Il Buko è divisibile per due.

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Il manifesto

Rifiutiamo la dicotomia sinistra/destra e proponiamo in sua vece l’utilizzo di: Stanlio & Ollio, Tondo & Aguzzo, Tanti & Pochi o qualsivoglia altra opposizione possa esprimere una differenza.
E’ Stanlio chi e solo chi si batte per affermare il seguente principio: se ho una fetta di torta e due affamati, uno taglia e l’altro sceglie quale fetta mangiare.
Siamo fieri di aver mangiato la mela. Per questo siamo illuministi. Tuttavia:
Rivendichiamo l’assenza di metodo. Predichiamo l’attitudine.
La religione è l’oppio dei popoli. Al pari delle altre droghe sia liberalizzata.
II reale non è razionale, la storia neppure. Ma la ragione deve assumersi il compito di indirizzare il suo corso.
Oggi la prassi è marketing.
La nostra concezione del tempo è vettoriale. Tuttavia:
Ciò che sta per accadere è già accaduto. Riconoscere il nuovo è dissezionarlo.
L’intellettuale non butta via niente. Di ciò di cui si può parlare, non si deve tacere

Eppur si muove

Interessi e preferenze
Attività
Impiegata Amministrativa

Impiegata Amministrativa
Interessi
Reading, Cinema, Frequentare Gli Amici, TEATRO

Reading
Musica
La Musica Di Vasco Rossi, Musica Anni '80, Musica Attuale, Silvanesti, le frasi più belle delle canzoni di Gianna Nannini, Pink Floyd, ERA LA STEVE ROGERS BAND, Arturo Brachetti Official Page, Cristiano de Andrè, LA STORIA DI VASCO ROSSI, Vasco Rossi, Fabrizio De Andre, NOMADI, Ligabue, Queen, Vasco e....Basta, Rino Gaetano, Fabrizio "Faber" De Andrè, Lo ammetto! Io stimo.....e altri 6

La Musica Di Vasco Rossi
Libri
Una Marea

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Film
Tantissimissimi

Tantissimissimi
Programmi TV
Mystery After Mystery. La Sindone raccontata ai ragazzi, RISTORIA PIZZORANTE, I soliti idioti, House, Chiambretti Night, CHIAMBRETTI NIGHT

Mystery After Mystery. La Sind...



Chi sarà?

