-----Messaggio originale-----
Da: Grumo
A: Marok
Data: martedì 5 marzo 2002 23.38
Oggetto: Storia d'amore e d'anarchia
Marok,
organizziamo una Roma (verso fine marzo)
per vedere lo spettacolo teatrale?
Fu questa mail all'apparenza innocua, questo raro impulso cerebrale scaturito dall'unico neurone del giovane
Grumo
a risvegliare le giovani fave ormai in letargo. L'impetuoso vento del nostro destino, dopo mesi di esilio, si preparava a soffiare l'ennesimo peto: aveva inizio la...
MISSIONE ROMA!!!
IL PERCHÉ
Cosa poteva attirare al Teatro Eliseo i giovani corpi di un manipolo di Fave Ignoranti?
"Storia d'amore e d'anarchia",
commedia musicale di Lina Wertmüller, che vedeva come protagonisti Giuliana De Sio e nientepopòdimenoche... il grande Elione!
Potevamo perdercelo?
Ma ovviamente no!!!
"Ciao mamma! - esclamai
- Domenica vado a Roma!"
"A Roma? A fare che???"
"Eh... c'è Elio..."
La Voce della mia Coscienza sospirò e rispose:
"Senti, secondo me tu hai un embolo in testa. Non è meglio se facciamo una TAC?"
L'ORGANIZZAZIONE
"Ciao
Leesa! Sai che domenica 24 scendiamo a Roma?"
"Eh... domenica 24 non ci sono..."
"Cazzo, mi spiace! Non sai se c'è qualcuno che ci può prendere..."
"...i biglietti? Ahahah!"
Riassumendo, Leesa
"Ahahah!",
Duccio in vacanza sulle Alpi e la
Cicalona che, conoscendola, sarebbe andata a prenderli l'anno prossimo: tre piccoli vertici per l'infinitaedro dell'handicap, un insondabile mistero per l'umanità.
Per fortuna, mi accorsi che il teatro Eliseo aveva anche la biglietteria on line: a Roma sono troppo avanti!
Domenica 24 lo spettacolo non c'era, selezionai sabato 23, tutto contento cliccai sul pulsante OK e finalmente...
"inserire codice carta di credito"!
Ho carta di credito io? Ma ovviamente no!
"Ciao
Grumo! C'è un piccolissimo contrattempo... hai la carta di credito?"
Il giovane Grumo passò la serata intera a cercare di capire come funzionasse il sito, una lotta tra reciproci handicap sanguinosa e violenta; ad ogni tentativo, Grumo riservava posti per un reggimento e puntualmente non gliene veniva dato nessuno. Solo a tarda notte, un paio di microtagliandi fu trionfalmente nelle nostre mani!
Ragazzi fortunati.
Nel frattempo, avevo prenotato una doppia nell'unico albergo rimasto libero in tutta Roma:
l'hotel Acropolis. Stranamente, costava un cazzo ed era dietro la stazione...
"Mah, sarà un caso!" dicevo, ma pensavo...
I PACCHI
Certo mi scazzava scendere in due soli, così cercai di reclutare altri handicappati, con esiti immancabilmente disastrosi.
"Fosse Lourdes avrei almeno una speranza, ma così ...."
firmato:
Iko.
"Eh no, il 22 c'è un mega festone dalle 19 alle 2, con johnson righeira, altri artisti (general elektrik, ecc), un gruppo live, una decina di tizi che fanno installazioni artistiche..."
firmato:
Max Kava
"AHAHAHAHAHAHAHAHAH albergo??? ahahahahaha"
firmato:
Gnapppo
"Ma sei sicuro che il treno è gratis?"
firmato:
Rese.
"Minghia, se vengo, a Roma c'è una che dormo da lei e me la trombo pure! Sborroooooooh!"
firmato:
Favone Grassone.
Sbigottito dall'inaspettata prontezza del grasso personaggio, contattai prontamente Grumo per dirgli di fare un terzo biglietto.
"Ah, e perché devo farlo io?"
