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Domenica 30 giugno 2002 - il Pastrano e la fine
La sana brezza marina, le avvincenti biografie di Grumo ed i sonori rutti al lardo e miele del Favone Grassone ci avevano resi stranamente mattutini: era appena mezzogiorno e ci eravamo già svegliati, alzati e mandati simpaticamente affanculo.

Da quando aveva saputo che c'era Christian Meyer che faceva "Fitness, che Ritmo!" in spiaggia, anche la larga Fava trascinava di buon grado sul litorale la sua larga carcassa. A dire il vero, Grumo e il porko sottoscritto avrebbero preferito incontrare in spiaggia la Bolbo o qualche altra bellezza locale in perfetto stile Mayflower, ma a questo mondo ognuno ha i suoi gusti.

In ogni caso, arrivammo appena in tempo per vedere che tutti se ne stavano andando. Il nostro rotondo compare già meditava il suicidio e così, per consolarlo della mancanza di Christian Meyer e del suo sassofonista preferito (nonché sosia!) Michael Rosen - non vi ricorda qualcuno?Michael Rosen, decidemmo di tenergli compagnia durante la consueta maratona gastronomica: quest'oggi avrebbe avuto come protagonista l'unione in un solo piatto di tutti i pesci del Mediterraneo, ma anche del mondo.

Lungo la strada, raccattammo anche un manipolo di biellesi amici del Favone, tra cui i simpatici vincitori del Percfest.
Dopo la vittoria si erano ovviamente bevuti il cervello, al punto da cimentarsi in un extra unplugged al telefono con il giovane Sanfru.

"Pronto, Marok! Sto arrivando a Laigueglia, dove siete?"
"Ciao Sanfru! Come vmmmmmmm xxxxx kzkkkkkkkxxx kkzzzzzzzz bumbumbumzlmnalnk annefelalaenfln"
"Come dite? Non capisco..."
"Sei sordo??? Piazza M A R C O N I ! M A R C O N IIIIII ! M A R xxxxx kzkkkkkkk xxxkkzzzz bumbumbumzlmnalnk annefelalaenfln..."


In piazza Marconi in quel momento c'eravamo davvero. Però il ristorante scelto dal Favone era in piazza Garibaldi e così, seppure a malincuore, ci dovemmo allontanare. Peccato.

Il ristorante di pesce aveva un nome originale: "Il Pescatore". Il pescame misto però era ottimo e le porzioni erano ottimizzate per elefanti, praticamente eravamo nel paradiso del Favone Grassone. A completare l'idilliaco quadretto, la visione di un handicappato che vagava per il budello con un'aria assente e smarrita.

"Ah, ma siete qua...- mormorò Sanfru - Io avevo capito..."
"Ma sei scemo??? Ho detto piazza GARIBALDI!!! G A R I B A L D I!!!"
"Ah..."


Qualche incauto propose al giovane Favone Grassone e Sanfru - clicca per ingrandireSanfru di fermarsi a mangiare con noi, ma l'handicappato si scusò dicendo che non poteva perché in tasca aveva solo 3 euro e gli dovevano bastare fino al giorno dopo.

"Eh... il prossimo anno inizio a risparmiare qualche mese prima, se no niente vacanze..."

Iniziavo quasi a sentirmi normale.
In una vicina birreria, intanto, il popolo brasiliano di Laigueglia assisteva festoso alla finale dei Mondiali. Gli unici diversamente figati che si degnarono di alzarsi e andare a chiedere lumi furono un compaesano del Favone e l'autistico GRUMO, a cui non fotteva un cazzo di calcio, ma voleva partecipare.
Tornati a tavola, a coloro che gli chiesero chi stava vincendo il biellese rispose: "BOH???", mentre Grumo rispose: "Brasile!"
Piuttosto di dar retta all'autistico Grumo, tutti decisero che il risultato era BOH e ripresero a mangiare.
WELCOME TO PASTRANO'S
Passammo il pomeriggio in ozioso cazzeggio, cercando invano di smaltire la ghiotta quanto abbondante pesciata mista, mentre il Favone continuava ininterrottamente a mangiare.
Alla birreria Mayflower era previsto un seminario sul rock progressivo del nostro amico Mario Riggio, alias The Pastrano. Anche lui aveva il suo superpotere: quando cercava di andare diritto, andava obliquo. Così, seguimmo la pendenza e rotolammo al Mayflower.

