Quella domenica mattina, finalmente, riuscii a dormire.
Sarà il meccanico spappolante che se n'era finalmente andato affankulo, sarà il sonno arretrato che aveva avuto la meglio, fatto sta che mi svegliai di buon mattino a mezzogiorno e mezza, finalmente riposato, e... trovai un pacco di
chiamate senza risposta da parte di un individuo a caso:
il Pastrano.
Ero molto in dubbio se richiamarlo o meno, perché una sua telefonata prima dell'alba poteva significare solo una cosa: GUAI.
Mi richiamò lui dopo pochi minuti.
"Marok, tu hai la patente?"
"Sì, ma non ho mai guidato se non a scuola guida e sono stato giudicato il peggiore da quando l'avevano aperta agli inizi del secolo i signori Ford. In pochi metri, sarei in grado di autodistruggere anche un carro armato con il cambio automatico viaggiando su una pista ciclabile in città, a Ferragosto!"
"Ah... va be', niente..."
Pensai di averla scampata, e invece... altra telefonata.
"Marok, siamo nei casini, dobbiamo accompagnare dei musicisti alla stazione di Alassio e bisogna essere in due! Puoi venire con me?"
Anche oggi, a Laigueglia c'era un assurdo clima di città, afoso e nuvolo, e in spiaggia mi sarei rotto i coglioni. Poi, mandare il Pastrano affanculo così presto sembrava brutto, le cose belle bisogna farle con calma!
Così, seppur un po' scazzato, mi ritrovai sedimentato nella Pastranomobile (per fortuna, non era obliqua!); destinazione l'albergo in cima alla collina, dove risiedeva
Shawn Monteiro. In un modo o nell'altro, c'entrava sempre lei.
MISSIONE ALASSIO
La missione era raccattare lei ed un altro musicista e portarli ad Alassio a prendere il treno, in macchina, perché il taxi costa e il pullman richiede capacità paranormali.
L'impresa non sembrava poi così ardua, la cantante ci aspettava puntuale sotto l'albergo, pensavo avesse dieci chilometri quadrati di valigie invece erano solo un paio, eppure il Pastrano continuava a coniare insulti contro tutto ciò che aveva incontrato nel corso del lungo cammino della vita, seguendo un rigoroso ordine cronologico.
Proprio non capivo il perché di tanto pessimismo...
"E l'altro musicista? Deve ancora arrivare?"
Il Pastrano mi spiegò che l'altro non aveva voluto dormire lì perché era solo un "tre stelle", e quindi gli faceva schifo: gli avevano dovuto pagare una camera all'Hotel Splendid, che, oltre ad essere l'unico albergo "quattro stelle" di Laigueglia, era anche in mezzo al budello, in piena isola pedonale.
Il nostro pilota non si fece grossi scrupoli, rasò via qualunque forma di vita si trovasse sulla sua traiettoria, fermò la macchina in mezzo a una piazza e mi disse di correre a chiamare il musicista, che ovviamente davanti all'ingresso non c'era.
Entrai all'elegante Splendid sfoggiando l'abbigliamento e la raffinatezza di un senzatetto della stazione. La tizia al bancone mi guardò un po' con aria stupita, forse pensando che le volessi vendere qualche accendino, poi mi rispose che dalla stanza non rispondeva nessuno.
"Starà ancora dormendo..."
Tornai alla macchina e comunicai alla ciurma che il nostro amico era beato ospite delle soavi braccia di Morfeo.
Mancavano venti minuti alla partenza del treno, il Pastrano eruttò un'intera vagonata di bestemmie e si lanciò di corsa verso l'albergo, per poi tornare qualche minuto dopo con il responso professionale: "He is sleeping!"
Shawn ci disse che lei partiva comunque e di abbandonarlo al suo destino.
Quel tizio mi iniziava a stare simpatico.
Decollammo a razzo verso la stazione di Alassio.
In Liguria, almeno d'estate, i treni arrivano sempre in ritardo, quindi avremmo anche potuto fare a meno di picchiare a sangue la vecchia troia cicciona in coda davanti a noi, però ci saremmo persi parte del divertimento; così, riuscimmo a caricare al volo cantantessa, armi e ritagli sul treno, prima che partisse per destinazione ignota.
MISSIONE HANDICAP
Felici per la brillante soluzione dell'incarico, ci abbioccammo in una birreria davanti al Muretto, fingendo di dimenticarci che c'era ancora da tornare a Laigueglia, prendere l'altro handicappato e riportarlo ad Alassio a prendere il treno.
