l'avesse fatto fare di portare il culo fuori di casa e la nuova stampa delle foto era venuta veramente una merda. Il Favone invece era così contento che mi era addirittura passato a prendere a Torino.
"SBORROH!" urlò dal finestrino.
Non capivo perché molti passanti ci rivolgessero occhiate stupite.
In fondo, stavo solo salendo su una Panda verde fluorescente condotta da un grasso e pelato personaggio che urlava
"SBORROH!" in continuazione e tenevo in mano una giaccavento invernale nonostante la temperatura esterna fosse superiore ai 25 gradi ed il sole spaccasse le pietre.
"Non so se il concerto è al chiuso o all'aperto - spiegai al largo pilota
- La
Bolbo
non mi ha risposto,
Max Kava
mi ha risposto BOH..."
"Mmmm... che schifo, sarà pieno di zanzare!"
"Tranquillo, col tempo che farà da quelle parti, saranno ibernate!"
In effetti più andavamo verso Cuneo più il tempo peggiorava.
"Pensa che non ho neanche la macchina fotografica... - disse il Favone
- Di 'sti concerti ne ho piene le palle!"
"Ah... se è per questo io non ho il minidisc..."
"Non hai il minidisc? Mmm... pensa se partono con un inedito e l'acustica è ottima!"
"Ma va, sarà in un posto del cazzo, al chiuso, e faranno la solita scaletta di merda!"
CACCIA AL TESORO
Trovare il posto del cazzo fu molto divertente: in tutta Saluzzo non c'era nemmeno un manifesto. Anzi,
uno
c'era, ma conteneva solo le date di una coverband di Ligabue e di Caterina Farassino.
Solo dopo un milione di giri a vuoto, ci imbattemmo nel fantomatico luogo del concerto: si rivelò essere il
Big Red, un disco-pub nel bel mezzo del nulla.
Il cielo era completamente coperto, il palco era completamente scoperto. La stessa scena pre-alluvionale del
Panino Day 2001.
Commento del Favone Grassone:
"Bah... tanto c'ho sonno... sborroh."
"Scusate - chiesi ai pochi autoctoni trovati in zona
- ma stasera c'è il concerto?"
"Boh... tornate per le sette, ché tanto prima c'è nessuno!"
Ci riducemmo a fare un giro per le vie del centro. Secondo il Favone, le strade erano contemporaneamente uguali a quelle di un paese di alta montagna, di un paese di mare e di qualunque zona di Torino, ma questo non gli impediva di gridare
"SBORROOOOOOH!" ogni volta che, seguendo il suo fiuto, riusciva ad avvicinare dei piedi di pheega che vagavano incustoditi per la strada.
"Sono le sette?" mi chiedeva in continuazione, parafrasando
"Farmacista".
"NOOOOOO!!! Non vedi che ancora non piove?"
Alle prime goccioline non ci fu bisogno di ulteriori conferme: erano le sette.
Festeggiammo chiudendoci in macchina davanti all'entrata del Big Red.
La nostra Panda verde fluorescente sembrava una fuoriserie, in confronto alla 126 color sborra che avevamo di fianco: non ne vedevo una così dagli anni 80.
Chi poteva essere l'handicappato che la deteneva?
Il suo nome si rivelò essere
Subash, giovane fava indigena nonchè futuro informatico.
"Ehi, voi due avete in comune la scrittura!" esclamò, attraverso il finestrino.
"Perché?"
"Be', tu, Marok, scrivi sui libri e il Favone vende giornali..."
Ok. Era al nostro livello.
GOCCE VIP
Non appena arrivate le macchine del simpatico complessino,
le goccioline si trasformarono in pioggia torrenziale. Gli Elii contemplarono quindi il palco scoperto, dedussero che tanto non avrebbero mai suonato e si barricarono in birreria a bere come disperati, mentre il buon
Christian Meyer mi salutò dicendomi:
"Sai che non ho neanche una foto in cui suono?"
L'assurdo era che nelle foto che avevo portato al Favone, quelle di
Collegno,
il batterista Bobo non compariva mai... e non era mai successo prima!
Per fortuna, il Favone aveva in macchina anche le
foto del PercFest:
esibì un
primo piano di Christian alla batteria,
e, casualmente, un minuto dopo, il batterista era già seduto sulla Panda verde con noi.
"Figa, sono bellissime, bisognerebbe metterle online! Marok, tu che sei informatico, non ce l'hai un sito?"
Era serio.
Sarebbe stato l'inizio di una lunga conversazione...
Mentre lo stravecchio Bobo narrava di sé e della vita intercalando
"figa" ogni tre parole, le sue mani andavano da sole, rapidissime: in dieci secondi avevano provato tutte le possibili combinazioni dei sei tasti che confinavano con il volante della Panda, di fronte allo sguardo perplesso del Favone Grassone: se lo avesse fatto chiunque altro al mondo, l'avrebbe scaraventato su Mercurio a colpi di bestemmie, di glande e di gas.
Neanche Christian Meyer, però, era soddisfatto: l'unico suono interessante era il clacson. Dura la vita dell'artista.
Intanto, venimmo a sapere che, la sera precedente, gli Elii avevano suonato a Sassari con i Tenores, avevano beccato pioggia tutta la sera e poi, per arrivare lì a Saluzzo, avevano dormito sì e no un paio d'ore, avevano viaggiato tutto il giorno, e l'indomani Cesareo sarebbe dovuto ritornare in Sardegna a suonare con i Four Tiles. In altre parole, erano al massimo della forma.
Decidemmo di berci sopra, così raggiungemmo gli altri in birreria, dove estrassi dalla tasca un regalino per Elio:
un articolo di La Stampa Liguria,
che elogiava la performance lirica del cantante al
carnevale delle bestie di Cervo.
