Sono molti i pensieri che possono sorprendere un giovane uomo in una calda notte di mezza estate.
Per esempio il fatto che l'unione di un ovulo e di uno spermatozoo umano attraverso vari passaggi misteriosi ed inspiegabili riesca a produrre Dj Francesco.
Per esempio il fatto che per iscriversi al sito di Elio e le storie tese (quello che ignora marok.org) bisogna grattare via la banda nera che ricopre il retro della tessera, e solo poche menti illuminate ci possono arrivare. Ad esempio a me l'aveva dovuto spiegare
Ivan Piombino.
Per esempio il fatto che il sommo
ALAN MAGNETTI
avrebbe aperto anche la data di Milano! Andare a vedere il concerto a questo punto era un imperativo morale.
E fu così che la giovane
Foniuglia
e il dottor Marok partirono per la città da bere. Avevamo chiamato anche il
Favone Grassone, ma per tutta risposta aveva espresso il concetto "Mi rincresce, non posso venire!" ruttando bestemmie.
Ivan Piombino invece si sarebbe aggregato volentieri ma all'ultimo momento la donna aveva detto no: una ghiotta speranza per i prossimi anni a venire.
In effetti l'umanità fa progressi, e lo si deduce anche dal fatto che dopo anni di code in tangenziale anche noi eravamo riusciti a capire che andare in macchina a Milano è da minchioni, specie da quando il pernottamento è generosamente offerto dall'hotel
Grumo.
E così treno e poi metrò, in compagnia di un passeggero a caso: ALAN MAGNETTI.
Era già tutto in nero, dal vestito agli occhiali.
"Siamo qua per vedere te!!!!!!!" gli dicemmo in coro.
Per il resto del viaggio rimase ammutolito, non riusciva a credere di avere trovato due individui messi peggio di lui.
Una breve tappa da Grumo per depositare solidi e liquidi "cazzo se mi dicevate che c'era Alan Magnetti venivo a prendervi alla stazione!!!" e poi via verso il Mazda Palace, convinti che all'ingresso per il soundcheck la nostra tessera del Fave Club avrebbe contato più o meno quanto un pelo del culo del Favone Grassone.
Anzi, forse meno, perché ognuno dei suoi peli può raccontare anni di storia.
E va be', avevamo pur sempre un'ultima carta da giocare: pagamento in natura mediante deposito di Foniuglia alla reception.
SOUNDCHECK
Stranamente tutte le porte erano spalancate, così Foniuglia poté entrare con noi. All'interno incontrammo altre vecchie conoscenze, ovvero
Dagarlass,
il suo compare Renato anche detto
Comecazzosichiama, la new entry Giuliano anche detto Ano, e la
Uebmasta Cicalona in tutto il suo splendore.
Degli elii non si vedeva ancora nessuno, così ci abbioccammo sulle tribune al fondo del palazzetto aspettando che la morte prendesse il sopravvento.
Quand'ecco che uno dei tecnici ci venne incontro con due birre in mano e le diede a due persone a caso: La Cicalona e Foniuglia.
Subito dopo arrivò il Civas.
"Per curiosità - chiesi con fare innocente - con che criterio sono state offerte le birre solo a loro due e a noi un cazzo?".
"È molto semplice - rispose - non hai un bel culo e non hai delle belle tette!". E se ne andò.
In effetti se mi avesse detto che ho un bel culo e delle belle tette mi sarei preoccupato.
E va be', prenotammo i cd al
banchetto dei brulé,
sparammo quattro stronzate con Alan Magnetti e ci ascoltammo con gioia il soundcheck costellato da una new release di Né carne né pesce ed altre amenità finché non mi sentii chiamare.
"Marok!!! Ma tu sei Marok del sito di Marok!"
Mi voltai.
Era figa, potevo assecondarla.
La gioiosa parentesi d'amore con
La Chiara Blu fu breve ma intensa, ora però si poneva nuovamente l'annoso problema: come fare a convincere i buttafuori a farci restare dentro anziché come al solito essere cacciati a calci nel culo, ficcati in fondo a una coda di dieci chilometri e poi fatti rientrare. Forse.
Le tre giovani donne che rappresentavano la nostra unica speranza per raggiungere tale scopo dimostrarono fin da subito la loro massima collaborazione: Foniuglia non si schiodò dalla sedia, La chiara Blu inseguì un tizio che oltre a non contare una sega si dileguò a gambe levate fingendo di parlare al telefonino, e La Cicalona ci salutò dicendo che se ne andava a cena fuori addio.
"Che fate qua?" ci chiese prontamente uno della security.
Ma non uno qualsiasi, quello più grosso.
"Noi siamo le Fave..."
"Che???"
"Il fan club ..."