Ormai si erano fatte le tre, il Pastrano mi disse che doveva andare ad organizzare i seminari del pomeriggio e che quindi non aveva tempo di fare da balia agli handicappati, così delegò il piacevole compito ad uno degli Angelo & Friends, alias
il giovane Max.
Il giovane Max, dal canto suo, ne fu davvero felice, le sue prime e uniche cinque frasi furono:
"ODIO guidare!",
"ODIO guidare a Laigueglia!",
"ODIO guidare a Laigueglia con questa macchina di MERDA!",
"Gli stranieri mi stanno sul cazzo perché PARLANO STRANIERO!" e
"Vaffankulo!".
Dopodiché, si spense in un duraturo silenzio.
Come ampiamente previsto, una volta arrivati allo Splendid potemmo constatare che del suonatore handicappato non c'era traccia alcuna. Erano le tre e mezza, probabilmente stava ancora dormendo.
La tizia alla reception, che evidentemente non vedeva l'ora di sbatterlo fuori, mi diede il numero della camera e vi allegò la licenza di uccidere, purché ci pensassi io a traslarlo fuori con qualunque mezzo legale o illegale a mia disposizione.
Sinceramente, il fatto che lui perdesse il treno non era in cima ai miei pensieri; così, una volta davanti alla porta della stanza, bussai una sola volta, dissi:
"Hey, the train is leaving!" ed aspettai risposta.
Se non fosse arrivata entro un minuto, me ne sarei andato e sarebbero stati cazzi suoi.
Dopo cinquanta secondi, arrivò uno strano mugolio, e la porta si aprì.
INCONTRI RAVVICINATI
Mi si presentò davanti un vecchio con la pelle scura, parzialmente svestito. Camminava con un bastone, intorno a lui un cumulo di rovine che fino alla sera prima con tutta probabilità erano una camera d'albergo. Vi ricordo: "quattro stelle".
Lenzuola, marmellata, liquidi, salse varie e vestiti erano un agglomerato inestricabile che saturava ogni angolo della stanza o di ciò che ne restava. Le valigie erano tutte aperte, e dentro si vedevano avanzi di cibo mischiati a mutande e bottiglie.
Anch'io da grande voglio diventare così.
Decisi di impegnarmi con tutta la mia arte retorica affinché gambalesta prendesse il treno del pomeriggio: "Let's go, the train is leaving!"
Mi guardò con aria interrogativa, poi se ne uscì con un: "Oh...", chiuse alla meno peggio le sue quattro valigie e si incamminò zoppicando verso il corridoio, mettendosi in testa un cappello da cowboy.
Spinsi le valigie fino all'ascensore, mentre l'altro canticchiava e rideva, con lo sguardo perso nel vuoto.
Arrivati alla reception, salutammo la tipa, che chiese: "E le chiavi?"
"È americano!" spiegai.
"Ah... and the keys?"
"Oh... - rispose lui - the keys... in the bed... MAYBE!"
Sorrisi alla tipa con l'aria sicura di chi sa che, comunque vada, fottecazzo, e trascinai vecchio e valigie fino alla macchina.
Max non proferiva più parola, ormai mormorava solo bestemmie, una specie di litania sussurrata che ci accompagnò per tutto il viaggio fino alla stazione di Alassio, mentre nonno sprint non capiva, guardava il mare e rideva.
Sapevo che i musicisti sono un po' suonati, ma questo li superava tutti.
Lo parcheggiammo al binario, gli scaricammo i bagagli e gli dicemmo che il treno sarebbe arrivato più o meno tra quaranta minuti.
"Oh no! I can't stay here forty minutes! Nooo! Let's go walking..."
Andare a fare un giro. Con valigie e zoppo al seguito!
Panico!!!
Max, che non sapeva una parola di inglese, prese la situazione in pugno e disse: "Oh... BAR?"
GOOD SUGAR IN ITALY
Ci spiattellammo al bar della stazione, col vecchio che si guardava intorno e diceva: "All beatiful here... look: hills, sea..."
Colline. Mare. Ed eravamo dentro la stazione.
Lo scortammo al bancone per aiutarlo ad ordinare qualcosa, ma si rivelò perfettamente in grado di prendere decisioni autonome e responsabili e di comunicarle agli autoctoni: ordinò TUTTO quello che c'era di pronto e lo buttò dentro una delle sue valigie.
In più chiese anche un cappuccino.
Però con quattro bustine di zucchero.
"Oh... - esclamò, con gli occhi rivolti al cielo - GOOD SUGAR IN ITALY!"