"Perché il Favone non ha la carta di credito..."
"Hmm... e se mi beccano il codice?"
"Be', ma l'hai fatto per noi due..."
"Eh, una volta ok, ma un'altra..."
Ci volle un'intera giornata a convincere l'handicappato, giusto il tempo che tutti i posti in platea fossero esauriti, così il Favone Grassone finì al piano di sopra! E noi zitti, sotto. D'altronde, lui dopo andava a ciulare dalla sua amica...
"Ciao stronzo, sono il Favone Grassone! Ti ricordi quella mia amica da cui andavo a dormire? Be'... ha un matrimonio... il suo!"
SI PARTE!!!!!
E fu così che all'Acropolis la doppia diventò tripla; ed un largo e pelato individuo, che da poco aveva rinnovato il contratto alla sua mano, si sedette accanto a me su un regionale diretto a Milano!
Lo so cosa state pensando: passare da Milano per andare da Torino a Roma è la più solenne delle minchiate! Ma vi sembriamo normali noi?
Di fianco, tre troie nigeriane ci squadravano schifate. Peccato.
Qualche chilometro e duecento sborroh dopo, il buon Grumo scrutava i binari della stazione con lo sguardo della piccola vedetta lombarda in attesa dei suoi due compari che non arrivavano mai.
Ci fossilizzammo a due centimetri da lui e lo contemplammo, fermi e inebetiti.
Questa scena andò avanti per circa cinque minuti, dopodiché il Favone urlò:
"GRUMOOOOOOOOOH!"
L'imbalsamato ebbe un guizzo.
"Oh ciao!"
"Ma non ci avevi visti?"
"No, perché?"
Il primo treno per Roma partiva solo un'ora e mezza dopo, così avremmo avuto tutto il tempo di cazzeggiare allegramente per la grande città, ma
il Favone ci obbligò ad andare sempre dritto, perché aveva paura di non riuscire più a tornare indietro.
"Cazzo, Milano è uguale a Torino!" esclamava il largo, imprecando di fronte a strade con più di due corsie.
"Non è vero! - risposi
- A Torino ci sono i quartieri arabi, qua c'è quello cinese!"
"In effetti, mi piacciono le orientali! - ammise
- Per loro, tutti sono superdotati... e io normodotato!".
Sono cose che fanno pensare, così come ci fecero pensare le puttane del treno, reincontrate dall'altro lato della strada: anche loro andavano sempre diritto.
"In ogni gruppo c'è un po' del Favone Grassone!" pensavo osservando le troie, prima che l'Eurostar traslocasse la nostra malattia mentale in direzione Sud.
Intanto,
Grumo si rivelò custode di un'immenso potere: più stavamo con lui più il tempo peggiorava. Il sole torrido di Torino era un ricordo ormai lontano, il vento ghiacciato di Milano una timida avvisaglia, le nuvole di Bologna un sostegno ai nostri sospetti, il cielo di Firenze il presagio dell'Apocalisse.
Ad allietare l'attesa i ritratti del Favone Grassone e le ottocentocinquantasette telefonate della
Caiazzo.
Se avessi avuto un centesimo per ogni volta che il Favone grassone era riuscito a darle della troia in quattro ore di viaggio, a quest'ora sarei Presidente del Consiglio. E a lei piaceva! Misteri della neurologia.
Una volta a Roma, constatammo come Grumo avesse portato il gelo anche nella Capitale, in tutti i sensi:
le Fave Romane ci avevano tirato pacco all'unanimità!
In compenso, il Favone aveva di nuovo paura di perdersi e voleva che andassimo sempre diritto; per fortuna, il nostro albergo era subito dietro la stazione, e CHE albergo:
la nostra camera era composta da ben sei letti, più un interruttore della luce sradicato, più qualche amico coleottero, più i gas del Favone Grassone.
Non c'era tempo per le foto di rito, così ci fiondammo in strada per dirigerci al teatro.
"Uffa, Roma è identica a Milano!" sbottava il selvatico Favone, di fronte a strade con più di due corsie.