L'orario previsto era per le cinque e mezza, arrivammo là per le sei e un quarto e non c'era ancora un cazzo di nessuno. Unica eccezione le Le Fave RomaneFave Romane, ricomparse misteriosamente dal nulla.

"Che avete fatto oggi?" chiesi incuriosito.
"Ah... io ho dormito fino alle sei!" rispose Duccio.

Un fitto velo di mistero ricopriva le avventure dei compari Capitolini, quando, finalmente, fece la sua entrata trionfale il protagonista indiscusso della giornata, Mayflower: gli inumani alias il vecchio Pastrano.

"Marok!!! A te ha fatto male la Naja, vero?"

Individuo decisamente simpatico.

Dopo i primi convenevoli, mi disse che gli serviva bassa manovalanza, livello e costo, per un compito di cruciale importanza: togliere e mettere dei cd in un lettore cd.
Credendo che fosse un compito al mio livello, gli comunicai che potevo mettere in pausa dall'attività sessuale una delle mie due mani per il tempo necessario a premere l'eject, purché non avesse mai spifferato a nessuno che avevo accettato di fare qualcosa di simile ad un lavoro.
E così, il Pastrano mi condusse nella stanza dei bottoni, ovvero il bancone del bar, quindi mi pose di fronte ad una pila di cd e mi disse: "Ok, quando ti do il via, parti!"
"Ma... ma... come parti??? E con quale?"
"Ah, tranquillo, sono già in ordine!"


Avvicinatomi al lettore cd ed ai cd, mi accorsi che il tutto era ad un'altezza dal suolo di circa due metri e mezzo, più o meno l'altezza delle barre dei nuovi autobus dell'ATM. Marok DJ Per cui non arrivavo nemmeno a toccare i tasti, figuriamoci a centrare il piatto del cd.
In altre parole: "bassa manovalanza" nel pieno significato del termine.

Qualche centinaio di prove più tardi, vidi che saltellando riuscivo a centrare l'eject con una buona approssimazione, così provai ad inserire i dischi per vedere se almeno l'impianto funzionasse. Fu una mossa molto saggia.
I dischi erano sì ordinati, ma il lettore non leggeva quelli masterizzati: più della metà erano da buttare nel cesso!
Ogni tanto, però, non li tirava neanche fuori: li incastrava nel piatto e l'unica soluzione era randellarlo, saltellando, fino a farglieli sboccare, il tutto dietro lo sguardo incuriosito di Remo e Marina, gestori del locale, nonché padroni dello stereo.

L'unico lato divertente fu che i clienti, vedendomi dietro al bancone, mi lanciavano dei fogli con le ordinazioni: quando arrivava la signora Mayflower e le passavo i fogli, immancabilmente non ci capiva un cazzo e voleva che glieli spiegassi io.
Se fossi rimasto lì un quarto d'ora in più, del glorioso Mayflower sarebbero rimasti solo l'insegna ed il Pastrano impalati all'asta del bancone.
Invece, il tempo era poco ed il seminario fu purtroppo di breve durata.
Un gran peccato perché, nonostante il sabotaggio del sottoscritto e nonostante buona parte del pubblico fosse composto da Fave Ignoranti, fu una gran figata: con l'aiuto di rarità audio-video e chicche varie, il buon Pastrano riuscì a ripercorrere in lungo e in largo la storia del Rock Progressivo nostrano e d'oltralpe, una vera manna per appassionati ed intenditori.