Non ce la facevo più, a furia di trattenere le risate mi stava venendo da piangere ruttare e scorreggiare contemporaneamente, mentre Max faceva finta di essere una statua di cera e i passanti osservavano e ridevano.
Prima di allontanarci dal bar, il vecchio prese le ultime brioches dal bancone e le infilò in valigia insieme al resto, per poi abbioccarsi sulla panchina davanti al binario.
E i guai erano appena iniziati.
GLOBALIZZAZIONE
Alla stazione di Alassio, avremmo dovuto prendere un batterista francese e portarlo in macchina a Laigueglia.
Peccato che il suo treno stesse per arrivare, mentre quello del nonno era ancora fermo dalle parti di Ventimiglia.
Così Max, che odiava guidare, odiava guidare quella macchina di merda, odiava guidare quella macchina di merda a Laigueglia, odiava gli stranieri perché parlano straniero e vaffankulo, portò in macchina il francese fino a Laigueglia, tornò a prendere me alla stazione di Alassio e mi riportò a Laigueglia.
Quest'ultima fu un'idea tutta sua, io gli dissi che potevo anche tornare in pullman come i normodotati, ma lui insistette per accompagnarmi in albergo, tanto era una giornata di merda e quindi non c'era nessun motivo per renderla migliore.
Una volta a Laigueglia, misi il telefono in modalità ignore e mi biodegradai sulla spiaggia del molo per un'oretta. Verso le cinque incontrai l'autistico Grumo, con il quale avevo appuntamento più o meno alle undici e mezza.
"Ah, eccoti, Marok! Il Pastrano mi ha detto che eri ad Alassio ad accompagnare un NEGRO ZOPPO DI MERDA!"
Quanta poesia in tutto questo.
IL PIATTO CHE RIDE
Ci spostammo in piazza della libertà, eravamo ancora in tempo per il seminario del buon
Christian Pastetli Meyer.
La sera precedente, si era fatto il concerto a Tregnago con Elio e le Storie Tese.
Oggi era qua, carico e felice!
Avrà attivato il cheat mode dell'invulnerabilità.
Il seminario, ahimé, era iniziato un po' in sordina, perché a quell'ora c'era pochissima gente; poi la Frappa fece il suo ingresso nella piazza in costume... e l'indice di gradimento dei presenti subì una misteriosa impennata. Fatto curioso!
Tranquilli,
un professionista serio
non si lascia distrarre da queste cose.
Per la cronaca, lo spettacolo (non la Frappa, l'altro) si chiamava
"il piatto che ride", ed era articolato in varie parti, di cui una a quiz:
Ellade Bandini
e Christian suonavano con la batteria dei brani più o meno famosi e bisognava indovinarli.
Una sfida impossibile per qualunque essere normale.
Quindi, non per Grumo.
"AGAMENNONE!" urlò l'autistico, non appena Christian accennò
"Tico Tico".
La risposta sarebbe anche stata giusta, peccato che il batterista di Elio e le Storie Tese ignorasse completamente che i suoi compari avessero mandato in onda in radio
questa roba qua e l'avessero chiamata Agamennone.
La logica conseguenza fu che Grumo venne dichiarato pazzo ed internato.
PUBBLICHE RELAZIONI
A pochi minuti dalla fine, al seminario di Christian Meyer era apparso anche FotoAldo.
"Marok, ti ho portato le foto di ieri! Son venute bene!"
"Ottimo! E le mie invece?"
"No, dicevo le tue foto! Stavolta son venute, ce l'hai fatta!"
Era vero! Miracolo!!! Sborroh!!!!!!
Nel frattempo, la persona con il maggior feeling verso l'autistico Grumo risultò comunque la Frappa.
Passò ore a raccontare a Grumo di tutti i suoi travagli amorosi dalla sua nascita fino al giorno d'oggi, per poi rivolgergli la fatidica domanda:
"Grumo, mi parli della tua vita sentimentale?".
"Ah... allora ho già finito!".
E si erano fatte le sei e mezza. Mi avviai verso il magazzino per riaprire il banchetto del merchandising, ma la porta era spalancata e il numero di magliette era ovviamente dimezzato.
Stranamente, però, nessuno si era fottuto i cd: anche i ladri, evidentemente, cercavano gli
"High Five Quintet". Buongustai!
In cotanto sfacelo, l'unico diversivo di tanto
indefesso lavoro
fu la compagnia di Angelo & Friends e dei due concorrenti biellesi, a cui raccontai la mia mattinata.
"Marok - mi chiese Angelo - ma dì la verità, un po' ti sei divertito..."