"Avete il pass?"
"Sì, abbiamo la tessera del fave..."
"Quella conta una sega!"
Incredibile come certe cose le capiscono subito tutti quanti. Mi chiesi se non avrei fatto meglio a tirar fuori la
tessera del Bin Laden Fan Club.
"Be'... però... perché farci uscire? In fondo abbiamo già il biglietto..."
Fu quest'ultima frase ad impietosire i gorilla, in fondo l'handicap intenerisce sempre. E così ci potemmo svaccare sotto le transenne al centro della prima fila in compagnia della mela verde di Foniuglia. Ormai non potevamo più uscire e tutti gli altri erano così handicappati che non si erano presi dietro da mangiare, così offrii molto generosamente mezzo biscotto a testa ed ingannai il tempo con sms di insulti al Favone Grassone.
Nel palazzetto regnava una quiete strana, surreale, ma sarebbe stata di breve durata. Alle otto e mezza i cancelli si aprirono e un'immensa poltiglia subumana informe ma assai puzzolente si riversò tumultuosamente alle nostre spalle. Il solo pensare che si erano praticamente ammazzati per contendersi un posto che faceva più schifo del nostro che occupavamo senza avere fatto un cazzo mi riempiva di gioia.
THE HORMONAUTS
Verso le nove e mezza arrivò il primo gruppo spalla: gli
HORMONAUTS.
Tre elementi rivestiti di carta stagnola dotati rispettivamente di batteria, chitarra e contrabbasso rileggevano in chiave punk/rock brani esotici come "Tu sì 'na malafemmina", riportando alla mente perle come la "Via Margutta" di Elica memoria. Talmente paradossali e senza senso da starmi simpatici, poi dev'essere gratificante suonare di fronte ad un pubblico di intellettuali che continua a gridarti: "Elio, Elio!". Viva il pubblico, viva il rock.
Tra gli Hormonauts e Alan Magnetti... IN UN MONDO DE FROCIONI
(versione integrale!)
ALAN MAGNETTI
Alle dieci e un quarto giunse finalmente il momento che tanto aspettavamo... era in arrivo il prode
ALAN MAGNETTI!!!
Nessuno avrebbe mai ipotizzato un'accoglienza tanto trionfale: prima ancora che iniziasse a cantare gli avevano già urlato "scemo!", "sei un povero pirla!" "coglione!" e "mongolo!", per tutta l'esibizione si alternarono i cori "ricchione!", "finocchio!", "figlio di puttana!", "devi morire!" e "fuori dei coglioni!", insomma niente da dire, il nostro Alan nemmeno stavolta era passato inosservato.
Del resto così è la vita, un giorno ti amano, un giorno ti odiano, un giorno ti impalano su un traliccio dell'alta tensione, ma sempre con simpatia. Anche questo è amore.
ALAN MAGNETTI
IL VOLO DELLA FENICE
(live in Milano 9/7/2004)
QUELLI DOPO ALAN MAGNETTI
Con la dipartita di Alan Magnetti la serata non aveva più molte sorprese da riservarci, però andarsene pareva brutto e così ci fermammo ad ascoltare anche quelli dopo, ovvero Elio e le Storie Tese.
La scaletta era cambiata rispetto a Collegno, dopo BABE e GIMMI I.,
la registrazione del brulé iniziò con un tuffo nel rock di JOHN HOLMES, in una splendida "Alan Magnetti edition" su cui nulla vi posso rivelare.
Si proseguiva poi con la bellissima ESSERE DONNA OGGI, il PIPPPERO, LO STATO A LO STATO B, EL PUBE, IL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA più REPRISE, UOMINI COL BORSELLO, NÈ CARNE NÈ PESCE (anzi, "Né carpe né PESCHE", che fa molto più figo) e SUPERGIOVANE, in cui uno scatenato Mangoni come ai vecchi tempi urlava a squarciagola "peli di FIGA incrostati di SBORRA!" che hanno sempre il loro perché.
Se fino a Né carne né pesche il pubblico aveva assunto un contegno non dico decoroso ma almeno inferiore ai limiti dell'autodistruzione, con Supergiovane ogni flebile legame con la civiltà umana venne definitivamente meno e si scatenò una lotta corpo a corpo, handicap contro handicap, in cui l'evoluzione dell'uomo ebbe assolutamente la peggio. Durante la sola Supergiovane sette individui anencefali vennero lanciati oltre le transenne, uno di loro riuscì a centrare in piena testa una fotografa buttandola per terra sfigurandola per sempre e questa in effetti è la parte divertente, la meno divertente è che un altro riuscì ad atterrare in verticale sulla mia macchina fotografica mentre stavo scattando una foto.