Purtroppo però il magico momento del soundcheck e lo stomaco dei musicisti urlavano al mondo il loro dolore, eleggendo a degno portavoce il Favone Grassone.
Così gli artisti si dileguarono nel nulla e noi diversamente figati ci spostammo in piazza Marconi per prendere possesso delle ultime sedie rimaste, mentre Sanfru giustamente tornava a casa a Genova perché se no la mammina si arrabbiava e non gli dava più la paghetta di 3 euro, il Favone Grassone continuava la maratona alimentare a base del collaudato mix di lardo e miele, e l'autistico Grumo controllava le lastre del pavimento della piazza perché, secondo lui, "c'erano degli errori nei pattern!".
IL CONCERTONE!
Come ogni anno, l'ultima sera mantenne in pieno le aspettative: inizio alla grande con "La DRUMMERIA", ovvero il quartetto di batteristi composto da Ellade Bandini, Maxx Furian, Christian Meyer e Paolo Pellegatti, che ovviamente ci davano dentro come dei bastardi.
La Drummeria

Paolo Pellegatti Max Furian
Ellade ravvicinato Christian sofferente
Il finale... La mascotte
Livello tecnico alle stelle e spettacolo allegro e divertente: alternandosi tra stati di sonno/veglia/ipnosi, i quattro davano luogo ad un simpatico teatrino, immancabilmente sfociato in un assolo allucinante.

Seguiva un altro percussionista, alias l'ottimo Luis Agudo, ed un'esibizione dell'italo-americana Alessandra Belloni.

Tuttavia, solo verso le undici arrivò l'esibizione più attesa, ovvero "THE GREAT NACO ORCHESTRA", tributo al grande percussionista Naco scomparso nel 1996.
The Great Naco Orchestra
Tony Menenes paziente Giorgio Palombino ha visto la luce
Dado Sezzi incontra uno sgabello Marco Fadda incontra una sedia
Pastrano dancing
I POSTUMI
Risentire la Great Naco Orchestra anche quest'anno fu un vera fonte di godimento fisico, così come il The endfinale itinerante sulle note di Dream.

Oltre a dare sfogo alle gioiose rivendicazioni calcistiche del brasiliano Gilson Silveira (ebbene sì, il Brasile aveva vinto, per una volta l'oracolo Grumo non aveva fallito!), le danze notturne finali in spiaggia assolsero ad un compito fondamentale: trovare pheega? NØ, riunire il manipolo di Fave diversamente figate finora sparpagliate per il mondo.

"Ma dov'eravate ieri sera?" chiesi a tutti quanti.
"Ah... niente... noi a Montecarlo! - risposero le Fave Romane - E voi?"
Il mistero diventava sempre più fitto.

L'unico disperso definitivo fu Rese: nessuno ne aveva più notizia e l'unica fonte indiretta che testimoniava la sua esistenza in vita fu la sparizione del suo telefonino dalla nostra camera d'albergo.
Dopo i primi attimi di panico, mi venne l'idea di telefonare al suo numero per vedere se rispondeva lui oppure il signor ladro. Aveva risposto Rese: era ancora vivo.
Come avesse fatto ad entrare nella nostra stanza e riprendersi il telefonino rimarrà per sempre un caso irrisolto dalla scienza.
LUNEDÌ 1 LUGLIO 2002 - IL GIORNO DELL'ADDIO.
Quella mattina il sole finalmente splendeva, in festa per la partenza di Grumo, gli uccellini cinguettavano, in festa per la partenza di Grumo, ed il Favone Grassone imprecava e bestemmiava, perché avrebbe fatto il viaggio insieme a Grumo e perché ci aveva messo dieci secondi ad appallottolare la sua poltiglia e soffocarla nel suo fagocero mentre noi ci stavamo mettendo due ore a stipare i vestiti in valigia. Però, non confondiamo: da un lato, l'autistico perdeva tempo perché seguiva rigorosamente i pattern di un protocollo ordinato; dall'altro, ci tengo a precisare che io facevo comunque tutto a cazzo. Però lentamente.
Per fortuna, fu proprio Grumo a risollevare le sorti della mattinata: "Ops, non ho i soldi per pagare l'albergo e per fare il biglietto del treno... devo andare a fare il Bancomat!"