"MINCHIA VAFFANCULO CAZZO!!!"
Non mi fecero altre domande.
"Ok, il nostro prossimo pezzo si chiamerà GOOD SUGAR IN ITALY!" commentò
Andrea Beccaro
Ho sempre pensato che la mia vita avrebbe potuto ispirare l'opera di grandi artisti.
Prima che la piazza si riempisse completamente, montammo il banchetto del merchandising vicino al mixer. Il concorso Percfest era finito e con lui il mio posto in prima fila, così piantai le mie radici nell'angolo del merchandising, allietato dalla compagnia di Mumble, di Mulder, di Rese, ma soprattutto della Frappa, che era sempre un bel vedere.
MUSICA!
Anche l'inizio della serata finale fu all'altezza delle aspettative. Diedero il via Marco Fadda, Dado Sezzi ed i loro allievi, presentati da un presentatore d'eccezione:
Elio.
Tutto molto bello, finché i due maestri non pensarono di spendere una ventina di minuti nella spiegazione della differenza tra il basso a sei corde ed il disco armonico.
Obbligatorio l'intervento di Elio:
"Ho un dubbio... ma a voi, caro pubblico, ve ne frega qualcosa?"
Seguì lungo applauso, poi
Alessandra Belloni si scatenò sul palco, col nostro amico biellese
Riccardo Ruggeri,
in ottima forma; l'esibizione dei vincitori dell'anno precedente era tradizione consolidata, ma quest'anno avevamo fatto il bis!
Subito dopo, apparve la formazione più assurda che potessimo immaginare: la
Panchineria!
Erano originari del Cusio (la punta Nord del Piemonte, vicino al Lago d'Orta) ed era la prima cover band della
"Drummeria"... però suonavano su una panchina. Era oltre le mie fantasie più malate, massima stima!
Per finire,
Patrice Heral con
Maria Pia De Vito in
"Hamigdalà Duo".
Per carità, bravo Patrice Heral, brava Maria Pia De Vito, ma stavano tirando avanti all'inverosimile, erano le 23:45, a mezzanotte bisognava staccare e doveva ancora salire sul palco
"The Great Naco Orchestra": eravamo seriamente preoccupati che il gran finale venisse tagliato.
Per fortuna, i vigili chiusero un occhio e i musicisti della storica band del PercFest poterono salire sul palco e perseverare fino alla mezza, per la gioia dei nostri padiglioni auricolari.
Vedere una trentina tra i migliori musicisti italiani ed esteri suonare insieme sullo stesso palco può rendere felice la vita di un individuo, seppure ipocefalo; e il finale con
"Dream" è una di quelle cose che non si scrollano più di dosso, un po' come quelli che ti chiedono se sei Marok del sito di Marok, un po' come quelli che ti chiedono della rissa al Night Express, un po' come la voglia di fuggire dal lavoro e cazzeggiare per tutta la vita, un po' come l'handicap che è in tutti noi.
AFTER
Forse però era tardi per le riflessioni filosofiche, era ora darsi da fare, era ora di ubriacarsi.
E così la compagnia riunita, concorrenti vincitori e trombati, Angelo & Friends, il Pastrano, Grumo, Rese, ma soprattutto la Frappa, si radunò prima da Mayflower e poi da Pacàn per l'assimilazione progressiva incontrollata di qualunque cosa contenesse alcool, droga o fosse almeno parzialmente nocivo alla salute.
Contro ogni previsione, alla nostra allegra compagnia si aggregò persino FotoAldo, che al concerto aveva fatto pacco. Finalmente, avremmo potuto avere delle foto delle jam: in un mondo perfetto, sarebbero tutti andati via e non avrebbe suonato nessuno. Per fortuna, invece, sembrava che tutti avessero ancora parecchia voglia di spaccare i decibel:
Dado Moroni,
Dado Sezzi,
Marco Fadda... e persino
Cesare Pastanella,
il concorrente segato la prima sera, che rimase fino alla fine!
Rimanemmo lì fino alle prime luci dell'alba, tranne Grumo che all'una disse che aveva sonno e se ne andò a dormire; e tranne Rese e la Frappa, che di sonno non avevano ma di meglio da fare indubbiamente sì.
Era l'ultima notte a Laigueglia, l'ultima notte di festa, mare, musica e pheega prima del ritorno alla grigia monotonia della città. Con che coraggio il giorno dopo avrei potuto ripartire? Tutto si poteva riassumere in un unica, inequivocabile ed inevitabile espressione: vaffankulo.