Lo schermo vuoto del televisore riflette la sagoma indefinita della mia testa e delle mie spalle. Mi giro verso i monitor di sorveglianza.
Fino a poco prima sul televisore c'era un film porno, lasciato dal tizio del turno precedente. I film porno li sopporto ad alcune condizioni, solo quelli un po' piu' patinati, solo senza audio, cosi' mi ci posso immaginare una storia. Socchiudendo gli occhi, per non vedere l'indifferenza sulla faccia delle attrici.
Di solito dura poco, questo e' durato ancora meno. Hanno sempre queste scarpe con tacchi esagerati, nuove, lucide, pero' quando alzano le gambe in aria riesci a vedere le suole delle scarpe sporche.
Questa era a piedi nudi, ed aveva le piante dei piedi, sporche. Come puo' essere eccitante una con le piante dei piedi sporche.
Cosi' mi sono messo a guardare i monitor. E' riposante, specialmente quello della telecamera con l'illuminatore agli infrarossi sulla cancellata esterna. Le nuvole di moscerini scintillano in continuazione, ogni tanto passa un cane con gli occhi da effetti speciali stile anni '80.
Il gabbiotto della sorveglianza e' sulla parete di fondo del piano terra del parcheggio. A sinistra c'e' la rampa curva che porta al primo piano, a destra quella che porta al piano interrato. Le telecamere mostrano i piani vuoti, solo al mio livello ci sono una decina di veicoli. Sono giorni di festa, i mezzi dell'autonoleggio sono quasi tutti fuori. Sono le ventuno e trentasette. Ho un paio di rientri dell'autonoleggio fino alle ventitre', forse qualche cliente verra' a lasciare l'auto entro la mezzanotte. Alle sette andro' a casa a dormire.
Sono una barra di torsione, una lega metallica a memoria di forma.
Anche se la torci, ritorna sempre alla sua forma iniziale. Pero' non devi scaldarla, altrimenti il metallo si snerva e resta ritorto. La fiamma ossidrica mi ha sfiorato, e sono rimasto cosi', twisted.
Voglio dirlo alla dottoressa. Mi piace questa dottoressa del consultorio.
Porta sempre calzettoni colorati e le trecce. Heidi dei contorti.
Senza capretta, pero'.
Piuttosto un capro ombroso, con manie di persecuzione, un vecchio caprone con un corno spezzato che la spia dall'ombra muschiosa di vecchie pietre nere e lucide.
Ho spesso questa fantasia della dottoressa che viene a lasciare l'auto nel parcheggio e mi riconosce e resta con me, nel gabbiotto a luci spente, a parlare con me con la sua voce bassa, fino all'alba. Io le racconto delle stelle e dei pianeti, della cintura degli asteroidi e della nube di Oort, lontana, nello spazio profondo, la nube nera che genera comete.
Oppure le racconto di come ho inchiodato l'immagine di lei al portone della sua casa, le sue scarpe i suoi jeans, la sua camicetta, con una sparachiodi ad aria compressa. L'immagine di lei, che ora neanche ricordo.
Il monitor del piano interrato sfarfalla e spezza i miei pensieri. Lo fisso, sembra a posto, non ha altre interruzioni. Alla cancellata suonano, e' uno dei mezzi dell'autonoleggio. Esco dal gabbiotto surriscaldato, faccio entrare il furgone. Il cliente ha la faccia distrutta dalle troppe ore al volante e puzza di alce preistorico.
Gli faccio firmare il modulo di rientro, con la rilevazione danni, la fiancata destra ha un paio di graffi profondi.
Poi resto solo di nuovo. Faro' il surf sulle rampe. C'e' un vecchio transpallet con il quale ogni notte provo a battere il record di discesa. E' difficile, perche' l'affare e' pesante e duro da manovrare, per bilanciare la tendenza a cappottare devo sporgermi tutto su un lato come il passeggero di un side-car da corsa. Scendo veloce, passo davanti al gabbiotto nel rombo delle ruote rigide sul cemento, imbocco la rampa del seminterrato.
Quando arrivo in fondo, per poco non mi ribalto.
Al centro del parcheggio, nitida sotto i neon, c'e' un'auto. Resto fermo, un piede per terra e uno sul transpallet, a guardarla.
Non dovrebbe essere qui. Sul monitor di sorveglianza non c'era. Dal cancello e' entrato solo il furgone, nessuna auto.
Questo e' il mio parcheggio, qui non c'e' posto per questa anomalìa.
Doveva esserci solo cemento a sfarinare lentamente, e neon a ronzare, il dodicesimo e il ventiseiesimo a pulsare.
Metto a terra l'altro piede e mi avvicino. Non riesco a decidere il colore. Sembra una di quelle verniciature cangianti, scura, comunque.
Berlina allungata, morbida, ruote larghe, cattive. Il bordo dei passaruota anteriori come due arcate sopraccigliari prominenti. Vetri oscurati. Niente marchi, anche sul cofano anteriore. Succede. C'e' chi porta l'auto in officina e fa togliere marchio e modello con un fon industriale. E' una specie di distinzione. La linea e' un compendio ottimizzato delle mode attuali. Un livellamento sfuggente.
Le maniglie delle porte sono ad incasso, fessure sulla carrozzeria.
Infilo la mano in quella del guidatore, e la ritiro di scatto. Mi guardo le dita ricoperte da una gelatina trasparente che cola in filamenti. La pelle sotto si arrossa e comincia a bruciare. Mi ripulisco la mano con lo straccio che porto nella tasca alla coscia, la odoro. Non sembra acido di batterie.
Guardo di nuovo l'auto, dietro e' seduta una bambina. Non so come ho fatto a non notarla prima. E' immobile, con lo sguardo oltre il finestrino, come una bambina che stia viaggiando con gli adulti, una bambina persa su un sedile posteriore troppo grande, troppo lucido e nero.
Accenno un movimento, sto per alzare la mano, che ne so, magari per attirare la sua attenzione, magari per salutarla.
Non faccio niente. Continuo a guardare la bambina che non mi guarda.
Sento uno scalpiccìo sulla rampa. No. Non qui. Non era mai successo al parcheggio. Non e' possibile. Non posso continuare cosi'.
Sbucano tre cose biancastre, gommose, con bocche nere di denti appuntiti. Si lanciano al galoppo verso di me. La mia mano destra va al fianco, estrae le Intercable Int-bz 1601, le mie forbici da elettricista. Manico nel palmo, le punte chiuse che sbucano fra la seconda e la terza nocca. Corro anch'io verso di loro. Finto a sinistra, mi butto in scivolata sul terzo a destra, che e' rimasto leggermente indietro. Mentre gli altri due mi superano e rovinano per terra nel tentativo di girarsi troppo bruscamente, colpisco le gambe della cosa che atterra faccia in giu'. Mi do uno slancio, atterro di ginocchia sui suoi reni. Colpisco la sua nuca con le forbici, con le ossa del braccio che si allineano e si caricano del peso della rotazione di busto e bacino, mentre si estendono. Forbici e mano attraversano la sua scatola cranica, sento la punta che colpisce violentemente il cemento. Ritiro disgustato la mano con uno scatto, fuori dal suo cervello vischioso. Mi aspettavo piu' resistenza, stanno entrando gia' nella fase ectoplasmica. Al secondo concedo la mia mano sinistra, sulla quale si avventa. La morde, il dolore e' lancinante.
Con la destra gli sfondo il torace, piego il pugno dentro di lui, uncino ed estraggo. Il terzo guaisce sotto l'auto. Le forbici mi cadono dalla mano, cado in ginocchio davanti lo sportello posteriore dell'auto, che si e' aperto. La bambina.
Come sempre, le sfioro i capelli. Non tento di toccarla o di prenderla in braccio, come le prime volte. Si disfaceva, ed era orribile. Sento che comincio a piangere, perche' la vista si offusca e l'auto e la bambina scompaiono e restano solo dei brilii isolati, come le scintille sull'ecografia d'una gravidanza.