Il bancomat più vicino (se c'era!) era a venti minuti a piedi dall'albergo e l'handicappato era già partito quando il padrone ci disse che aveva ricevuto da lui in custodia 100 euro più la tessera del pullman.
Furono più che sufficienti per saldare il suo conto, dopodiché il Favone Grassone disse che non aveva un cazzo di voglia di aspettare in albergo il ritorno di un handicappato, che era ora di muovere il cazzo, Favone lardo e mieleabbuffarsi di lardo e di miele e, soprattutto, andare affanculo.

Gli dissi che il programma mi allettava, ma io di sicuro non mi sarei portato a spasso per Laigueglia la borsa di Grumo. E noi eravamo in due. Quindi...

Fu così che gli allegri villeggianti di Laigueglia ebbero la possibilità di assistere all'indecoroso spettacolo di uno squilibrato che procedeva per il lungomare ridendo a crepapelle mentre un largo e pelato organismo trainava in spalla un'enorme sacca dalla forma di un capodoglio obeso e bombardava di calci la borsa di un suo amico tra peti, rutti, insulti e bestemmie contro ogni divinità di ogni religione passata, presente e futura.

Il meglio però doveva ancora venire.
"Ehi, il Bancomat NON FUNZIONA!" ci disse l'espressivo Grumo, incrociato lungo la strada.

E fu così che il Favone Grassone, pur di porre fine alle lamentele dell'handicappato, gli anticipò 50 euro per il biglietto, insistendo perché prendesse l'intercity.
E be', sì, è vero, l'intercity era più caro, ma ci metteva di meno, arrivava direttamente a Milano e... soprattutto... non fermava a Laigueglia: era il modo migliore per eliminare nel minor tempo possibile l'autistico dal raggio di rotazione dei suoi coglioni.

Così il giovane Grumo se la dovette fare in pullman fino ad Alassio (tanto ormai ci era abituato...), mentre il Favone ed il porko sottoscritto prendemmo comodamente il treno a Laigueglia.
Fu una scelta azzeccata: per arrivare fino a Torino, accumulò ritardi degni della nostra diagnosi psichiatrica e ci impiegò qualcosa come QUATTRO ore, fermando in ogni stazione dimenticata da Dio, con tanto di vecchietti affacciati ai balconi che commentavano: "Guarda! Un treno! Si ferma!!!".
Gruppetti pseudoparrocchiali in gita, animatrici lagnose e marmocchi frantumatesticoli ovviamente inclusi nel prezzo.

Nulla in confronto alla sofferenza dei nostri compagni di avventura, alias Ellade Bandini e la mitica Figuereido, finiti nello scompartimento con noi.
D'altronde, nella vita c'è sempre chi sta peggio, ed il fatto che il Favone Grassone una volta arrivato a Torino si sarebbe dovuto fare altre due ore di treno fino a Biella, con un'attesa intermedia di cinquanta minuti, non poteva che rallegrarmi il morale.
Partendo da Laigueglia alle undici e mezza, non sarebbe arrivato a casa prima delle sei.
Però il giorno dopo si alzava alle cinque sborroh: non poteva lamentarsi.

Ma la vita è fatta anche di queste soddisfazioni, ed è bello pensare quanto fugaci siano sette ore ininterrotte di rutti, peti, sborroh e bestemmie in confronto ad una vita intera di animal-bondage-teenage-insect love ed alla contemplazione di quel lento ma inarrestabile biodegrado del nostro organismo che suggerisce come la vita non sia che una splendente costellazione di eventi misteriosi ed inesplorati, miriadi di lucciole nel buio dell'infinito che, unite dalla nostra fantasia e dai nostri sogni, andranno un giorno a disegnare un unico, enorme, invitante, caldo e fumante universo di merda.
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