"Ecco il teatro!" esclamai, comparando la mia cartina con una specie di cattedrale, dall'altro lato della strada.
"Ecco il teatro!" esclamò il Favone, osservando l'insegna
"Teatro Eliseo" larga un chilometro e alta due, che distava mezzo metro dal nostro naso.
"Dove?" chiese Grumo.
MAI DIRE TEATRO
Entrammo all'Eliseo con aria circospetta, ma Grumo sapeva il fatto suo, si avvicinò con fare sicuro al bancone e disse: "Noi abbiamo prenotato via Internet..."
"INTERNET?????????" strillò la cassiera, con aria sgomenta.
Davanti a lei, una tappezzeria di manifesti e adesivi ripeteva logorroica: "prenotate i biglietti on line!"
"Be'... sì... - sussurrò Grumo - c'era scritto... che... si poteva..."
"Mah... - sbottò quella, guardando la collega - che facciamo?"
"Boh... - rispose l'altra - prova a guardare..."
Le due tipe contemplarono a lungo i fogli su cui Grumo aveva stampato la prenotazione, capirono che forse esisteva davvero un mondo in cui si prenotavano i biglietti on line e, per calcolo quantistico, poteva anche essere questo. Così con aria pietosa ci elargirono i preziosi tagliandini.
"Lo spettacolo inizia alle otto e mezza!" ci dissero.
"Ok, andiamo a mangiare!" sentenziò il Favone, dirigendosi a passo di troll verso l'uscita.
"Ah, non ti preoccupare! - lo rassicurò Grumo - Qua a Roma conosco un posto che fa per noi!"
L'INCONTRO
Cartina alla mano, ci arrampicammo lungo una salita dietro via Nazionale, quando il Favone Grassone ebbe un sussulto, si girò verso un passante e gli urlò: "AVVOCATOOOOOOH!!!!!!!"
Quello si voltò, vide l'enorme essere in tutta la sua mostruosità e rimase qualche minuto a fissarlo allibito.
"No... ho sbagliato!" esclamò, il Favone, riprendendo il cammino come se niente fosse successo.
GIOIA MIA PISCIAPIANO
Ridendo come disperati, ci fiondammo nel
"posto che fa per noi" di Grumo,
ovvero la pizzeria
"Gioia mia pisciapiano".
"Eh, ma sembra di essere in una pizzeria di Biella!" sentenziò il Favone.
Lo assecondammo e ordinammo al cameriere un piatto di spaghetti all'amatriciana.
"Ok. Cosa prendete dopo?"
"No... andiamo a piedi!" rispose Grumo, serissimo.
Per fortuna, il tipo del locale era abituato a trattare con handicappati, così evitò di sterminarci e lasciò che i nostri dispiaceri annegassero in ciò che veniva presentato come
"vino dei Castelli" ed era in realtà un brandy da 50 gradi. Nettare, per il Favone Grassone.
"Eh... io non sono abiutato a bere - disse Grumo
- ne prendo solo un goccio..."
Gli riempimmo il bicchiere e rimase stecchito.
Tornammo al teatro in stato precomatoso. Il Favone era in galleria, esattamente sopra di noi, e la cosa ci lasciava parecchio da pensare; in compenso, la percentuale di figa che ci circondava era vicina alla dimensione warp e la voce spenta e metallica che ogni trenta secondi ripeteva:
"lo spettacolo sta per iniziare, spegnete i telefonini e mettetevi a sedere" era quanto di più erotico un incubo ci potesse regalare.
E LO SHOW EBBE INIZIO.
Iniziava così
"Storia d'amore e d'anarchia"!
Elio impersonava Tunin,
impacciato contadino lombardo che, visto fucilare il migliore amico dai fascisti, scendeva a Roma per vendicarsi e uccidere Benito Mussolini.
Teatro dello spettacolo era un bordello, dove Tunin era ospite della complice
Salomé (alias Giuliana De Sio).