La macchina funziona ancora, però la foto è venuta una monnezza.
Durante l'inferno, per due o tre volte Elio si era avvicinato a me ed aveva cercato di dirmi qualcosa col labiale, assumendo un'espressione particolarmente schifata. Immaginando che fossero normali insulti scaturiti dal vedere sempre la mia faccia di merda in prima fila avevo accolto la cosa con animo sereno, anche se alla prima
occasione non avrei mancato di approfondire.
Lo show continuava con un misto ben assortito di brani di Cicciput e del vecchio brulé: FOSSI FIGO, CARRO,
PSICHEDELIA, LA CHANSON, CARTONI ANIMATI GIAPPONESI e FIGARO.
Infine, i bis SHPALMAN e TAPPARELLA, questa volta purtroppo priva di Alan Magnetti.
BACKSTAGE
Finito il concerto provai a fare un salto al banchetto del cd brulé per ritirare i cd ma si erano già sviluppati infiniti chilometri di coda, così decisi di posticipare la rottura di cazzo e mi misi a firmare autografi per le giovani donne presenti, come "Marok del sito di Marok".
Persino Grumo "ma tu compari nel sito di Marok!" firmò il suo primo autografo... a questo mondo anche gli autistici diventano VIP.
Persino Foniuglia fu avvicinata da un giovane fan, che le sussurrò: "Senti, ma tu sei la MOGLIE del dottor Marok?"... a questo mondo proprio tutti diventano VIP.
Intanto l'unico mezzo a quattro ruote che ci poteva riportare a casa transitava dal Mazda all'una e venti, ed era l'una e dieci. Rimaneva solo il tempo di salutare Alan Magnetti e di chiedere ad Elio che cazzo mi voleva dire durante il concerto.
"Ti avevo chiesto: DOV'È IVAN PIOMBINO???"
"Eh... stava per venire qua, ma anche la nuova donna GLI HA DETTO NO!"
Raramente ho colto nel volto di Elio un'espressione più felice ed estatica, è sempre un piacere contribuire al benessere spirituale degli artisti.
Ma c'era un tempo per cazzeggiare ed uno per prendere l'ultimo pullman e il tempo per cazzeggiare era finito, così mandammo tutti affanculo, facemmo un salto al banchetto del brulé dove stavano avvenendo scene di guerriglia urbana, incaricammo Grumo di andarlo a prendere in settimana tanto non ha un cazzo da fare e soprattutto vaffankulo e ci catapultammo sul prezioso mezzo a quattro ruote sazi di tanto handicap.
AFTER
Grumo a dire il vero non era sazio per niente, anzi, era ancora a digiuno da pranzo, così gli proposi di andare in qualche locale dalle sue parti a prendere qualcosa.
"Non conosco locali dalle mie parti, perché io NON ESCO!"
"Allora è veRo che sei autistico!" commentò Foniuglia.
Per tutta risposta Grumo le citò a memoria i versi 82-129 del Canto III dell'Inferno della Divina Commedia e Foniuglia si ammutolì.
Le ultime parole che pronunciò furono: "A che ora ci alziamo domani?" a cui pronta seguì la mia logica risposta: "TARDI!"
IL RISVEGLIO
Come ogni mattina dopo un concerto da Fava le mie corde vocali mi avevano detto soka e altrettanto la metà dei miei organi interni, ma tanto cazzo me ne fregava, potevo dormire pure fino a mezzogiorno, era un giorno normale della mia vita, quindi non avevo un cazzo da fare...
All'improvviso strani rumori turbarono il mio letargo, lentamente aprii gli occhi e trovai Foniuglia già vestita che mi guardò e disse: "Ho scritto un bigliettino a Grumo, andiamo?"
Una rapida occhiata prima all'orologio e poi al telefonino non lasciò dubbi: erano le OTTO!!!
"Ma... ti sei rincoglionita??????"
"Dai, così pRendiamo il tReno delle nove e venti!"
Mi spiaceva sporcare di sangue le pareti dell'hotel Grumo, così mi alzai, lessi il
bigliettino,
risi un quarto d'ora e tentai di ritornare a dormire. Ma era tutto inutile.
"Dai, andiamo, così non svegliamo neanche GRumo!"
"No! - obiettai - se IO sono sveglio, si deve svegliare anche Grumo!!!"
E così fu. Grumo ovviamente fu entusiasta di questa premura, ma anche in questa circostanza conservò la sua unica espressione facciale. Peccato.
Fu proprio un bel momento, le ultime parole di Foniuglia che io ricordi sono state: "Dai, non sei contento? Finalmente vedi il mattino!".
Oltre quelle nulla più, eccetto l'ultimo ovvio, sincero, cordiale ed irrevocabile vaffankulo!