Nik56
(it.arti.trash)

http://www.marok.org/Buco/comments.php?DiscussionID=26&page=98"

Posted By: Onan77 Lo

TL;DR ma mi sono fatto aiutare dal sunto automatico di Word.

Posted By: I corti di Onan77 Il gabbiotto della sorveglianza e' sulla parete di fondo del piano terra del parcheggio. A sinistra c'e' la rampa curva che porta al primo piano, a destra quella che porta al piano interrato. Voglio dirlo alla dottoressa. Heidi dei contorti.
Alla cancellata suonano, e' uno dei mezzi dell'autonoleggio. Scendo veloce, passo davanti al gabbiotto nel rombo delle ruote rigide sul cemento, imbocco la rampa del seminterrato.
Al centro del parcheggio, nitida sotto i neon, c'e' un'auto. E' una specie di distinzione. Non e' possibile. Al secondo concedo la mia mano sinistra, sulla quale si avventa. La bambina.

Ciao. Tu sei l'uomo attraente. Vorrei dire su di me un po '. Sono allegro, gentile, la ragazza responsabile. Sono penso che possiamo individuare gli interessi generali. Sono molto come sport, m la sea.I 'molto simile a cucinare. Spero che vi piacerà il mio cibo. Voglio dire con voi via e-mail. Mine e-mail:annnavolkova@yahoo.com. Con amore, Anna.

It's a beautiful day
Sky falls, you feel like
It's a beautiful day
Don't let it get away

http://webopac.csbno.net/index.php?page=View.DocDetail&id=439115

La donna è come un mac: a causa del suo aspetto piacevole finirà sempre per costarti più di quanto non valga. :|

il servizio wireless è attivo nelle biblioteche di:Arese, Busto Garolfo,
Canegrate, Cinisello Centrale, Cusano Milanino,
Garbagnate Milanese, Legnano, Paderno Dugnano, Rho, Senago e, tra poco, Lainate

sn anni da peruggia 2004 nn vado+ discotek mi piaCE TEKNO -MA HAUS DI RALF AL SCIABUIGLIA OSTUNI 2000 NN ME LO DIMENTICHERò MAI 6GRANDE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Chi mi spiega gentilmente chi sarebbe questo fantomatico "Er Mutanda"?
Ma soprattutto come mai gli hanno affibbiato questo simpatico soprannome?

Grazie in anticipo

Posted By: Huber Chi mi spiega gentilmente chi sarebbe questo fantomatico "Er Mutanda"?

MAI PIU'!

Quando li ho visti ho subito pensato a Marok.



Marok... un'idea regalo nel caso dovessi offrire qualche cosa ad una gentil doonzella.

Lo scudo fiscale è una tipologia di regolarizzazione in materia tributaria e penale simile ad un condono perché inibisce l'azione penale e di accertamento tributario nel caso di alcuni illeciti tributari e penali. Esso sana alcuni eventuali comportamenti illeciti o irregolari effettuati dal contribuente riguardo alla produzione e detenzione di capitali detenuti all'estero derivanti da redditi non denunciati e presumibilmente imponibili e dall'acquisto di immobili con i suddetti capitali, tramite il pagamento di una imposta forfettaria, una tantum, di valore inferiore alle normali aliquote tributarie