Il personaggio, all'inizio goffo e impacciato, veniva ben presto iniziato ai piaceri della vita da Salomé e dalla bella Tripolina (alias Gabriella Pession), assomigliando sempre più all'Elione che tutti conosciamo: alla fine le due puttane si innamoreranno di lui e gli impediranno di attuare il suo piano, senza però riuscire a salvarlo dalla cattura, dalla morte e dall'individuare il Favone grassone in mezzo alla folla, prontamente salutato con un inequivocabile cenno di disgusto alla fine dello spettacolo.
AFTER
L'interpretazione di Elio era stata sublime, e i lunghi applausi lo dimostrarono. Elio era in effetti molto soddisfatto: nella
foto
potete osservare la sua soddisfazione quando ci vide all'uscita dal teatro.
Là incontrammo anche le allegre Fave Romane e loro incontrarono il Favone Grassone.
Per
KraNpo era la prima volta, infatti ci salutò e se ne andò.
La prima volta, succede.
Intanto, si era levato un vento polare.
"Scusate per il maltempo! - spiegai
- Abbiamo Grumo!"
Speravamo di convincere l'Elione a venire in birreria con noi, ma il freddo ebbe la meglio e ci abbandonò al nostro destino. Così, ci occultammo soli soletti in un pub romano irlandese, dove l'orgia ebbe finalmente inizio.
"Sono uguali!!!"
esclamò Leesa, indicando
Betlemme ed il Favone Grassone. Fu la prima vittima della serata.
"Lui non è normale, vero?" esclamò Duccio, fissando Grumo che prendeva le noccioline e le lanciava una ad una dietro le spalle, in mezzo alla birreria.
Giorgio, la ragazza di Duccio, ci fissava ammutolita e pietrificata dalla decelerazione neuronale, mentre Mumble decise di porre fine alle sue sofferenze e si decompose, con gli
effetti che tutti possiamo osservare.
Nel frattempo, da quando Grumo era entrato, il clima era mutato a tal punto che faceva freddo anche dentro il locale.
"Grumo, vero che non vieni a Laigueglia?"
"Ah... Quand'è? Vengo, vengo!"
Ci preparammo a trombe d'aria sulla riviera di Ponente.
Arrivammo sotto l'albergo in condizioni di vita primordiali.
Per mera deformazione professionale, il Favone Grassone disse che il giorno dopo si alzava alle cinque sborroh, mandò tutti affanculo e ci trascinò in albergo, per poi passare mezz'ora a sputare dalla finestra sulle Fave Romane che stavano di sotto.
Provammo in ogni modo ad abbatterlo, finché, alle 3 e dieci di notte, Grumo gli chiese:
"Favone Grassone, tu quanti coglioni hai? Uno, due o tre?"
Il largo compare cadde stecchito, intrattenendoci fino all'alba con il suono di un reattore nucleare esploso.
Per tutta la notte sognai di essere a Chernobyl.
Mi risvegliai e vidi Grumo ed il Favone Grassone.
Provai a riaddormentarmi, ma ormai dovevamo lasciare la camera e, così, volenti o nolenti, ce ne andammo a fare un giro in centro. Fu dura convincere il Favone che il nostro itinerario prevedeva delle curve, in compenso dopo pochi metri ci ritrovammo intrappolati in una maratona che attraversava l'intera città ed al passare di Grumo il vento abbatteva tutte le transenne ai lati delle strade. Le cose belle della vita.
Alla fine, iniziò anche a piovigginare.
Solo il treno dell'una e mezza liberò la Capitale dal rabdomante e poté tornare a splendere il sole. Favorito dal Meteo, prolungai il mio cazzeggio per un altro paio d'ore, per poi estinguermi definitivamente sull'intercity Roma-Torino, contemplando l'ultimo messaggio dell'amica del Favone Grassone ormai lontano:
"Tesoro,
sono rimasta a dormire
fuori Roma
da amici della sposa,
dopo la lunga festa.
Qui dormono,
non riesco a tornare
prima che tu parta!
Ti abbraccio"
Sono cose che fanno pensare. Ah, dimenticavo... andate tutti affanculo.