"[...] La voce dell'indignazione è quella dell'imperiese Alberto Carli: [...] ciò che abbiamo visto è stata una parodia dell'avanguardia demenziale e una ricerca di nonsense datati, di scarso effetto [...]. ELIO è SEMPRE ELIO: O LO SI ACCETTA O LO SI ODIA!"
"Nella vita - commentò il sensibile Rocco, singhiozzando
- avrei potuto sopportare di deludere me stesso, di deludere i miei amici, di deludere i miei fans, di deludere la mia famiglia, di deludere i miei figli, di deludere il mondo intero, ma ora non posso più vivere con il rimorso di aver deluso l'imperiese Alberto Carli!"
Un po' per tutti fu un momento di sincera commozione, tanto che scapparono al grido di:
"Si mangia, si mangia!".
Fu così che il Favone Grassone, il sottoscritto e l'handicappato Subash si ritrovarono soli ed abbandonati in mezzo al nulla. Cosa fare in un tale drammatico frangente?
"Mangiamo!" intimò il Favone Grassone.
Chi eravamo noi per contraddirlo...
Una birra annacquata ed un panino al cemento (per il modico prezzo di dieci euro pro capite!) ben presto ci riconciliarono con la vita, mentre, al di là di quella barriera trasparente che i terrestri chiamano vetro, il prato era ormai diventato uno stagno melmoso, con tanto di coccodrilli, piranha ed iguane.
In compenso il batterista Bobo di tanto in tanto faceva capolino al nostro tavolo per risollevarci il morale.
"L'unica giornata peggiore di questa l'ho passata sopra Biella, quando mi sono perso in montagna!"
"Ah... io sono di Biella!" commentò il Favone.
Ce l'eravamo giocato, il buon Christian. Probabilmente per sempre.
PROSPETTIVE
Verso le dieci, sembrava piovesse un po' meno, così ci avventurammo al di là della tettoia.
"Non me ne fotte un cazzo se non suonano! - gridai al Favone Grassone
- Prima di tornare a casa devo toccare la transenna della prima fila, se no vaffankulo!"
Detto fatto, mi spalmai sulla transenna e rimasi lì a fissare il palco vuoto.
"SBORROH!" fece eco il Favone, che non poteva esser da meno.
"Eccomi!" aggiunse Subash, che non poteva esser da meno.
"ECCOCI!" gridarono dieci sconosciuti, che non potevano esser da meno.
In meno di cinque minuti, cento persone che non potevano esser da meno si ritrovarono schiacciate contro la transenna.
In un quarto d'ora, c'era il pienone completo:
Foffo
ed i tecnici rimasero pietrificati, convinti com'erano che ormai
"un si sarebbe più fatto nulla!".
Visto che la pioggia aveva praticamente smesso, salirono sul palco per verificare se, nonostante l'acqua, ci fosse la possibilità di montare gli strumenti.
Il soundcheck durò circa un minuto, poi si spensero le luci e niente più.
Tra la gente si insinuavano le ipotesti più leggendarie sul totoconcerto, anche perché quelli dietro di noi con tutta probabilità avevano anche pagato il biglietto per entrare e, se non si fosse fatto nulla, difficilmente se ne sarebbero fatti un perché.
Poco dopo le undici, nel buio, si distinsero profili molto familiari.
GO!!!
"INCOMINCIAMO CON IL ROCK!" urlò Elione saltando sul palco.
I primi accordi non lasciarono dubbi: era
"NO GIANNI NO".
Non la facevano da tre anni... e l'acustica era ECCEZIONALE.
"Complimenti, Marok! - sentenziò il Favone Grassone
- È stata una bella idea non avere portato il minidisc!".
"Uhm... sì... - risposi
- ma nella vita ho fatto anche di peggio... ad esempio sono nato!"
La sola scelta azzeccata della serata si rivelò l'avere portato la giaccavento polare, unica arma per combattere
contro il clima glaciale (ed ugualmente perdere, ma con dignità).
Intanto, la scaletta proseguiva con
"Cassonetto",
"Nudo e senza cacchio",
"Il vitello dai piedi di balsa",
"Servi della Gleba",
"La vendetta del Fantasma Formaggino", gli inediti
"Philippino Rock" e
"La pena di Morte",
"Burattino Senza Fichi", una
"Supergiovane"
inneggiante ai
"Peli di figa pieni di sborra", il tutto contornato da una valanga di cazzate come non sentivamo da un pacco di tempo-o-oh.
Acustica sempre perfetta.
Davvero una buona idea non avere portato il minidisc.
Il consueto intervallo e i bis
"Largo al Factotum",
"Litfiba tornate insieme" e
"Tapparella" videro la fine del migliore concerto del tour 2002.
Eh sì. Davvero una buona idea non avere portato il minidisc.
E si era fatta l'una e mezza.
Il Favone aveva la febbre, doveva guidare fino a Biella e il giorno dopo si alzava alle cinque sborroh, gli Elii avevano un sonno arretrato che avrebbe ammazzato un agglomerato di elefanti, un po' tutti avevamo paura di incontrare la Caiazzo che per ragioni misteriose non si era ancora vista, ma non
si sa mai, così non provammo nemmeno ad andare dietro le quinte e schizzammo a casa, stanchi ma felici per l'indimenticabile avventura.
Non prima però di aver salutato con gioia il manipolo di perfetti sconosciuti che aveva visto me al Night Express ed il Favone Grassone su internet: ognuno ha gli spettacoli che si merita.
E voialtri, nel dubbio, andate tutti affankulo... soprattutto se avete portato il minidisc.
Del resto, Elio o lo si accetta o lo si odia.
Che vita di merda.
Vaffankulo